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Nota stampa SBC su operatrici Scuolabus.
 
La pandemia, che ancora presenta strascichi a tratti preoccupanti, avrebbe dovuto migliorarci tutti se non altro per il semplice motivo di sentirsi appartenenti ad un contesto privo di confini e barriere sociali. 
L’espressione “mal comune mezzo gaudio” è sicuramente calzante per rendere l’idea della condizione in cui intere comunità versano dopo la devastante ondata pandemica. A tal fine, ognuno, per propria competenza e ruolo, dovrebbe farsi carico di aiutare il prossimo a superare i momenti drammatici che stiamo attraversando.
Non sempre sembra possibile il cammino verso la solidarietà, basti osservare come si stia consumando in sordina la situazione disperata di un gruppo di lavoratori “precari”, alle dipendenze della S.P.L. partecipata del Comune di Sezze, in maggioranza composta da donne.
Proprio le donne rappresentano la categoria sociale che più di ogni altra sta pagando un prezzo troppo elevato sul piano professionale e personale e riteniamo sia importante fare un grande sforzo per arrivare ad una soluzione condivisa e che possa restituire le giuste garanzie a chi lavora onestamente e che si trova oggi a lanciare un grido d'aiuto per una condizione di grave difficoltà e che toglie ossigeno minando la dignità personale.
A tal fine, ci teniamo ad esprimere piena solidarietà nei confronti delle operatrici scuolabus di Sezze che si trovano a vivere una condizione precaria di lavoro in un momento in cui sono acutizzati i disagi causati della pandemia da COVID SARS 19.
"Pane e rose" non dovrebbe mancare a nessuno perché solo la garanzia del lavoro può assicurare l’equilibrio sociale di convivenza e può evitare che sacche malavitose possano sostituirsi ai doveri politici la cui azione deve trasformarsi in concrete azioni istituzionali.
E’ doveroso da parte nostra esprimere, oltre alla solidarietà, l’impegno di coadiuvare la delicata fase con un confronto che possa trovare la giusta soluzione tra sindacati ed istituzioni preposte al fine di garantire una giusta e dignitosa collocazione a questo gruppo di donne e uomini che rappresentano un pezzo della nostra comunità e che non vanno lasciati soli ma vanno supportati perché la la loro storia rappresenta il simbolo di giustizia sociale a cui un progetto politico, che ha a cuore la propria gente, non può sottrarsi.

 

 

Dal 15 luglio al 6 agosto non verrà raccolta l’indifferenziata in tutto il territorio di Sezze. Lo comunica il commissario prefettizio Raffaele Bonanno in un appello sul sito del Comune di Sezze. La causa del disservizio è legata esclusivamente alla chiusura dell’impianto Rida Ambiente per manutenzione dei suoi impianti. Il sito sarà completamente inattivo fino al 2 agosto e parzialmente attivo per i restanti giorni sino al 6 di agosto. Il Comune di Sezze sta valutando soluzioni per tamponare una grave emergenza e un disservizio che potrebbe causare seri problemi di igiene pubblico. Pertanto il Commissario invita la popolazione a differenziare in maniera corretta i rifiuti domestici per scongiurare ulteriori disagi e rischi igienico sanitari. Si invita tutta la popolazione a non esporre l’indifferenziato fuori il portone di casa ma di tenerlo all’interno fino al rispristino del servizio. “Si confida nella buona disponibilità di tutti i cittadini di Sezze – chiude la nota del Commissario – che sapranno dimostrare ancora una volta la propria capacità di far fronte a tale situazione riducendo ulteriormente la quantità di rifiuto non differenziato”. Una delle soluzioni potrebbe essere la creazione di temporanee isole ecologiche ben custodite e in zone delle città poco centrali. Sarebbe anche importante che il Comune di Sezze faccia maggiore comunicazione in merito, senza affidarsi totalmente al web.

Giovedì, 15 Luglio 2021 13:06

Farza, Rosolino, la Ludoteca e tanti ricordi

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Umberto De Angelis, detto Farza, è morto. Insieme all'amico Rosolino Trabona è stato l'inventore della ludoteca, o meglio delle ludoteche in tutta la Penisola. Non ho mai capito, nonostante tanti anni di collaborazione, chi tra i due fosse la mente e chi il braccio. Si integravano talmente così bene che se vedevo l'uno, istintivamente vedevo l'altro. Li animava una vera passione e una qualità innata: stare con i bambini, farli giocare e trasformare il gioco nella più creativa e spontanea attività educativa, formativa e socializzante. Anche Farza, come Rosolino, attraverso gli studi, era diventato professore universitario, richiesto come relatore in tutta la Penisola. Che orgoglio e che riconoscimento per la nostra città di Sezze! Ci hanno insegnato a riscoprire nel gioco il mezzo più spontaneo e più efficace per lo sviluppo sano ed equilibrato dei fanciulli. Come non ricordare il suo naturale attaccamento al suo lavoro, alle maschere che indossava nelle sfilate di Carnevale e Capodanno, con i piccoli alunni delle scuole? Si divertiva, travestiva, si trasformava, diventava un clown, si mescolava con loro. Si sentiva in ciò un predestinato, un fenomeno, nato per far divertire i bambini. Erano gli anni ‘80 e le ludoteche, per merito loro, nacquero e si diffusero rapidamente nelle scuole, nei quartieri, in ogni spazio aperto della città a tal punto che la Regione Lazio emanò una legge a favore delle ludoteche e degli operatori ludotecari. I bambini facevano a gara per incontrarlo e lui si prestava volentieri, trasformandosi in uno di loro, immedesimandosi con loro. Negli ultimi tempi, quando ci incontravamo, brontolava un pò perché la ludoteca pian piano si stava trasformando in un ufficio burocratico, perdendo la sua originalità, sostituita dai computer e dal crescente disinteresse delle famiglie e delle istituzioni pubbliche. Aveva capito che un bambino, rinchiuso tra le quattro mura domestiche davanti a un computer, perdeva la sua creatività e la gioia della spontaneità, subendo il predominio della tecnologia e del mercato. Si trasformava così in un soggetto passivo, condizionato e succube del consumismo e della mercificazione. Io cercavo di spronarlo e di incoraggiarlo ma le forze e l'energia di un tempo non rispondevano più alla sua passione e al suo impeto. Una brutta malattia lo ha portato via troppo in fretta e con lui se ne va anche la ludoteca. Purtroppo anche le cose più belle finiscono. Ma se vogliamo bene davvero a Farza e a Rosolino non possiamo far morire la ludoteca e la lezione che ci hanno lasciato. Dall'attenzione che si ha per i bambini può nascere e svilupparsi un nuovo modello di società, una nuova rimodulazione del territorio e dell'habitat urbano. L'infanzia non ha bisogno di interventi assistenziali frammentari e scoordinati ma di investimenti organici che sappiano indicare il senso di una nuova umanità più solidale e meno anonima e indifferente. Il bambino è un soggetto autonomo, non è né mio né tuo, appartiene a se stesso e l'adulto ha il compito di accompagnarlo a crescere, a venir fuori. non coprendolo di giocattoli, a volte inutili e dannosi, che servono solo a surrogare la mancanza di affetti e di vicinanza di cui hanno bisogno. Di ciò e di altre belle cose parlavo con Farza e Rosolino, negli anni ‘80, quando ci inventammo la ludoteca e cercavamo di dare un contributo alla crescita dei bambini e allo sviluppo solidale della nostra città. Spero, caro Farza, che la tua lezione e la  tua esistenza viva sempre nei nostri cuori. Ciao Farza! Il tuo caro amico e assessore "Nzino Mattei.

 

Hai dipinto con la tua creatività la nostra adolescenza. Hai modellato con la tua abilità il nostro carattere e la nostra fantasia. I nostri ricordi vivono e risplendono in tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme in ludoteca. Oggi una intera generazione di ex bambini perde un compagno di gioco, un amico, un giocoliere, un istrione. Sei stato un fratello maggiore per tutti, un grande inventore, uno studioso, un eterno bambino. Ci hai trasmesso amore e passione per Sezze e per le sue tradizioni, giocando ci hai insegnato il valore della vita. Adesso torna a giocare con Rosolino. Ciao Farza, amico mio.

 

Ha ragione Lidano Grassucci a ricordarci che dobbiamo "impicciarci" e cioè interessarci della nostra città, perché qui sono le nostre radici, la nostra storia, il nostro futuro. E ciò soprattutto nei momenti più difficili come quello che stiamo vivendo. Adesso è l’ora di metterci la faccia, l'intelligenza, l'impegno. L'invito è rivolto a tutti i cittadini, a chi crede ancora (e sono parecchi per fortuna!) che solo la politica può cambiare il destino di ognuno di noi. Fino a qualche tempo fa, anche a Sezze, c'è stata la corsa a candidarsi, la voglia di mettersi in gioco, di rappresentare i bisogni e le aspirazioni di una parte del territorio in cui si vive. Oggi il numero di questi volontari si sta restringendo. Ci si rende conto delle difficoltà e delle competenze necessarie per amministrare e per non fare brutte figure. La politica è un'arte nobile e difficile, non si può improvvisare. Occorrono studio e competenze specifiche, tempo disponibile, passione civica, interesse esclusivo per la città e per gli altri. Chi fa politica deve subordinare al bene collettivo ogni altro interesse economico, familiare e di carriera. E poiché quest'ultimo principio è difficile da realizzare, considerato che siamo uomini e donne in carne ed ossa, è assolutamente obbligatorio, però, osservare e rispettare rigidamente e rigorosamente le norme e le leggi che sottendono alla pubblica amministrazione, senza sé e senza ma. Altrimenti si scivola nella corruzione e nel malgoverno. In base a questi comportamenti improntati sulla moralità e sulle competenze, i cittadini liberamente dovrebbero valutare, giudicare e votare nella speranza che vinca il migliore nel rispetto della alternanza democratica. Il centrosinistra, a Sezze, ha attivato al suo interno una riflessione e una discussione sui valori fondanti la nostra democrazia e l'antifascismo, come premessa ineludibile per delimitare un campo di appartenenza. Siamo tutti di parte, scriveva Antonio Gramsci! Si sta passando, poi, alla descrizione e individuazione di atti e progetti fattibili e attuabili nei prossimi cinque anni, senza fare demagogia e sogni pindarici. La coalizione di centrosinistra dovrà procedere, poi, alla individuazione dei candidati che comporranno le liste per il Consiglio comunale, nel rispetto delle competenze, della parità di genere e del territorio. Per quanto riguarda il candidato a Sindaco ritengo (è una mia opinione del tutto personale non suffragata ancora dalla decisione del Comitato direttivo e dalla Coalizione di centrosinistra) che si dovrebbe raggiungere l'accordo per una figura di prestigio, rappresentativa della coalizione, capace e popolare. Qualora l'accordo auspicato non dovesse esserci, inviterei il PD ad attivare una consultazione dal basso o con lo strumento delle primarie o degli iscritti. Ovviamente, in questi due casi, il candidato sindaco dovrebbe essere chi ha ricevuto maggiori preferenze. Non mi nascondo che ci possano essere altre proposte. Ben vengano e si discutano serenamente e velocemente nelle sedi opportune. Chi più ne ha, più ne metta! Ma sempre nel rispetto delle regole statutarie. Ricordavo all'inizio di questa breve riflessione l’invito di Lidano Grassucci: questo è il momento di schierarsi e di metterci la faccia!  Ognuno dica quel che ha da dire. È necessario farlo subito. A Ottobre si vota.  Chi non si "impiccia" appartiene a quella foltissima schiera di" anime triste di color che visser sanza infamia e sanza lodo".(Dante Alighieri).

Riceviamo e pubblichiamo un appello che un gruppo di cittadini di Sezze rivolge agli elettori ed ai simpatizzanti del centrosinistra con l'invito ad aderire.

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I sottoscritti cittadini di Sezze, in vista delle prossime elezioni amministrative, si adoperano per la formale costituzione di un’ampia coalizione di centrosinistra e l’indicazione del candidato a sindaco nel segno del cambiamento e del rinnovamento, che allo stesso tempo recuperi, innovandoli, i valori di una forte tradizione democratica, caratterizzata da grandi risultati amministrativi e sociali, da capacità e competenza che hanno fatto di Sezze un faro, un punto di riferimento ed un esempio di buon governo in ambito regionale e nazionale.

In tal senso lavorano perché già dal profilo delle candidature e delle linee programmatiche siano inequivocabilmente tangibili i segnali di un nuovo corso amministrativo, politico, sociale, culturale ed economico da intraprendere e  da disegnare col metodo della condivisione e della collaborazione con quanti intendano aderire alla presente iniziativa che non vuole essere  un’azione politica concorrenziale ma una specifica proposta di metodo e di sostanza, condivisa e fatta propria dal PD e da tutto il centrosinistra, politico e civico, che vi si riconosce ed aderisce. Sulla base del confronto già avviato si impegnano affinché immediatamente le suddette linee trovino la più coerente attuazione, dando vita ad opportune iniziative di confronto, di collaborazione e di sollecitazione con i diversi soggetti a vario titolo aderenti affinché l’amministrazione comunale sempre più efficacemente debba essere qualificata come l’istituzione più vicina ai cittadini, capace di ascoltare e di dialogare con la cittadinanza perché prendano forma nuovi scenari di vita e di sviluppo sostenibili e perché le profonde radici popolari vivifichino in nuove opportunità di sviluppo capaci di intercettare gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato dalla UE per rilanciare l’economia italiana ed europea.

 

Si invitano cittadini ed elettori che si riconoscono nello schieramento di centrosinistra a dare la loro adesione al presente appello al numero 3485403591.

 

 

 

Il gruppo Biancoleone in un comunicato stampa ritiene che "deve essere data una interpretazione autentica della ultima deliberazione 67/2021 della Corte dei Conti e non di parte come ha fatto l’ex. Sindaco Di Raimo “ritenendosi soddisfatto”. Per Serafino Di Palma e Paride Martella "i cittadini si vadano a leggere la deliberazione 67 che è stata pubblicata sul sito del Comune di Sezze per capire se c’è da ritenersi soddisfatti.Si fa presente  - affermano -  che la deliberazione recante la dichiarazione di dissesto finanziario deve essere adottata dal consiglio comunale e non dalla Corte dei Conti". Il gruppo Biancoleone nei quattro anni di consiliatura scorsa "si è sempre battuto in Consiglio Comune per valutare l’ipotesi del dissesto o anche del predissesto". Ecco alcuni quesiti che si pone: "Perché è stata presa questa posizione, perché il Comune di Sezze ha fatto ricorso alla anticipazione di Tesoreria dal 2015 ad oggi con importi elevatissimi per assolvere alle “ordinarie funzioni” ed ai servizi definiti indispensabili e per pagare i creditori. Si tenga presente che il ricorso al dissesto o al predissesto non è un male per i cittadini di Sezze ma solo per loro che hanno mal governato il Paese, perché già tutte le aliquote Comunali sono al massimo. Si vanta poi Di Raimo “della significativa riduzione del debito verso la banca, le famigerate anticipazioni di cassa, che passa da oltre 3 milioni di euro a circa 415mila”. C’è poco da vantarsi perché la Corte dei Conti ritiene che a tutto il 2020, la situazione si appalesa ancora fortemente critica, registrando un lieve miglioramento per il 2020 rispetto ai precedenti esercizi. Di Raimo non ha effettuato nessuna riforma strutturale al bilancio ed il lieve miglioramento non è dovuto a lui ma ai maggiori contributi per circa 2.300.000,00 euro quali: maggiore contributo dello Stato per Covid-19, contributo della Regione Lazio per prevenire il dissesto finanziario e rinegoziazione dei mutui che ha fatto slittare agli anni successivi il pagamento della quota capitale. E’ vero che alcune criticità riscontrate dalla Corte dei Conti per il Comune di Sezze sono le stesse per altri Comuni della Provincia di Latina, ma la stessa Corte aspetta che gli venga inviata, entro novanta giorni dall’approvazione del rendiconto 2020, un’apposita relazione, asseverata dall’Organo di revisione dell’Ente, da cui risultino le misure adottate a fronte delle criticità esposte e i relativi impatti sulla gestione in corso. Sia ben chiaro la Corte dei Conti non ha affrontato tutte le problematiche riguardanti il Comune di Sezze, l’esame della Sezione è limitato ai profili di criticità ed irregolarità segnalati nella delibera, sicché l’assenza di uno specifico rilievo su altri profili non può essere considerata come fa Di Raimo implicita valutazione positiva. Purtroppo la pesante eredità lasciata da Di Raimo sta ricadendo sulla testa del Commissario e ricadrà sulle future amministrazioni".

Il Biancoleone per il Commissario e le future amministrazioni dovranno affrontare i problemi lasciati insoluti dalla maggioranza Di Raimo quali:

  • procedere alla pubblicazione di tutti i rilievi mossi dalla Corte dei conti in sede di controllo, nonché dei rilievi non recepiti degli organi di controllo interno e degli organi di revisione amministrativa e contabile;
  • migliorare la situazione di cassa;
  • definire correttamente gli accantonamenti;
  • riaccertare i residui attivi e passivi perché il Comune di Sezze non riscuoterà mai i 25milioni di crediti messi in bilancio;
  • riaccertamento crediti SPL perché dal 2006 al 2012 risultano crediti Tarsu per circa 2.500.000,00 che non riusciranno mai a riscuotere;
  • riconciliazione debiti/crediti con la SPL per euro 726.723,90;
  • adozione del regolamento dei costi di funzionamento e del personale della SPL;
  • data base contenzioso e fondo accantonamento rischi da contenzioso;
  • riduzione tempi di pagamento dei creditori;
  • capire bene se la redazione del conto del patrimonio sia correlato con i dati presenti nell’eventuale inventario comunale (esistono e sono ufficiali gli inventari comunali?).

 "Su questi problemi la maggioranza Di Raimo non ha fornito alcun riscontro - chiude la nota - usando la frase magica: “a stretto giro si provvederà a fornire ulteriore riscontro”. Il gruppo Biancoleone seguirà con attenzione in questi novanta giorni l’evolversi della situazione per fornire agli elettori il quadro reale della situazione".

Domenica, 11 Luglio 2021 07:31

Abbiamo già dimenticato Seid Visin

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Siamo il Paese dell'integrazione quando sei un giovane talento o quando segni il gol decisivo in una partita importante, ma che si rifiuta di essere servito al ristorante da un ragazzo di colore. Siamo il Paese dell'integrazione quando l'atleta vince la medaglia alle Olimpiadi. Siamo il Paese dell'integrazione che cerca improbabili origini italiane quando l'attrice che ci fa emozionare vince il Premio Oscar, ma che quando in classe con i propri figli ci sono dei ragazzi di colore storce il naso. Io non posso neanche immaginare cosa abbia provato Seid Visin, ma sono certo che un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito” (Claudio Marchisio).

Sono trascorse appena alcune settimane dalla morte di Seid Visin. Nell’immediatezza dell’avvenimento in tanti hanno espresso il proprio cordoglio per la triste sorte di questo ventenne, giovane promessa del calcio italiano, capace di non lasciarsi irretire dalla sirena del successo e del denaro facile e di privilegiare la scuola, hanno speso parole formali e invero assai poco convincenti di condanna per il razzismo. Ben presto è scesa una cortina di silenzio. Dietro la patina dell’apparente unanime indignazione evidentemente per molti è stata solo l’occasione per ritagliarsi spazi di visibilità, per accreditarsi ipocritamente come fautori dei diritti e dell’integrazione, per confondere le acque e celare la propria sostanziale indifferenza e condiscendenza verso l’intolleranza, che contribuiscono a inoculare nel corpo vivo della società con gesti e discorsi inequivocabili e arroganti.

Il clamore passa velocemente, mentre il dolore resterà a tormentare le vite di quanti Seid Visin lo hanno conosciuto ed amato ed il resto dei commedianti dolenti tornerà a percorrere i sentieri di sempre, incuranti di essere indirettamente causa di quella morte, così come delle tante sofferenze di donne e uomini, le cui vicende non guadagnano le prime pagine dei giornali, i titoli di apertura nei notiziari televisivi o i post seguitissimi sui social.        

Di fronte al gesto estremo di un ragazzo di intelligenza acuta e impegnato politicamente, pieno di interessi e punto di riferimento per gli amici, siamo disarmati, stentiamo a capire, a trovare un senso. Indagare le ragioni personali che hanno spinto Seid Visin a mettere fine alla propria vita è impossibile. Occorre piuttosto fare un passo indietro, fermarsi in rispettoso silenzio, sospendere i giudizi, evitare ogni illazione. Lo dobbiamo ai suoi genitori, a quanti lo hanno conosciuto ed amato. Se il razzismo, di cui è stato certo vittima o le altre ferite personali lo hanno spinto a compiere un simile passo probabilmente rimarrà per sempre e per tutti un mistero.

Tuttavia non possiamo esimerci dal riflettere sul contenuto della sua lettera, inviata nel 2018 agli amici e al suo psicoterapeuta, nella quale Seid Visin racconta, senza furori ideologici e con grande lucidità, la sua esperienza di ragazzo dalla pelle nera, il clima di ostilità crescente verso il diverso, il razzismo montante nel nostro paese. Leggerla è un pugno allo stomaco, non solo perché forse potrebbe anche spiegare le ragioni del suo gesto, ma soprattutto perché è il ritratto senza sconti della nostra Italia, arretrata, incarognita, incivile e spietata. Sono parole che bruciano, un marchio a fuoco nella nostra carne: possiamo anche ignorarle, ma non possiamo cancellarle. Sono lì, davanti a noi come una pietra di inciampo con cui dobbiamo fare i conti. 

Seid Visin era italiano. Era stato adottato ed aveva la pelle nera. Si era illuso, insieme alla sua nuova famiglia, che la sua storia potesse avere un lieto fine dopo le sofferenze patite nel paese di origine, l’Etiopia, per la perdita di entrambi i genitori naturali. La bella favola dell’integrazione, coltivata sui banchi delle scuole elementari, è andata presto in pezzi, è svanita quando si è affacciato all’adolescenza e improvvisamente si è accorto che il nostro paese, che era anche il suo, ad un ragazzo dalla pelle scura non avrebbe riservato gli stessi diritti dei suoi coetanei dalla pelle chiara. Si è visto trattato con aggressività razzista, è stato oggetto di discriminazione, scherno, aggressione fisica e negazione della dignità. Ha perso il lavoro perché i clienti rifiutavano di essere serviti da lui, è stato accusato di rubare opportunità lavorative e di guadagno agli italiani e ha iniziato a vergognarsi di essere nero. Con alle spalle il trauma dello sradicamento dalla propria terra d’origine, la difficoltà di vivere a cavallo di due differenti culture, la lacerazione dei propri affetti più intimi, sperava che l’adozione avrebbe potuto essere un dono straordinario, un’opportunità di futuro e felicità ed invece gli sguardi delle persone, le parole vomitate contro di lui lo hanno investito efferate, si sono rivelate un incubo.

Subito dopo la notizia della morte non si è fatta attendere la campagna orchestrata dai soliti propagandisti dell’odio, diretta a derubricare l’accaduto, a collegare il suicidio solo ad una condizione di difficoltà personale di Seid Visin, ai possibili disturbi mentali di cui sarebbe stato affetto e così sminuire il problema del razzismo. Un comportamento ignobile, dal momento che i due aspetti sono strettamente legati tra loro e l’uno non esclude l’altro. Bisogna essere assai ingenui o in cattiva fede per cercare una sola e specifica ragione per cui una persona decide di compiere il gesto di togliersi la vita e soprattutto avere la presunzione di individuarla post-mortem. 

C’è poi una cosa sul suicidio che si evita sempre di dire: non sempre è un atto contro se stessi, ma sovente contro gli altri, magari contro qualcuno che si vuol punire. In questa vicenda avverto che i destinatari del gesto di Seid Visin siamo noi, la nostra indifferenza, il nostro cieco odio, la nostra intolleranza, la nostra incapacità di offrire ad ogni persona, senza distinzioni, pregiudizi e discriminazioni, un paese accogliente in cui, nella convivialità delle differenze e nella pari dignità, costruire insieme il comune futuro.

 

Superato il momento più critico, che ha costretto la GKO Company a interrompere bruscamente la passata stagione, l’associazione si accinge a ripartire su tutti i fronti. La compagnia di spettacolo è tornata in scena già domenica 4 luglio a Segni (Rm) con l’opera inedita “L’ospite indesiderato”, nell’ambito del Festival “Radure 2021” organizzato da Regione Lazio, Compagnia dei Lepini e Atcl, mentre la scuola di formazione “Magazzino Centro Studi d’Arte” tornerà invece con “Risvegli”, una performance degli allievi del settore danza della scuola, che andrà in scena venerdì 9 luglio alle 21 presso il Belvedere di Santa Maria a Sezze. Come di consueto, la metodologia applicata alla didattica ricalcherà quella utilizzata dalla compagnia professionale, tant’è che anche “Risvegli”, come l’opera presentata a Segni la prima domenica di luglio, è stato ideato secondo la filosofia del site-specific, a basso impatto ambientale, senza luci né palco, con lo scopo dichiarato di insegnare ai bambini come “incontrare” un luogo e come ad esempio un albero, un lampione o una panchina possano non essere d’intralcio all’esecuzione, ma diventare elementi attivi e parte integrante dello stesso spettacolo: “Proprio il titolo “Risvegli” – ha spiegato il direttore artistico Vincenzo Persi, presto impegnato nella sua attività professionale di danzatore nel tour italiano dello spettacolo "Passo a due" con Nathalie Caldonazzo e Francesco Branchetti – suona come un augurio e un buon proposito per l’anno nuovo”. All’evento parteciperanno, in qualità di ospiti, Giorgia Luccone, Alessandro Mattei e Franco Abbenda.

Domenica, 04 Luglio 2021 04:51

Nel cielo della giustizia volano i corvi

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La magistratura italiana è nel caos e, dopo la vicenda Palamara, è esploso il caso Davigo – Storari. Pessime davvero le notizie dal fronte giustizia.

Partiamo dai fatti, almeno i più rilevanti. Tra fine 2019 e inizio 2020 l’avvocato Piero Amara, imputato a Milano per corruzione e depistaggio delle indagini nella vicenda ENI-Nigeria, raccontò ai PM Paolo Storari e Laura Pedio dell’esistenza di una loggia massonica denominata Ungheria (ora ha corretto il tiro e parla di associazione), composta da magistrati, ufficiali delle Forze di Polizia, imprenditori e professionisti e finalizzata a condizionare la politica e l’amministrazione pubblica. I verbali vennero secretati in attesa di completare la raccolta delle dichiarazioni di Amara ed eseguire i riscontri necessari per aprire un fascicolo di indagine. Tuttavia ad aprile 2020 Storari, ora indagato a Brescia per rivelazione di segreto d’ufficio, consegnò copie dei verbali a Piercamillo Davigo, all’epoca magistrato in servizio e consigliere togato del CSM. Interrogato dai colleghi, Storari ha raccontato che Davigo lo aveva autorizzato a consegnargli i verbali in quanto qualificato a ricevere materiale coperto da segreto per il suo ruolo nel CSM e che l’obiettivo era denunciare l’inerzia o comunque la lentezza del proprio superiore, il Procuratore di Milano Francesco Greco, nell’aprire le indagini sulle rivelazioni di Amara. Motivazioni censurabili, non ultimo perché la pandemia aveva paralizzato anche i tribunali. Comunque se veramente sospettava che Greco volesse insabbiare tutto, avrebbe dovuto rivolgersi al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano, che per legge poteva avocare l’inchiesta e aprire direttamente il fascicolo. Invece non seguì le norme. Davigo, sempre così attento a formalismi e procedure da essere soprannominato piercavillo, ha confermato di aver ricevuto le copie dei verbali, non gli originali ma semplice materiale a corredo della segnalazione, utile a farsi un’opinione, e solo dopo essersi accertato della liceità dell’acquisizione. L’ex PM di Mani Pulite ha spiegato di non aver consigliato all’amico Storari di seguire le vie formali in quanto avrebbero comportato il disvelamento delle indagini con i guai conseguenti. Ricevuti i verbali Davigo non li consegnò né ne parlò solo con i vertici del CSM, ma li mostrò a un altro magistrato, consigliere anch’egli del CSM, per spiegare la rottura del proprio rapporto con il collega di corrente Ardita, accusato falsamente da Amara di far parte della loggia massonica, e per le scale del palazzo del CSM all’on. Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia. Dopo che Davigo andò in pensione, la responsabile della sua segreteria al CSM inviò una copia dei verbali a dei giornalisti, che li giudicarono una polpetta avvelenata e non li pubblicarono e per questo è anche lei indagata. I PM De Pasquale e Spadaro, che hanno sostenuto l’accusa nel processo ENI-Nigeria, conclusosi con l’assoluzione degli imputati da parte del Tribunale di Milano, su segnalazione di Storari risultano a loro volta indagati per aver omesso di produrre nel processo dichiarazioni e documenti che scagionavano gli accusati. Insomma un vero e proprio ingarbuglio…..

Sulla base delle leggi vigenti le attività delle procure, compresa la scelta di avviare un’indagine, rientrano nella discrezionalità dei procuratori capo ed è esclusa una competenza valutativa del CSM, cui spetta solo la funzione di controllo e vigilanza delle condotte dei magistrati sotto il profilo disciplinare. Edmondo Bruti Liberati, già presidente dell’ANM ed ex Procuratore della Repubblica di Milano, ha giudicato la vicenda dei verbali e delle presunte indagini frenate dal Procuratore Greco incomprensibile. Infatti a definire i rapporti tra CSM e uffici giudiziari è una circolare del 1994, che Bruti Liberati sostiene vada letta integralmente e non parzialmente, come ha fatto Davigo per giustificare il proprio operato. Il principio generale è che al CSM è precluso ogni intervento su indagini e processi e possono essere acquisiti elementi sui procedimenti penali in corso, anche coperti da segreto istruttorio, solo al ricorrere di questioni disciplinari, di incompatibilità ambientale dei magistrati o criticità organizzative degli uffici giudiziari. Alle procure spetta inoltre valutare se trasmettere subito o ritardare l’invio degli atti in base alle esigenze investigative, fermo l’obbligo della segretezza su quanto trasmesso. La circolare non prevede che tale attività possa essere svolta dai singoli consiglieri del CSM.

Intanto Piero Amara è stato nuovamente arrestato, questa volta nell’ambito di una indagine promossa dalla Procura di Potenza per aver corrotto l’ex Procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, il quale è sottoposto a obbligo di dimora.

Al di là di tecnicismi e formalismi giuridici, il tema vero è che la magistratura vive la più grave crisi nella storia della Repubblica, una crisi di credibilità, nel rapporto con la società e le altre istituzioni, e soprattutto di identità, che viene da lontano e che dovrebbe interrogare i magistrati sulle responsabilità individuali e collettive per linguaggi e comportamenti per lo meno imbarazzanti. In gioco ci sono l’equilibrio tra i poteri dello Stato e i diritti dei cittadini. Il CSM è ridotto ad una agenzia di bollinatura di decisioni prese altrove dalle correnti e spesso vengono promossi magistrati senza competenze ma con gli agganci giusti. In tal modo viene di fatto messa in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e sottoposto a controllo l’esercizio dell’azione penale. È perciò urgente una riforma complessiva e di sistema. L’avvocatura propone la separazione delle carriere, che in questo momento potrebbe rivelarsi sfavorevole perché, a parte ogni altra implicazione, potrebbe moltiplicare i centri di spartizione dei posti anziché eliminarli. Istituire una corte disciplinare esterna al CSM, composta con i medesimi criteri della Corte Costituzionale, permetterebbe valutazioni dei magistrati più obiettive sotto il profilo disciplinare e l’applicazione di sanzioni fuori dagli scambi di favori tra correnti. Una nuova legge elettorale per il CSM potrebbe essere positiva se congegnata per scardinare il correntismo ed eleggere magistrati di prestigio e valore. Tuttavia è illusorio pensare che possa essere risolutiva: dal 1958 è stata cambiata sette volte senza grandi risultati. Se il Vicepresidente del CSM fosse scelto dal Presidente della Repubblica si eviterebbero patti preliminari tra candidati e esponenti di correnti e partiti che ne condizionano il funzionamento e inficiano l’autorevolezza. Soprattutto occorre il coraggio di proporre un modello di magistratura alternativo a quello burocratico e impiegatizio, che tutela a qualsiasi costo i giudici senza tener conto il più delle volte di capacità e professionalità. La perdita di credibilità può essere fermata solo se la magistratura riacquisterà una prospettiva istituzionale, superando l’attuale autorappresentazione corporativa, e la consapevolezza di essere al servizio della giustizia e non delle carriere dei singoli.

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