Riceviamo e pubblichiamo una seconda lettera aperta di Franco Abbenda, cittadino che si riconosce nei valori del centrosinistra.
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Il 30 aprile scorso, alla luce della chiusura anticipata dell’esperienza amministrativa della giunta Di Raimo, terremotata dalle indagini e dagli arresti richiesti dalla magistratura per la questione cimitero, implosa per le dimissioni dei consiglieri comunali, in primis alcuni del partito di maggioranza relativa, avevo scritto una lettera aperta al PD setino.
Oggi, 13 agosto stesso anno, il Sindaco uscente è stato dichiarato quale nuovo candidato ufficiale del PD, secondo quanto riportato dalla stampa locale, pur non avendo potuto leggere ancora un comunicato ufficiale del neo candidato sindaco Di Raimo, torno a riflettere sulla questione, da cittadino che si riconosce nei valori del centrosinistra, non come iscritto ribadisco.
Chiudevo il mio precedente appello un po’ malignamente - in cui avevo auspicato ingenuamente l’apertura generosa di quel Partito ad una candidatura a Sindaco esterna, in modo da rinnovare ed allargare veramente la coalizione - in questo modo: “Se non rinnovato ed aperto all’esterno, il PD rischierebbe davvero di ripetere errori già fatti, dando ragione ai critici e più ostici avversari politici che malignamente sostengono l’impossibilità di un loro vero cambiamento; costoro sostengono, parafrasando la celebre citazione da Il gattopardo di Giuseppe Tomasi Lampedusa, che “I piddini (i siciliani, nel testo originale) non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti”.
Un mese dopo, il segretario del PD locale Daniele Marchetti, in un comunicato ufficiale in cui preannunciava l’avvio di una serie di incontri con altre forze civiche e di centrosinistra, in quel periodo caratterizzato da vicende giudiziarie, crisi politiche, strumentalizzazioni di sorta e radicate crisi valoriali, aveva precisato tra l’altro: “Ci siamo confrontati tra di noi, abbiamo ascoltato la voce dei nostri concittadini, ci siamo messi in discussione, sia come partito che individualmente, e siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per mettere fine a una crisi è cogliere le opportunità di cambiamento che essa porta con sé, valorizzando ciò che di buono è stato fatto negli ultimi anni e facendo tesoro delle problematiche emerse recentemente nella nostra comunità”.
Dopo qualche giorno, incontrandolo al campo Le Fontane, discutendo amichevolmente di politica, cantautori e derby calcistici, avevo scommesso una birra con l’amico Daniele: io ero sicuro, comunque, che il prossimo candidato a Sindaco del PD sarebbe stato ancora una volta Di Raimo. Questo non perché io sia preveggente, ma perché so bene che alcune svolte sono difficili da percorrere, andrebbero attuate come prassi politica sul campo, a partire dalla discussione politica di sezione, non sbandierate nel quasi nulla dei comunicati ad effetto di quel periodo dove si cercava di non parlare dell’affaire cimitero. E contemporaneamente salvare capra e cavoli, contenere le diverse anime del partito, lanciando proposte a tutto e tutti all’esterno, senza aver mai però chiuso le analisi e i conti con la deludente esperienza amministrativa precedente.
Si sussurra che alcune delegazioni che hanno incontrato il PD dopo quell’invito, abbiano effettivamente aperto ad una qualche forma di intesa programmatica, richiedendo però un cambio di passo con una nuova candidatura a Sindaco, niente che avesse a che fare con la precedente. Non se n’è fatto più nulla, sembrerebbe, evidentemente non erano maturi i tempi…
Queste sono soltanto mie riflessioni, mi piace ragionare di politica ma non voglio convincere nessuno della verità e bontà di questo ragionamento, né avevo mai pensato di propormi io come candidato a sindaco della coalizione di centrosinistra, come malignamente qualcuno che non mi conosce bene mi ha rinfacciato. Non è così, non ero interessato a quella leadership (uno dovrebbe sempre tener presenti i propri limiti personali per evitare di commettere sfracelli), semmai avrei potuto dare una mano attivamente, mi sarei impicciato anch’io come richiesto da amici, ma solo nel caso in cui la strada del rinnovamento fosse stata praticata nei fatti, per cambiare finalmente facce, comportamenti e contenuti alla proposta di governo di un nuovo (anche nelle liste sostenitrici) fronte progressista, inderogabile dopo la triste chiusura anticipata di un’esperienza che passerà alla storia del paese ma non per meriti.
La democrazia interna al partito, le regole del PD, gli uomini che frequentano attivamente quella sezione - dopo acceso dibattito interno estivo, tra dirette online e mascherine anti-contagio, in cui pare sia emersa una importante quota di iscritti che non ha votato il documento politico alla base della ricandidatura mai proponendo un nome di candidato alternativo - si sono contati e hanno scelto Di Raimo. W la democrazia, è sempre un buon segno votare le proposte, in altri partiti si procede per acclamazione urlata, senza discussione e mozioni, con votanti perlopiù sconosciuti ad alzare la mano e apparsi all’ultimo minuto per l’occasione.
Ora si passa ad un’altra fase, alla formazione delle liste del partito e della coalizione, sotto la regia del nuovo candidato, ex Sindaco; poi sarà propaganda elettorale, legittima come sempre ma più dura e impegnativa questa volta, probabilmente attenta come non mai nel proporre letture alternative e glissare sui quattro anni di giunta precedente (diversi cambi di assessori, perdita di consenso con passaggio di consiglieri di maggioranza alla minoranza, diversi passaggi tecnico-amministrativi dubbi o addirittura nefasti, vice sindaco indagato, questione rifiuti drammatica, viabilità delle periferie insicura, un paese regredito in tutto e per tutto, anche nei toni della protesta), per un partito a storica vocazione di governo come il PD locale.
Certo, sarà un’impresa titanica dei comunicatori e dei pater familias piddini, ancora alle prese con il commissariamento provinciale per i noti fatti ASL in cui è rimasto incagliato e indagato a sua volta l’ex-segretario provinciale, quasi impossibile far passare come nuova e in controtendenza questa “non svolta”, quando anche i protagonisti annunciati e reggenti delle liste amiche sembrerebbero essere gli stessi già visti in azione da anni, indistruttibili e coerenti con il loro ruolo di primedonne, bravi a muoversi nell’ombra dei più disparati ambiti privati e associativi ma sempre senza prese di posizione o proposte illuminanti per la comunità. Staremo a vedere se dalla lista del PD usciranno nomi nuovi, giovani attivisti emergenti, sostenitori storici del Sindaco uscente e magari anche i suoi avversari dichiarati, anche da questi particolari si giudicano le liste di un partito di sinistra…
Al di là di come andrà la tornata elettorale, che prevedo dura e senza esclusione di colpi come non mai, io mi auguro sinceramente che Sezze migliori, che possa rinascere, che cambi prospettiva e possa ripartire, chiunque indosserà la fascia tricolore. Spero inoltre che da novembre prossimo si continui a parlare di politica, non già di candidati, leadership e voti che tanti dicono di avere in dote, chissà con quali meriti speciali poi… Si parli di idee, di futuro, di innovazione, di prospettive, magari con molti giovani, i veri assenti della discussione politica. E questo non solo nel PD ma anche in altri contesti associativi, magari ancora da costituire e da far progredire, ma aperti ai molti delusi.
Perché al di là dell’umoristico appello “vota Antonio” di cinematografica memoria, sintesi dell’impegno attivo ai tempi supplementari, una comunità può migliorare solo se la politica rimane attiva sempre, fondata sull’incontro/scontro di idee tra uomini e donne che si impegnano alla costruzione di una città migliore, quella che dovrà diventare da qui a venti anni, nel rispetto continuo della Costituzione, delle leggi, senza interessi personalistici né gestione vecchio stampo del potere.
PS.
Mi aspettavo di più, molto di più dal PD locale nella promessa di rinnovamento, non lo nego, avevo sperato davvero. Mi accontenterò di una bella birra ghiacciata, offerta gentilmente dal segretario Marchetti, che magari mi racconterà qualche retroscena, a bocce ferme.
"Il Comune deve essere una vera e propria casa di vetro per la cittadinanza. Meno scontato, viceversa, è che il territorio diventi di vetro per chi amministra la città. Ed è proprio questa la sfida che come coalizione vogliamo lanciare ai cittadini che decideranno di affidarci questo incarico. La sfida di amministrare un territorio che si conosce alla perfezione e del quale si conoscono pregi e criticità, per riuscire a dare soluzioni a queste ultime". Esordisce così Lidano Lucidi, candidato sindaco del movimento civico Identità Setina. Lucidi dice che questa idea trae spunto proprio dai dettami contenuti all’interno dello Statuto del Comune di Sezze che, nell’area tematica della partecipazione attiva della cittadinanza alla res pubblica, spiega nel dettaglio come "l’amministrazione sia tenuta a sostenere le forme associative tra cittadini favorendo la partecipazione alle attività di promozione dello sviluppo civile, sociale ed economico della comunità, all’esercizio delle relative funzioni ed alla formazione ed attuazione dei propri programmi". Il candidato alla carica di primo cittadino afferma che "se ce ne verrà data la possibilità lavoreremo proprio in questo senso, spendendoci affinché tutti i quartieri setini possano avere un comitato che possa raccogliere le varie istanze dei residenti e sottoporle all’attenzione dell’amministrazione comunale". Collegato a questo, il tema dei rappresentati di collegamento tra Ente e territorio. "Molto spesso in passato qualcuno arrivava in Comune e parlava con il primo che si rendeva disponibile ad ascoltare, sindaco, assessore, consigliere o funzionario comunale che fossero. In questo modo, molto spesso - afferma Lucidi - le questioni restavano appese perché non si sapeva che risposte fornire e si creava una situazione di circolo vizioso tra competenze e responsabilità, tante volte anche a causa di un non chiaro indirizzo politico. Noi vogliamo cambiare anche in questo senso ed istituire deleghe esterne, tra le quali quella che gestirà i rapporti tra ente e quartieri, confrontandosi continuamente con i loro referenti ed avendo ben chiari quali siano i problemi da affrontare e che tipo di soluzioni poter mettere in campo, senza inutili perdite di tempo e passaparola che alla fine allontanano ulteriormente il cittadino alla politica e alla gestione amministrativa. Gli strumenti ci sono e noi vogliamo utilizzarli nel migliore dei modi. La delega ai rapporti con i quartieri, in questa ottica, ci permetterà di avere un quadro sempre aggiornato sull’intera città e trattare i cittadini allo stesso modo, elemento che in passato è stato oggetto di critiche".
Il disservizio della raccolta indifferenziata che ha colpito tante città tra cui Sezze, e che oggi fortunatamente è terminato con la ripresa del regolare servizio su tutto il territorio comunale, ci ha insegnato che basta poco per mandare in tilt una comunità. Nel corso di queste settimane abbiamo constatato quanto sia importante essere cittadini virtuosi e quanto sia importante e doveroso rispettare i regolamenti ed essere così buoni cittadini. In tanti hanno dimostrato che si può conferire i rifiuti in maniera corretta, in tanti si sono impegnati a fare sistema e comunità . Purtroppo però non è bastato e la collaborazione di tanti è stata vanificata da chi ancora non rispetta il nostro territorio, la nostra città, la comunità di cui fa comunque parte. Abbiamo visto scene indimenticabili e vergognose, cumuli di immondizia nei vicoli, ai bordi delle strade, nelle stazioni di sosta e nelle campagne di Sezze. Abbiamo assistito ad un degrado senza precedenti di cui ci siamo vergognati e reagito con giusta disapprovazione e disgusto. Chi più chi meno ha capito che va cambiato necessariamente il modo di gestire il controllo dei rifiuti domestici. È urgente definire dei parametri di valutazione verso chi dimostra di essere un cittadino virtuoso e contro chi non rispetta le regole. A partire dai controlli casa per casa, per appurare il giusto o sbagliato conferimento e premiare con sgravi chi rispetta l’ambiente e i regolamenti e punire con sanzioni chi se ne frega. La nuova amministrazione, ad esempio, potrebbe pensare ad una “tessera del buon cittadino”. Probabilmente in altre città esiste già, copiare qualcosa di buono non è reato ma è improrogabile vista la situazione setina. Diversamente dovrebbero essere penalizzati coloro i quali non differenziano e non pagano i tributi comunali, nessuno escluso. Durante queste settimane, nonostante tutto, sono riuscito anche ad intravedere azioni e gesti spontanei che fanno ben sperare e che accendono un lume di speranza per il futuro di questa città. In diversi quartieri del centro storico e nella periferia tanti cittadini si sono rimboccati le maniche e con scope e palette hanno ripulito le loro zone, i rioni, costruendo legami forti di vicinato. Altri ancora hanno ridato vita ad aiuole e messo a dimora fiori e piante abbellendo angoli cari e preziosi della nostra città. Questa è la strada giusta. Non aspettiamoci che siano sempre gli altri a farlo, prima di giudicare siamo giudici di noi stessi. Rimbocchiamoci le maniche e diamo l’esempio, attiviamoci nei fatti per il bene comune.
Il candidato sindaco del Pd è Sergio Di Raimo. Nella riunione del direttivo terminata poco fa, oltre il 70 per cento dei componenti ha votato un documento politico dando il via libera alla candidatura del sindaco uscente. L'investitura dell'ex sindaco è ufficiale e nei prossimi giorni lo stesso partito renderà pubblica la notizia. Il documento di sostegno alla ricandidatura del Sindaco uscente ha ottenuto una maggioranza schiacciante dei membri del direttivo. Nessuna candidatura alternativa è stata presentata nei modi, nei tempi e nelle forme previsti dall’art. 16 dello Statuto del Partito Democratico del Lazio. Le voci di altre possibili candidature sono rimaste tali. Nel direttivo di poco fa, alla presenza anche del commissario dem on. Matteo Mauri, la candidatura di Sergio Di Raimo è risultata, in questa fase e in questo contesto, la più idonea a garantire un campo largo progressista e democratico e una coalizione ampia, competitiva ed inclusiva. Nell’ultima riunione del direttivo tenutasi il 30 Luglio lo stesso Commissario della Federazione Mauri, prendendo atto del dibattito, aveva ribadito con chiarezza nelle sue conclusioni che l’unica candidatura in campo era quella di Sergio Di Raimo e aveva invitato il Segretario del circolo Daniele Marchetti a promuovere sessioni di incontro e confronto sui temi politici e programmatici fra il candidato e gli organismi del partito locale. Inoltre, all’indomani dello scioglimento anticipato del consiglio comunale di Sezze, il Sindaco uscente Sergio Di Raimo aveva dichiarato la sua disponibilità alla ricandidatura, diverse volte ribadita nelle riunioni del direttivo di circolo. Il PD di Sezze ha proceduto quindi ad una serie di incontri con forze politiche e liste civiche a seguito della elaborazione di un documento politico-programmatico. I soggetti civici che hanno governato insieme al centrosinistra nelle ultime consiliature, e in maniera specifica le liste che facevano parte della coalizione di centrosinistra nell’ultima esperienza amministrativa (assommando circa il 35% dei voti alle elezioni del 2017), hanno evidenziato la ferma e compatta disponibilità al sostegno della ricandidatura di Di Raimo. Il Pd, in questo periodo, ha svolto incontri anche con la lista civica Sezze Bene Comune, all’opposizione nell’ultima consiliatura e con Art. 1 che hanno espresso la loro contrarietà all’ipotesi di eventuali primarie di coalizione. Archiviata la fase delle primarie e concluso il percorso interno alla scelta del candidato sindaco, adesso il Pd locale deve recuperare terreno proponendosi alla città con un programma realizzabile e con la ferma e necessaria intenzione di fare tesoro degli errori commessi in passato, per evitarne degli altri, partendo dai bisogni e dalle esigenze concrete della comunità setina.
Nonostante l’afa di questi giorni, paradossalmente, si incominciano ad intravedere gli scenari in vista delle prossime elezioni amministrative. Si naviga a vista? Saranno i fatti a dimostrarlo. Per il momento diamo per buono ciò che leggiamo e osserviamo dai social e dalle iniziative e incontri pubblici e privati promossi dalle nascenti coalizioni. Sul fronte delle aggregazioni cosiddette civiche, il gruppo di Identità Setina guidato dal candidato sindaco Lidano Lucidi, sta procedendo nell'ultima definizione delle sue liste. Le componenti che fanno parte del gruppo di Identità Setina sono eterogenee e costituite anche da rappresentanti che faranno a meno del proprio simbolo di partito. Va dato atto a IS di aver giocato di anticipo e ora sta lavorando spedito nella fase di ascolto dei cittadini e delle loro istanze attraverso incontri di zona. Il progetto di Lucidi al momento è sostenuto da 4 liste civiche. Sempre nell’alveo dei civici è molto probabile che l’ex consigliere comunale e provinciale Rita Palombi scenderà in campo con il suo movimento Sezze Bene Comune candidandosi alla carica di sindaco. La Palombi probabilmente correrà da sola. Nel centro destra la figura che pare abbia messo tutti d’accordo è quella di Serafino Di Palma, ex consigliere comunale di opposizione. Sembrerebbe che Serafino abbia incassato i simboli di Fratelli d’Italia e della Lega, oltre - ad oggi - al movimento di Impronta Setina che lo segue e sostiene da anni nelle sue battaglie. In casa Pd qualcosa si muove dopo la stasi dei mesi scorsi. Forze appartenenti nell’area di centro sinistra hanno avviato da tempo un confronto per costruire un progetto basato su un manifesto di valori condivisi ma il vero scoglio da superare era quello del candidato sindaco. E’ molto probabile che non ci saranno le primarie come auspicato da molti, considerando che ad oggi non è pervenuta nessuna candidatura ufficiale. L’unico nome resta quella dell’ex sindaco Sergio Di Raimo, altri non hanno trovato riscontro. E’ ovvio che il partito democratico dovrà recuperare terreno perso sul confronto e sul dibattito aperto alla città. Mancano meno di due mesi alle amministrative. La comunità senza una guida è smarrita e in confusione. Il futuro sindaco dovrà voltare pagina e ricostruire un tessuto sociale a dir poco sfilacciato. Occorre responsabilità e concretezza, umiltà e tanto coraggio. Il nuovo sindaco dovrà volare basso ed evitare di planare in velocità. La città può solo ripartire dai bisogni reali, solo dall’unità dei piccoli agglomerati quali potrebbero essere i quartieri. E da qui ridefinire una visione d’insieme complessiva.
“Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri (…) Non so perché qualcuno dice: ‘no, il vaccino è pericoloso’, ma se te lo presentano i medici come una cosa che può andare bene, che non ha dei pericoli speciali, perché non prenderlo? C’è un negazionismo suicida che io non saprei spiegare, ma oggi si deve prendere il vaccino”. Papa Francesco
La pandemia si è abbattuta sulle nostre vite come una tempesta, ha sconvolto assetti e convinzioni consolidate, ha fatto emergere carenze strutturali dello Stato, a iniziare da quelle sanitarie, ma anche la debolezza culturale di tanti, la facilità di manipolarne le opinioni. Grazie ai vaccini abbiamo la possibilità di uscire dall’emergenza, di recuperare la normalità, anche se sarà sicuramente differente da quella che abbiamo conosciuto. Tuttavia sono molti gli italiani attendisti o che si stanno sottraendo a tale dovere etico per noncuranza, sottovalutazione del problema o contrarietà. I no vax militanti, pur rumorosi sui social, sono numericamente pochi, ma l’impressione è che certe loro teorie, per quanto inverosimili e irragionevoli, hanno fatto breccia o quanto meno hanno contribuito al formarsi di opinioni sbagliate.
Il vaccino non è vero che non si sa come è fatto. Basta andare sul sito dell’AIFA o anche su siti scientifici indipendenti per scoprire che non contiene né i 5G, né metalli pesanti, né cellule di feti morti, ma soltanto lipidi, acqua, sali minerali e particelle di mRNA, che in particolare hanno la funzione di stimolare la produzione delle proteine e non sono certo vettori che modificano il DNA. Se poi contiene solo acqua distillata, come qualcuno dotato di fervida fantasia afferma, allora non c’è nulla da temere.
Il vaccino è stato sperimentato su un numero ampio di persone e sono state seguite tutte le procedure previste dai protocolli. I tempi rapidi di realizzazione dipendono dal fatto che, per la prima volta, i governi hanno investito ingenti risorse nella ricerca scientifica per debellare una malattia che ha ucciso centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Indubbiamente vaccinarsi comporta un margine sia pur piccolissimo di rischio e possibili effetti collaterali, ma non maggiori o diversi rispetto a qualsiasi altro farmaco che assumiamo quando abbiamo malattie banali o anche importanti.
Le teorie complottiste per le quali praticamente la totalità di scienziati e medici, con l’esclusione di qualche lupo solitario, propugnatore di idee scientificamente infondate e non provate con dati sperimentali certificati, sono al soldo e fanno gli interessi delle grandi case farmaceutiche mondiali sono inverosimili, a meno di pensare che siamo in presenza di una grande cospirazione ai danni dell’intera umanità, ordita così bene da non lasciare spazio a sbavature, crisi di coscienza e pentimenti.
È scientificamente dimostrato che il vaccino è uno strumento indispensabile per combattere e debellare malattie devastanti e mortali, che hanno fatto milioni di vittime nel corso della storia, dal vaiolo alla poliomelite, dal morbillo alla difterite, dalla rosolia alla parotite, dalla pertosse al tetano, dall’epatite B a tante altre ancora e che non esiste alcuna correlazione tra vaccini e autismo.
Le case farmaceutiche non sono esempi luminosi di etica e di perseguimento degli interessi generali, ma ora è prioritario salvare milioni di persone, la cui vita è messa a rischio direttamente o indirettamente dal Covid-19. La battaglia per la moralizzazione dell’industria farmaceutica è sacrosanta, ma l’impegno deve valere sempre, anche quando acquistiamo l’aspirina o magari il viagra. Peraltro la stessa propaganda contro i vaccini è spinta da interessi economici. Un rapporto del Center for Countering Digital Hate, un’organizzazione no profit, ha dimostrato che l’informazione no vax parte sempre da un numero definito di individui o di siti, i quali guadagnano enormi somme dalla grande pubblicità e dalla vendita di prodotti e trattamenti alternativi.
Vaccinarsi è un dovere civico e morale. L’etica deve sempre guidare le decisioni che coinvolgono gli interessi della collettività e non solo di colui che prende la decisione. Attraverso la vaccinazione proteggiamo gli altri, soprattutto i fragili. Il rischio e il costo individuale sono assai ridotti, mentre il danno che si può prevenire è grande: c’è perciò proporzione tra quanto si richiede al singolo e il beneficio pubblico dell’immunità di gregge o comunque di un livello alto di immunità collettiva. Il dovere personale di vaccinarsi è una responsabilità verso la comunità, che origina dall’esigenza etica di distribuire gli oneri equamente tra tutti i membri. Quanti si sottraggono al vaccino non cooperano all’uscita dalla crisi, ma beneficiano del fatto che gli altri lo fanno. Se nessuno si vaccinasse, ci sarebbe un costo collettivo aggiuntivo (da lockdown, per le conseguenze da Covid-19 o da entrambi) che anche chi rifiuta il vaccino pagherebbe.
L’obbligo vaccinale è assolutamente legittimo secondo la Costituzione che prevede all’art. 16 limiti alla libertà di circolazione per ragioni sanitarie e all’art. 32 la tutela del bene fondamentale della salute come interesse della collettività. Certo è meglio persuadere piuttosto che obbligare, ma la libertà di scelta è giusto accompagnarla con interventi diretti alla ricerca e alla convinzione dei riluttanti, a disincentivare le esternalità negative di quanti si mettono in condizione di danneggiare gli altri. Andare al ristorante, a teatro, allo stadio da vaccinato significa non mettere a rischio l’incolumità degli altri, anzi garantirla. I non vaccinati, frequentando luoghi pubblici, invece mettono a rischio la salute e ledono la libertà degli altri, che così non possono usufruire senza impedimenti degli spazi pubblici. I no vax e quanti non si vaccinano impongono la propria scelta agli altri. Vietare l’accesso ad alcune attività senza passaporto vaccinale è certo una limitazione, ma in una comunità i diritti e le libertà non sono assoluti, vanno sempre bilanciati e contemperati con il bene comune, con i doveri morali e con le esigenze di salute pubblica.
Peraltro l’emergenza sanitaria ci ha costretti a rinunciare a quote di autonomia in cambio della tutela della salute, ad accettare condizionamenti e un ridisegno mediante le restrizioni della sfera dei diritti e delle libertà che, pur restando beni assoluti e fondamentali della nostra civiltà, sono comprimibili in casi eccezionali. La scelta di non vaccinarsi comporta un costo, come il rischio minimo per chi lo fa: non può e non deve sorprenderci o scandalizzarci. Nella misura in cui c’è libertà di scegliere e le condizioni della scelta sono giustificate da ragioni di salute pubblica e di bene comune, ognuno è chiamato ad assumersi la responsabilità anche relativamente alle conseguenze della decisione assunta.
Nel mese di agosto la rubrica sarà sospesa. Riprenderà regolarmente a settembre.
Il Partito Democratico si sta cimentando sul programma elettorale di medio e lungo termine e ha già pubblicato un manifesto che contiene le idee fondamentali di un campo democratico e progressista a Sezze. Un manifesto di svolta per governare la città secondo i princìpi essenziali, largamente condivisi da tutti i progressisti, rivolto a tutte le persone che si collocano nel centrosinistra. La svolta e il balzo in avanti di cui ha bisogno il nostro paese, piantato nella tradizione, affinché non diventi uno sberleffo transitorio ed effimero. L'innovazione non nasce a caso ma dalla padronanza piena della storia. Solo l'ignoranza ha bisogno del nulla alle sue spalle. Il programma elettorale è un elemento essenziale nella lotta politica perché serve a costruire un futuro, una nuova comunità legata da sentimenti r valori comuni, da riferimenti simili, da storie che si amalgamano e crescono insieme. Le scelte amministrative, i progetti, le cose da fare (e che si possono fare!) sono i vincoli di fiducia reciproca tra i cittadini che rinsaldano le istituzioni, richiedono tempi lunghi e stabilità di governo. Molte delle proposte che seguiranno sono il risultato di elaborazioni degli anni precedenti ma che, purtroppo, non hanno trovato attuazione ma esse sono il presupposto e la conditio sine qua non per uno sviluppo moderno del paese. Non è propaganda né utopia sperare che a Sezze, con l'intervento dei privati, si possa realizzare nei prossimi anni una piscina, o un parcheggio lungo via dei Templi. Se non nei prossini anni, quando? Il ritardo è notevole e perciò occorre ribadire l'impegno e sostenerlo con un nuovo slancio diplomatico, attraverso la ricerca de finanziamenti a livello regionale e nazionale, la perseveranza e con il partenariato dei privati. Mi permetto, di seguito, di dare alcune indicazioni, molto sommarie e stringate, che sottopongo come stimolo e provocazione all'attenzione e alla riflessione di coloro che ancora vogliono "impicciarsi" del futuro della nostra città e che hanno competenza in materia.
1) Legalità e trasparenza
digitalizzazione degli uffici pubblici e delle scuole;
connessione internet in tutto il territorio comunale;
decentramento di uffici amministrativi allo Scalo e a Suso;
assunzioni solo tramite concorso pubblico;
informazione e pubblicazione quotidiana degli atti del sindaco e della giunta;
commissione di controllo, presieduta dall'opposizione consiliare, di tutti gli atti amministrativi
2) Ambiente e territorio
riorganizzazione raccolta rifiuti e nuova discarica;
custodia e apertura del Bosco dei Cappuccini e del Monumento;
realizzazione aree verdi a Sezze scalo e in tutte le zone di Suso;
sfalciatura cunette e cespugli stradali durante la stagione primaverile ed estiva;
riconversione ecologica della agricoltura e dei prodotti locali;
cura e manutenzione delle Coste di Sezze;
ZTL nel centro storico con realizzazione di parcheggi raso terra lungo la strada del Giulietto con rampe di accesso verso il Centro;
manutenzione quotidiana affidata a Ditta esterna per manutenzione strade comunali;
3) Centro storico
ristrutturazione vecchi edifici e assegnazione a coppie di giovani a prezzi agevolati e convenienti;
piano colore delle abitazioni;
realizzazione case popolari al centro storico e nei palazzi pubblici abbandonati;
pavimentazione con sampietrini di tutte le strade principali del Centro;
4) scuola e cultura
tempo pieno o prolungato in tutte le scuole dell'obbligo,
estensione a tutti dell'asilo nido;
realizzazione Centro giovanile ricreativo e culturale presso la Biblioteca Comunale;
trasformazione Palazzo Pitti in Palazzo della cultura e della storia contadina;
circuito culturale itinerante, religioso, storico e artistico nelle chiese sconsacrate del centro;
Anfiteatro: ripristino gradinate e sistemazione entrata per riapertura manifestazioni estive,
promozione Festival regionale e nazionale del " Teatro Sacro;
5) Servizi alle persone
Centro antiviolenza e parità di genere per le donne;
aiuto e sostegno ai ragazzi meritevoli e bisognosi con la donazione a tutti gli alunni del computer;
centro polivalente per disabili attraverso un percorso di formazione e lavoro;
contrasto alla povertà e ai bisognosi con incentivi e agevolazioni;
assistenza domiciliare estesa a tutti gli anziani;
6) Politiche di inclusione
Controllo e regolarizzazione dei cittadini extracomunitari e iniziative a sostegno della loro integrazione e inclusione nella comunità setina attraverso corsi di alfabetizzazione e di educazione civica;
7) Grandi opere:
Ospedale di prossimità ed RSA presso l'Ospedale S. Carlo di Sezze;
definitiva ristrutturazione Monastero delle Clarisse;
Convitto Corradini: scuola di cucito e ricamo;
Rotonda all'ingresso di Sezze, presso il distributore di Coccia per agevolare il traffico e far ammirare le mura poligonali ;
costruzione piscina con l'intervento e la gestione dei privati,
parcheggi lungo via del Templi;
urbanizzazione e decoro dei centri abitati di Suso e di Sesse Scalo.
Il programma è ambizioso ma disegna il futuro della nostra città. Spero che non resti sulla carta e che costituisca una base di discussione e di confronto.
Ha vinto il Premio speciale “Antica Pyrgos” per la poeticità della prosa. Così come in altri suoi libri, Roberto Campagna, in Le storie non volano (edizionicroce, pagg. 160, euro 15.00) ricorre alla metanarrazione. In pratica, racconta fatti realmente accaduti mischiandoli con altri creati artatamente da lui stesso. Ciò per rendere gli stessi fatti accaduti più credibili e quelli inventati più veritieri. Il romanzo verrà presentato, venerdì 30 luglio alle 18,30, a Segni, nella Piazza della Pretura, Oltre all’autore, interverranno: Piero Cascioli, sindaco di Segni, Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini, Antonella Rizzo, poetessa e scrittrice, e Claudio Marrucci, scrittore e poeta. Letture di Maria Borgese, attrice e danzatrice:
Quattro i principali protagonisti del racconto, che inizia nel 1985 e finisce nel 2010: tre maschi e una femmina. Più che amici, sono compagni di gioco a carte. Le loro vite sono segnate dalla sfiga e le partite interminabili a briscola e tressette, che spesso non vedono né vinti né vincitori, sono la metafora delle loro stesse vite. Nel quadro narrativo, a fare in qualche modo da cornice, ci sono altre partite: gli scontri elettorali di Borgomanuzio. È qui, in questo borgo medievale, che è incentrato il romanzo di Campagna. “Sembrerà strano, ma l’idea iniziale – afferma l’autore – era quella di raccontare questi scontri elettorali, in particolare quello del rinnovo del Consiglio comunale dell’85, quando avvenne un incomprensibile ‘compromesso storico casereccio’. Ma rendendomi conto che, al di là delle lotte di partito, delle fazioni facinorose e dei tentativi di alleanze, il racconto sarebbe stato, oltre che striminzito, troppo asettico, pieno di numeri, liste e nomi, ho inventato le storie di questi quattro sfortunati personaggi. Quella degli scontri politici, dei canditati, dei rapporti fra i partiti, dei risultati elettorali e degli amministratori locali è diventata così la parte secondaria e storica del libro, a tratti romanzata”. Questo di Campagna è un romanzo esistenzialista. Nelle sue pagine, oltre alla sfortuna, ci sono la depressione, la follia, il tradimento, la prostituzione, l’emarginazione, l’aborto e la morte. Ma anche l’amore, la solidarietà e la comprensione. In tali pagine, così riconoscibili nello stile, l’autore va oltre ciò a cui ha abituato i suoi lettori e lentamente, quasi senza rendersene conto, li spinge dentro i colori più cupi dell’animo umano, in un continuo oscillare tra basso e alto, aridità dello spirito e poetica della vita. Ne Le storie non volano non è prevista redenzione per coloro che ne popolano il racconto. Le vite dei personaggi principali sembrano marchiate da un fato ineluttabile, pronto a stroncare sul nascere ogni velleità di riscatto o di fuga. I quattro amici seguiranno il destino che per loro è stato tracciato, vittime di una tragica catena di cause ed effetti, iniziata prima della loro nascita. Ognuno di loro ha lo stigma del perdente e tali li si considererebbe, se l’autore, attraverso emozionanti flashback, non ce li mostrasse in tutta la loro purezza di angeli caduti. In questo romanzo, per la prima volta, le parole, le frasi, le volute ripetizioni, che Campagna solitamente utilizza nei suoi scritti per costringere il lettore sul sentiero da lui mirabilmente tracciato, si trasformano in messaggio metalinguistico che travalica la razionalità.
Il presidente della SPL Sezze Gian Battista Rosella interviene in merito ad alcune note di sigle sindacali relative alle condizioni dei lavoratori e lavoratrici del settore trasporto scolastico di Sezze. “La società ha sempre e pienamente rispettato i propri obblighi contrattuali verso i propri dipendenti. I contratti di lavoro che legano tali lavoratori alla società – afferma Rosella – prevedono fisiologicamente che gli stessi interrompano le proprie attività con la chiusura delle scuole nel periodo estivo e riprendano regolarmente con la riapertura delle stesse. L’amministratore unico, che dopo anni di precariato ha provveduto nell’anno 2019 alla stabilizzazione di tali lavoratori, si è anche impegnato, compatibilmente con le concrete esigenze aziendali, ad impiegare tali risorse umane durante il periodo d’interruzione ed in tal senso ha già provveduto ad assegnare tutti gli autisti scuolabus ad altri servizi. Altre riallocazioni temporanee – aggiunge – stanno riguardando gran parte dell’organico del Centro Diurno Carla Tamantini. Si rammenta ad ogni buon conto a tali lavoratori che in tutti i periodi nei quali il loro servizio è stato interrotto a seguito delle disposizioni legate all’emergenza Covid 19, l'azienda ha sempre garantito loro la cassa integrazione e l’anticipazione dellerelative somme. In relazione alle disposizioni legate all’emergenza covid 19 l’amministratore unico – chiude la nota della SPL – ha anche adeguato l’orario di lavoro aumentando le ore contrattuali a tutti i lavoratori del trasporto scolastico. Sono state comunque formalmente convocate tutte le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori per il giorno 22 luglio al fine di una eventuale risoluzione ove possibile del problema rappresentato”
E' stata approvata questa mattina la delibera di giunta, proposta dall’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato, riguardante il programma di investimenti, ripartizione ed assegnazione delle risorse in ambito sanitario per circa 70 milioni di euro. Fra gli interventi previsti su tutto il territorio regionale, anche una nuova Rsa pubblica a Sezze con uno stanziamento di 4,5 milioni di euro. "Avevamo annunciato lo scorso 12 Maggio l’approvazione dello studio di fattibilità tecnica ed economica per la realizzazione e attivazione della Residenza Sanitaria Assistenziale presso l’immobile dell’ex Ospedale di Sezze - afferma il consigliere regionale Salvatore La Penna - oggi arriva la conferma dello stanziamento delle risorse. Per la struttura ex ospedaliera di Sezze il cospicuo finanziamento può rappresentare una grande opportunità di ricostruzione, riattivazione e rilancio, insieme al potenziamento dei servizi della Casa della Salute. Un altro impegno mantenuto grazie alla collaborazione e sinergia fra territorio, Asl e Regione. Continueremo nei prossimi mesi ad impegnarci affinché questo ed altri importanti obiettivi già programmati per il nostro territorio, su cui abbiamo lavorato con determinazione, si concretizzino in breve tempo".
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Partire dall'obiettività, la ricetta del futuro setino
Scritto da Alessandro Mattei
Poco più di due mesi al voto e Sezze come altri Comuni si prepara ad eleggere i suoi nuovi rappresentanti istituzionali. Mentre si incominciano a delineare figure che intendono mettersi a disposizione della comunità per affrontare i tanti problemi esistenti, disorganici e confusi - ad oggi - appaiono gli schieramenti. La sensazione è che si voglia fare squadra senza alcuna idea di città, relegando le soluzioni dei problemi ad un ordine secondario. Ancora una volta sembra che le “ricette” siano un aspetto secondario e che si vogliano fare le nozze con tanti invitati ma con i fichi secchi. Sarebbe auspicabile conoscere in che modo i candidati intendano far uscire la città dal pantano in cui ci troviamo, sarebbe utile per gli elettori capire quali soluzioni e quali giocatori gli aspiranti politici intendano mettere in campo per sostenere una politica di risanamento. E’ sicuramente positivo leggere commenti e aspettative per una Sezze migliore, ma questo rientra nella prassi di ogni campagna elettorale ma senza una obiettività i buoni propositi lasciano il tempo che trovano. Sarebbe più coraggioso e onesto da parte di tutti i candidati al consiglio comunale e alla carica di sindaco dire la sacrosanta verità, e cioè che per i prossimi cinque anni la missione è quella di ristabilire una normalità su cui magari ripartire per compiere piccoli ma significativi passi in avanti. Sarebbe già una grande conquista. Nessuno ha la verità in tasca ma è quello che mi sento di dire a chi vuole governare la nostra città. Buona campagna elettorale a tutti!
Costituzione, carcere e utopia rieducativa
Scritto da Luigi De Angelis
“La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte”.
(Art. 27 della Costituzione della Repubblica Italiana).
La Costituzione italiana è la più bella del mondo.
È una frase che abbiamo sentito ripetere chissà quante volte. Il dubbio però è che tanti suoi cantori in realtà non l’abbiano neppure letta, di certo da molti viene ignorata e disapplicata. Alcuni apparati dello Stato agiscono spesso al di fuori della legge, si muovono in una sorta di mondo parallelo rispetto ai principi costituzionali e i cittadini subiscono violazioni dei propri diritti a causa di norme inadeguate, di una scarsa e addirittura assente formazione alla legalità dei rappresentanti istituzionali e di scelte politiche sbagliate. L’uso sproporzionato della forza, gli abusi, i veri e propri raid punitivi da parte dei corpi di polizia sono fenomeni allarmanti e tutt’altro che sporadici. La politica invece di assumere iniziative per imporre il rispetto della legge, sanzionare le illegalità e allontanare i responsabili, preferisce schierarsi in opposte tifoserie, dilaniarsi in sterili polemiche tra chi accusa e chi difende a prescindere e così finisce per accumunare in un indistinto i fedeli servitori dello stato e quanti invece lo infangano. L’uso della forza è legittimo unicamente per tutelare democrazia e cittadini e pertanto limitare diritti e libertà, violare la dignità umana arrivando perfino all’omicidio sono atti di gravità inaudita, specie se compiuti ai danni di persone che lo stato ha in custodia nelle proprie strutture, caserme o penitenziari.
In Italia il carcere rappresenta spesso una zona franca, in cui il diritto sembra sospeso, sia per le condizioni dei detenuti che per quelle di lavoro della polizia penitenziaria. I costituenti erano consapevoli della necessità di una riforma profonda per adeguare il sistema carcerario ai valori democratici e fissarono nell’art. 27 della Costituzione i principi dell’umanità della pena, vietando quelle lesive della dignità della persona, e della finalità rieducativa del carcere, il cui obiettivo non è solo punire il reo ma mirare principalmente alla sua rieducazione e al suo reinserimento nella società, che dovevano ispirare e guidare il legislatore ordinario. Si è dovuto attendere a lungo prima che il Parlamento intervenisse. La riforma delle carceri è stata approvata solo nel 1975, ma la situazione concreta è ancora oggi lontana dall’essere in linea con la Costituzione, tanto che il numero dei suicidi tra i detenuti è molto alto, gli istituti di pena sono sovraffollati e per questo l’Italia viene sanzionata continuamente dalla Corte Europea dei Diritti Umani e il tasso di recidiva è del 69%, cioè tornano a delinquere 7 detenuti su 10 che hanno scontato la pena in prigione.
Non occuparci del carcere come istituzione, rimuovere il problema, pensarlo come una realtà che non ci riguarda significa trasformarlo in una torre impenetrabile a tutto e a tutti, farne il lato oscuro e la coscienza sporca della nostra società. In discussione non è la punizione dei delinquenti, ma la perdita del senso di umanità: solo riabilitando alla legalità e non emarginando i condannati possiamo costruire una società sicura e giusta. In questi anni molte sono state le illegalità consumate dietro le sbarre, alcune emerse e tante altre invece rimaste sconosciute. La rivolta avvenuta in molti penitenziari italiani all’inizio del 2020, allo scoppio della pandemia, ha assunto contorni eclatanti, ha fatto emergere l’assoluta fragilità del nostro sistema carcerario e la necessità di una sua seria riforma, è costata milioni di euro in danni alle strutture e soprattutto 13 detenuti morti e moltissimi agenti e reclusi feriti. Le indagini aperte da diverse procure hanno cercato di fare luce sull’accaduto. In particolare è emerso che il 6 aprile 2020, all’interno della casa di reclusione di Santa Maria Capua Vetere, si è consumata “una ignobile mattanza”. Almeno trecento agenti della polizia penitenziaria, gran parte dei quali provenienti da altre carceri della regione, si sono accaniti su decine di detenuti inermi, colpevoli di aver inscenato il giorno prima una protesta rumorosa ed innocua con cui chiedevano l’adozione di misure per prevenire il Covid-19, dopo che un detenuto era risultato positivo. È stato non un intervento per ristabilire l’ordine e la sicurezza, dato che i detenuti dopo la protesta erano rientrati regolarmente in cella, ma una spedizione punitiva, una rappresaglia finalizzata a mettere in chiaro chi comanda, una raggelante punizione esemplare di massa, che ricalca un canovaccio sperimentato a Genova, durante il G8 del 2001. Come accaduto 20 anni fa uomini e donne in divisa hanno agito in modo squadrista, hanno messo in atto una macelleria, ignorato e sospeso i diritti costituzionali, colpito senza pietà persone inermi, mentre erano a terra, svenute e inginocchiate, manganellato persino un uomo in carrozzina. Ebbene sì, anche i detenuti sono titolari di diritti e in uno stato democratico sono altrettanto inviolabili di quelli di ogni altro libero cittadino! A mattanza avvenuta poi gli autori materiali e l’intera catena di comando hanno cercato di falsificare le carte, hanno costruito prove posticce per depistare le indagini e giustificare a posteriori le lesioni alla dignità e all’integrità fisica delle vittime e anche la morte di un detenuto. Il tutto avvallato amministrativamente e politicamente con superficialità e cinismo dagli allora vertici del Ministero della Giustizia e del governo.
Le immagini delle telecamere a circuito chiuso e le testimonianze delle vittime del pestaggio raccontano un oltraggio inaudito ai diritti umani e alla Costituzione Repubblicana, ma soprattutto dimostrano che c’è una bestia che alberga all’interno degli apparati dello Stato, che in particolare negli istituti penitenziari si può cessare di essere esseri umani e diventare “vitelli da abbattere”: così erano definiti i detenuti nelle chat degli agenti.
Il tempo delle parole è finito. Servono interventi radicali, punire i responsabili senza sconti, bonificare gli apparati dello Stato e ripristinare la legalità costituzionale. Occorre urgentemente rimettere mano alla legge Gozzini sull’ordinamento penitenziario, recuperarne lo spirito originario, umano e progressista che ha perduto per lasciare il posto all’idea del carcere come luogo dove scontare gli anni di condanna senza guardare ad una vita nuova da ricostruire per il dopo.
E’ stato bello ieri ritrovarsi in Piazza San Lorenzo a Sezze per assistere alla commedia teatrale in dialetto “C’era na ota a Sezze Minestrino”, scritta da Anna Maria Bovieri e portata in scena dalla Compagnia Nemeo. La bella cornice della piazzetta è stata un palcoscenico naturale per rivivere la storia di un nostro compaesano, Alessandro Spirito detto Minestrino, ricordato da molti per la sua vita dedicata alla cura della parrocchia di San Lorenzo. Bravissimi Tony Piccaro, Anna Maria Bovieri e Vittorio Faustinella e tutti i partecipanti alla commedia, belle e perfettamente eseguite le musiche e le poesie recitate. La Nemeo ha proposto scene di vita popolare che ci piacciono, è riuscita nella semplicità a parlare di valori e riscatto di una identità che si sta perdendo. Nei dialoghi scritti dalla Bovieri anche un monito alla comunità, alle giovani generazioni, un consiglio a non disperdere la nostra storia, le nostre tradizioni tanto belle e care. La rappresentazione è inserita nel programma dei festeggiamenti della Festa della Madonna del Carmine. Questa sera dopo la Santa Messa delle 20.30 a San Lorenzo seguirà la fiaccolata per le via del centro storico.