Leggere, ascoltare e condividere notizie, dallo sfogliare un giornale al conversare con un amico, discutere liberamente, manifestando apertamente il proprio pensiero, e prospettare possibili cambiamenti sono componenti essenziali della democrazia.
Una stampa libera, che assicuri informazioni non manipolate o al servizio di persone, organizzazioni o interessi, indaghi su chi detiene il potere, ponga domande scomode e cerchi di scoprire cosa accade realmente, a prescindere dalle conseguenze politiche, è condizione imprescindibile affinché i cittadini, i quali delegano il compito di decidere ai propri rappresentanti eletti, possano prendere le giuste decisioni al momento del voto, ascoltando i vari punti di vista, e controllare e valutare quanto accade dopo.
La libertà di informazione è oggi minacciata da nemici esterni ed interni.
Governi autoritari, perfino nella nostra Europa, per mantenere il potere limitano le libertà, tentano di controllare le notizie, intimidiscono e mettono a tacere le voci indipendenti per impedire che ai cittadini venga data la verità o comunque per fornire loro un’immagine distorta di quanto accade.
I social, ormai dominanti, aggregano le notizie e le condividono con enorme facilità e rapidità. È un bene e un vantaggio rispetto al passato, ma è forte il rischio della disinformazione a causa della diffusione di notizie false, distorte e fuorvianti o di contenuti incitanti all’odio, alla violenza e alla discriminazione.
L’informazione si è imbarbarita, punta al sensazionalismo per vendere più copie, accrescere ascolti, visualizzazioni sui social e introiti pubblicitari. Troppi giornalisti preferiscono compiacere editori e potenti di turno a scapito della correttezza professionale e della veridicità di quanto raccontato.
L’informazione deve riscoprire la propria vocazione, ritrovare riflessività e pacatezza, svolgere il ruolo essenziale di interpretare e mediare il flusso incessante di notizie che arrivano da internet, coniugare la libertà di approfondire e criticare con il rispetto della verità dei fatti, consapevole che all’obbligo etico di informare correttamente, corrisponde il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati.
Da settimane, parte dell’informazione ha dato prova di comportamenti distanti dal dovere deontologico d’informare correttamente i cittadini riguardo la Cooperativa Karibù, oggetto di indagini della Procura della Repubblica di Latina per presunte irregolarità nella gestione delle strutture d’accoglienza dei migranti. Si parla di stipendi non pagati ai dipendenti, di condizioni di accoglienza per i minori non accompagnati al di sotto degli standard, di mancanza di servizi essenziali come luce e acqua in alcune strutture. Il rispetto dei diritti delle persone e della legalità è irrinunciabile, ma l’informazione ha proposto ricostruzioni viziate da omissioni, ha fatto ricorso a illazioni, ammiccamenti e allusioni per screditare una parte politica e i suoi rappresentanti. Fiumi di inchiostro hanno riempito pagine di giornali, sono andate in onda ore di trasmissioni su emittenti locali e nazionali, sui social si sono moltiplicati i post carichi di sdegno dei soliti leoni da tastiera e anche di cittadini, vittime ignare di oliate macchine propagandistiche, ma si è fatto scempio dei fatti. Finora la magistratura ha rilevato irregolarità nella gestione interna della cooperativa, ma nessuna illegalità è emersa a carico delle pubbliche amministrazioni, a cominciare dal Comune di Sezze.
“Lo sapevano tutti….” è stato ripetuto in queste settimane, ma stranamente nessuno si è rivolto alla magistratura. Il senso civico è esploso solo a posteriori, probabilmente o per ipocrisia o per convenienza o per vera e propria assenza.
Alcuni politici che si stracciano le vesti e fanno la morale agli altri, pensano di potersi nascondere dietro proclami altisonanti e non spendono una parola di solidarietà per gli operatori non pagati e gli immigrati maltrattati. La solidarietà agli stranieri magari no, visto che non stanno loro tanto simpatici.
Nelle discussioni sulla stampa e nelle trasmissioni televisive il contraddittorio è stato il grande assente, forse per timore che certi teoremi sarebbero stati demoliti, perché confondono l’informazione con la propaganda o ritengono superflua l’imparzialità, essendo sufficiente esporre alla gogna mediatica gli avversari dei loro editori. Qualcuno se ne è ricordato solo dopo che è stata fatta notare la mancanza: troppo poco, troppo tardi e troppo inaffidabili per riconoscerli validi interlocutori.
Ripetutamente si sono fatti riferimenti a coperture politiche a sinistra, prive di riscontro, e si è sorvolato sulla vicinanza dei vertici della cooperativa con autorevoli esponenti e ministri del centrodestra. Sarebbe interessante capire perché….
L’assemblea cittadina del Partito Democratico è stata definita una pagliacciata. Un partito serio si confronta con cittadini e simpatizzanti nei modi che ritiene più giusti ed è legittimo preferire il dialogo con le persone allo show mediatico. L’incontro è stato comunque considerato una non notizia ed ignorato dai mezzi di informazione, mentre qualche leone da tastiera si è cimentato in post in cui ha affermato falsità. Esiste una registrazione dell’assemblea che ne dimostra la totale malafede.
Lasciamo lavorare la magistratura e aspettiamo fiduciosi i risultati. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare senza sconti. La politica conduca le sue battaglie a viso aperto, se ne è capace. L’informazione svolga il suo compito in autonomia.
Il dato vero è che si sta consumando una battaglia politico-mediatica finalizzata a cancellare una certa idea di società, improntata ai valori della solidarietà e dell’accoglienza e si è pronti a far ricorso a qualsiasi mezzo. La posta in gioco è la conquista dell’egemonia culturale da parte della destra ultraliberista e individualista che colpevolizza e emargina poveri e diversi e la cancellazione dell’anomalia politica rappresentata da tante realtà del nostro Paese, come ad esempio i Monti Lepini. È bene esserne consapevoli. A quanti non condividono un simile progetto spetta opporsi politicamente e culturalmente, non arretrare di un millimetro, non consentire di cancellare l’identità ed abiurare i valori che da sempre ci caratterizzano.