La luna veleggia nel cielo gremito di stelle e la sua luce pallida copre come un manto le campagne che circondano Betlemme.
Gli alberi spogli proiettano ombre cangianti al soffio di un vento teso e freddo.
Accompagna il rumore cadenzato dei miei passi sul terreno sassoso l’eco lontana dei versi degli animali notturni, il belare delle greggi ricoverate nelle stalle per la notte, il latrare dei cani e il rimbombo sinistro della guerra che insanguina questa terra bellissima e martoriata.
Il sentiero che percorro conduce ad una piccola casa di pietra grezza, addossata all’aspro crinale di una collina. Un muretto malandato cinge lo spiazzo antistante. Sulla destra, poco distante, si erge una tettoia larga e bassa, le cui pareti sono chiuse con assi di legno, adibita a ricovero notturno per gli animali.
L’odore del gregge si mescola a quello dell’erba umida, in un miscuglio inebriante.
La porta della piccola casa si apre improvvisa e sulla soglia compare Acab, il quale si porta un braccio alla fronte, cercando di ripararsi dal bagliore della luna, la cui luce è così viva da abbacinare l’uomo proveniente da quel luogo chiuso e oscuro. Sento su di me i suoi occhi scuri e profondi penetrarmi. Appena qualche secondo e distoglie lo sguardo, si volta all’indietro e chiama i compagni. Dietro di lui emergono dal buio due uomini dalle barbe ispide, di età diverse, uno giovane e l’altro canuto.
Mi avvicino lentamente.
Acab con un gesto mi invita ad entrare.
L’interno della casa è illuminato dal bagliore del fuoco che scoppietta allegro in un angolo.
Seggo su uno sgabello sbilenco.
Il più giovane dei compagni di Acab mi offre del pane raffermo e del formaggio.
- Hai fatto un buon viaggio?- mi domanda Acab.
Mi limito ad un cenno del capo.
L’uomo sorride e prosegue: - Non avrai mica paura di noi….-.
- Perché dovrei?- replico prontamente.
- Godiamo di pessima fama – riprende – Siamo tenuti ai margini, considerati impuri, oltre che ladri, violenti e assassini -.
- A dispetto di tutto e di tutti siete stati i primi destinatari dell’annuncio della venuta del Messia – vado subito al dunque.
- E’ incredibile, vero?-.
- Cosa accadde quella notte?- domando mentre trangugio un pezzetto di formaggio.
- Uno strano bagliore squarciò il buio della notte. Incuriositi e intimoriti, uscimmo di casa con torce e bastoni. Una luce scintillante ci venne incontro, sembrava camminasse sui raggi della luna. All’inizio non riuscimmo a capire cosa fosse, ma poi assunse sembianze riconoscibili: era un angelo di Dio! Cademmo con la faccia a terra, schiacciati da quell’apparizione incredibile-.
- L’Angelo vi parlò?-.
- Udimmo come una voce che diceva. “Non temete. Vi annuncio una grande gioia per voi, per Israele e per tutti gli uomini della terra. Oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore. In una stalla troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia di animali, poiché nessuno gli ha offerto un tetto a Betlemme” – si ferma un momento. I suoi occhi sembrano perdersi nel mare dei ricordi. È solo un attimo e poi riprende: – All’improvviso lo sfavillio della luce aumentò, divenne accecante. Apparve una moltitudine di angeli che cantavano e lodavano Dio. Il suono meraviglioso della loro voce si allargò per tutta la campagna insieme alla luce che li avvolgeva, per poi pian piano attenuarsi e dissolversi. Gli angeli sparirono dalla nostra vista. Eravamo pieni di stupore e non sapevamo cosa fare. Ci interrogammo l’un l’altro e alla fine decidemmo che dovevamo andare a cercare il bambino, il Messia, di cui l’angelo ci aveva parlato -.
- Abbandonaste le greggi che avevate in custodia?-.
- Dovevamo obbedire alla parola di Dio – taglia corto Acab - Dopo aver chiuso la tettoia e il recinto ed esserci assicurati che le pecore non potessero uscire e disperdersi nei campi, ci incamminammo alla luce della luna e delle torce, portando con noi latte, formaggio e qualche pelle conciata -.
- Sapevate già quindi dove si trovava?-.
- Quel giorno Levi aveva incontrato Giuseppe e la sua giovane sposa che vagavano alla ricerca di un alloggio. A Betlemme non c’era posto e Maria sembrava prossima al parto, così indicò loro un ricovero di fortuna per la notte -.
- Fu l’angelo a indicarvi il figlio di Giuseppe e di Maria come il Salvatore?-.
- Le sue parole non lasciarono spazio a dubbi o incertezze –.
- Raccontami ti prego…..-.
- Giunti alla stalla ci fermammo, incerti sul da farsi. Tobia prese coraggio e spiò all’interno attraverso un pertugio. Cosa vedi? Gli chiesi, ma sul momento non rispose. Era estasiato. Dopo un po’ sussurrò: “Vedo una donna giovane e bella e un uomo curvi su una mangiatoia e sento il pianto di un piccolo bambino. La donna gli parla con voce dolcissima”-.
- Immagino che non vi siete limitati a spiarli attraverso il pertugio….-.
- Giuseppe si accorse della nostra presenza e venne alla porta. Riconobbe Levi e ci invitò ad entrare. Ci prostrammo a terra e adorammo il Figlio di Dio. Poi offrimmo loro le povere cose che avevamo portato con noi – Gli occhi di Acab si illuminano – Maria era bellissima!-.
- Maria e Giuseppe come reagirono?-
- Giuseppe ci ringraziò per i doni e con voce commossa si scusò: “Siamo poveri anche noi e non possiamo contraccambiare la vostra generosità”. Levi allora intervenne: “Il Signore ci ha già compensato donandoci questo Bambino, il Salvatore, il Cristo, il Signore. Siamo poveri e ignoranti, ma conosciamo la parola dei profeti. E poi l’angelo ci ha detto di venire ad adorarlo. Sia Gloria al Dio Altissimo e a suo Figlio Unigenito e benedetta sia tu, o donna, che lo hai generato!”-.
- Siete rimasti a lungo con loro?-.
- Avremmo voluto, ma dovevamo lasciarli riposare. Dopo aver adorato di nuovo il Bambino, andammo via, promettendo che saremmo tornati presto e che avremmo portato l’annuncio di quella nascita straordinaria a tutti quanti conoscevamo. E così facemmo -.
È stato un incontro intenso. Fino al mattino seguente i pastori hanno continuato a raccontarmi di quella notte straordinaria e di quanto accadde nei giorni seguenti, di come quell’incontro ha cambiato per sempre le loro esistenze.
Giunta l’alba li ho salutati a malincuore e mi sono incamminato verso Betlemme.
Il racconto di questi uomini semplici e straordinari rimarrà sempre con me.
“Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio”. (1Corinzi 1, 27 – 29).