Non sarebbe politicamente corretto demonizzare l'avversario politico in campagna elettorale. In un sistema democratico maturo, come il nostro, nato dalla lotta di Resistenza contro il regime fascista, non ci dovrebbe essere più spazio per mitizzare e consacrare la storia fino al punto di renderla epica e leggendaria. La storia la fanno gli uomini con i loro limiti e difetti. Ma ciò non autorizza nessuno, che abbia un pò di saggezza e di onestà mentale, a cancellare i misfatti compiuti durante il Ventennio e non distinguere le parti in conflitto e schierarsi dalla parte degli aggrediti e contro gli aggressori, alla parte del diritto e degli uomini liberi. Sono trascorsi più di Settant'anni dalle stragi compiute dai nazifascisti e la Repubblica italiana affonda le sue radici e i suoi valori nella nostra Costituzione. Non è dunque lecito considerare l'eventuale vittoria della Destra alle prossime elezioni politiche del 25 Settembre come la fine della nostra democrazia ancorata saldamente ai principi e valori europei e occidentali, contro i regimi autocratici e dittatoriali della Russia di Putin e della Cina. Tutto ciò premesso è tuttavia doveroso porsi alcune domande in merito ad alcune questioni essenziali in vista del rinnovo del Parlamento. Costituzione, presidenzialismo, diritti civili sono alla base dello scontro in atto nel nostro paese. E a ragione perché essi costituiscono l'architrave e il fondamento di ogni decisione futura. Tali argomenti sono estremamente attuali in considerazione del fatto che in alcuni Paesi europei (Ungheria, Polonia) sta diffondendosi sempre più una visione parziale e riduttiva, nonché fuorviante e pericolosa, dei valori della democrazia e della libertà che possono contagiare e diffondersi anche da noi. Valori e principi non più concepiti come diritti universali ma parziali, che prefigurano un accentramento dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario nelle mani del capo, mortificando e delegittimando la libertà di espressione e di opinione. Una vera metamorfosi della democrazia. Verrebbero così abolite le regole democratiche in nome di una presunta semplificazione dei lacci e dei laccioli burocratici. Una scorciatoia apparentemente innocua ma che porterebbe il nostro sistema in un vicolo cieco, verso il sovranismo e il populismo. Ogni vero sistema democratico ha assoluto bisogno di pesi e di contrappesi, della necessità di verifiche e di controlli da parte del Parlamento e degli organi giudiziari preposti, affinché il potere politico sia rispondente ai principi su cui è incardinato. Diversamente non possiamo parlare più di democrazia e di libertà. In tale ottica anche il Presidente della Repubblica, garante del sistema, è soggetto alla coerenza di ogni suo Atto nei confronti della Costituzione. Ebbene: la fiamma del MSI campeggia ancora sulle liste della Destra di Giorgia Meloni e richiama smaccatamente il simbolo e il ricordo della lampada accesa sulla tomba di Mussolini che ha perseguitato, fatto arrestare e uccidere migliaia e migliaia di cittadini innocenti e indifesi. La nostra Costituzione, in questi decenni, si è mossa in un sentiero di diritti e di libertà vietando e abolendo ogni forma di odio e di discriminazione razziale, sessuale, culturale e religiosa. Perciò i richiami nostalgici a ogni forma di discriminazione e al Ventennio fascista non dovrebbero più avere cittadinanza nella nostra società. Invece non è così! Mai una parola conclusiva e definitiva sulle stragi compite nella resistenza. Mai un no deciso a Putin. C'è allora di che preoccuparsi, è una ossessione di alcuni? E' questo il dilemma che non ha sciolto la destra di Meloni perché vuole tenersi quella larga fascia di nostalgici da sempre nemici della Costituzione. Le elezioni del 25 Settembre interpellano la coscienza ed il senso di responsabilità di ogni sincero democratico. La riforma in senso presidenzialistico della nostra Costituzione non rappresenta in sé un vulnus purché non rappresenti una versione differenziata e populista della democrazia. In tal caso l'elezione diretta del Capo dello Stato minerebbe alle fondamenta la nostra democrazie e significherebbe la via senza ritorno, in compagnia di Orban e di Putin. Questa è la sfida delle elezioni prossime del 25 Settembre. Se vince la Destra ...questa è la vera posta in gioco.