“Questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo".
-La luna e i falò- Cesare Pavese
Da giorni si discute sui social, sulla stampa e nelle stanze dell’amministrazione comunale di un evento, più che dell’idea in sé “di un fatto”. Il fatto riguarda la delibera pubblicata sull’albo pretorio del Comune, precisamente delibera n.33 in data 11/02/2022 che recita: “approvazione studio di fattibilità tecnica ed economica realizzazione impianto Compostaggio, immediata fattibilità - si, soggetta a ratifica - no.”. Il tutto senza nessun passaggio in consiglio comunale.
Uno studio di fattibilità per collocare sul territorio agricolo del nostro paese un bel impianto di compostaggio dei rifiuti urbani, per capirci quello che nella raccolta chiamiamo l’umido. La discussione potrebbe apparire pretestuosa, considerando l’argomento e stando a quanto ci lamentiamo dell’immondizia. I rifiuti però, in Italia, sono un affare tanto grande, quanto delicato, che supera di gran lunga le nostre lamentele e la nostra raffinata raccolta differenziata. La semplicità e la faciloneria con cui si è affrontato la risoluzione del problema nel nostro paese dimostra quanta ingenua buonafede ci attraversi e quanto la corsa ai finanziamenti può divenire un fattore di rischio per la sicurezza. Una decisione così importante in grado di modificare l’area dove potrebbe, dovrebbe, esser posto un impianto del genere non può non esser discussa in consiglio comunale prima dell’invio al ministero. Questo mancato passaggio mina le fondamenta dei principi democratici della nostra costituzione, non è una cosina da nulla, è una questione serissima, soprattutto alla luce del fatto che la maggioranza non teme mai di non veder approvata una sua proposta, avendo in consiglio l’assoluta maggioranza numerica. L’unica cosa che potrebbe accadere in un confronto con l’opposizione è che ci sia la possibilità per i cittadini, che vogliono farsi una loro idea, di seguire in tempo reale i processi decisionali. Un confronto dovuto al paese ed ai principi democratici, perché evitarlo? O meglio farlo a giochi fatti, perché era prevedibile che l’opposizione ne chiedesse lumi. Così accade e l’opposizione ne chiede, in consiglio comunale, l’immediato ritiro adducendo motivazioni ed osservazioni sul sito individuato, l’impatto ambientale sulle colture e sulla popolazione, ma la discussione prende percorsi scissi e in fine la maggioranza vota compatta il NO al ritiro della delibera.
Ora dei fatti ne avete letto quasi tutti, occupazione delle stanze del comune da parte dell’opposizione e visite di supporto alla protesta, tra cui la mia, di molti cittadini e gruppi politici e associazioni ed è a questo punto che si cerca di minare un altro principio che è la libertà di espressione. Tutte le persone che si sono espresse a sfavore di questa scelta si sono ritrovate appellate in mille modi e nessuno garbato, ma anche questo ci può stare in un contraddittorio, se non supera il limite, è parte della libertà d’espressione. La questione ora non riguarda solo l’amministrazione in sé, ma il poco interesse dimostrato da molti cittadini circa quel che sta accadendo alla gestione del nostro territorio. Il voto è un’espressione di preferenza, una scelta libera e civile, che va rispettata, ma credo vi sia un errore di fondo, la nostra storia recente e passata ci ha regalato delle dure lezioni a tal proposito, fidarsi ad occhi bendati ci ha portato al declino totale. Abbiamo raggiunto il picco e forse ci siamo destati per qualche secondo, dopo l’intervento della magistratura e le rivelazioni da cui siamo stati travolti e che hanno fortemente contribuito, correttamente, al cambio politico del governo del paese. Votare non è l’unico atto a cui il cittadino è chiamato, ma sua è anche la responsabilità, oltre la libertà, di esprimersi circa le scelte che le amministrazioni mettono in campo, dobbiamo come cittadini esser presenti, vigili e partecipi, per non lamentarci solo a “mostri” già realizzati, per tutti ricordo l’anfiteatro, così come ricordo una diversa risoluzione per il muro della terra a Santa Maria. Ci sono metamorfosi che non possono avvenire se non si è parte attiva del cambiamento.
Questi due eventi e la loro risoluzione dimostrano l’effetto dell’assenza e della presenza civile dei cittadini sulle scelte amministrative. Vero che vi è un’opposizione che dovrebbe assolvere a questo compito, ma questo è anche un compito che non può esser totalmente delegato, come la nostra storia ci ricorda. Il mio intento è quello di coinvolgervi nella decisone da prendere per ciò che desideriamo nel nostro futuro, che da cittadini si desidera, di incuriosirvi e spingervi ad informarvi su cos’è un impianto di compostaggio come funziona, su quanto e quando può essere una soluzione per il territorio. Un impianto di compostaggio è l’ultima fase di un processo virtuoso di una gestione amministrativa che ha risanato ambiente e vivibilità del territorio, sicurezza, viabilità, servizi alla persona e alle fasce fragili, non il primo, capovolgere la filiera è un grosso rischio, non solo ambientale. Voglio però esservi di aiuto vi allego alcuni link dove potrete leggere le esperienze di altri paesi e i loro studi di fattibilità, i rischi per la salute e l’ambiente. Sono documentazioni ed articoli di cui non ho fatto cernita di orientamento politico, sono solo frutto della mia ricerca per comprenderci qualcosa e se inizialmente la mia posizione era: “non sono contraria, ma non alle porte del paese e non in pieno centro abitato”, ora la mia posizione è un no senza repliche.
Abbiamo altre possibilità di smaltimento, perché dobbiamo avere un impianto solo per Sezze che ha una raccolta differenziata al 30%? Abbiamo siti che potrebbero raccogliere il nostro umido a pochi km e senza danneggiare il nostro patrimonio agricolo e naturalistico, nonché archeologico mai completamente esplorato? Se poi questo è far demagogia va bene la faccio, ma da cittadina. Vi dico qual è il pregresso su questa mia nota. Su un social mi si accusava di demagogia avendo esposto le mie opinioni contrarie all’impianto come cittadina, ma essendo stata candidata alle ultime elezioni la mia opinione era demagogica, quindi se ne evince che nel pensiero politico del nostro paese se ci si candida si perde lo status di cittadino. Questo è in perfetta armonia con quanto accaduto negli ultimi decenni nella nostra storia politica e amministrativa, lo scollamento tra l’esser politico e l’esser cittadino.
Guardare ai finanziamenti come salvadanai, seguire ciò che ci chiede l’Europa o chi per essa, ma senza tener conto del dove siamo e come stiamo, fare senza troppo pensare e poi si vedrà. E’ così che oggi noi dobbiamo restituire soldi presi per opere incompiute, noi cittadini dobbiamo ora tirar fuori quei soldi sia chiaro! Nelle casse di quei finanziamenti non è rimasto nulla. Il mio tornare ad esser stanziale con la pandemia mi ha destata in modo traumatico circa le condizioni reali in cui versa il nostro territorio e la politica amministrativa degli ultimi anni, demolendo l’immagine romantica che ne conservavo. Mentre esploravo il mondo ho continuato a credere che a Sezze ci si candidasse esattamente perché si era cittadini al servizio del proprio paese e non che il paese fosse oggetto del candidato. Leggere Pavese a 14 anni deve avermi forviato.
Roberta Filigenzi
Sezze Bene Comune
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”.
CESARE PAVESE
Link correlati:
https://www.consiglio.provincia.tn.it/news/giornale-online/articoli/Documents/20110826144820.pdf