Il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni” approvato di recente dal Consiglio Comunale promuove la cittadinanza attiva e all’art. 2, lett. c) definisce attivi tutti i soggetti, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali, anche informali, che indipendentemente dai requisiti riguardanti la residenza o la cittadinanza, si attivano, anche per periodi di tempo limitati, in modo personale, spontaneo e senza fine di lucro, per la cura, la rigenerazione o la gestione condivisa dei beni comuni urbani ai sensi del presente regolamento.
In occasione della Sagra del Carciofo edizione 2022 tutti siamo passati in Via San Carlo a visitare gli spazi allestiti da cittadini e associazioni locali e ci siamo immersi nella cultura popolare, abbiamo incontrato arti e mestieri scomparsi, abbiamo ammirato gli interni di una casa dell’epoca e dialogato con personaggi in abiti tradizionali. Insomma abbiamo vissuto il vero spirito della Sagra, che racconta la nostra storia. Abbiamo incontrato i cittadini attivi che poi avrebbero trovato dignità nel Regolamento.
Personalmente ho ripensato allo spontaneismo del mio vicinato, il primo che allestì scene di vita popolare nella piazzetta di Vicolo della Tinta, con la pura e semplice finalità di far conoscere ai visitatori come eravamo nel nostro passato. Sì, siamo stati cittadini attivi ante litteram.
Guardo il rendiconto delle spese effettuate dall’Amministrazione per la Sagra e scopro con stupore l'assenza di molte associazioni locali. E l’ammirazione raddoppia, perché ho visto pulire cantine, caricare il materiale e rimanere tutto il giorno negli spazi allestiti con l’orgoglio di essere sezzesi.
Immagino che non tutte le associazioni abbiano richiesto un contributo. E mi chiedo: e se lo avessero chiesto un contributo, in quale cifra sarebbe stato tradotto?
Nell’Avviso pubblico di Manifestazione di Interesse pubblicato dal Comune si legge, in grassetto a voler sottolineare il concetto, “In questi casi (per attività di spettacolarizzazione, animazione e svago per i visitatori) potrà essere prevista l’erogazione di un contributo che dovrà essere preventivamente concordato tra le parti prima dello svolgimento della manifestazione. Tale contributo, se riconosciuto, sarà determinato dalle risorse disponibili in rapporto all’entità e qualità del servizio offerto”. Praticamente: care associazioni, proponete, indicateci un prezzo, poi vediamo quanti soldi abbiamo e se li avete meritati.
Da anni ormai nelle Amministrazioni si lavora su bandi e avvisi pubblici: si presentano progetti, si indicano le spese previste sulla base di un massimale indicato dall’avviso stesso e poi si viene valutati con parametri oggettivi. Nell’avviso del Comune non si capisce bene come dovrebbe essere valutata la “qualità del servizio offerto”: ex ante o ex post? Se ex ante, da una autovalutazione dell’Associazione che poi deve incontrare il benestare degli uffici? Se ex post, visto che non si indicano modalità valutative, che metodo potrebbe essere utilizzato? Un questionario di customer satisfaction (quanto va di moda ormai questa espressione!) da somministrare ai visitatori? O una giuria selezionata che alzi palette con i voti? O un applausometro, e gridometro aggiungerei, come nella vecchia e famosa Corrida di Corrado?
Premesso che sono solo esempi tratti dalle determine pubblicate e premesso che il valore del servizio offerto da queste associazioni è di gran lunga superiore alla cifra riconosciuta, perché, ad esempio un’associazione locale vale 400 euro e un’altra 200? Per il numero delle persone coinvolte? Per il numero delle esibizioni? Per la capacità di coinvolgimento di altri soggetti, ad esempio le scuole? Per il progetto stesso? Per una delle voci che normalmente danno punteggio nei bandi normali? Boh.
Cambiano i dirigenti, ma le modalità di gestione dei finanziamenti per la cultura sono copia e incolla dal passato e i pur volenterosi e giovani politici non riescono ancora a imprimere la svolta che vorrebbero.
Il cambiamento che il nuovo Consiglio è chiamato a dare deve essere reale e deve riguardare anche gli aspetti che sembrano prassi consolidata, normale routine amministrativa.
Coraggio! Siate cambiamento!