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Furto con scasso questa notte da Acqua&Sapone a Sezze Scalo, attività commerciale sita in Piazza delle Regioni. Ignoti si sono introdotti nel locale utilizzando un'auto ariete per distruggere le vetrine.  Dopo avere disattivato il sistema di allarme, la Banda, una volta dentro, ha fatto razzia di tutto quello che poteva prelevare e poi si è data alla fuga. Sul posto i Carabinieri del nucleo radiomobile per verificare l'accaduto. Avviate da subito le ricerche dei responsabili.

 

Si sono spente le ultime speranze. Il miracolo non c'è stato. Il dolore e le lacrime di papà Agostino e di mamma Maria Concetta hanno lacerato il cuore di tutti i sezzesi e di milioni e milioni di persone, tutti col fiato sospeso, in attesa della buona notizia. No. Le sagome dei corpi dei due alpinisti, Daniele e Tom , individuati a 5900 metri sul Nanga Parbat resteranno lì, almeno per ora, su quella montagna assassina: è  troppo difficile recuperarli. Aveva scritto Nardi, prima della fatale scalata: "Mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che non si è arreso; e se non dovessi tornare, il messaggio che arriva a mio figlio sia questo: non fermarti, non arrenderti, datti da fare perchè il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un'idea...Vale la pena farlo." I genitori di Daniele hanno inviato un messaggio che dice:"Siamo affranti dal dolore: vi comunichiamo che le ricerche di Daniele e Tom sono concluse. Il dolore è forte; davanti a fatti oggettivi e, dopo aver fatto tutto il possibile per le ricerche, dobbiamo accettare l'accaduto. I due alpinisti di livello mondiale avevano messo in conto il rischio della scalata della "montagna assassina" che ha inghiottito troppe vite umane e sapevano che percorrere in pieno inverno una via inesplorata, perchè troppo pericolosa era una sfida al limite del possibile. L'intera città di Sezze ha pregato e sperato fino all'ultimo per il concittadino, unico grande alpinista italiano, nato sui Monti Lepini, così lontani dalle vette alpine. Da casa sua Daniele Nardi vedeva la Semprevisa e fin da piccolo si era innamorato della montagna, simbolo della purezza e dell'infinito. Aveva conquistato già ben cinque volte gli Ottomila metri. La neve, il ghiaccio, il vento hanno reso terribile e impossibile l'ultima scalata. Daniele aveva messo il suo coraggio al servizio della conoscenza e dei diritti umani. Da vero esploratore aveva sete di conoscenza, di superare continuamente i confini di spazi proibiti. Non ho nessun titolo per pronunciare giudizi di tipo morale e tecnico. Voglio concludere questo piccolo editoriale con i versi di Dante Alighieri, nell'Inferno della Divina Commedia (canto 26).  A proposito del "folle volo",  Ulisse, rivolgendosi ai suoi compagni di viaggio, dice:" fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza."

Inizieranno oggi i lavori di riqualificazione del parco dei Cappuccini di Sezze, affidato, dietro pagamento di una quota annuale, all'Associazione Culturale “La Macchia”. Il progetto di riqualificazione prevede la realizzazione di aree attrezzate con panchine, tavoli, e percorsi dedicati alle spezie e agli odori e si svilupperanno le aree a verde e l’area giochi. Le aree gioco saranno caratterizzate da soluzioni di gioco originali e di alto valore ludico. La prima fase dei lavori consiste nella vera e propria messa in sicurezza del parco, mediante potatura e rimozione degli arbusti che risultano pericolanti. Successivamente le zone saranno illuminate con luci a led con installazioni di moderno design. Tra gli interventi anche il recupero della vecchia fontana. “Questi lavori – dichiara il Presidente dell’Associazione Gianluca Panecaldo– ci consentono di avviare un secondo percorso di riqualificazione, come già avvenuto per i locali dell’ex mattatoio comunale, e in quest’area periferica della città, partendo da uno spazio pubblico che vogliamo diventi spazio di condivisione, di incontro e di socializzazione”.

 

L’associazione culturale no-profit “Araba Fenice” di Sezze organizza, in collaborazione con il Centro Studi di Storia contemporanea “Luigi Di Rosa”, un incontro per ricordare Primo Levi a cento anni dalla nascita. A parlare dello scrittore e chimico italiano, nato a Torino nel 1919 e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau sotto il regime nazista in quanto ebreo, sarà il Prof. Rino Caputo, Docens Turris Virgatae e già Ordinario di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. L’iniziativa, inserita nel ciclo di conferenze “Quanto tempo è passato... ti racconto la storia”, e intitolata “Primo Levi, un uomo senza tregua” si terrà il prossimo sabato 9 marzo alle ore 17.30, presso il Museo Archeologico di Sezze (Lt). L’evento testimonia l’attenzione e la sensibilità dell’associazione nei confronti del tema della Shoah, approfondito e trattato anche in altri incontri che hanno visto protagonisti esperti, storici e sopravvissuti alla barbarie nazi-fascista. L’attrice Fiammetta Mancini presterà la voce ai brani dell’autore.

Una nuova sezione per la scuola dell’Infanzia a Sezze Scalo. La Giunta comunale di Sezze ha accolto la richiesta della dirigente scolastica, la prof.ssa Carolina Gargiulo, per l’apertura di una nuova Sezione della Scuola dell’Infanzia nei locali di via Bari. La richiesta è stata avanzata per la presenza di nuovi iscritti che non possono essere integrati nelle sezioni esistenti. La Giunta ha ritenuto la richiesta “meritevole di accoglimento in quanto rientra nel programma politico-amministrativo di questa Amministrazione dare risposte alla richiesta di istruzione, alfabetizzazione ed integrazione sociale”. Il plesso di Via Bari è già dotato di locali idonei atti allo scopo.

 

Tutti in aula Alessandro Di Trapano per la massima assise cittadina. Il presidente del consiglio comunale, Enzo Eramo, infatti, ha convocato per oggi alle ore 16.00 il consiglio comunale di Sezze in seduta ordinaria per discutere la tassa sui rifiuti Tari, con approvazione del piano finanziario dei rifiuti del 2019. Tra i punti anche la conferma delle aliquote Imu, Tasi e Irpef. Tutte tematiche sulle quali l’amministrazione comunale nel corso degli anni ha riscontrato sempre evidenti difficoltà nel recupero somme importanti da parte dei morosi così come nell’accertamento del quadro complessivo degli incassi. Per combattere le morosità relative al pagamento dei tributi comunali, la Spl Sezze e l'amministrazione comunale di Sezze, ad esempio hanno già attivato una serie di procedure. Sono già partiti avvisi di accertamento e seguiranno riscossioni coattive e pignoramenti contro tutti gli utenti che sono in ritardo con il pagamento della Tari.  Solo per la Tari gli ammanchi per il Comune di Sezze sono spaventosi: si parla di oltre un milione di euro ogni anno, per una percentuale del 25% di morosi. Il Comune di Sezze dovrebbe incassare circa 4 milioni ogni anno ma ne incassa solamente 3. Lunedì 11, a partire dalle ore 15, invece, altro consiglio comunale straordinario su richiesta delle opposizioni. In ballo il taglio di diversi alberi anche secolari, il parcheggio a Sant'Isidoro a Sezze Scalo, la discarica sotto il comando della Polizia Locale e la gestione delle emergenze relative al maltempo del 29 ottobre scorso.

I buoi da lavoro, in uso a Sezze e in tutto l’Agro romano, erano i maschi della razza maremmana, dalle lunghe corna e di colore grigio chiaro, a volte con sfumature grigio scuro oppure  marrone chiaro, soprattutto lungo il collo e la testa. Potevano essere aggiogati all’aratro, alla perticara[1] oppure alla barozza[2]. Vivevano allo stato brado tutto l’anno, all’interno delle tenute e non abbisognavano di ricoveri, ma di robuste staccionate per delimitare i pascoli secondo rotazioni prestabilite, di paglia con una o più pagliare[3] sparse secondo il numero dei capi, ma soprattutto di grossi fienili di fieno per l’inverno, quando scarseggiava l’erba fresca. I buoi prendevano da soli  la razione di fieno o paglia di cui abbisognavano. La mungitura avveniva anch’essa all’aperto ed il vaccaro addetto si spostava da una mucca all’altra con uno sgabello ad un solo piede, normalmente un tronchetto di legno leggero, che per praticità veniva allacciato al fondo schiena, a mezzo di una funicella, in modo da avere le mani libere per trasportare i secchi del latte negli spostamenti.Un bue aveva il bisogno giornaliero di ruminare una razione di 15 - 20 Kg di fieno e quando possibile, di una dozzina di chili  di pascione[4] di fave. Durante l’inverno, dimagrivano per fame e freddo, ma nella primavera, da Marzo ad Aprile, quando l’erba dei pascoli  ricresceva in fretta, recuperavano ben 200 chili di peso, ruminando una razione giornaliera di circa 80 -120 Kg di erba fresca. (fermandosi solo la notte, quando avevano pieno i sacchi dello stomaco dell’omaso e dell’abomaso). Da primavera sino a tutta l’estate, dalle ore 22 e sino al’uscita del sole, andavano a pascolo libero, riposandosi sotto un albero nelle ore più calde della giornata. Il carico di bestiame per ogni rubbio di terreno [5] era in media di 2 buoi più un giovenco, oppure di due vacche più una giovenca. Il primo passo da compiere per la doma era quello di castrare l’animale, alla fine del secondo anno di vita, si da renderlo più docile. Per  poter castrare un bue occorreva innanzitutto immobilizzarlo, cosa non facile per la mole, che non era mai inferiore ai dodici quintali. Si ovviava allora con un sistema abbastanza semplice, il bue veniva spinto dai butteri ad infilarsi in una strettoia, normalmente costituita da due robuste file di staccionata, e, non appena entrato, gli si precludeva l’uscita con l’immediata chiusura di entrambi i cancelli, intrappolandolo in una specie di gabbia, che non concedeva margini di movimento. A questo punto il capoccia[6] gli passava una doppia corda  attorno al petto e alla groppa, e la stringeva attorcigliandola con l’aiuto di un bastone, fino a farla diventare una vera e propria morsa, che toglieva  respiro e forza all’animale senza soffocarlo, ma annullando del tutto la sua capacità di reazione. Poteva avvenire così la castrazione, senza bisturi né coltelli ma solo con la forza delle mani, afferrando saldamente i testicoli  del bue e compiendovi, con maestria,  un paio di roteazioni, sino a procurare la rottura dei cordoni genitali. La castrazione era così avvenuta e la povera bestia poteva tornare libera. Trascorso qualche mese e superato il trauma, veniva avviato al giogo della perticara, tra due buoi già “esperti“, che  fungevano da “istruttori”, chiamati ruffiani. Al centro dei due buoi, il “novizio” non poteva nè rimanere indietro perché  pungolato dalla verga del bifolco[7], nè fuggire in avanti perché fermato dal giogo dei due ruffiani ed era  quindi costretto a tirare la perticara. Di solito questo “praticantato” durava un paio di mesi, dopodichè prima di essere aggiogato con un compagno, che aveva subìto analogo trattamento, veniva accoppiato per un certo periodo di tempo, con un altro bue anziano o più addomesticato. Era un allenamento vero e proprio ai lavori agricoli e il periodo di doma poteva considerarsi concluso quando il collo dell’animale era ben incallito, quindi indurito, nella parte a contatto con il giogo.Una coppia di buoi ben domati per i lavori agricoli costituivano la “uetta de bovi” ed il loro valore economico era enorme, paragonabile oggi al costo di due grossi Tir.  Per questo i bovari[8] erano una sorta di casta, guadagnavano molto ed erano autentici professionisti, molto stimati in paese. Con i buoi occorreva fare molta attenzione, quando erano liberi dal giogo nel rimissino, perché nonostante la castrazione, alcuni  potevano essere pericolosi, sia per gli animali che per gli uomini e rispondevano solo agli ordini del capoccia che li custodiva o di quanti  mostravano di saperli dominare. Si ricorda di un bue, appartenuto a mio nonno, di nome Furia, che non permetteva ad altri animali di abbeverarsi con lui alla sorgente, perché era “ geloso” dell’acqua e temeva che gliela rubassero. Una volta, per tale motivo, dette di corna ad un asino, colpendolo alla pancia con una tale virulenza da scagliarlo a parecchi metri di distanza, provocando la morte della povera bestia, per la  profonda ferita che gli era stata inferta. Alcuni buoi erano ombrosi anche con persone che vedevano di frequente ma che, senza alcun motivo, non riuscivano ad accettare. Probabilmente intuivano che si trattava di persone timorose e l’istinto li spingeva a dominare, oppure più semplicemente avevano le loro antipatie, che non manifestavano mai nei confronti di chi gli portava quotidianamente l’erba fresca.

 

[1] A differenza dell’aratro di Virgilio, la perticara era realizzata in ferro

[2] Carro trainato da buoi, realizzato con legno robusto e con ruote di ferro.

[3] Pagliare o pagliai: cumuli di paglia

[4] Pascione: Foraggio fresco per le mucche, composto di biada e fave. Doveva essere servito sempre bello asciutto, perché diversamente, per una reazione chimica da parte delle fave nello stomaco, poteva essere letale per le mucche che se ne cibavano, cioè, come si diceva in gergo s’abbentauano.

[5] Il rubbio romano era un appezzamento di terreno corrispondente a circa 18mila metri quadrati (quasi due ettari). Il termine deriva dall'arabo rub'a, forse incrociato con il latino rubeus (rosso), in quanto era in uso delimitarne la misurazione con una striscia di polvere o di vernice rossa.

[6]  Capoccia: Era colui che oltre ad avere una pratica consumata in tutti i lavori di aratro, che a seconda di come venivano eseguiti decidevano i buoni o cattivi risultati, doveva anche possedere delle nozioni basilari di veterinaria.

[7] I bifolchi erano addetti all’aratura sotto la stretta sorveglianza del capoccia. Si è raccontato che fossero persone pigre e ciarlatane. Tra essi era facile trovare i rifiuti della società: ladri, assassini, ecc. Qualcuno ha affermato di aver visto anche dei seminaristi del Collegio gesuitico di Sezze che avevano preferito guidare i buoi piuttosto che essere guidati dall’ascetica disciplina dei loro rettori.

[8][8][8] Bovari: proprietari di buoi, a differenza del capoccia, lavoratore dipendente.

Mercoledì, 06 Marzo 2019 11:34

Primarie PD: una nuova stagione politica

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Anche Sezze risponde clamorosamente alla chiamata del PD. Domenica 3 Marzo molti cittadini, inaspettatamente, si sono recati alle urne per eleggere, con le Primarie, il nuovo segretario nazionale del PD. Iscritti e non, giovani e donne. E' stato un successo, ha dichiarato il consigliere regionale on. Salvatore La Penna. Con l'arrivo della primavera, ormai vicina, si è risvegliata la tradizione alla partecipazione democratica, molto radicata nella popolazione setina. Dopo un periodo grigio di silenzio, Sezze ha voluto testimoniare un'idea di appartenenza e una volontà di fermare la pericolosa ondata di populismo e di intolleranza che sta minacciando l'anima del Paese. Cittadini di ogni estrazione sociale e di ogni appartenenza politica si sono sentiti in dovere di esercitare il loro diritto di voto e di far sentire la loro voce. Sono prevalse le ragioni di una comunità che nei momenti più critici sa ritrovare la sua identità. Un patrimonio di conquiste civili e sociali che, in un passato non troppo lontano, è stato modello amministrativo nella Provincia pontina. Con l'elezione a segretario nazionale di Nicola Zingaretti inizia una nuova stagione politica più aperta alla collaborazione delle forze e dei movimenti di Centro-sinistra, non chiusa in se stessa, non autosufficiente, considerato il sistema elettorale vigente proporzionale. Più attenta alla difesa dei poveri, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, del ceto medio, degli insegnanti, degli artigiani. Di coloro (e sono tanti!) che vivono solo del loro lavoro e della loro pensione. Non si deve e non si può fare terra bruciata del passato ma, nel solco della tradizione e della storia della Sinistra, occorre rinnovarsi nelle forme di organizzazione, nella comunicazione, nell'adesione ai bisogni e alle aspettative del territorio. Occorre senso tattico e strategia. Senza idee e senza passione non si arriva lontano. Non conta ricoprire incarichi. Per dare un contributo alla città e alla Nazione basta un po’ di impegno e di disponibilità.

 

Risultati Primarie del 3 Marzo

Totale votanti: 634

Zingaretti:360

Martina:236

Giachetti: 36

Schede nulle: 2

 

Stretta sui controlli nel mercato settimanale. Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo, attraverso una direttiva, ordina agli agenti della Polizia Locale controlli serrati e costanti sugli spuntisti che occupano il suolo pubblico nella zona del mercato in località Anfiteatro. Si tratta di un'azione già avviata lo scorso anno per esercitare un controllo sulla regolarità degli esercenti. Nel corso del primo anno il calo degli spuntisti è stato spaventoso, un bilancio che la dice lunga sul rispetto delle regole.  “L’amministrazione comunale - afferma il sindaco – intende svolgere un controllo costante e diligente delle attività esercitate nell’ambito del mercato settimanale del sabato e della corretta occupazione del suolo pubblico. E’ necessario accertarsi che gli spuntisti occupino gli spazi nel rispetto delle regole e comunque dopo aver acquistato il barra e occupa”. Nella direttiva del primo cittadino, entro il mercoledì della settimana successiva, gli agenti della PL devono affidare all’ufficio commercio e all’ufficio finanziario una copia della relazione sull’avvenuto controllo per capire quale sia il numero degli spuntisti, quello delle sanzioni e le criticità riscontrate. La giunta comunale in merito aveva istituito il “Barra e Occupa” come modalità di pagamento dell’occupazione da parte degli ambulanti e, in base alla delibera, l’avvio del nuovo procedimento.

L’unico parco pubblico di Sezze Scalo è impraticabile, pericoloso e sconsigliato per i bambini, un'area insomma completamente abbandonata. Il Parco Felice Cottignoli di via Bari, nonostante le numerose segnalazioni dei residenti, resta in condizioni pessime, con giochi distrutti, panchine divelte, tubi di metallo e vetri gettati a terra, illuminazione pubblica carente e altro altro ancora. Eppure l’area verde si trova nelle immediate vicinanze delle scuole comunali, nella zona dove c’è l’uffico postale e dove sono sorte molte palazzine residenziali. “Non abbiamo più voce per chiedere alle istitituzioni locali che il Parco venga mantenuto in maniera dignitosa. I nostri bambini – affermano le mamme del posto – non hanno un luogo per giocare , il parco è sempre sporco e pericoloso sia di giorno che di notte. Non siamo cittadini di serie B, paghiamo le tasse come tutti ed è un nostro diritto avere gli stessi servizi che hanno altri quartieri e cittaidni della città”.