#Sonounodeicinquanta. Una cartolina che nella sua bellezza e semplicità raffigura quello che era il Belvedere di Santa Maria. Il Comitato Murodellatèra ha promosso una iniziativa tutta social volta a sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica sulla tutela di un patrimonio artistico e paesaggistico che fa parte della nostra storia, della nostra comunità, della nostra vita. Nessuna guerra, nessuna iniziativa contro qualcuno o qualcosa ma solo a favore del Belvedere, di uno dei luoghi più affascinanti di Sezze che merita di essere conservato così come i nostri avi ce lo hanno trasmesso. Alle ore 18 in punto di oggi, il comitato e tanti cittadini hanno postato sui loro profili facebook questa immagine che vuole essere anche una risposta al primo cittadino Sergio Di Raimo il quale, nell'ultimo consiglio comunale, in merito ai lavori, e rispondendo ad un consigliere comunale, aveva apostrofato la domanda dicendo appunto che non saranno cinquanta cittadini a fermare i lavori iniziati e sospesi al belvedere. Il sindaco di Sezze, Sindaco di tutti, così facendo, ha scelto di ignorare una parte dei cittadini che, a più riprese, hanno cercato di capire quale fosse veramente l'interesse di questa amministrazione nel fare proprio al centro del Belvedere il monumento dedicato al nostro amato Santo Patrono. Senza entrare nei dettagli dell'iter il senso di appartenenza è stato comunque ignorato. Il sindaco, infatti, ha scelto la strada dell'esclusione, della non considerazione di una richiesta di confronto sempre trasparente e legittima. Saranno Dieci, Cinquanta, Cento, Mille i cittadini contrari a quel progetto, ma sono pur sempre cittadini che pagano le tasse, rispettano le leggi ed esprimono il loro voto elettorale. Fare la conta, contarsi, facendo divisioni e sottrazioni, non è stato mai elegante né aiuta a ricucire oggi un tessuto sociale sfilacciato e in piena crisi. Promuovere cultura come ha detto bene il sindaco recentemente è anche ascoltare, confrontarsi e capire le istanze dei cittadini e del cittadino. Saranno dieci, cento, cinquanta, sempre cittadini sono. La cultura è tradizione, storia, passato... ma nei fatti.
Una città non è solo un agglomerato di costruzioni, case affastellate e strade. La sua dimensione materiale ha valenza simbolica, identifica una appartenenza.
Una città è un corpo vivo, possiede il cuore di chi la abita, il respiro di chi la vive, è rete di relazioni, patrimonio di storie collettive ed esperienze personali, è cultura e saggezza sedimentate e in permanente divenire e crescita.
Una città è comunità, convivialità delle diversità da comporre in un comune sentire che esalta la pluralità e non l’annulla, come i tasselli di un mosaico che hanno ognuno la propria originalità, non sono meramente giustapposti ma ordinati in delicata armonica mescolanza: solo così acquistano significato e possono costruire l’insieme.
Nel nostro tempo la parola identità è assai di moda, è uno slogan abusato e per questo fuorviante, è declinata secondo schematismi che la contraddicono nell’essenza. L’identità è coscienza di sé, della propria storia, dei propri punti di forza, delle proprie qualità e potenzialità e anche dei propri limiti e debolezze, ma è al contempo un magma incandescente, in continua trasformazione che non teme di farsi relazione, di aprirsi e accogliere. Solo includendo cresce, si irrobustisce, si rinnova e ha futuro.
Sezze, noi siamo una comunità millenaria e portiamo la responsabilità di questa nostra storia. Possediamo ricchezze architettoniche, artistiche, culturali, lingua e tradizioni il cui valore sta innanzitutto nella loro originalità. Possiamo contare su una miniera inesauribile di intelligenze, autentiche eccellenze in diversi campi, cui attingere per costruire insieme la città del futuro. È una fortuna non potenziale ma in atto, che ci fa essere ciò che siamo e che potrebbe renderci migliori, se solo fossimo curatori avveduti e appassionati di quanto abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli.
Se tale coscienza la tramutassimo in campanilismo sciocco, in un nostalgico sguardo rivolto all’indietro o peggio in un identitarismo settario, ne facessimo un mero strumento di contrapposizione, rifiuto dell’alterità, negazione del diverso e al contempo esaltazione della nostra autoreferenzialità, faremmo un cattivo servizio alla nostra città poiché tali atteggiamenti portano solo ed inevitabilmente disgregazione. Tuttavia parimenti deleterie sono l’indifferenza e la noncuranza verso le nostre radici, la nostra cultura comunitaria, i suoi simboli visibili, i suoi significati e contenuti in relazione al nostro vivere quotidiano, atteggiamenti questi sempre più frequenti trasversalmente a tutte le generazioni, che rischiano di condurci allo smarrimento e alla fagocitazione in un indistinto senza valori e riferimenti.
Fa male al cuore leggere di deturpazioni compiute ai danni di alcuni tratti delle mura poligonali che cingono la nostra città, testimoni e simboli della nostra antica civiltà. Si sono alzate grida indignate, si è invocato un maggior controllo del territorio e la giusta punizione per i responsabili. Prese di posizione condivisibili. Tuttavia sarebbe ipocrita limitarsi a considerare questo singolo gesto, peraltro di sicuro una bravata di ragazzi colpevoli innanzitutto di essere diseducati al bello e al rispetto dei beni comuni, e non vedere nell’insistente e reiterata vandalizzazione del nostro territorio, nell’incuria e nella progressiva dissipazione del nostro patrimonio materiale e immateriale la causa prima e scatenante di quanto accaduto. A meno di voler ritenere i responsabili di questo atto degli alieni, avulsi totalmente dalla realtà in cui viviamo, quanto accaduto è il risultato immediato e diretto del nostro fallimento educativo.
Indiscutibilmente le istituzioni pubbliche hanno una responsabilità primaria nel salvaguardare, conservare e rendere fruibili le nostre bellezze ed occorre che mettano in campo un’azione coordinata e continuata nel tempo a tale fine. Dissuadere mediante i controlli e sanzionare sono un aspetto non secondario, ma è impensabile e impossibile militarizzare un intero territorio. Bisogna ripartire dalle nostre scelte personali. Biasimare e condannare gli autori delle scritte su quei sassi millenari non ha senso se poi ci autoassolviamo ogni qualvolta con gesti e scelte eclatanti o piccole e irrilevanti ci uniamo alla sistematica deturpazione di Sezze: una finestra allargata, uno scarico abusivo, l’abbandono sistematico dei rifiuti, il pensare che una strada sia stata riqualificata e ripavimentata non per restituire qualità del vivere alle persone la abitano, ma per renderci più agevole il parcheggio della nostra auto fin sotto casa. E l’elenco potrebbe essere infinito, lo sappiamo bene.
Sezze ha bisogno non di bravi predicatori, ma di testimoni, capaci di tradurre l’amore per il bello e per la nostra storia, declamato con la bocca, in azioni e scelte quotidiane coerenti e conseguenti.
Ragionando e riflettendo sono riaffiorate nella mia memoria le parole di un grande italiano poco conosciuto, Peppino Impastato, giornalista, scrittore, poeta, attivista, ucciso dalla mafia a Cinisi (Palermo) in un finto incidente il 09 maggio 1978. “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. E’ per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Lo strumento educativo più efficace è l’esempio.
Il Guglietto (foto Walter Salvatori)
Ennesimo furto ai danni della Banca Popolare del Lazio a Sezze Scalo. Questa notte intorno alle ore 4 una banda di malviventi è riuscita a smurare il Bancomat della filiale dello Scalo come già era avvenuto altre volte. Sul posto le forze dell'ordine.
Chi dorme di più, impara meglio! E' giusto posticipare le lezioni?
Scritto da Vincenzo Mattei
"Chi dorme di più, impara meglio!". Così titolava il giornale la Repubblica martedì 12 Novembre scorso. Non ci voleva molto a capire che quando si è riposati si lavora e si studia di più e meglio. Adesso, comunque, grazie alla ricerca e alla rilevazione di dati compiuti dall'Università "La Sapienza " di Roma, è scientificamente accertato che le cose stanno effettivamente così. Questo studio è servito all'ex sottosegretario alla P.I. Salvatore Giuliano, preside a Brindisi, a sostenere con forza l'ingresso posticipato di un'ora nelle scuole, alle ore 9 anziché alle ore 8. La sperimentazione che lui ha adottato in alcune classi della scuola che dirige ha dato buoni frutti. E' emerso, infatti, che gli studenti che hanno iniziato le lezioni alle ore 9 hanno conseguito nell'arco dell'anno scolastico un netto miglioramento nel rendimento, migliori prestazioni, maggiore attenzione e tempi di reazione più veloci. L'ex sottosegretario avvalora la sua opinione con motivazioni di carattere sociale e psicologico. L'inizio posticipato di un'ora sarebbe un valido strumento contro l'abbandono e contro la dispersione scolastica, diminuirebbe lo stress e farebbe stancare di meno gli studenti. Ritengo che ogni tipo di sperimentazione nella scuola vada incentivato affinché essa stia al passo dei tempi e risponda sempre meglio ai bisogni e alle aspettative dei ragazzi. Ma a me sembra che l'innovazione sperimentata dall'ex sottosegretario presenti alcune grosse difficoltà tanto da renderla inapplicabile. Le scuole, quasi sempre, sono collegate agli orari degli scuolabus, degli autobus, dei treni; gli orari degli uffici e delle aziende coincidono quasi sempre con l'entrata e l'uscita degli studenti. Il posticipo dell'ingresso scolastico comporterebbe necessariamente un diverso coordinamento e uno stravolgimento degli attuali orari. Infatti la scuola non è un servizio a se stante, avulso dal contesto sociale in cui vive. Ciò comporterebbe una modifica profonda delle abitudini e dei tempi di vita di un intero quartiere, di un intera città. Non sarebbe impossibile ma non è certamente facile, date le consuetudini e gli stili di vita ai quali siamo abituati. E allora? Non voglio semplificare troppo la questione che è all'attenzione del CNPI (consiglio nazionale della pubblica istruzione). Ma a mio modesto parere basterebbe che i genitori si adoperassero a mandare a letto i ragazzi un'ora prima. Basterebbe che i locali frequentati dai ragazzi anticipassero di un'ora la chiusura, almeno durante il periodo scolastico. Anche così i ragazzi avrebbero più tempo per dormire e per raggiungere migliori risultati. Vorrei comunque ricordare che per ottenere maggiore profitto a scuola non conta soltanto l'orario di ingresso ma soprattutto il tipo di insegnamento offerto. E' arrivata l'ora di non ripiegare sempre e soltanto sulla lezione frontale! E' arrivata l'ora di dare il giusto valore all'impegno e allo studio! E' arrivata l'ora di offrire pari opportunità a tutti i ragazzi meritevoli, anche se non abbienti e in precarie condizioni economiche!
Allagamenti in molte zone della città. Frazioni senza corrente. Alberi schiantati a terra. Strade bloccate per caduta massi. Sono bastati pochi minuti per mettere in ginocchio buona parte del territorio comunale di Sezze. Come in altri paesi raggiunti dalla forte perturbazione, Sezze è stata attraversata poco fa da una bufera di pioggia e vento tipiche ormai dell’ultimo periodo e di un meteo sempre più anomalo per l'intera nazione. Molti i disagi: località Colli senza corrente, via Ninfina bloccata per una frana, allagamenti in località Zoccolanti, Murolungo, via Valle Pazza e Madonna della Pace. Fossi straripati nei pressi di località Fontanelle. Alberi caduti nella periferia alta, in via Montagna e danni ingenti in pianura. Una città paralizzata, nonostante l'allerta meteo era stata comunicata con molto anticipo. Non c'è manutenzione. Non c'è sicurezza. Non c'è una programmazione.
Il capogruppo del Partito Democratico di Sezze, Armando Uscimenti, nei giorni scorsi ha protocollato una richiesta per chiedere un ampliamento della fascia oraria di apertura degli Uffici Comunali ubicati a Sezze Scalo in Piazza della Stazione. "Riteniamo che sia importante dare maggiore attenzione ai territori e rispondere in modo adeguato ai bisogni delle persone. Buona parte dei residenti nel nostro Comune vive in pianura, una zona particolarmente estesa dove hanno sede alcune tra le più importanti realtà produttive del nostro territorio. Tali cittadini - si legge nella richiesta di Uscimenti - sono penalizzati a causa della distanza che li divide dalle sedi degli uffici comunali, tra i quali l’ufficio anagrafe è uno dei servizi a cui i cittadini ricorrono con maggiore frequenza. Alcuni anni fa è stato attivato uno sportello a Sezze Scalo per agevolare l’accesso ai servizi anagrafici per i cittadini residenti in pianura. In questi anni sono stati numerosi gli accessi allo sportello il cui orario di apertura al pubblico è stato progressivamente ridotto a causa della carenza di personale. Tenendo conto delle assunzioni avvenute recentemente, abbiamo presentato come gruppo Pd una nota assunta al protocollo generale del Comune di Sezze in cui chiediamo formalmente al Sindaco e alla Giunta comunale di individuare le soluzioni migliori al fine di ampliare l’orario di apertura dell’ufficio anagrafe di Sezze Scalo per rispondere in modo efficace alle tante richieste dei cittadini e per facilitare loro l’accesso ai servizi anagrafici e alle certificazioni".
Il maltempo, con bufera di vento e pioggia, ieri è passato anche per il territorio comunale di Sezze. Diversi i danni alle abitazioni private per la caduta di alberi e tetti danneggiati. Alberi di alto fusto sono caduti su via Montagna, via Roccagorga e via Murolungo. Sul posto è intervenuta con tempestività la Protezione civile. Grazie al duro lavoro dei volontari solo nel tardo pomeriggio la situazione è tornata alla normalità anche per quanto concerne la viabilità nelle zone attraversate dalla perturbazione. Caduta anche una grande quercia all’interno del Parco dei Cappuccini. L’ente comunale in sinergia con i gestori del Parco sono al lavoro per la messa in sicurezza dell’area. Disagi causati anche da allagamenti di strade per la cattiva manutenzione di griglie e fossi di scolo.
Un intervento della Protezione Civile di Sezze
Per Venerdì 15 dicembre alle ore 15.30 il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, ha convocato il consiglio comunale con all’ordine del giorno il question time. Molti gli argomenti che verranno affrontati grazie alle interrogazioni presentate dai gruppi di opposizione. Significative quelle di Sezze Bene Comune sui lavori al Belvedere per la realizzazione del monumento dedicato a San Lidano, lavori sospesi dal maggio scorso per presunte irregolarità. Il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Vincenzo Borrelli, dopo l’accesso agli atti da parte della consigliera comunale Rita Palombi fu costretto ad emettere una ordinanza di sospensione, ma da allora un velo di mistero aleggia sul caso, con il fatto però che il belvedere di Santa Maria è diventato solo un cantiere abbandonato, ricettacolo di immondizia e soprattutto luogo snaturato. Un’altra interrogazione di SBC a firma della Contento e Palombi riguarda il Museo Archeologico di Sezze, il quale ancora presenta una serie di problematiche legate all’accessibilità ed alla sicurezza che avrebbero causato un danno erariale per i mancati incassi dal mese di marzo ad oggi. Le consigliere comunali chiedono cosa intende fare il Comune di Sezze per risolvere i problemi legati all’accessibilità ed alla sicurezza del Museo e quali sono le azioni messe in atto per valorizzare, pubblicizzare e dare impulso alle visite presso il Museo. Altra interrogazione riguarda i servizi cimiteriali di Sezze. “Molti cittadini si trovano a dover subire la scarsa manutenzione dei loculi dei loro cari all'interno del cimitero a causa delle infiltrazioni di acqua piovana. E' da poco trascorso il 2 novembre, giorno della Commemorazione dei defunti e molti cittadini – scrivono le consigliere di SBC - venendo anche da lontano hanno dovuto assistere al livello di degrado in cui versano parecchie strutture all'interno del Cimitero. Le sottoscritte Consigliere Comunali del movimento politico SBC nella persona di Rita Palombi ed Eleonora Contento chiedono chi e' il funzionario tecnico comunale che si occupa dei lavori di manutenzione cimiteriali, quali sono le funzioni che svolge e quali sono le funzioni della SPL per i servizi cimiteriali”. Si chiede infine se è stata fatta una ricognizione sullo stato di deterioramento delle strutture esistenti e quando verranno effettuati interventi al fine di ripristinare le infiltrazioni.
Con una nota istituzionale il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, ed il sindaco, Sergio Di Raimo, intervengono in merito alle dichiarazioni di questi giorni da parte di rappresentati delle istituzioni scolastiche nei confronti del consigliere comunale Serafino Di Palma dopo l'ultimo consiglio comunale. Riportiamo integralmente la nota inviata da via Diaz. "E' nostro dovere evidenziare alcune riflessioni - affermano - Non esiste una gerarchia delle istituzioni e in particolare tra la rappresentanza della comunità comunale, il consiglio, e dirigenti scolastici. Ciascuna, nel proprio ambito, è sovrana. Esiste, questo sì, il bene comune che ci vede tutti nello stesso vincolo. Intendiamo con vincolo l'obiettivo di fare il meglio che possiamo per la nostra gente, ed in particolare quando parliamo di ragazzi e di sicurezza pubblica. Scuola, Comune, societa' civile non debbono cercare protagonismi esclusivi, non debbono rivendicare primogeniture, ma contribuire alle soluzioni. Il male non polemizza mai al suo interno, se lo fa il bene perdiamo tutti. Rappresentiamo una assemblea sovrana e garantiamo il diritto di ciascuno dei suoi membri di dare la propria opinione anche ardita. Non è consentito ad alcuno di censurare questa libertà e/o quella di poter votare liberamente qualsiasi atto senza pressione alcuna. Ciò non di meno, noi rappresentati del popolo sovrano dobbiamo rispettare l'autonomia degli altri attori istituzionali, rigorosamente. Oggi, come sempre, questa istituzione comunale e le strutture scolastiche, con tutti i suoi operatori, sono coesi nel far crescere la gioventù setina e con l'obiettivo di far vivere in sicurezza tutti i suoi cittadini".
Serafino Di Palma
Imbrattate le mura ciclopiche di Sezze. Il degrado che avanza.
Scritto da Alessandro Mattei
Nuovamente imbrattate le mura ciclopiche di Sezze. In questi giorni anche sui social sono state pubblicate foto che denunciano scritte con bombolette spray apparse sulla cinta muraria di Sezze sotto il Guglietto. La fortificazione della città risalente al IV° secolo a.C. nel corso degli anni non è la prima volta che viene imbrattata. Ne abbiamo viste di peggio, come quando un privato - come se nulla fosse - sbancò il terreno sotto le mura per effettuare uno sterro non autorizzato. Per carità nulla di grave – come qualcuno subito dirà anche oggi – di tanti problemi adesso stiamo anche a focalizzare l’attenzione su una simile sciocchezza, su scritte infantili. Certo, ma di sciocchezze in sciocchezze, la sottovalutazione miope e vergognosa di quanto progressivamente sta avvenendo sta creando danni difficilmente recuperabili in futuro, detto diversamente si sta "bruciando" una nuova generazione di ragazzi. Il degrado sociale è in forte crescita e di tanto in tanto palesi indizi vengono alla luce. Atti vandalici contro una donna indifesa, immondizia gettata ovunque, incendi dolosi, segnali preoccupanti di nuove droghe tra i giovanissimi, furti in abitazione in pieno giorno, prostituzione, tutto fa parte di una trasformazione in negativo della società che sfugge a chi dovrebbe investire sulla cultura e sul rispetto delle regole. Tutte bravate per carità, nulla di grave. Intanto il degrado avanza.
Lo scavo del 2015 denunciato dal Gruppo in difesa dei Beni Archeologici di Sezze
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Cardinale Ruini mi permetta di dissentire!
Scritto da Luigi De Angelis
La nostra vita è fatta di stagioni nelle quali il caso, il destino o Dio, per coloro che credono, ci riservano l’opportunità di esercitare responsabilità, funzioni e compiti. Il campo dove operare è essenzialmente la nostra vita e al più quello delle persone con cui condividiamo la quotidianità. Accade però che alcuni sono chiamati a farsi carico di ambiti più ampi, a governare gruppi, comunità e anche l’intera collettività. Misurarsi con la complessità richiede saggezza, coscienza dei propri mezzi e limiti e non ultimo essere animati da idealità e coraggio.
Il Cardinale Camillo Ruini, persona eminente, di intelligenza acuta e vasta cultura, è stato per oltre tre lustri Vicario della Diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accentrando e concentrando nelle sue mani responsabilità rilevanti ed esercitando notevole influenza anche sulle vicende dell’Italia. L’avanzare dell’età e il dover dismettere gli incarichi possono essere vissuti con serenità oppure malvolentieri, faticando ad accettare di doversi fare da parte. Alcuni giorni fa Sua Eminenza ha rilasciato una improvvida e inopportuna intervista al Corriere della Sera nella quale, con garbo ed erudizione, non ha risparmiato giudizi critici sul recente Sinodo e, sia pur velatamente, anche nei riguardi delle riforme della Chiesa che Papa Francesco ha in cuore di realizzare. Parole e giudizi che, oltre a prestare il fianco a polemiche e strumentalizzazioni, suonano delegittimanti le attuali scelte pastorali della C.E.I. e dello stesso Pontefice. Quanti hanno un minimo di memoria ricordano le sue intemerate, i suoi reiterati richiami alla fedeltà al magistero petrino rivolti soprattutto al laicato. Orbene le sue osservazioni lasciano pensare che la senilità ha portato anche lui a divenire un po’ contestatore, specialmente ora che l’autorità nella Chiesa sono altri ad esercitarla.
Per nulla sorprendente è stata poi l’incursione nel campo della politica, una passione da sempre coltivata, tanto che sovente si è faticato a discernere nei suoi discorsi la linea di demarcazione tra indicazioni pastorali e partigianeria politica. Probabilmente era troppo aspettarsi un’analisi critica della stagione che lo ha visto protagonista, quando ha cimentato intese in nome dei valori non negoziabili con la parte politica allora vincente, sebbene questa li contraddicesse e li negasse con le proprie scelte quotidiane. Contava solo la contropartita e sull’altare di quest’intesa, senza battere ciglio, ha sacrificato la vivacità del laicato cattolico, abituato a dibattere e confrontarsi sia al proprio interno che con le altre istanze culturali del paese e a fare le proprie scelte in maniera libera e adulta; lo ha normalizzato silenziandolo, lo ha clericalizzato, avvalendosi del concorso, direi anzi della complicità, di tanti laici che, ad ogni livello e latitudine, si sono prestati al gioco, contraccambiati da riconoscimenti personali e posizioni importanti dentro e fuori la Chiesa.
Sua Eminenza non me ne vorrà, ma il recente passato lo conosciamo bene. Oggi lamenta la scarsa incisività dei cattolici in politica quando per anni con lucida determinazione ha perseguito lo svilimento e lo svuotamento di una presenza che al nostro paese ha offerto figure di assoluto valore morale e civico come Moro, Dossetti, La Pira e tanti altri. Le migliori realtà associative del laicato cattolico sono state demolite sotto il maglio delle sue imposizioni, della negazione di ogni libertà di pensiero nel nome dell’acriticità e del cieco conformismo.
Le chiese vuote sono conseguenza dell’abbassamento del livello catechetico e formativo all’interno delle nostre comunità cristiane, dell’incapacità di trasmettere i fondamenti della fede non in modo puramente nozionistico, di aiutare ragazzi e giovani a scoprire la bellezza dell’incontro con una persona, Gesù Cristo, capace di dare un senso altro ed ulteriore alla nostra vita. La società in cui viviamo è cambiata profondamente, ma le trasformazioni non assumono mai direttrici inevitabili, potendo essere influenzate e indirizzate da presenza e capacità propositiva dei soggetti operanti nel tessuto sociale. Stiamo oggi raccogliendo quanto seminato in quegli anni, stiamo scontando gli effetti dell’assenza di un progetto pastorale e il risultato è la desertificazione, l’afonia totale sui temi di interesse generale, l’assenza di un laicato culturalmente preparato in grado di offrire proposte e risposte alle criticità.
La ricetta che Mons. Ruini avanza è la riproposizione di soluzioni già sperimentate e fallimentari, che hanno determinato la dispersione del pensiero e della presenza dei cattolici nella società e nella politica, un nuovo collateralismo con chi ostenta la simbologia religiosa per pura convenienza elettorale, come se la dottrina sociale della Chiesa possa ridursi all’appoggio a forze politiche che solo in apparenza si rendono permeabili a certi temi e in realtà si collocano agli antipodi del cristianesimo. Ancora una volta prevale l’apparenza sulla sostanza, conta la contropartita, il raggiungimento di determinati fini, sempre in nome dei valori non negoziabili si intende.
Lo spirito censorio mi è estraneo come forma mentis e non mi disturbano affatto le esternazioni di Sua Eminenza, ma da cristiano, assiduo alla frequentazione della propria comunità e ai sacramenti, preferirei si dedicasse alla riflessione, alla preghiera e a fare un po’ di autocritica, anche perché certi discorsi sono un po’ paradossali se provengono da chi come lui determinati ruoli li ha ricoperti e porta la responsabilità degli effetti di certe scelte.
Cori razzisti contro Balotelli: adesso basta!
Scritto da Vincenzo Mattei
A Verona, domenica 3 novembre, durante la partita di calcio contro il Brescia, Mario Balotelli è diventato ancora una volta il bersaglio dei tifosi ultras veronesi. Ululati, fischi, insulti xenofobi, versi da scimmia contro di lui. Il giocatore ha reagito in modo rabbioso e un pò estroverso, scagliando il pallone in tribuna. Un gesto impulsivo che ha riaperto una ferita sanguinante, che lo ha riportato a quando era bambino. Il capo ultrà del Verona, Luca castellini, ha gettato benzina sul fuoco dichiarando che Balotelli ha fatto una "pagliacciata" e che "non potrà mai essere del tutto italiano" dimenticando, forse, quando Balotelli gioca e segna i gol con la Nazionale italiana. Né si può minimizzare il fenomeno del razzismo negli stadi, come ha fatto il Presidente del Verona affermando che "i nostri tifosi sono ironici". Purtroppo, ormai, sono all'ordine del giorno gli sfottò e gli insulti razzisti contro i giocatori di colore delle squadre avversarie. Ci si è quasi abituati, purtroppo. Siamo arrivati a un bivio pericoloso. In ballo, ogni domenica, non c'è più soltanto la chiusura di settori degli stadi, ma il futuro e l'immagine di tutto il calcio, lo sport più bello del mondo. Negli stadi si amplificano i segni del deterioramento e dell'imbarbarimento della società. Chi sottovaluta il problema, sostenendo che lo stadio è solo uno sfogatoio innocuo, non ha capito la gravità del fenomeno. Aumentano sempre di più i pregiudizi legati al colore della pelle, alla cultura, al sesso, alla religione. L'altro viene considerato un diverso, un nemico da combattere ed escludere. Una folle strategia che innalzai muri e fili spinati. Il fenomeno della discriminazione e dell'odio è talmente in crescita che riesplode anche per motivi territoriali: nord contro sud, città contro periferie. Negli stadi, poi, è alimentato dal fattore "branco" che sprigiona gli istinti primordiali innati in ogni essere umano. Purtroppo, troppo spesso, i casi di razzismo si risolvono in vuoti proclami e paccate sulle spalle, in richiami verbali tendenti alla ironia e alla assoluzione, in reazioni di buonismo e di paternalismo. Basta! Occorre identificare questi tifosi che non hanno a che vedere con il calcio. Le società sportive devono collaborare attivamente con le Forze dell'Ordine per individuare i responsabili. Altrimenti devono pagare perché non rispettano le regole stabilite dalla Federazione italiana del calcio. I colpevoli devono essere stanati e schedati. E poi denunciati. Nome e cognome dei delinquenti. Non è più sopportabile che uno Stato che ha debellato il terrorismo rosso e nero non sia capace di arrestare e punire i razzisti da stadio! Ma la repressione da sola non basta. Occorre una svolta culturale basata sulla prevenzione e sull'educazione. Occorre educare a una maggiore apertura verso l'altro, promuovendo l'inclusione e l'integrazione. Il razzismo nasce dalla ignoranza, dalla paura del diverso. Le diversità, invece, vanno considerate una ricchezza e non una barriera. Sarebbe auspicabile vedere gli stadi pieni di famiglie, di genitori con i loro figli, di nonni con i loro nipotini. Per queste ragioni Mario Balotelli merita la nostra solidarietà, la solidarietà di tutti.
Giovedì 7 novembre scorso, alle ore 11.00, nel corso di una cerimonia svoltasi a Palazzo Chigi in Roma, Giancarlo Loffarelli, direttore artistico dell’Associazione culturale Le colonne, ha ricevuto la Menzione speciale del Premio nazionale “Giacomo Matteotti”, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il testo teatrale ERINNI. Si tratta di un Premio che viene assegnato a opere che “illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà e giustizia sociale che hanno ispirato la vita di Giacomo Matteotti”. Lo scorso anno, ERINNI si era aggiudicato il premio nazionale di drammaturgia “Calcante” organizzato dalla Società Italiana Autori Drammatici, ed era stato pubblicato sulla rivista “Ridotto” edita dalla SIAD. Messo in scena dalla Compagnia teatrale Le colonne per la regia dello stesso autore, con Marina Eianti, Emiliano Campoli, Marco Zaccarelli e Luigina Ricci, audio e luci di Armando e Fabio Di Lenola, il testo segue l’andamento di un dramma realistico, a cui non sono estranei riferimenti simbolici e la volontà di individuare una sorta di nemesi storica applicata al privato, con risvolti che richiamano, fin dal titolo, il mito greco e la volontà ineluttabile di una oscura divinità abitata nell’uomo. La vicenda si svolge in vari anni: nel 1938, poi nel ’43, infine nel 2000. La scena unica è una trattoria romana di poche pretese. Nella prima scena una giovane donna - Sara - riceve la visita di un novantenne, Albert, tedesco che ritrova il luogo in cui anni prima era stato e si ferma a mangiare. Vedendo una foto incorniciata, mentre mangia, stramazza al suolo fulminato. Un complesso susseguirsi di eventi, attraverso dei flashback, viene rappresentato dall'inizio alla conclusione della storia in un finale tragico e fulminante.
IL PROF. LOFFARELLI
Giancarlo Loffarelli è drammaturgo, sceneggiatore e regista. Direttore artistico dell'associazione culturale "Le colonne". Nel 2017, con il testo teatrale Stupidi anni! (Vita e morte di Cesare Pavese) ha vinto il Premio letterario internazionale “Lago Gerundo”, nel 2014, ha vinto la 58ª edizione del Premio nazionale di drammaturgia “Vallecorsi” di Pistoia con il dramma Da quali stelle?, sugli ultimi anni di vita di Friedrich Nietzsche. Nel 2011, il suo testo teatrale Etty Hillesum ha vinto il Premio nazionale di drammaturgia “Calcante” organizzato dalla Società Italiana Autori drammatici ed è stato pubblicato sulla rivista “Ridotto”. Con il testo I Lieder di Schumann ha vinto il Premio Nazionale “Giorgio Totola” di Verona. Con il suo testo Un altro uomo ha vinto il Premio Nazionale di teatro “Fondi La Pastora”.
Una cerimonia sobria, molto sentita, profonda, accompagnata delle dolci melodie di un violino si è tenuta ieri mattina presso l'Aula Magna dell'Istituto Pacifici e De Magistris di Sezze. La dirigente scolastica Anna Giorgi ha consegnato ai genitori di Francesca Venditti il diploma di maturità che la giovane ragazza di Sezze non ha potuto conseguire per l’improvvisa morte avvenuta la mattina del 9 aprile scorso presso la sua abitazione a causa di un malore. La studentessa di scienze umane aveva solo 18 anni e quella mattina la sua vita si è spenta tra le braccia della mamma. Ieri la cerimonia di consegna del diploma alla presenza dei genitori, dei professori, dei compagni di classe e del sindaco di Sezze. Un diploma alla memoria di una ragazza molto amata, ricordata con affetto per la sua voglia di vivere, per la sua bontà e sensibilità.
Francesca Venditti