Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

Sabato, 08 Marzo 2025 20:13

Il mondo e l'Europa al tempo di Trump

 

 

Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri” (Antonio Gramsci).
 
Parole che sembrano scritte per descrivere questo nostro tempo di cambiamenti impetuosi e radicali degli equilibri politici, economici e sociali che pensavamo inamovibili, che vede l’affermarsi di un radicalismo autoritario che mette in discussione i principi fondativi delle nostre democrazie liberali e le regole del diritto internazionale che hanno guidato le relazioni tra gli stati dopo la tragedia dei totalitarismi, dei genocidi e delle due guerre mondiali dello scorso secolo. Domina l’incertezza del futuro e quanto vediamo delinearsi all’orizzonte con il ritorno prepotente della logica della potenza e della prepotenza, del dominio dei più forti economicamente e militarmente sui più deboli, con l’imposizione di narrazioni distorte ma funzionali a garantire gli interessi mercantili di ristrette elite economiche, con l’occupazione del potere da parte delle stesse volta ad impedire qualsivoglia regolamentazione delle concentrazioni economiche è tutt’altro che rassicurante.  
 
Le scelte del nuovo Presidente USA, insediatosi alla Casa Bianca da poche settimane, mirano ad accreditare un’immagine forte e tracotante degli Stati Uniti, ma a ben vedere sono una reazione al suo indebolimento economico, effetto del forte disavanzo commerciale, del grande debito pubblico e non ultimo della feroce competizione con le altre potenze mondiali nel campo delle nuove tecnologie.
 
Non a caso la nuova amministrazione americana si è presentata con un forte e visibile marchio tecnologico, come dimostra la presenza dei più importanti gigacapitalisti statunitensi alla cerimonia di insediamento. La sfida in questo campo è però aperta e lo sviluppo tecnologico, anche nelle sue punte più avanzate, ha smesso di essere appannaggio esclusivo dell’Occidente e in particolare degli USA. Altri attori globali si stanno imponendo sulla scena mondiale, tra i quali Cina e India rappresentano i casi più eclatanti.
 
Per quanto possa sembrare paradossale, gli Stati Uniti, da sempre insieme all’Europa punta di diamante dell’Occidente, inteso come luogo di libertà, democrazia e innovazione scientifica e tecnologica, sotto la guida di Donald Trump sta procedendo in direzione opposta rispetto ai tratti politici ed identitari occidentali tradizionali.   
 
Impressiona il brusco distacco dall’Europa, intesa sia come Unione Europea sia come Regno Unito, entrambi matrici culturali ed alleati storici degli Stati Uniti, ma anche dalla stessa NATO. La motivazione del ritardo nei pagamenti delle quote dovute dagli alleati appare ampiamente insufficiente ed irragionevole per giustificare la decisione di depotenziarne fortemente il ruolo e la funzione. Tuttavia impressiona ancor di più che Trump tratti con disprezzo l’Europa, escludendola dalle trattative per porre fine alla guerra in Ucraina, come peraltro anche quest’ultima, e mostri segnali inquietanti di avvicinamento alla Russia di Putin, la accrediti come potenza mondiale in nome della cessazione della guerra e del perseguimento della pace, tralasciando che il presidente russo è il responsabile del conflitto, avendo ordinato l’invasione di un paese sovrano, e che lo stesso più di tutti incarna la negazione dei valori occidentali, essendo sponsor dichiarato del modello delle democrazie illiberali. Ammettendo anche che tale avvicinamento sia funzionale a sganciare la Russia dall’alleanza con la Cina, non si può non rilevare una certa affinità muscolare ed autoritaria tra Trump e Putin, i quali condividono la medesima concezione del potere e della democrazia, il primo fondato sull’esercizio della forza e la seconda su un consenso, magari strappato con la manipolazione dell’opinione pubblica, senza i correttivi e i limiti imposti dallo stato di diritto e dai principi della Costituzione. Più in generale sul piano delle relazioni internazionali Trump si propone come un distruttore dell’ordine vigente, basato su regole giuridiche anziché sulla forza e sull’arbitrio, e non solo fa dichiarazioni urticanti ma soprattutto mostra intenti predatori come nel caso delle terre rare in Ucraina, del progetto raccapricciante su Gaza o sul proposito di annettere la Groenlandia e il Canada agli USA in ossequio all’idea che tutto si possa conquistare con la forza o acquistare con i soldi. 
 
Sul piano interno Trump sostiene lo sviluppo delle tecnologie informatiche e dell’intelligenza artificiale, ma si mostra tutt’altro che amico della scienza e degli scienziati, non tollera ed anzi esclude quanti non promettono ritorni economici immediati e soddisfacenti e professano idee che contrastano con gli interessi dei grandi gruppi economici e finanziari di cui è esponente e che lo hanno sostenuto nella corsa alla Casa Bianca. I tagli alla ricerca scientifica danneggiano le università, le organizzazioni culturali, i centri di ricerca e l’imposizione del ritiro di pubblicazioni che contengono termini che alludono alla diversità di genere e all’inclusione sono una vera e propria censura e una palese ed odiosa limitazione della libertà di ricerca e di espressione che sconfina nella sfera del totalitarismo. Quotidianamente il presidente americano poi firma ordini esecutivi infischiandosene delle regole della democrazia e delle leggi dello stato, cercando di portare a termine il tentativo già avviato durante il primo mandato di fare della presidenza un potere incontrollato e autosufficiente, indipendente dagli altri poteri, basato esclusivamente sul consenso e perfino sulla investitura da parte di Dio ma privo di procedure e contrappesi che il diritto impone alla politica per rendere effettiva la democrazia.
 
In un simile scenario l’Europa è chiamata ad una sfida decisiva ed esistenziale, a fermare il vento impetuoso dell’autoritarismo con la forza della democrazia e dello stato di diritto, facendosi propugnatrice e garante della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni persona umana.
Pubblicato in Riflessioni