I danni dai cambiamenti climatici provocati all’agricoltura italiana in questo autunno 2021 hanno già superato, secondo stime Coldiretti, i due miliardi di euro e non trovano precedenti nelle passate annate agrarie. Un fenomeno ben percepito da quanti operano in agricoltura, che vedono la situazione aggravarsi anno dopo anno e ancora di più con l’aumento vertiginoso del costo dei mezzi di produzione (gasolio, concimi, ecc). Nel territorio setino sono a rischio per il clima le nostre prelibate eccellenze: carciofi, broccoletti, piante da frutto come il visciolo ed altre ancora, che mal sopportano lunghi periodi di siccità e temperature oltre la media, alternati ad altrettanti lunghi periodi di piogge anomale e devastanti. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà per reperire i broccoletti di Sezze, ma anche le marmellate per le paste di visciole. Risulta sempre più evidente come i cambiamenti climatici stiano colpendo con maggiore violenza l’attività agricola, la più esposta tra le attività economiche, ma anche quella che rappresenta una grande risorsa economica sia attraverso i suoi meravigliosi paesaggi che per le sue eccellenze enogastronomiche, capaci di attrarre ogni anno milioni di turisti e di accrescere le opportunità del nostro Bel Paese, già ricco di storia, di beni artistici e monumentali come nessun altro al mondo. Dalla Cop 26, la conferenza della Nazioni Unite convocata per contrastare i cambiamenti climatici, ci si aspettava qualcosa in più, ma le cose non sono andate esattamente secondo le speranze del Mondo, che cercava soluzioni immediate piuttosto che compromessi verbali. Gli eventi estremi che si stanno ormai verificando con sempre maggiore virulenza ci dimostrano quanta attenzione e quanta forza in più gli agricoltori debbano mettere in campo per arrivare a forme di cambiamento rispetto a quelli che sono i sistemi produttivi del passato. Bisogna reclamare con forza la possibilità di fare qualcosa di concreto e di nuovo, abbiamo gl strumenti e le condizioni per le quali, partendo dal dissesto idrogeologico l’agricoltura potrà avere un ruolo centrale e salvare l’umanità dalla fame e dalla carestia che sono strettamente connesse al clima e a risorse idriche non inquinate. Uno o due gradi in più rispetto alle medie stagionali e per lunghi periodi portano inevitabilmente a raccolti scarsi e deludenti, non in grado di sfamare l’umanità. Lo stesso vale per le piogge violente e di lunga durata. Esiste la possibilità non completamente risolutiva, ma mitigante degli effetti dei cambiamenti climatici, con la realizzazione di bacini di accumulo ed impianti collettivi di irrigazione moderni che puntanto sulle energie rinnovabili, fino a forme di coltivazioni sempre più attente agli aspetti di carattere ambientale. Tutto questo l’agricoltura italiana può ancora rappresentarlo con forza. Piuttosto che continuare a cementificare il territorio occorre un’inversione di rotta per metterlo in sicurezza dai guasti sinora compiuti. In tal senso un ruolo importante sta per essere affidato alle capacità del costituendo Consorzio di Bonifica del Sud Lazio. Le risorse economiche sono state oggi stanziate e l’agricoltura del nostro Paese non può permettersi di sprecarne neanche un centesimo.