Mi vaccino perché sento l’obbligo morale di difendere il prossimo e, in particolare, i miei nipotini e i miei familiari; perché come over '70 sono considerato fisicamente persona fragile; perché credo nella scienza pur conoscendone i limiti e i margini di errore; perché il vaccino garantisce l’immunità per il 95% e perché non esiste nulla, in questo mondo, (tranne i dogmi di fede per i credenti) sicuro e certo al 100%; perché sono convinto che maggiore è il numero dei vaccinati e minori sono le malattie in grado di diffondersi, per la cosiddetta immunità di gregge; mi vaccino perché la libera scelta di vaccinarsi è a protezione della salute pubblica ed è accessibile a tutti, anche ai più poveri e indifesi. La pandemia, con il suo triste carico di morte, di sofferenze, di paure, di solitudine, ci ha resi più umani, ponendo un freno alle nostre avidità e ai nostri deliri di onnipotenza senza confini, illudendoci di essere invincibili e invulnerabili. Di fronte al virus ci siamo riconosciuti tutti più deboli, più uguali, tutti disposti a spazzare via i muri e i confini identitari creati artificialmente, nel corso dei secoli, dalle religioni, dalle ideologie, dal censo, dal sesso, dal colore della pelle. Il virus, obbligandoci ad indossare la mascherina, ci ha resi uniformi, anche se restiamo diseguali, e sottoposti a esperienze e sofferenze condivise. Morire da soli, senza il funerale e senza il compianto dei parenti, è scomparire. Per non restare da soli, siamo obbligati a vivere insieme, a costruire una comunità, a cercare gli altri. Dobbiamo, perciò, scegliere liberamente (e non obbligatoriamente) di vaccinarci e convincerci che dopo la pandemia dobbiamo conservare e rafforzare i sentimenti di umanità e solidarietà. “La libertà di non vaccinarsi è garantita ma quando la scelta di non curarsi dovesse determinare un pericolo per la salute degli altri, deve prevalere la tutela della salute rispetto al libero arbitrio” (Pietro Iachino). In questi casi, dal momento in cui la scienza e l’esperienza indicano la vaccinazione come la misura più sicura, essa può essere imposta. Come può essere imposto di non ubriacarsi a chi va in moto! Cosa conta di più? La libera scelta di vaccinarsi o la tutela della salute propria e degli altri? Non si tratta, a mio parere, di obbligare nessuno ma di restringere la libertà a chi non si vaccina ed è più esposto al contagio (operatori sanitari, forze dell’ordine, insegnanti, etc.). Non è questo il momento di disquisizioni ideologiche (no vax) o di sacrosante considerazioni sulle speculazioni delle Case farmaceutiche. La pandemia ci obbliga a ripensare e modificare il rapporto tra il pubblico e il privato, tra il profitto e la giusta retribuzione, tra l’ambiente e lo sviluppo del territorio. La natura va rispettata e difesa dagli attacchi distruttivi e speculativi dell’uomo. Perché la natura potrebbe ribellarsi e vendicarsi, colpendoci con malattie e disastri che la scienza non è in grado di prevedere. La pandemia può generare forme acute di delegittimazione delle istituzioni pubbliche e rigurgiti istintivi di nostalgia dell’uomo forte in un mondo sempre più violento e simile a una giungla. La lotta contro il virus ha anche un risvolto politico e democratico.