Riceviamo e pubblichiamo la nota del coordinamento di Fratelli d'Italia di Sezze.
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Riteniamo doveroso intervenire su quanto accaduto nell'ultimo Consiglio Comunale di Sezze, dove si è discusso del progetto "Setia Factory" e della permuta dei diritti d’uso civico tra i terreni contraddistinti al foglio 61 p.lla 359 e al foglio 5 p.lla 182. Ancora una volta ci troviamo di fronte a errori evidenti da parte di questa amministrazione, che tenta di farli passare sotto silenzio, nonostante le continue dichiarazioni trionfalistiche sull’imminente realizzazione del progetto.
Il Consiglio Comunale è stato convocato proprio per correggere l’ennesimo errore, ormai diventato un’abitudine preoccupante di questa amministrazione. Basti pensare alla vicenda dei parcheggi di Sezze Scalo, annunciati con grande clamore e poi "congelati" per risolvere dissidi interni. Adesso assistiamo alla sospensione dell'iter autorizzativo del progetto "Setia Factory" perché la Regione Lazio, con la nota n. 22766/2024, ha dichiarato improcedibile la permuta del terreno in precedenza individuato (foglio 61, particella 359), in quanto non idoneo né dal punto di vista urbanistico né ambientale.
E così, l'amministrazione tenta di correre ai ripari, individuando un nuovo terreno per la permuta (foglio 5, particella 182) e sperando che questa volta la Regione dia il via libera in tempi celeri. Ma intanto, ci saranno ulteriori costi, come quelli già sostenuti, ad esempio, per una nuova relazione tecnica per il terreno da proporre in permuta (medesima relazione veniva commissionata per il precedente terreno non ritenuto idoneo dalla Regione Lazio) e il rischio concreto di perdere i finanziamenti legati al PNRR. Addirittura, potrebbe essere necessario restituire quanto già speso per lavori avviati sui terreni.
Esortiamo questa amministrazione a dedicare meno tempo alla propaganda (senza avere ancora ottenuto risultati concreti) per concentrarsi su un’attività politica e amministrativa seria e responsabile con un’attenta gestione del patrimonio pubblico. Non possiamo più permetterci opere incompiute e, peggio ancora, di dover fare i conti con possibili danni erariali.