Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al sindaco di Sezze Lidano Lucidi scritta da un cittadino di Sezze che vuole restare anonimo, vittima ieri sera di minacce da parte di stranieri mentre viaggiava a bordo della linea Urbana Locale insieme ad altri cittadini.
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Sett/le
Signor sindaco di Sezze
Perdoni l’impertinenza di questa chiamata diretta. Urge che sia esplicitato quanto come cittadini, viviamo e patiamo. Il tempo scorre e scorre sulle note dolenti, sulle piaghe, del nostro territorio. Vi sono problemi che richiedono tempo e che tempo possono avere, ce ne sono altri che urgono e bruciano e che se si concede loro troppo tempo potrebbero portare frutti ancora più dolenti di quanto fin ora non abbiano già prodotto. La questione sicurezza nel nostro territorio non può più attendere. Il cittadino attento e civile è ormai oggetto di bullismo da quella grande massa di popolazione, straniera e non, che ritiene di vivere nel paese delle impunità, nella repubblica del nulla, delle assenze e delle non presenze, per inciso non sono la stessa cosa. L’assenza è ciò che non esiste e la non presenza è ciò che esiste ma non si personifica. Non c’è nota, né volontà di razzismo, ma triste dato di realtà. Il nostro è sempre stato un paese accogliente, è sempre stato come un paese di mare con un porto immaginario, sarà stata la palude, sarà stata la posizione che ci costringe a guardare l’orizzonte e l’alterità, non so ma è sempre stato accogliente. Ora quell’accoglienza senza norme, senza controlli, senza una vigilanza sul territorio, senza progetti di integrazione socioculturale ci sta distruggendo. La devianza giovanile è in eclatante aumento, la devianza tout court ci sta logorando. Dobbiamo aver timore di uscire con il buio, dobbiamo fare attenzione a chi possiamo incontrare nelle vie poco illuminate del nostro paese e delle condizioni di lucidità in cui si trova. Ora dobbiamo temere anche di prendere un bus, nello specifico una circolare, che fin dalla sua nascita è stato per antonomasia un servizio al cittadino sicuro e di garanzia, il mezzo attraverso cui i ragazzi di periferia hanno acquisito libertà ed autonomia, i pendolari hanno risolto la questione parcheggio e doppia o tripla auto in famiglia. La circolare è sempre stata quello strumento che ha goduto del consenso delle famiglie, perché gli autisti non sono solo autisti, ma padri, zii, nonni, cugini, amici, una garanzia familiare. Ora siamo tutti in difficoltà, noi cittadini che non desideriamo perdere quel servizio e la relazione che rappresenta, gli autisti perché non è più il richiamo ascoltato alla correttezza, alla buona educazione ed alla civiltà, ma una lotta arrogante e minacciosa.
Ieri sera ore 19.40 la circolare Sezze Scalo – Sezze alla partenza ha circa 11 passeggeri la maggior parte di questi nordafricani. Quando alla partenza si accendono le luci 4 passeggeri che conversavano ad alta voce nella loro lingua natia, erano con le mascherine abbassate. Un passeggero fa notare e chiede per cortesia di tenere su le mascherine in modo corretto. La risposta di uno di questi è immediatamente aggressiva e minacciosa, ripete che le mascherine le hanno e quindi cosa si pretende, ma la frase chiave è “che mi fai? Cosa vuoi? Che mi fai se non la tiro su la mascherina?”. Questa frase dà l’inciso della realtà che viviamo. Interviene un suo amico e in una lingua incomprensibile, ma dal non verbale inequivocabile, insulta e minaccia l’altro passeggero. Il tutto in pochi secondi, l’autista interviene ed intima a tutti l’uso corretto della mascherina. La circolare parte e dopo pochi minuti l’autista deve nuovamente richiamare al corretto uso della mascherina e minaccia di far scendere chi non si attiene alla norma ed iniziano a partire i primi improperi da parte di questi viaggiatori, ma a bassa voce. Un altro piccolo tratto di strada e l’autista si ferma perché di nuovo le mascherine sono state spostate, alcuni la sistemano, uno si rifiuta. L’autista chiede alla persona che si rifiuta di scendere o di indossare correttamente la mascherina, ne nasce un diverbio in cui in tre dicono all’autista di ripartire e non “rompere”, lui insiste sull’uso corretto della mascherina, quello che si rifiuta di farlo e non vuole scendere si alza ed aggredisce il conducente, lo spintona. L’atteggiamento è tutt’altro che rassicurante, non si comprende cosa dice, ma continua ad inveire ed a spintonare l’autista. L’autista chiama le forze dell’ordine, ma questi non arrivano prima che il gruppo si sia dileguato. Sembra ormai la normalità il rischio corso da passeggeri e autisti, tra contagi e aggressioni, così come da tutti i cittadini, le ultime settimane ne hanno dato un riscontro concreto. E’ inevitabile giocare a questa roulette russa? In attesa di cosa? Ora Signor Sindaco il mio invito è che si possa vivere con un minimo di sicurezza, come sarebbe lecito, in un paese come Sezze, che si attivi un servizio di controllo su chi vive a Sezze e su come vive. Quello che si osserva dovrebbe attenzionare il nostro territorio come una realtà a rischio non solo per l’episodio in se, ma per l’impunità espressa e su come questa forma di condotta agita da fasce fragili della popolazione possa divenire fattore di curiosità per una criminalità di ben altra matrice. Per ora solo un pericolo, ma ogni pericolo se non messo in sicurezza può divenire una triste realtà. Sezze è ormai la terra di nessuno, le segnalazioni si susseguono da più parti e per diverse situazioni disfunzionali, ma ad oggi non abbiamo riscontri. Distinti saluti da uno dei tanti cittadini preoccupati e lesi nella libertà e sicurezza che un paese civile dovrebbe avere.