Il ministro della P. I. Marco Bussetti ha superato la prima prova scritta dell'esame di maturità. Ha dato infatti un'impronta storica a tutte e sette la tracce di italiano scritto, proprio lui che poco tempo fa aveva avallato il ridimensionamento degli studi storici e, di conseguenza, l'addio al tema di storia. Interessante è risultata, infatti, la traccia sul grande campione di ciclismo Gino Bartali che, diventando una staffetta partigiana, d’accordo con l'allora arcivescovo di Firenze, modificò la sua bicicletta affinché nei tubi del telaio si potessero infilare documenti falsi per liberare centinaia di ebrei, salvandoli così da una morte sicura. Altrettanto indovinata e attuale la traccia su Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale più amato nella storia dei Carabinieri, che venne ucciso dalla mafia insieme a sua moglie. Nondimeno l’altra sullo scrittore Leonardo Sciascia che rivelò l'intreccio malavitoso della mafia con la politica e, l'altra, sul poeta Ungaretti che raccontò in maniera sublime il suo stato d’animo durante il conflitto della prima guerra mondiale. Mai, come quest'anno, la storia si è affacciata ovunque. Buon segno! Il manifesto di intellettuali, sindacati, giornalisti e di gente comune, che ha raccolto 50 mila firme, ha ottenuto la sua parziale rivincita. Cancellare la prova di storia è stato un grave errore, un atto che aumenta le difficoltà che l’insegnamento di questa disciplina incontra nelle scuole. La giustificazione addotta dal ministro Bussetti, consistente nell'esigua percentuale di studenti che fino ad ora hanno scelto questa prova, è apparsa frettolosa e dannosa. Non è certo colpa degli studenti se la storia è diventata la cenerentola dei programmi; non è colpa dei professori che possono impegnare pochissime ore allo studio di questa disciplina e devono correre per arrivare a illustrare e spiegare frettolosamente il Novecento. Eppure "istoria magistra vitae" dicevano i latini. La storia costituisce il ponte tra passato e presente e insegna a capire il futuro. Se i giovani sono inconsapevoli e privi di riferimenti del passato, non hanno nessuna colpa. Il fatto è che la storia ha perso nei Licei potere curricolare e nelle Università potere accademico perché non garantisce carriere brillanti e remunerative. E' questa, purtroppo, la maggiore preoccupazione dei genitori. La contrazione dello studio della storia è dovuta all'impoverimento delle risorse finanziarie che vengono dirottate sui corsi di laurea più redditizi: ingegneria, economia etc. Le gravi conseguenze di tutto ciò sono sociali e civili. Un paese che ignora la storia è destinato a spegnersi. Chi ignora la storia non può esercitare un esercizio di piena cittadinanza e, spesso, da cittadino diventa suddito, Senza conoscenza della storia è difficile cogliere il senso del cambiamento e la necessità di trasformare e migliorare la società.