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Le parole hanno un peso, per questo dove la libertà è coartata viene loro negata la cittadinanza, il diritto di essere. Le parole raccontano, per questo si preferisce soffocarle, ridurle a suoni vuoti e incomprensibili per renderci inconsapevoli della loro testimonianza. Le parole scomode sono un tuono, capace di svegliarci dal sonno del pensare con il cuore in gola e in preda all’inquietudine, di rompere l’incantesimo dell’ovattato mondo delle nostre convenienze, di mettere in discussione i nostri consolidati convincimenti, di farci prendere coscienza di quello che ci accade intorno. Per questo colui che le pronuncia è additato come nemico del popolo, esposto alla gogna, al pubblico ludibrio e perfino imprigionato. Le parole sono una potente arma di manipolazione. Si ricorre all’artificio e alla retorica, all’espressione edulcorata e spenta ma anche traboccante rabbia e vendetta per occultare e mascherare, per indirizzare il consenso e giustificare violenze, turpitudini e ingiustizie, soprattutto se a patirle sono i poveri, i disperati, gli ultimi della terra, un popolo, i Kurdi, senza patria e senza diritti, se non quello di essere trucidato in un gioco tragico nel quale prevalgono le ragioni della forza, la volontà di potenza, il desiderio di assoggettare di chi si fregia, come una fosse una medaglia, della disumanità, del considerare gli uomini e le donne pedine su uno scacchiere, ostacoli fastidiosi da eliminare senza tanti riguardi e scrupoli, la morte e la sofferenza danni collaterali e prezzi giustificabili per perseguire i propri obiettivi. In queste ore tragiche e dolorose i potenti del mondo sembrano aver smarrito il senso dell’umanità e del loro compito e il popolo Kurdo è ancora una volta la vittima sacrificabile. Una operazione militare denominata “Fonte di pace” e non guerra. Una azione finalizzata a combattere il terrorismo. C’è una forza tragica in queste parole che lascia sbigottiti. Il genocidio di un popolo, la sostituzione etnica nel Kurdistan siriano, la cancellazione di diritti e sogni, della libertà di esistere e di vivere liberi di centinaia di migliaia di persone vengono propagandati da Erdogan, il Sultano, un uomo senza scrupoli e senza morale, che ha ridotto la democrazia nel suo paese ad un simulacro e per il quale ogni dissenso va soffocato ed eliminato pur di conservare ed accrescere il proprio potere, come una necessità vitale per il popolo turco. Parole evocative di altri orrori che hanno insanguinato l’Europa e che pure periodicamente si ripetono tragicamente. L’unico terrore lo cogliamo negli occhi sbarrati dei bambini Kurdi, nelle urla indicibili dei feriti straziati da ustioni che ci raccontano l’uso di armi chimiche da parte delle forze armate turche e dei loro alleati sul campo, negli sguardi assenti e senza più speranza delle migliaia di profughi che cercano di sfuggire alla morte.Le parole sono potenti come tuoni….. E allora pronunciamole! Gridiamo forte il nostro dissenso di fronte alla pavidità dei governi, di una Europa capace di balbettii inconsistenti e ragionamenti improntati alla bieca convenienza. Questo non è più il tempo del silenzio.

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