Il boom elettorale della Lega a Sezze: manca una democrazia partecipata
Certo, l'ondata sovranista e della Destra sta dilagando in Italia, come in mezza Europa. Un'avventura pericolosa che parla di porti chiusi, di egoismi nazionalistici, di invasioni di barbari, di muri alle frontiere. Senza tener conto che in un'epoca di interdipendenza tra gli Stati, come quella che viviamo, non è possibile sopravvivere solo con le proprie risorse. Ma, mi chiedo, come sia stato possibile che la Lega di Salvini, senza fare un comizio, senza affiggere un manifesto, senza un visibile esponente di partito, abbia ottenuto quasi il 50% dei suffragi alle elezioni europee del 26 Maggio in una città come Sezze, nota per la sua tradizione di Sinistra. Indubbiamente l'occupazione sistematica di tutti i canali televisivi da parte del ”capitano" Salvini, che durante i suoi innumerevoli comizi ha invocato persino la Madonna e baciato il Crocifisso, ha persuaso molti cittadini sezzesi. Ma ciò non basta a spiegare tanto successo. Tale risultato elettorale merita attenzione e un'analisi approfondita da parte di coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia. Qui, a Sezze, da tempo ormai i settori trainanti dell'economia (edilizia, agricoltura, artigianato) richiedono sempre meno manodopera a causa delle nuove macchine e delle sempre più sofisticate tecnologie. Anche la Scuola, la Sanità e il Pubblico impiego non offrono, come una volta, accesso a giovani diplomati e laureati, a causa della saturazione dei settori, del blocco del turnover e delle norme restrittive da parte degli Enti interessati. Di qui la disoccupazione devastante, soprattutto dei giovani, e l'incertezza del futuro. Ciò genera sconforto e smarrimento. Ognuno si sente solo e indifeso. Manca la presenza nel territorio di quelle figure che, fino a qualche anno fa, svolgevano la funzione di sentinelle nei vari quartieri: i consiglieri comunali e i dirigenti di partito. Il capozona, così era denominato, si faceva interprete e portavoce dei problemi del quartiere e dei bisogni dei singoli cittadini ai quali dava risposte puntuali e concrete. Una forma di democrazia partecipata e vicina alla gente. Oggi, in assenza di questi intermediari insostituibili della democrazia rappresentativa, e cioè dei partiti e dei sindacati, il risentimento della gente si traduce facilmente in rabbia e in antipolitica. Prevale così la polemica contro il Palazzo. Aumenta la distanza tra Amministrazione e cittadini. Questi si sentono senza tutele e garanzie. E così, senza argini culturali, nasce e si sviluppa un senso comune di Destra, la quale sa offrire risposte primitive e sa assecondare gli istinti. La colpa non è degli elettori. Neanche per la presenza dei troppi extracomunitari che vivono nel Centro storico. La comunità rumena è ben integrata e i sezzesi non sono, per storia e per cultura, razzisti. Ma occorre, a tal proposito, un controllo maggiore e una regolamentazione del fenomeno migratorio e della loro presenza, altrimenti si invoca la mano dura e diventa facile gridare “al lupo, al lupo" alimentando paure e insicurezza. Se questi sono alcuni dei problemi, appena accennati, che stanno alla base della vittoria della Destra di Salvinia a Sezze, occorre una svolta, riaprendo, per esempio, le sezioni o circoli dei partiti e coinvolgendo maggiormente la città. Occorre una scossa, per evitare in futuro brutte sorprese!