“Siamo tutti scioccati di quanto è accaduto a Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso con pugni e calci da un branco di ragazzi violenti che praticano il cosiddetto MMA- Mix Martial Arts, un’ arte che praticano gli agenti di polizia o carabinieri. Dispiace riscontrare l’uso improprio del termine “arti marziali” associato alla tragedia recentemente avvenuta. Le “arti marziali” insegnano la difesa del debole mai l’accanimento sul nemico a terra, insegnano il rispetto e la tolleranza. L’unico vero esperto di arti marziali, l’unico che ne ha portato avanti l’insegnamento è stato semmai Willy: chiunque avesse avuto la minima conoscenza di quello che sono le vere arti marziali, sarebbe intervenuto al suo fianco”. Kevin Reiter e Enrico Siddera, 1 Dan e 2 Dan della ASD Wa Shito Ryu di Sezze, sono ancora sconvolti di quanto accaduto. Per questa ed altre ragioni vogliono spiegare, non giustificare, la differenza tra l’arte del Karate e quella che invece è solo pura violenza. “ Il karate - affermano - non è un’ arte marziale violenta come molte persone credono. È proprio il contrario al bullismo, che da anni affligge i giovani in tutti i paesi. L'associazione Wa Shito Ryu (della linea di Ogasahara rappresentata in Italia dal M° Iwasa Sei 8° Dan e dal M° Ietsune 7° Dan in Giappone) di Sezze, con il presidente e M° Annarose Gschwändler 6° Dan, ci insegna che il karate non si utilizzerà mai come attacco ma si utilizzerà solamente come autodifesa. L ’educazione è un passaggio obbligato, ma indispensabile, e i giovani possono approfittare di un’occasione unica nel suo genere, ricchissima di contenuti essenziali per diventare persone nel significato più profondo del termine. I bambini possono trovare nel maestro un punto di riferimento rassicurante, un modello da imitare, che dà loro gli strumenti per rapportarsi correttamente con gli altri e per prendere coscienza delle proprie potenzialità. Il saluto – aggiungono - è il primo e forse il più importante di questi strumenti, esso permette di entrare in un clima di grande tensione emotiva; la concentrazione è un obiettivo che si può ottenere attraverso la corretta interpretazione del saluto, seguono poi obbiettivi importanti quali l ’atteggiamento di attenzione, rispetto, disponibilità, sicurezza e coscienza dei propri mezzi. L ’equilibrio psicofisico è certamente un obbiettivo a lungo termine, ma segnali positivi possono essere constatati in bambini con problemi di socializzazione e facilmente verificabili nelle fasi di gioco. Ormai perfino i più scettici hanno intuito che il karate assume importanza terapeutica per quanto riguarda l’orientamento positivo della carica aggressiva sia in eccesso che in difetto. Il principio fondamentale è basato sul concetto di controllo, il quale ha la sua radice nell’atteggiamento di rispetto a sua volta acquisito con una corretta interpretazione del saluto. Il controllo è uno degli aspetti educativi più importanti del karate e ha ragione di essere in base al criteri della massima efficacia o colpo definitivo”. Per la ASD Wa Shito Ryu di Sezze, come per altre scuole di Karate, “esprimere tutta la potenza delle tecniche non è assolutamente interpretabile come dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo che ha come traguardo l ’autocontrollo ed equilibrio psicofisico”. È fondamentale far capire ai nostri ragazzi - concludono Reiter e Siddera - che i difetti in un ambito potrebbero non essere un vincolo, le persone che hanno difficoltà motorie, intellettive o di qualsiasi genere probabilmente si stanno solamente esprimendo in un contesto che non è per loro "confidente". Lo scherno e il bullismo da parte di una persona verso un’altra rischia di inibire la ricerca del proprio talento. Perché erroneamente a quanto si pensa, la difesa non significa rispondere con le mani, non significa rispondere con la violenza, ma, al contrario, consiste nel cambiare strada o nel non farsi trovare alla stessa ora nel solito posto consapevoli di quello che si fa. Il Karate è utile sia ai bambini più insicuri, in quanto insegnano fiducia nelle proprie capacità, sia ai più vivaci, poiché insegnano a controllare la propria aggressività e ad educare gli impulsi motori”.