In questi giorni la comunità sta assistendo ad una nuova guerra tra partiti e fazioni opposte, tra cittadini e amministratori. Al centro del dibattito, questa volta, il centro sociale dello Scalo e il Centro per l’Impiego. In atto un aspro conflitto a colpi di comunicati stampa e insulti vari sui social, divenuti ormai piazze virtuali di sfogo e vomitorium generale. Una rivalità tra due comunità, quella di Sezze e Sezze Scalo, per qualcuno Sezze Alto e Sezze Basso, che si vuole o si sta cercando di acuire ed esacerbare ad arte, facendo sconfinare così le rivalità oltre i confini della politica. Sembra di assistere alla lotta intestina tra le casate dei Guelfi e Ghibellini della Firenze del XIV secolo, quando i bollori e le tensioni politiche sfociarono in divergenze di fedeltà, di identità e quindi di influenze dirette sulla comunità, sulle arti e sulla cultura.
Niente di più deleterio e dannoso per tutti e per Sezze che resta unica e inseparabile. Niente di più sbagliato per una comunità già seriamente in difficoltà per i tanti problemi che ci sono. Niente di più ingiusto per chi è costretto a subire tutto ciò.
L’invito che mi permetto di fare è quello di trovare un terreno di confronto, di sforzarsi per il bene di tutti; è quello di fare un passo indietro per farne poi due in avanti, ma nella stessa direzione. Restare fermi sulle barricate non giova a nessuno, brandire il bastone dell'orgoglio non serve e non è servito come la storia di questa città ci ha già insegnato. La politica deve ascoltare i cittadini, deve evitare categoricamente di mettersi su un piedistallo, non deve rincorrerli, mentre i cittadini devono fare la loro parte collaborando e diventando strumenti attivi di partecipazione. L'ascolto reciproco è sempre stato un atto di generosità che non possiamo non permetterci. Coltivare il confronto è oggi un atto necessario, imprescindibile e doveroso. Spero che queste poche parole non restino vane.