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Sezze. Le responsabilità e il riscatto possibile

Mar 28, 2021 Scritto da 

 

 

 

In una comunità come la nostra la conoscenza e le relazioni personali costituiscono l’ordito del vivere quotidiano, rendono inutili certe maschere che amiamo indossare e ci costringono a fare i conti con noi stessi e gli altri, senza scuse e in autenticità.

Una riflessione seria che ci aiuti a metabolizzare lo sgomento per la terribile vicenda del cimitero cittadino richiede l’onestà di farci carico di indifferenze, manchevolezze, errori e omissioni che hanno costituito il brodo di coltura, il terreno fertile in cui hanno proliferato il bubbone dell’illegalità e del sopruso, la speculazione sul dolore per la morte di una persona cara, la mala pianta di condotte eticamente e moralmente riprovevoli. Siamo turbati e scossi e dobbiamo ringraziare inquirenti e magistratura che hanno fatto emergere questa realtà scomoda e amara, questa turpitudine desolante che infestava Sezze.

Lungi da me difendere, giustificare o assolvere alcuno, ma nemmeno intendo unirmi al coro di quanti gridano allo scandalo, si strappano le vesti e fanno dei politici il solo capro espiatorio, accusandoli tutti indiscriminatamente di sapere del mercimonio all’interno del cimitero, di essere conniventi o comunque di essersi voltati dall’altra parte, perché questo significa fare un pessimo servizio all’accertamento della verità, oltre a rappresentare una comoda ipocrisia. Se tutti sapevano, come si sente ripetere ormai da giorni, non possiamo autoassolverci, non riconoscere che quantomeno allora abbiamo dimostrato uno scarso senso civico e un inesistente amore per Sezze.

Mi indigna profondamente che la nostra città sia stata dipinta come un covo di fuorilegge e finanche di mafiosi nel corso di una trasmissione televisiva su una rete locale, usando toni scandalistici e finalizzati solo all’audience. Le responsabilità individuali saranno stabilite dai giudici, comprese le eventuali omissioni, inerzie e complicità di cui hanno goduto gli accusati, ma certi giudizi e certe valutazioni lasciamole alla magistratura. Per parte mia rivendico con orgoglio che la gran parte dei miei concittadini, politici compresi, sono persone perbene, che hanno fatto e fanno il proprio dovere, rispettano la legge, assolvono ai compiti loro demandati con dignità, onore e trasparenza e si adoperano per il bene comune.

A riprova poi che di questa vicenda alcuni ne stanno facendo un uso strumentale sta il fatto che costoro non hanno speso finora una parola per stigmatizzare la condotta di quanti in questi anni hanno cercato di ottenere e spesso hanno ottenuto quanto loro non spettava, calpestando leggi, regolamenti e diritti altrui. Non tutti sono stati vittime, costretti o ricattati, tanti hanno scelto le scorciatoie, la strada dell’illegalità, del favoritismo e della convenienza e perciò sono stati complici, dimenticando i propri doveri civici e disdegnando l’onestà. Questi non hanno responsabilità e nulla da rimproverarsi? Vanno assolti? Il moralismo da arruffa popolo, il dire solo quello che fa comodo e liscia il pelo al populismo e alla demagogia sono inaccettabili.

È questa la verità scomoda che dobbiamo dirci se insieme vogliamo ricostruire, con ruoli e responsabilità diverse, il tessuto sociale della nostra città. Altrimenti passata la burrasca della momentanea indignazione, quanto accaduto sarà solo una spiacevole parentesi che non avrà innescato processi virtuosi di cambiamento e torneremo bellamente ai soliti giochi, a ricercare unicamente l’interesse personale.

In tanti, in troppi in questi giorni si sono poi elevati a censori e castigatori di costumi, si sono cimentati nell’arduo compito di emettere sentenze, di giudicare quanti sono rimasti impigliati nella rete della giustizia e saranno chiamati a rispondere di accuse penalmente gravi, senza peraltro conoscere i fatti e preoccuparsi che le responsabilità vanno accertate concretamente, non si fondano su interpretazioni personali, scriteriate e distorte dei pochi atti delle indagini resi noti dalle autorità inquirenti e sul sentito dire. Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, che la vicenda sia dipanata dalla magistratura, unica legittimata per competenza e ruolo ad accertare le colpe e ad infliggere le pene a quanti nei processi saranno riconosciuti colpevoli. La macchina della giustizia ha i suoi tempi e le sue regole ed è essenziale non solo non ostacolarla ma anche aiutarla. Nessuno dei suoi automatismi è superfluo, inutile o stravagante, ma ognuno concorre ad evitare che all’ingiustizia si aggiunga il sopruso, all’illegalità si sommi l’abuso, alle vittime sia associato l’innocente condannato. A noi cittadini è richiesto l’esercizio delle virtù della prudenza e della pazienza, l’intelligenza di non cedere al giustizialismo, di non cadere nella trappola delle illazioni e dell’infamia del non detto, altrimenti prevarrà il qualunquismo, l’alleato migliore dei colpevoli, il nemico più acerrimo della verità, lo strumento più utile a intorbidire e confondere le acque, a coprire e nascondere, a far sì che tutto cambi in apparenza e invero nulla muti per davvero e ad assicurare l’impunità.

Quanto avvenuto può e deve rappresentare poi uno spartiacque sotto il profilo politico. Le dimissioni del sindaco e dei consiglieri comunali non sono l’ammissione di una correità rispetto a quanto accaduto, ma segnano la fine di un modo di intendere e di fare politica nella nostra città. Un’epoca si è chiusa e si apre una opportunità preziosa e nuova, un tempo di riflessione, di ascolto e di riconnessione con il sentire profondo dei cittadini, di ricerca insieme di risposte alle domande che salgono dal corpo vivo della società setina, avviando un cammino alla riscoperta dell’identità appannata e dei valori fondativi della nostra comunità, del senso del nostro essere e andare. In questa manciata di mesi che ci separano dal passaggio elettorale, occorre elaborare e mettere in campo progettualità politico-amministrative coerenti e coese, innovative e radicali, sostenute da gruppi politicamente affini ed omogenei che abbiano a cuore lo sviluppo sociale, culturale ed economico di Sezze partendo dalle sue grandi risorse e potenzialità, coniugare esperienza e innovazione, favorire l’emergere di una nuova classe dirigente aperta, dotata di visione politica e competenza. L’individualismo esasperato, l’utilizzo delle liste elettorali come carrozzoni su cui salire per farsi eleggere e da abbandonare appena occupato lo scranno, facendo un uso spregiudicato dei consensi raccolti, hanno provocato danni gravissimi alla credibilità delle istituzioni, ne hanno impedito il pieno funzionamento ed è necessario archiviarli definitivamente.  

Se ripartiremo dal rispetto della funzione pubblica, dalle idealità e da un rapporto sano tra politica e cittadini, Sezze avrà sicuramente un futuro degno della sua storia straordinaria e della sua grande tradizione democratica.

Pubblicato in Riflessioni

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