Siamo in molti, credo, a trascorrere queste ultime giornate di Febbraio incollati alla TV, sempre più in ansia e in attesa di notizie confortanti per i nostri connazionali e per tutti coloro che sono stati contagiati da questo terribile e sconosciuto virus. L'allarme e la psicosi si sono diffusi ovunque. Passano davanti agli occhi smarriti immagini spettrali come paesaggi lunari, città deserte, lunghe file davanti ai negozi. Torna alla mente l'assalto ai forni di manzoniana memoria. Fortunatamente noi siamo fuori e lontano dalle zone rosse. Non siamo in quarantena. Eppure non siamo affatto tranquilli: Il coronavirus è incontrollabile, è incontenibile, può arrivare da un momento all'altro. Non si conosce ancora esattamente il focolaio né tantomeno le cause. Nonostante l'impegno eroico di medici e di scienziati, il vaccino è lontano. Il virus, così, si infiltra nella nostra mente, nel nostro essere umano. E la eventuale infezione si trasforma in morbo, in peste: da allarme si trasforma in panico. Cosa c'è, del resto, di più impalpabile e misterioso? Di più globale e universale? Tutti i Paesi, prima o dopo, vengono in qualche modo contagiati. Esso attraversa mari e monti, si espande da Nord a Sud: non ci sono muri e barriere che lo possano fermare! Eppure, davanti alla TV, il nostro isolamento perde di colpo la sua consistenza. Così viene meno il coraggio e ogni filo di certezza. La prima riflessione che mi passa per la mente, stando davanti alla TV, è che il contagio mette in palese evidenza che nel mondo di oggi le distanze non hanno più nessuna consistenza fisica e materiale, che nessuno di noi uomini può considerarsi totalmente estraneo agli altri. Che la vita umana è avvero fragile se basta un virus a trasformare immediatamente il nostro modo di essere e la nostra esistenza. Ma, in secondo luogo, mi consola il pensiero che nessuno è solo, nel bene e nel male. Neanche restando chiusi in casa o rintanati in un bunker o in un eremo. Il pianeta Terra è diventato un "atomo" come recita il poeta G. Pascoli; sempre più piccolo e fragile. Inutile, quindi, affidarsi alle divisioni in Nazioni, Regioni, Province, Comuni: nessuno di noi è un'isola! Tappati a casa, davanti alla TV, ci si accorge di quanto abbiamo bisogno dell'altro, di quanto ci manchi l'altro: di quanto ci manchi il rumore della quotidianità, il vociare dei bambini, lo sguardo allegro dei nipotini. E allora, per concludere, non serve gridare al lupo al lupo, come ha fatto qualche eccellente uomo politico, se poi si è costretti a fare una grottesca marcia indietro, passando rapidamente dal"chiudere porti e frontiere" al "tana libera tutti." Il cittadino deve sentirsi tutelato dalla scienza e venire correttamente informato, in modo da poter valutare il fenomeno per quello che è: grave ma non imbattibile. Bisogna far prevalere la scienza sui fantasmi. " Bisogna far prevalere la razionalità sulla irrazionalità!" (Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica).