La storia della nostra amata Sezze, soprattutto quella del periodo storico in cui lo Stato Pontificio è stato l’Autorità civile e religiosa, scritta a caratteri scolpiti sui marmi delle nostre chiese, lascia tracce di episodi antichi a futura memoria, sconosciuti a studiosi e cittadini, che ci invitano a riconsiderare il presente sui valori comuni condivisi e a conservare queste testimonianze.
In questo tempo di quarantena da Covid19, la navigazione online ci ha aiutato a resistere alla clausura forzata e ad approfondire i nostri hobby, cercando risposte a curiosità personali.
Quanti Papi, nei due millenni di storia della Chiesa cattolica, sono stati personalmente in visita a Sezze?
Da questa domanda sono partito, la materia mi affascina e pur non essendo uno storico - e mi scuso in anticipo per eventuali imprecisioni, errori nel presente testo o incompletezza - le ricerche a partenza da Google, senza la necessità di frequentare fisicamente archivi e biblioteche, offrono adesso un mare magnum utilissimo a perder tempo ma anche a scovare mille informazioni vere, da inseguire, approfondire e ricollegare tra di loro (Ringrazio personalmente tutti i curatori dei siti internet e gli autori dei testi citati).
Nel sito internet della Compagnia dei Lepini, nella pagina Cenni storici di Sezze è così riportato “Diversi papi soggiornarono a Sezze e a volte per lungo tempo: Gregorio VII nel 1073, Pasquale II nel 1116, Lucio III per circa un anno nel 1182”. Do per buona la notizia pur non avendo trovato citata la fonte bibliografica e aggiungo che anche di Sisto V e Sisto VI si ricordano le rispettive visite a Sezze, dicono finalizzate a meglio controllare dall’alto della collina lo stato dei lavori di bonifica avviati nella olim palus pontina.
Trovo interessanti notizie su queste ultime visite papali nella rivista online Lepini Magazine e su www.setino.it di Ignazio Romano, in cui sono ancora consultabili articoli pubblicati tempo fa dai concittadini appassionati Roberto Vallecoccia e Vittorio Del Duca.
“È fama che dalla cima di un colle rimpetto alla città e presso il monte Trevi si mettesse a riguardare la palude, che resta tutta esposta alla vista; ed un sasso, sopra cui dicesi che il Papa (Sisto V) si ponesse a sedere, porta anche al presente il nome di Pietra di Sisto, dal volgo altresì detta Sedia del Papa” (De bonificamenti delle terre pontine - opera ottocentesca di Nicola Nicolai).
Anche il successore Papa Pio VI, anni dopo, si ritrovò più volte a Sezze su quella pietra improvvisata sedia papale, punto di osservazione privilegiato sulla bonifica ancora in corso. Si racconta che l’ultima visita di Papa Braschi ci fu nel 1798, poco prima della sua morte (quest’ultima dovrebbe essere l’ultima visita ufficiale a Sezze di un Romano Pontefice) allorché, una volta catturato dai francesi, chiese di vedere per l’ultima volta lo stato di avanzamento dei lavori di bonifica – apparentemente quasi conclusa - dei territori di Sezze, Priverno e Terracina. Questo momento è stato riprodotto nella stampa “Les Marais Pontains” di Raphael Morghen, la cui matrice è conservata presso il British Museum di Londra.
Proseguendo nel viaggio da internauta mi imbatto in una pagina di un sito internet dedicato alla Cattedrale di Sezze, forse non più attivo, in cui trovo un riferimento ad un altro Papa che ha visitato il nostro Paese e all’improvviso mi torna alla mente un lontano colloquio con il mio amico, artista ed appassionato di cimeli e stampe antiche, Franco Vitelli.
In questa pagina web http://web.tiscali.it/s.maria.sezze/s_filippo.html la fonte del testo riportato è precisata in calce e fa riferimento ad una pubblicazione “La cattedrale di Sezze” di Luigi Zaccheo, che a sua volta cita tra la bibliografia consultata, alcuni testi più antichi di Marocco e Cerroni.
Entrando nella Cattedrale di Santa Maria, e progredendo sulla navata di sinistra, sulla parete laterale del piano sopraelevato del transetto, troviamo ancora oggi un altare barocco dedicato a San Filippo Neri, con al centro una pala d’altare del sec. XVIII raffigurante il Santo raccolto in preghiera (non è citato l’autore), con un grande angelo che lo tocca in segno di protezione e due piccoli angeli seduti che hanno un giglio in mano.
San Filippo Neri era vissuto a Roma nella metà del 1500 e si era distinto per la sua incessante opera di carità da parroco soprattutto nell’assistenza di poveri e malati. Canonizzato nel 1622, è passato alla storia con il nome di Santo della gioia e anche per il linguaggio colorito con cui si lasciava andare nelle conversazioni con i tanti giovani che ospitava, rifocillando ed educandoli alla fede, nel suo Oratorio di S. Maria in Vallicella (“State buoni se potete…”). Davanti a quell'altare schiere di bambini di Sezze della mia generazione - e anche prima - si sono sempre soffermati non tanto per pregare o per ammirare il quadro, ma perché attratti dall’urna in cui erano conservate le spoglie di San Leonzio, con i suoi abiti in stile militare decorati finemente e la piccola spada antica, che risultano essere state donate dal Cardinale Pietro Marcellino Corradini alla sua città natale (chissà che fine ha fatto San Leonzio ora, non l’ho più ritrovato al solito posto qualche mese fa quando ho provato a incuriosire mia figlia Sofia).
Proprio accanto a questo altare vi è ancora una lapide in marmo bianco con una scritta in latino che ci ricorda la presenza di un Papa a Sezze, Benedetto XIII (al secolo Pietro Francesco Orsini, 245º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1724 al 1730), presente al rito solenne avvenuto proprio su quell’altare dedicato a S. Filippo - di cui il papa era devotissimo - il 26 Maggio 1727.
AETERNAE MEMORIAE BENEDICTI XIII ORD. PRAED. PONT. MAX QVOD SETINAM ECCLESIAM SVO SPLENDORI RESTITVERIT HOC TEMPLUM PONTIFICIA MAIESTATE ILLVSTRAVERIT REM DIVINAM IN EO SOLEMNI RITV DIE XXVI MAH A. D. MDCCXXVII PEREGERIT ET CONCIONEM E SVGGESTV INTER MISSARVM SOLEMNIA IN S. PHILIPPI NERI LAVDEM HABVERIT CAPITVLVM ET CANONICI OB INGENTIA ERGA SE BENEFICIA AC SINGVLAREM OPTIMI PONTIFICIS CLEMENTIAM POSVERE .
Cerco in rete altri dati su questo Papa e scopro che anni prima era stato Arcivescovo di Benevento (Enciclopedia Treccani) e che da Papa ebbe a tornare per due visite pastorali in quella città: la prima tra Marzo e Maggio del 1727 (l’altra nel marzo-giugno 1729) in cui ebbe anche l’onore di inaugurare la Chiesa dedicata a S. Filippo Neri, di cui aveva iniziato anni prima la costruzione (ndr: attualmente il pastore metropolita della Diocesi beneventana è S.E. Arcivescovo Felice Accrocca, nativo di Cori, sacerdote diocesano e parroco in varie parrocchie della Chiesa pontina, anch’egli presente più volte a celebrazioni liturgiche nella Cattedrale setina).
Evidentemente Benedetto XIII, proprio di ritorno dal faticoso viaggio sulla strada verso la Capitale, aveva già preventivato di fermarsi a Sezze, lo deduco da quanto avvenne in seguito. Nel sito dell’Archivio Capitolare di Sezze, in seguito scopro che “Con un decreto della Congregazione dei vescovi del 30 settembre 1986 la cattedrale di S. Maria - già decorata, da Benedetto XIII (1724-1730) del titolo di basilica, distinzione rinnovata nel 1808 dal Capitolo lateranense - ha assunto il titolo di concattedrale”. Un atto ufficiale di quel Pontefice che aveva insignito la nostra bellissima cattedrale del titolo di Basilica.
Scopro inoltre che le due bolle pontificie originali di Benedetto XIII, inizialmente conservate dai canonici della Cattedrale, risulterebbero ancora conservate presso l’Archivio di Stato di Latina, pervenute per regolare versamento dall’Archivio storico comunale di Sezze e mai reclamate dalla Chiesa dopo il 1870.
Ed ancora, seguendo altri link interessanti, mi imbatto in un’altra notizia su Benedetto XIII, che era dell’Ordine Domenicano, riportata sul sito di Avvenire nel 2017: “A Roma nella sede del palazzo del Laterano il 24 febbraio scorso si è chiusa alla presenza del cardinale vicario Agostino Vallini la fase diocesana della causa di beatificazione. A dichiararlo servo di Dio, su spinta dei suoi confratelli domenicani, è stato nel 1931 Pio XI”. Tra qualche anno, chissà, la Chiesa potrebbe innalzare agli onori degli altari questo Papa, pugliese di nascita e che fu sepolto dapprima nella Basilica Vaticana per poi essere traslato anni dopo nella chiesa romana di S. Maria in Minerva.
Sotto la stessa notizia, una nota biografica: “Aveva 81 anni Benedetto XIII quando il 21 febbraio 1730 morì a causa di una febbre: spirò santamente e per non disturbare il popolo romano impegnato a festeggiare l’ultimo giorno di Carnevale dispose che non venissero suonate le campane a morto. I suoi resti mortali dal 1733 riposano nella Basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, affidata da secoli ai domenicani”. Un Papa particolare questo Venerabile Benedetto XIII, non c’è che dire.
Tornando alla Cattedrale di S. Maria (e al testo del Prof. Zaccheo), dall’altro lato dell’altare di S. Filippo Neri c’è un’altra lapide, scritta sempre in latino, che forse è ancor più interessante della prima e che ricorda l’episodio di cui avevo parlato con il Magister Vitelli.
CVM ORDO NOBILIVM SETINORVM IMPENSA MILLE NVMMVM ARGENTI BENEDICTO XIII ORD. PRAED. PONT MAX OB SETINAM ECCLESIAM DECRETIS AMPLISSIMIS ORNATAM STATVAM IN FORO PONERE CENSVISSET EIVS LOCO IVSSV EIVSDEM PONTIFICIS HVIVSMODI MONVMENTA MODESTE RECVSANTIS HOC SACELLVM IN HONOREM S. PHILIPPI NERII ELEGANTI OPERE EXTRVXIT CVIVS ALTARE IDEM PONTIFEX DIE XXV MAH A. D. MDCCXXVII CONSECRAVIT AC SINGVLIS DIEBVS FVTVRIS TEMPORIBVS PRIVILEGIO PERPETVO PRO DEFVNCTIS DONAVIT [foto n. 4].
Sintetizzando, i nobili di Sezze di quel tempo, per omaggiare la figura del Pontefice e per ricordare a futura memoria la Sua presenza nel nostro paese a Maggio del 1727, avevano pensato e prospettato di far costruire e posizionare proprio nel centro cittadino una statua dedicata allo stesso Benedetto XIII. Il Papa, che celebrò la S. Messa proprio su quell’altare “assistito da vari prelati, da generali di ordini, e da ben dieci tra arcivescovi e vescovi” e che dopo il Vangelo ebbe a declamare una magnifica orazione al Santo (S. Filippo Neri) concedendo speciale indulgenza, fe’ il gran rifiuto con un gesto forse non consueto, ma che è rimasto scolpito nella storia e nel marmo della Cattedrale. Aveva convinto i nobiles setini a devolvere la somma prevista per il posizionamento della statua (che non è mai esistita) destinandola ad abbellire con marmi proprio quell'altare in onore di San Filippo Neri, che egli stesso consacrò definitivamente con la Sua presenza in quei lontani giorni di Maggio, A.D. MDCCXXVII.
Ora, a distanza esattamente di 283 anni, sempre a Sezze e nel Maggio, un’altra statua – stavolta dedicata al co-Patrono S. Lidano e destinata ad occupare il centro della piazzetta del murodellatèra a qualche decina di metri dalla stessa Cattedrale – è tornata al centro dell’attenzione delle cronache locali.
La statua è di un donatore e vuole metterla proprio lì. Ma lo spazio in cui vorrebbe posizionarla è pubblico. Il cantiere è chiuso da un anno per irregolarità. Il Sindaco ha sostenuto il progetto e vorrebbe portarlo a termine. Alcuni cives setini difendono l’idea che il Belvedere sulla pianura Pontina rimanga così com’è sempre stato, libero, anche da statue.
Dovrà arrivare Papa Francesco a Sezze per dare a tutti un buon consiglio?
Altare di S. Filippo
“Les Marais Pontains” di Raphael Morghen