Domenica, 08 Dicembre 2024 06:52
Il gran ballo degli impresentabili
La Presidente del Consiglio si è costruito attorno un cerchio magico di fedelissimi, familiari e amici di lungo corso, infischiandosene bellamente dei trascorsi personali alquanto imbarazzanti di alcuni di loro e delle critiche che le vengono rivolte per un’azione di governo tutt’altro che brillante, tanto più che i sondaggi continuano a premiarla insieme al suo partito.
Finora Giorgia Meloni è riuscita a tenere a bada i riottosi alleati, in particolare Matteo Salvini il quale, dopo aver dilapidato rapidamente l’enorme patrimonio di consensi conquistati appena qualche anno fa, ora stenta ad adattarsi al ruolo di alleato minore e cerca di conquistare spazi e visibilità agitandosi in modo scomposto e facendosi propugnatore di idee politiche sempre più di estrema destra.
Nonostante gli sforzi e l’azione politica seria e importante di Elly Schlein e del Partito Democratico una coalizione di centrosinistra coesa e forte, in grado di contendere la guida del governo e di scalzare l’attuale Presidente del Consiglio è ancora tutta da costruire e pertanto Giorgia Meloni tira dritta per la sua strada.
Alcuni decenni fa Silvio Berlusconi si assunse la responsabilità storica di sdoganare gli ex missini, eredi del fascismo, di portarli al governo rivestendoli con gli abiti di una destra presentabile, ma a distanza di anni il suo partito, Forza Italia, è stato fagocitato proprio da costoro ed è passato dalla maggioranza relativa dei consensi a forza minore della coalizione di centrodestra.
Quando Giorgia Meloni fu nominata Presidente del Consiglio, una parte almeno della stampa nazionale sottolineò come fossimo di fronte all’esecutivo più a destra della storia repubblicana, mentre oggi viene definita una politica di “destra” e perfino di “centrodestra”, senza contare che tutti hanno accettato di chiamare al maschile una donna: il Presidente del Consiglio…..
Insomma in questi mesi abbiamo assistito ad un rapido mutamento di giudizio di tanti osservatori, giornalisti ed opinionisti, ad un crescente conformismo verso i nuovi potenti e ad una assuefazione a modi di pensare e a comportamenti censurabili e comunque contrastanti con i valori costituzionali di molti personaggi di questa destra estrema oggi al governo.
I busti di Mussolini nella casa del presidente del Senato, da scelta scandalosa, sono diventati una nota di colore.
Inneggiare al fascismo è una manifestazione di folklore.
Essere stati vicini e in alcuni casi aver militato in gruppi neofascisti al limite della legalità costituzionale è giudicato un banale errore di gioventù, al più un eccesso di entusiasmo da perdonare senza pensarci troppo.
Dopo la nomina di Raffaele Fitto alla Commissione Europea, la Presidente del Consiglio, “il” presidente per i cortigiani plaudenti, ha chiamato a ricoprire il posto del ministro dimissionario Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia. Un normale avvicendamento, se non fosse che il 25 aprile del 2020, anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il buon neoministro, allora candidato alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, aveva pubblicato una sua foto sul suo profilo Facebook indossando una mascherina con la scritta “Boia chi molla”. La foto fu prontamente rimossa, ma l’atto in sé rimane in tutta la sua gravità.
D’altra parte il 30 dicembre dello scorso anno, Tommaso Foti celebrò alla Camera dei Deputati il raggiunto traguardo del voto alla legge di Bilancio citando lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti, assai vicino a Benito Mussolini e molto caro ai nostalgici del ventennio, riportando, tra gli applausi scroscianti dei suoi sodali di partito, questa sua frase: “Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!”.
Tommaso Foti è stato sostituito come capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia da Galeazzo Bignami, apparso in una foto travestito da nazista nel giorno del suo addio al celibato nel 2005, di cui si è scusato appena 17 anni dopo, quando è stato nominato viceministro. Un peccato di gioventù? Tutt’altro! Nel gennaio di quest’anno, nel corso della visita istituzionale a Forlì della Presidente del Consiglio e della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il neocapogruppo è stato accusato di aver cercato di impedire a dei cittadini alluvionati di manifestare pacificamente. Il Sindacato dei Funzionari di Polizia ha reso noto che Bignami avrebbe protestato con il dirigente del servizio di ordine pubblico, accusandolo di incompetenza per aver permesso ai manifestanti di avvicinarsi. Bignami ignora che in Italia la Costituzione garantisce il diritto alla libera espressione. Non contento nel mese di giugno sempre di quest’anno, durante un evento elettorale è arrivato ad affermare che i rimborsi per gli alluvionati dell’Emilia-Romagna sarebbero stati ritirati se il Partito Democratico avesse continuato a criticare il governo. Il neo capogruppo ha davvero un’idea singolare dell’opposizione politica. Se a tutto questo aggiungiamo poi le posizioni assunte contro aborto e i diritti della comunità lgbtq+ il quadro si completa.
Intanto la nave va nell’indifferenza e nel conformismo dei più. Peccato che a farne le spese è la nostra democrazia, progressivamente svuotata e svilita nei suoi valori.
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Riflessioni