Domenica, 27 Aprile 2025 05:58
Francesco, la carezza di Dio
Niente ori, niente ermellini, solo una croce di ferro al collo e una sedia a rotelle negli ultimi anni della sua esistenza. Francesco non era un papa politico o curiale ma un’anomalia, non voleva vincere ma persuadere, non voleva comandare ma testimoniare lo “scandalo” del Vangelo, non voleva restaurare ma spogliare, non voleva una Chiesa chiusa ed autoreferenziale ma aperta ed umana.
La sua lotta, a volte aspra e a volte stanca, dentro la Chiesa non era finalizzata ad assicurarsi il potere, ma a restituirle dignità e credibilità e lo ha fatto denunciando con durezza la "vecchiaia spirituale", gli "arrampicatori ecclesiastici" ed i "carrieristi mascherati da pastori".
Non si è preoccupato di compiacere i grandi ed i potenti della terra e tantomeno di assecondare la mentalità imperante incarnata dai rigurgiti nazionalisti, dal sovranismo e dalla logica perversa della guerra. Ha parlato di accoglienza e si è trovato davanti i muri, ha invocato la pace ed è stato silenziato dal fragore delle armi, ha teso la mano verso gli ultimi e gli sconfitti e si è ritrovato solo. È stato un profeta che ha gridato nel deserto e le sue parole sono risultate stonate e fuori luogo rispetto al coro globale.
I potenti lo hanno combattuto, i devoti lo hanno frainteso, i teologi lo hanno contestato, ma Francesco non ha cessato un istante di indicare la strada del Vangelo. Ha svolto fino allo sfinimento e alla donazione totale di sé il suo ministero non per vincere e trionfare, ma per servire e per ricordarci che perdere, a volte, è l’unico modo per restare fedeli. Il suo è stato un esempio straordinario.
Francesco appare uno sconfitto secondo la logica umana, ma questa sua sconfitta è la prova della grandezza del messaggio di cui si è fatto voce ed interprete e della sua radicale e incrollabile fedeltà a Cristo e al Vangelo.
Pastore autentico del popolo di Dio, è stato tra le persone, tra il suo popolo.
Fatichiamo oggi a pensare di non poter ancora ascoltare le sue parole, capaci di scuotere le nostre coscienze addormentate ed assuefatte al sentire del mondo.
È importante in questo momento in cui soffriamo il distacco da lui, pur consapevoli come credenti che Francesco è vivo in Dio e sarà sempre accanto a noi, al popolo che Cristo gli ha affidato, fermarci a riflettere e meditare sugli insegnamenti che ci ha lasciato, sulle parole straordinarie che ha pronunciato negli anni di ministero alla guida della Chiesa. Alcune di queste mi hanno toccato e segnato profondamente e qui di seguito voglio condividerle con quanti avranno la pazienza di leggerle e lasciarle risuonare nel proprio cuore.
- "Perché mi chiamo Francesco? Perché lui ha incarnato la povertà. Io voglio una Chiesa povera per i poveri".
- “Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù”.
- “Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”.
- “Il dialogo nasce da un atteggiamento di rispetto verso un’altra persona, dalla convinzione che l’altro abbia qualcosa di buono da dire; presuppone fare spazio, nel nostro cuore, al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte. Dialogare significa un’accoglienza cordiale e non una condanna preventiva. Per dialogare bisogna sapere abbassare le difese, aprire le porte di casa e offrire calore umano”.
- “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
- “Dobbiamo essere costruttori di pace e le nostre comunità devono essere scuole di rispetto e di dialogo con quelle di altri gruppi etnici o religiosi, luoghi in cui si impara a superare le tensioni, a promuovere rapporti equi e pacifici tra i popoli e i gruppi sociali e a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire”.
- “Dio ci giudica amandoci. Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva”.
- “Un cristiano se non è rivoluzionario, non è un cristiano. Non capisco le comunità cristiane che sono chiuse in parrocchia. Uscire per annunziare il Vangelo. [...] A noi cristiani il Signore ci vuole pastori e non pettinatori di pecorelle”.
- “La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi, per vedere il luminoso cammino dell’incontro tra Dio e gli uomini, la storia della salvezza”.
- “L’uomo non è un fattore economico in più, o un bene scartabile, ma qualcosa che ha una natura ed una dignità non riducibili a semplici calcoli economici”.
- “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?".
- "Alcune vittime di pedofilia si sono alla fine addirittura tolte la vita. Questi morti pesano sul mio cuore come sulla mia coscienza e sull'intera Chiesa".
- “I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che equamente dovrebbero essere divise tra tutti”.
Ad Deum, Francesco!
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Riflessioni