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La Regione Lazio ha revocato la concessione del contributo per il Natale Setino per un ritardo nella rendicontazione. In sostanza i funzionari ei responsabili del procedimento non hanno rispettato le scadenze. Nella nota della Regione Lazio, indirizzata al sindaco di Sezze, si legge infatti che la “documentazione di rendicontazione è stata trasmessa fuori termine, in quanto inviata oltre il termine perentorio di 90 giorni dalla data di conclusione dell’iniziativa, previsto, per l'iniziativa di cui trattasi, alla data del 13 aprile 2019”. Per tale motivo il contributo è stato considerato "decaduto". Su questa vicenda e sull'efficienza o meno dell'ufficio preposto ne vuole sapere qualcosa in più Sezze Bene Comune. Le consigliere comunali Rita Palombi ed Eleonora Contento, infatti,“Natale è tradizione”   approvato dalla Regione Lazio. Nella richiesta delle consigliere si chiede inoltre quale “provvedimento intende porre in questa questa amministrazione nei confronti degli uffici che hanno presentato in ritardo la suddetta documentazione determinando la perdita del contributo regionale e quale misura intende questa amministrazione per evitare che in futuro si verifichino zone simili ”.

 

Contento e Palombi (foto setino.it)

 

Rispetto per l'ambiente e cultura del rispetto. L'I.C. Pacifici Sezze-Bassiano, diretto dalla preside Fiorella De Rossi, con l'installazione dei distributori di acqua si mette in prima linea per infondere agli studenti uno stile di vita più salutare e allo stesso tempo rispettoso dell’ambiente. Giovedì 13 febbraio 2020 in programma una bella iniziativa:  verranno distribuite delle borracce agli studenti a cura della Bioservizi SRL. "Il progetto “Plastic Free”  - spiega la dirigente scolastica -ha previsto l’installazione, in tutte le sedi dell’Istituto, di distributori automatici che permetteranno di bere acqua naturale o frizzante anche refrigerata, a cui gli studenti potranno accedere con dei contenitori riutilizzabili, evitando il consumo di bottigliette in plastica. Il progetto, che mira a coinvolgere alunni del primo ciclo scolastico e della scuola dell'infanzia, prevede di arrivare progressivamente alla completa sostituzione delle bottiglie di plastica, che gli studenti usano solitamente per portare l'acqua a scuola, con delle borracce in materiale riutilizzabile: la BIOSERVIZI ne ha donato una per ogni utente della scuola: bambini, ragazzi, docenti, personale ATA. Gli impianti, denominati Farmacqua School, una volta allacciati alla rete idrica pubblica, garantiscono un’acqua liscia fredda e gasata fredda  sicura e di assoluta affidabilità, come da D.M. 443/21-12-1990, mescita al momento per il consumo estemporaneo e umano (art. 15 legge del 16-04-1987 n° 183 CEE n° 80/778. Conforme alle leggi n° 236/24 051988). L’acqua erogata è trattata in maniera espressa e meccanica, attraverso filtri idonei (microfiltrazione) in maniera completamente naturale,  quindi  di qualità nettamente superiore all’acqua stoccata in bottiglie di plastica. Tutti, bambini, ragazzi e operatori della scuola, potranno riempire le loro borracce da 1/2 litro con un costo esiguo di 20 centesimi (0,20€). Si ringrazia la Bioservizi SRL per il servizio offerto".

 

La preside De Rossi

 

 

Povertà, degrado sociale e micro criminalità. Fenomeni che viaggiano di pari passo, nelle grandi come nelle piccole comunità. Un fenomeno in forte crescita da diversi anni anche nella nostra città, dove furti in abitazione e altri reati sono ormai frequenti.  Anche se i dati in possesso dalle Prefetture spesso non stimano crescite preoccupanti, i reati ci sono. Il problema è che non vengono denunciati perché è calata purtroppo la fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine.  Nell’ultimo fine settimana, a proposito di reati e degrado sociale, a Sezze infatti sono stati portati a segno diversi furti di rame nelle abitazioni.  A farne le spese molte abitazioni del centro storico, dove tubi di rame e discendenti sono stati rubati in piena notte. E’ accaduto per molte case di via Corradini, in via Garibaldi, in via Pitti, in via San Carlo e altri vicoli adiacenti. Sembra che in giro ci sia una banda di ladruncoli che in piena notte, con il volto coperto, stiano facendo razzia di rame per poi, molto probabilmente rivenderlo. In molti hanno denunciato pubblicamente quanto accaduto, altri invece sembrano rassegnati. Sarebbe il caso che l’amministrazione comunale passasse dalle parole ai fatti mettendo in atto il cosiddetto Controllo di Vicinato. Il sindaco ha già firmato il protocollo con il Prefetto di Latina con l’obiettivo di realizzare un sistema di sicurezza integrata con l'aiuto dei cittadini per segnalare movimenti sospetti in collaborazione con le forze dell’ordine. Speriamo che non resti lettera morta e che si passi alla definizione e all’attivazione di un programma di controllo.

 

Domenica, 09 Febbraio 2020 06:42

Cesare Beccaria, vecchio arnese in disarmo

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Un terreno di scorribande, pasticci e accordi raccogliticci è la giustizia in questo nostro povero paese.

Sul campo di battaglia della politica, dove si ergono gli stendardi di contendenti interessati a guadagnare un rimasuglio di visibilità, indifferenti ad approntare norme giuste e patrocinatori di mediazioni improbabili e indigeribili, si leva titanico il ministro Alfonso Bonafede a far scudo con il suo corpo e la sua raffinata scienza agli assalti portati dalle bande di giuristi osservanti la Costituzione, da cani sciolti di una giustizia senza aggettivazioni e da resistenti vetero – illuministi, seguaci del tal Cesare Beccaria, un vecchio arnese ormai in disarmo.

Giunti gli anni venti del nuovo millennio il mondo vecchio è tramontato con le sue stanche liturgie e le sue stantie parole. È tempo di liberarsi dell’anticaglia accumulata, troppo a lungo ritenuta imperativa e vincolante ed ora, grazie alla furia iconoclasta dei novelli riformatori, stimata solo inutile ciarpame. La politica persa nel labirinto delle identità perdute, dove valori e cultura sono concetti insignificanti, le persone di pensiero tediose e disturbanti e a prevalere è il fare semplicistico e facilone, vocaboli come riforme e cambiamento sono divenute un mantra, squilli di trombe del nuovo che avanza, giuramento delle magnifiche sorti che verranno, esaltazione di un progresso inesistente. Le sapienze sedimentate, le esperienze e le riflessioni degli illustri giuristi sono valutate alla stregua di arredi da museo. I principi liberali e democratici, i diritti inviolabili delle persone, la tutela della legalità, le garanzie per l’imputato e da ultimo la prescrizione sono vecchi marchingegni, intralci di parrucconi azzeccagarbugli, preordinati ad impedire lo svolgimento lineare della giustizia, consuetudini di principi e principini del foro finalizzati a tutelare la vituperata casta, a garantirle impunità, privilegi e lunga vita. Finalmente la grande illuminazione! Le tenebre che a lungo hanno avvolto e tenuto prigioniere menti e cuori si sono diradate, ora splende il sole abbagliante di una legalità tutta nuova in cui diritti e libertà sono un accessorio, una gentile concessione su ridotta scala dei sapienti governanti, unti, così sostengono, con il consenso del popolo sovrano e il più possibile abbindolato e inconsapevole.

Il garantismo è il più grande imbroglio che sia mai stato concepito dai cultori del vetero diritto. Gli innocenti non vanno in carcere, non si trovano a dover fare i conti con il tritacarne dei processi, ma unicamente i delinquenti avvezzi a trasgredire leggi e norme. Faccia un passo avanti chi ha mai incontrato in vita sua una persona irreprensibile condannata o che ha subito torti in qualsivoglia aula di tribunale! Parola di Ministro di Grazia e Giustizia, novello Alice nel paese delle meraviglie.

Certo al magistrato Piercamillo Davigo, strenuo sostenitore dell’abolizione della prescrizione, qualche volta capita di esagerare, come quando ebbe a dichiarare che, a suo modesto avviso, gli innocenti non esistono, che tali sono da considerare solo coloro che ancora non sono stati presi a trasgredire, colti con le mani nel barattolo della marmellata. Il suo è paradosso o forse convinzione? Avendo cognizione delle sue infaticabili esternazioni, i dubbi si tramutano agevolmente in rabbrividenti certezze.    

Abolita la prescrizione, il tempo sarà un velo lievissimo e sopportabile di terra che coprirà il sacello del defunto diritto e con esso verranno sepolti la dignità delle persone, la presunzione di innocenza, il principio della ragionevole durata dei processi, la funzione rieducativa della pena, inutili fronzoli scolpiti nella nostra Costituzione Repubblicana. D’altra parte perché porre limiti temporali alla possibilità di celebrare i processi, se possiamo consegnarli all’eternità?

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate

(Dante Alighieri – Inferno – Canto II).        

Sebbene da ogni dove si levino voci ammonitrici e dissenzienti, che invocano la cancellazione di questo obbrobrio di legge, manifestamente contrastante con la Costituzione, nulla sembra scalfire il fortino delle certezze del ministro della Giustizia e dei suoi accoliti plaudenti, incrollabili nella convinzione della bontà della riforma, di una prescrizione cancellata, di una giustizia che ti trasforma in prigioniero eterno del sistema giudiziario, ti accompagna fino al momento estremo di partire da questo mondo e ti lascia come unica speranza l’evento liberante dell’apocalisse celeste, quando i giusti risorgeranno a nuova vita e i malvagi saranno scaraventati nell’inferno. Nel frattempo chi invoca giustizia aspetterà a tempo indefinito, chi è stato denunciato ingiustamente e da innocente inseguirà i suoi avvocati chiedendo quando finirà il calvario, il colpevole avrà sempre l’arma dell’appello nella consapevolezza che nel nostro paese non c’è nulla di più definitivo di ciò che è provvisorio.

Sabato, 08 Febbraio 2020 07:13

Il Festival di Sanremo specchio dell'attualità

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C'è da chiedersi perché, nonostante tante polemiche e annunci di imminenti funerali, il Festival di Sanremo riscuota ancora nel 2020 tanto successo di ascolti. Una platea straordinaria di telespettatori: più del 50% di share, ben 10 milioni di italiani rimangono incollati per diverse ore alla TV. Un evento straordinario di musica e di spettacolo ma anche e soprattutto un fenomeno sociale. Vuoi perché l'italiano medio, fin da bambino, è abituato ad associare i momenti più salienti della sua esistenza ad un motivo musicale; vuoi perché alla sera ciascuno di noi vuole godersi un po’ di calma e si tranquillità, dopo una giornata vissuta all'insegna del caos e della fretta che ci costringe a muoverci come automi; vuoi perché Sanremo rappresenta, nel bene e nel male, lo specchio, molto in superficie, della società italiana. Il Festival della canzone, nato nel lontano 1951, ha accompagnato le tappe più significative del costume, delle tendenze, degli stili di vita degli ultimi 70 anni. Chi di noi adulti non si è, almeno per un po’, ispirato a Celentano (il profeta della via Gluck), ai capelloni ribelli del '68, alla malinconia di Luigi Tenco, alla insuperabile musicalità di Lucio Battisti e di  Lucio Dalla, alla trasgressività di Renato Zero, al rock di Vasco Rossi ; tanto per citarne solo alcuni. Sanremo, dunque, non ha e non può avere la pretesa di anticipare il costume e le mode della società italiana , ma la rappresenta e amplifica tanto da identificarsi con essa. Il compito è sempre più arduo perché, con la globalizzazione, la contaminazione con i ritmi e i modi di altri Paesi ed etnie può soffocare e spegnere inesorabilmente la vena melodica originale italiana. E questa sarebbe una grave perdita! Attenzione, dunque, alle dichiarazioni  e prese di posizioni di snobismo e di sufficienza ne confronti del Festival! Dimostreremmo di non capire gli umori e orientamenti che provengono dalla società o, peggio, ci atteggeremmo  aristocraticamente a  giudicare stupidi e ignoranti i nostri concittadini,. Ciò non vuol dire condividere il Festival ma capire e proporre, ammesso che sia bene, cosa offrire di meglio al 51% degli italiani. 

 

Il confronto e la dialettica sono sempre segni e occasione di maturità, di crescita personale e collettiva. Contrariamente a chi vive di luce riflessa e non si espone mai e cova nell’anonimato le sue ambizioni personali e le sue pretese. Per questo ringrazio l’amico Sergio Di Raimo, sindaco della mia città, per averci messo la faccia e per aver acceso un dibattito utile per tutti, utile perché vivo di passione e di partecipazione alla vita reale della nostra comunità.  La vicenda del monumento a San Lidano non è poca cosa come qualcuno ha scritto, non lo è per tutti coloro i quali partecipano attivamente, quotidianamente e direttamente alle vicissitudini della comunità. Non lo è perché ha risvegliato una parte dei cittadini che pigramente avevano delegato alle future generazioni l’attenzione al dialogo, al dibattito pubblico, al rispetto dell’altrui opinione, al futuro.

Il nostro sindaco, nella risposta data all’amico Franco Abbenda, giustamente e con una vena polemica, si è chiesto anche perché mai non ci sia stato un “risveglio dell’animo popolare per liberare l'intera piazza dalla invasione delle auto, o liberare l'affaccio dalle erbacce e sporcizie”. In questa sua carina e bonaria provocazione il primo cittadino ha voluto lanciare delle accuse, nemmeno tanto velate, pensando di far passare l’idea che i residenti del quartiere di Santa Maria e del centro storico siano favorevoli alla sosta selvaggia, siano contenti che un’area pubblica sia diventato un parcheggio pericoloso per i bambini e per gli anziani e che non venga fatta rispettare alcuna regola civile nel cuore del paese. Simile provocazione è quella delle erbacce e della sporcizia. Sembra che i residenti del centro storico siano tutti masochisti e amino il degrado.

Caro sindaco, in merito a questo mi permetto di rivolgerti un paio di domande alle quali saranno solo i fatti a dare legittime risposte. La prima domanda è la seguente: a chi spetta far rispettare i divieti di sosta nelle piazze, nei vicoli e nei quartieri della città? Perché non hai accolto con entusiasmo la proposta della ZTL per il centro storico? Perché durante il periodo estivo il centro storico non ha zone chiuse al traffico, ma è solo grazie alla richiesta di suolo pubblico dei commercianti che possiamo vivere il cuore del paese? Perchè in questi anni non hai realizzato delle aree parcheggio per residenti? Perchè non hai rispettato quanto scritto nel tuo programma di mandato?

Verba volant, scripta manent... dicevano i latini. Ma per chi ha memoria corta ricordo cosa scrivevi nel programma elettorale presentato agli elettori, poi approvato dalla maggioranza.

Nel capitolo Centro Storico, si leggono queste parole. “Il centro urbano dotato di identità storica, Sezze centro, deve proseguire il percorso di recupero della propria identità e peculiarità architettonica, attraverso: interventi di riqualificazione”.

In merito ai parcheggi selvaggi scrivevi: “Aree di parcheggio protette, da individuare mediante un'analisi approfondita degli spazi idonei e disponibili, adiacenti o interni, da destinare ai residenti nella prospettiva di rendere il centro storico a misura di persona e favorire il recupero abitativo, dietro corresponsione di un piccolo contributo destinato unicamente alla manutenzione delle stesse”.

In merito alla riqualificazione e trasparenza: “La ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio secondo norme chiare e certe. Per i cittadini che eliminino in facciata superfetazioni o elementi estranei alla tipologia storica, che eseguano interventi di riduzione del rischio statico e di rifacimento delle facciate, pensiamo a incentivi e a esoneri dalla tassa di occupazione del suolo pubblico, alla conclusione da parte del comune di protocolli di intesa con le ditte produttrici per la fornitura a prezzi agevolati di materiali idonei al contesto del centro storico, come avvenuto in altre città”.

Per la viabilità : “Una nuova mobilità da definire armonicamente con i cittadini residenti e gli operatori economici, contestuale alla realizzazione di nuovi servizi e infrastrutture: chiusura delle piazze, zone a traffico limitato, riorganizzazione degli orari del trasporto pubblico, chiusura del centro storico nel fine settimana, pedonalizzazione di alcune aree”.

Concludo sperando che almeno un paio di questi punti vengano portati in consiglio comunale, e che ci sia lo stesso slancio e la sensibilità mostrata per altre questioni.

 

 

 

 

 

 

Il sindaco di Sezze, tramite il suo profilo istituzionale facebook l'amministrazione comunica, risponde a Franco Abbenda, autore della lettera J'Accuse scritta per la vicenda della statua al belvedere di Santa Maria pubblicata ieri sul nostro quotidiano.

 

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Caro Franco,

ti rispondo non andando oltre, perchè sono d'accordo con i tanti cittadini che pensano che questo tema non sia centrale per il nostro paese. Non prender pena per la mia buona stella perchè al di la di ciò che può sembrare,forse, cosi felice non è mai stata. Il ""corre voce"" a cui ti riferisci,come spesso accade, è puro chiacchiericcio di poco conto e il tuo punto di vista è un punto di vista, condiviso da alcuni, sicuramente da rispettare, ma son sicuro che non hai la pretesa di pensare possa essere lo stesso dei tanti cittadini di Sezze. Anche la verità,che senti di dover gridare, è la tua verità, è la tua prospettiva, è ciò che la tua mente elabora, va rispettata come ogni verità ma non è la mia verità e non è la verità di tanti altri. Detto questo e rispettando il parere di ognuno c'è da dire che: la Giunta ha accettato la donazione di una STATUA DI SAN LIDANO (PATRONO DI SEZZE) e non di un INCENERITORE DI RIFIUTI TOSSICI (forse la reazione dovrebbe essere più equilibrata).

L'opera nulla toglie al valore della Piazza MA ANZI....e non lo dico io ma organi superiori e competenti. Certo è strano che non si sia sollecitato un risveglio dell'animo popolare per LIBERARE l'intera piazza dalla invasione delle auto, o LIBERARE l'affaccio dalle erbacce e sporcizie , e invece lo si fa per un opera religiosa di tutto rispetto. Inoltre ciò che non si riesce a capire è che oggi,al punto in cui si è giunti, solo il consiglio comunale può decidere in merito, NON IL SINDACO E NON LA GIUNTA. La massima assise eletta dal popolo, LIBERAMENTE deciderà se accettare la donazione o non accettarla e sia tu che io ci inchineremo alla decisione presa,qualsiasi essa sia PERCHÈ È DEMOCRAZIA E COSTITUZIONE. I consiglieri voteranno nella consapevolezza che il risultato finale del voto non pregiudicherà il percorso di questa amministrazione, non ancora brillante come tu dici,ma certamente CORAGGIOSO E RESPONSABILE. Ti saluto caro amico, nella speranza che questa storia finisca presto ( comunque vada ) e si possa,TUTTI,porre l'attenzione su temi più importanti.

 

 

In questi giorni diversi cittadini hanno postato foto riguardanti lo stato in cui versano alcune strade comunali di Sezze. E sinceramente, per analogia, ho trovato utile questa condizione per tentare di rendere chiara la situazione politico-amministrativa che stiamo vivendo, dal mio umile e opinabile punto di vista. Al netto delle difficoltà economiche e finanziarie che anche il nostro Comune continua ad avere, e alla complessità oggettiva che si ha per porre rimedio a tutti i problemi e fenomeni che stringono in una morsa Sezze, è del tutto evidente oramai la cosiddetta “politica delle toppe” messa in atto dall’attuale amministrazione comunale. Quella che era una impressione personale si sta configurando come una triste realtà: non sembra esistere, infatti, una programmazione di interventi, un programma che il primo cittadino stia portando avanti e/o rispettando. Esiste, al contrario, una politica della toppa per questa o quella problematica che, improvvisamente ri-emerge, o per questo o quel fenomeno tornato improvvisamente a galla. L’amministrazione comunale, nell’ultimo anno, è stata sempre a rincorrere, come un bambino, fenomeni e problemi denunciati sui social o da singoli cittadini in forma privata. Ed è successo appunto per le strade, per l’immondizia e per le discariche a cielo aperto, ed è successo per i problemi idrici, per gli episodi di microcriminalità, e ancora per le criticità emerse nelle strutture scolastiche, e per altri problemi segnalati perché evidenti, improcrastinabili e ormai pericolosi per la pubblica incolumità dei cittadini. Ed è così, ad esempio, che per i rifiuti non c’è un piano di interventi ma si è costretti a correre per organizzare in fretta e furia una giornata ecologica o una raccolta di rifiuti ingombranti eccezionali; o ci si limita, ad esempio, ad annunciare sui sociali -  tramite il profilo facebook istituzionale  - la firma del protocollo per il Controllo di Vicinato; o si informano i cittadini che sono state sostituire pompe per il riscaldamento per alcuni istituti scolastici; o si è costretti ormai ad annunciare, dopo anni, la richiesta di un mutuo per risolvere le criticità della scuola Valerio Flacco a Sezze Scalo. Insomma se un problema viene denunciato sui social ecco che arriva subito la pezza, come avviene per le strade, ma sappiamo che la toppa con la prima pioggia andrà via. In fretta e in furia poi si organizzano cerimonie di inaugurazione del nuovo depuratore per il quale ancora nessuno ci ha spiegato se il collettore emissario che collega Casali (e quindi l’annosa questione del By-pass) è stato messo in funzione o meno. O si tirano fuori progetti dal cilindro mai menzionati in nessun programma elettorale, probabilmente solo per annaffiare l’oricello di questo o quel consigliere. Insomma… la politica della toppa, ad oggi, è abbastanza evidente, e non fa capire quale sia la visione di città che il sindaco vuole portare avanti. Speriamo tutti che prima della fine di questa legislatura, improvvisamente, come la natura sola sa esplodere a primavera piena di colori e profumi, questa nostra amministrazione ci sorprenda con effetti speciali, ricchi premi e cotillons. Oggi accontentiamoci delle toppe, solo di quelle.

 

Il prossimo 28 febbraio alle ore 11 si terrà la cerimonia di intitolazione a Linda Grassucci dell’impianto sportivo di via Roccagorga. L’amministrazione comunale di Sezze, insieme ai familiari della campionessa di karate che ci ha lasciati lo scorso 23 novembre, ha fissato il giorno della cerimonia pubblica. Linda dopo una lunga malattia se ne è andata a soli 40 anni ma il suo ricordo è sempre vivo in tutti coloro che l’hanno conosciuta ed amata. Resta di lei il ricordo di una donna fantastica che ha lottato con tenacia e con forza, sempre con lo stesso sorriso di sempre. L’intitolazione della struttura sportiva di Via Roccagorga è stata decisa subito dopo la sua morte dalla conferenza dei Capigruppo di Sezze, convocata dal presidente del consiglio comunale Enzo Eramo. All’unanimità tutti i consiglieri comunali di Sezze hanno dato mandato al sindaco Sergio Di Raimo e alla Giunta comunale di deliberare e avviare le procedure per l’intitolazione proprio per il grande valore sportivo ed umano della cara Linda. Adesso è tutto pronto per la cerimonia. La cittadinanza è inviatata a partecipare.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera J'accuse scritta da Franco Abbenda indirizzata al sindaco di Sezze Sergio Di Raimo

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Gentile Signor Sindaco di Sezze,

 

permettetemi - grato per la benevola accoglienza con la quale qualche giorno fa mi avete omaggiato - di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra buona stella, se felice fino ad ora, è minacciata da una macchia che rischia di travolgerVi.   Avete conquistato i cuori degli elettori, i voti della coalizione e vinto le elezioni amministrative del 2017 al primo turno, diventando Sindaco di Sezze alla testa di una giunta di centro-sinistra. Da qualche mese però siete alle prese con diverse grane politico-amministrative che costituiscono una prova nel vostro percorso di governo, a dire il vero – permettetemi - non ancora brillante e illuminato come da molti auspicato.  Corre voce che Vi stiate preparando a presiedere al trionfo solenne della vostra esposizione politica più recente: la realizzazione di un progetto che vedrebbe una statua di San Lidano occupare l’area pubblica prospicente l’affaccio del Belvedere di Piazza Duomo – il murodellatèra per noi -, operazione che appare a molti spericolata, ricolma di ombre procedurali e non partecipata.  È finita, Sezze ha ormai sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto il Vostro mandato è stato possibile commettere questo vero e proprio disonore culturale ed urbanistico. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell’uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso.  Non so in nome di chi Voi avete deciso di battervi per quel progetto, forse in nome della religiosità popolare o di quella che avete ritenuto un’offerta troppo a buon mercato per non accettarla.  

 Not in my name!! Ed è a Voi signor Sindaco, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia rivolta di uomo onesto e tenace. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate, seppur non del tutto.  E a chi dunque denuncerò se non a Voi, prima Autorità del paese? 

 Un privato cittadino, ad Aprile 2018 Vi ha proposto un regalo per il paese, dichiarandosi disponibile a finanziare tutti i costi per l’installazione della statua e la collegata progettazione.  Il 1° Giugno dello stesso anno, la Giunta da Voi presieduta ha preso atto della suddetta donazione plaudendo al gesto magnanimo. Però, appena dopo una settimana (8 Giugno) vi è stata necessità di rettificarla: infatti avete precisato (con altra delibera di Giunta) che la statua, seppur rivestita come pacco dono, sarebbe rimasta comunque di proprietà del donatore e non acquisita al patrimonio dell’Ente comunale.  Questo è stato il primo vero vulnus, la ferita mortale alla democrazia e alla delega pro tempore che avete ricevuto dal Popolo indossando la fascia tricolore, quella che Vi onorate di portare. 

 Voi avete giurato di essere l’esecutore principale e il responsabile della gestione degli interessi della res pubblica, quelli di tutta la cittadinanza, compresi quelli relativi alla tutela dei suoi beni storici, culturali, paesaggistici ed urbanistici. Con il secondo passaggio in Giunta, invece, Voi avete sancito, ahimè, che l’interesse – più o meno legittimo – di UNO fosse riconosciuto superiore ai diritti di TUTTA SEZZE, a difesa delle ricchezze che c’erano già. 

 Non è un fatto da poco. Se infatti la statua (con relativo progetto) fosse stata davvero donata al Comune, sarebbe stata poi l’Amministrazione a dover avviare un iter procedurale completo, prevedendo necessariamente un bando di gara pubblica per l’aggiudicazione dei lavori di posizionamento della statua o meglio identificare un altro spazio pubblico più idoneo ad ospitare la statua in luogo del Belvedere. Invece, accettando di accontentare la richiesta del donatore-non donatore con la seconda delibera, avete scolpito su carta la sua volontà di rimanere comunque proprietario della statua.

In questo modo il cantiere - aperto dal privato nel successivo maggio 2019 -, è stato da subito caratterizzato dall’anomalia di essere un cantiere privato ma aperto in area pubblica; io lo riterrei abusivo, perché privo di uno specifico atto che ne avesse stabilito la concessione ad occuparla con una statua privata.  

 A nulla sono valse le voci allarmate delle novelle Cassandre (50 circa, non di più) che Vi hanno chiesto di fare marcia indietro e riconsiderare il tutto, anche alla luce delle normative nazionali vigenti sulla difesa dei beni paesaggistici del centro storico, tutelate anche dal Piano Regolatore.  Poi sappiamo tutti com’è andata: Ordinanza di blocco lavori e otto mesi passati senza atti ufficiali. 

 Adesso il Consiglio Comunale – mai coinvolto prima nel progetto - dovrebbe sancire, benedicendola, la vostra più volte dichiarata volontà di far ripartire i lavori ad ogni costo, magari in seguito all’acquisizione della statua al Patrimonio pubblico (prima sì, poi no, poi di nuovo sì).

 Timeo danaos et dona ferentes.  A volte gli “amici” che portano doni sarebbero da temere, non da assecondare acriticamente.  Ma tant’è, nessuno ascoltò Laocoonte davanti al cavallo di legno nel mito di Omero (e Troia fu conquistata), così Voi non avete ascoltato le voci adirate di chi ama il Murodellatera bello così, senza statue com’era.  Ma non è più tempo di cavalli e di profezie.

 FermateVi, Signor Sindaco, prima che sia troppo tardi.  Io Vi accuso (J’accuse, figurato ma non troppo) di una colpa che sarebbe indifendibile e Vi chiedo di cambiar rotta anche ora, non per me ma a difesa di un bene collettivo, immateriale: il senso dell’orgoglio setino che ci pervade dal Belvedere di Santa Maria nel maestoso affaccio sulla pianura, lo stesso che rischia di essere irrimediabilmente compromesso da un’opera e un’operazione di cui non si sono capiti ancora la necessità e il fine ultimo. E se proprio non sarete Voi ad invertire la direzione che sembrerebbe intrapresa, spero vivamente che saranno i consiglieri comunali, anche quelli della Vostra maggioranza - muti testimoni delle Vostre e altrui mire-, in un impeto di orgogliosa responsabilità civica ed indipendenza morale, a farVi cambiare idea bocciando la soluzione che Voi state per proporre.

 L’atto che io compio non è che l’ultimo disperato mezzo utopistico (quindi illusorio) per accelerare l’esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dei concittadini – lo scomparso amico Sergio Bracaglia in primis - che hanno tanto sofferto l’occupazione del murodellatèra e che hanno diritto alla felicità dell’anima che scaturisce in ognuno, anche in Voi immagino, da quel luogo, quando era libero e quando sarà liberato con il ripristino integrale che auspichiamo.  La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima. Vogliate gradire, signor Sindaco, l’assicurazione del mio profondo rispetto da concittadino.   

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Franco Abbenda

 

P.S. In questo appello alcune frasi sono tratte dal celeberrimo J’accuse di Emile Zola, indirizzato all’allora Presidente della Repubblica francese Felix Faure, in difesa del capitano Dreyfus, pubblicato sul giornale l’Aurore. Io ho provato a rubarne alcuni passaggi adattandoli al contesto locale che in cuor ci sta.