Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocatessa Anna Mattei.
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Ad essere sincera…. non avrei mai voluto scrivere ciò che di seguito mi accingo a raccontare. Ho deciso di affrontare l’annoso problema del diritto alla salute, anzi della sua negazione, partendo da una vicenda in cui mio malgrado mi sono trovata direttamente coinvolta qualche giorno fa e spero possa essere da monito per il futuro affinché chi di dovere possa trovare finalmente una soluzione ed assume tutte le iniziative in grado di tutelare i diritti dei cittadini. Infine mi auguro che nessun genitore o familiare della nostra città possa trovarsi a vivere una situazione così drammatica come quella vissuta da me e dalla mia famiglia.
Non è mia intenzione disquisire dell’art. 32 della Costituzione, ma mettere in evidenza come il diritto alla salute sia spesso negato ai cittadini nell’indifferenza assoluta delle istituzioni che dovrebbero avere come principale fine tutelare e garantire l’accesso ai servizi a cominciare da quello della salute appunto.
Diritto alla salute? Nulla di più falso a Sezze!! E questa vicenda ne è la prova.
È la sera del 17 /07/2022, sono le 21,00 circa quando mio figlio più piccolo è in compagnia di amici per trascorrere una meritata serata di relax, dopo la fine della sessione estiva di esami. Il piacere dello stare insieme, la spensieratezza e l’insostituibile leggerezza è tipica di una certa fase della vita. Tutto nella norma…. se non fosse che il caso era in agguato per interrompere nel modo più brusco e impensabile una bella serata in compagnia. Un insetto improvvisamente sferra un attacco e inietta il suo veleno nel polpaccio del ragazzo. Daniele, è il nome di mio figlio, studente universitario di medicina e prossimo alla laurea, è il protagonista suo malgrado di un fatto apparentemente banale ma in realtà dai possibili risvolti drammatici. Ricevuta la puntura Daniele è stato veloce nel riconoscere i sintomi di anafilassi comparsi immediatamente e rapidamente con i suoi amici raggiunge il vicino pronto soccorso. Immaginate la disperazione di tutti nel trovarlo chiuso, il buio calato non solo sugli occhi di Daniele che già faticava a tenerli aperti, la consapevolezza che era ormai tardi per recarsi al pronto soccorso di Latina. Daniele ha avuto prontezza di spirito, non si è arreso e ha deciso di tornare a casa. Suo padre, infermiere, di turno presso il nosocomio di Latina non era a casa, ma ha pensato che avrebbe potuto contare su suo zio, anche lui infermiere, già allertato e che sicuramente avrebbe potuto aiutarlo. Così è stato. Daniele non ha potuto usufruire del pronto soccorso in quanto funzionante solo di giorno e fino alle 20,00, né contare sull’unica autoambulanza a disposizione per i circa 24.000 abitanti di Sezze in quanto impegnata in altra emergenza. Il 118, prontamente allertato, ha risposto che a disposizione aveva solo l’ambulanza più vicina che si trovava a Sonnino. Tenuto conto della distanza e della percorribilità delle strade, è arrivata dopo circa 25 minuti ed ancora più tardi è arrivata l’auto medica proveniente da Priverno.
Il tempo non giocava a favore di Daniele, ma per fortuna c’era lo zio a casa……
Che dire? Sono una madre fortunata perché posso continuare a guardare il volto sorridente di mio figlio, ma di certo il caso non può sempre sostituire le istituzioni nell’erogare i servizi, nel tutelare la salute dei cittadini, che pur garantito dalla Costituzione risulta un diritto astratto e perfino inesistente.
Mi chiedo e vi chiedo se è possibile continuare così, sperando di non sentirsi male dopo le 20:00. Le istituzioni hanno il dovere costituzionale di garantire e tutelare la salute della collettività ma si sottraggono costantemente. Forse la tutela della salute va garantita per fasce orarie?
Insomma è normale che possiamo sentirci male solo di giorno altrimenti le possibilità perfino di rimanere in vita si riducono in modo esponenziale?
In ultimo vorrei ricordare che il diritto alla salute non ha colore politico e che bisogna saper scegliere in tempo…
Anna Mattei