Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, primo cognato del Bel Paese, sposato con Arianna Meloni, fresca di nomina alla segreteria di Fratelli d’Italia, ci ricasca, si lancia nell’ennesima gaffe: "da noi i poveri mangiano meglio dei ricchi perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo comprano qualità". Proprio non ce la fa a non spararla grossa, a mantenere un profilo istituzionale adeguato alla propria carica.
Certa politica facilona e populista, misto d’approssimazione e superficialità, che l’ineffabile Ministro incarna appieno, è destinata inevitabilmente a volare basso e di conseguenza a rimediare figure barbine.
La povertà è un tema complesso e secondo l’ISTAT riguarda un italiano su quattro. Oltre 5 milioni e mezzo di persone in Italia vivono in povertà assoluta, in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. Le famiglie e le persone povere non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile, si ammalano perché le abitazioni sono fatiscenti, il riscaldamento in inverno è spesso spento, la medicina preventiva è un miraggio e i prodotti che acquistano sono in genere di bassa qualità. Una bambina o un bambino poveri sono costretti a rinunciare a un quaderno, ai libri e perfino a un gelato, a partecipare al compleanno di un amico perché i genitori non hanno i soldi per il regalo e non possono festeggiare il proprio. La povertà è una trappola che si trasmette di padre in figlio. Quanti appartengono a famiglie in condizioni di precarietà economica è più probabile che restino poveri in età adulta e non abbiano le stesse opportunità di quanti provengono da quelle agiate.
A dispetto del fatto che qualche anno fa qualcuno ha pensato bene di abolirla per decreto, la povertà è un fenomeno che persiste. Evidentemente non bastano i proclami, le uscite estemporanee e le allucinazioni frutto di una politica onirica.
Tornando all’oggi, il governo non solo ha tagliato da un giorno all’altro, in modo traumatico e irriguardoso, il reddito di cittadinanza, un sostegno in molti casi indispensabile per la sopravvivenza di interi nuclei familiari, ma addirittura per bocca di un suo esponente autorevole, Francesco Lollobrigida, proclama che povero è bello, è garanzia di buon cibo e vita sana. Cosa desiderare di più e di meglio?
Il buon Ministro almeno si attivi con i suoi colleghi di governo affinché i produttori accettino la carta-mancia da 382 euro e spiccioli che, peraltro, non è arrivata neppure a tutti quelli che ne avrebbero diritto come mezzo di pagamento e magari prossimamente proclami tale generosa elargizione più che sufficiente per soddisfare le esigenze alimentari annuali di un’intera famiglia. Mica questi benedetti poveri vorranno strafogarsi di cibo e mettere in serio pericolo la loro salute personale?!
Le parole del Ministro poi sono illuminanti, ci permettono finalmente di capire cosa vuol dire che ci sono milioni di italiani che fanno fatica a fare la spesa. Siccome vanno direttamente dal produttore ed escono con così tante buste in mano, faticano a portarle fino a casa. Insomma i poveri comprano i prodotti sani dal contadino, trasformandolo in ricco, e non solo costringono i ricchi a mangiare i loro scarti, ma addirittura non riescono a trascinare il peso della qualità. Sarebbe ora che smettessero di accaparrarsele tutte le cose buone e con un gesto di generosità ne lasciassero un po’ anche ai ricchi. Tutto questo egoismo è intollerabile!
Il nostro governo, formato da persone tanto serie ed illuminate, sarebbe il caso che facesse qualcosa per i ricchi i quali, poveretti, mangiano male e per giunta vengono trascurati. Nessuno si occupa di loro, dei problemi che li angustiano, della difficoltà a condurre una dieta salutare.
Una proposta concreta e risolutiva potrebbe essere l’introduzione di un reddito di ricchezza, un aiuto di Stato elargito soltanto ai ricchi, magari nella forma di un cesto alimentare da ritirare in chiesa la domenica mattina. La colletta alimentare fuori dai supermercati bisogna destinarla non ai poveri, infingardi e privilegiati, ma ai ricchi in modo da spingerli a consumare colazioni, pranzi e cene nel sereno rifugio delle loro case, anziché essere costretti a frequentare ristoranti stellati e di alto bordo. Se proprio poi non riescono nella faticosa impresa di cucinare in casa, apriamo per loro le accoglienti mense della Caritas. In fondo sono grandi, c’è spazio per tutti, anche per i ricchi. Sarebbe un importante gesto di generosità e di attenzione verso questi cittadini meno fortunati. Il principio di uguaglianza e la salute pubblica sono valori irrinunciabili e i ricchi hanno diritto anche loro a mangiare bene, non può e non deve diventare una condanna essere nati possidenti e un privilegio essere nati senza soldi. La salute pubblica è un bene collettivo e i ricchi non possono essere costretti ad andare in vacanza alle Maldive, alle Hawaii o alle Seychelles per mangiare in modo decente. Togliere il cibo di qualità ai poveri e darlo ai ricchi sarebbe poi un’operazione necessaria di redistribuzione della ricchezza. Basta con i poveri che stanno sempre e solo a rivendicare trattamenti privilegiati, si facciano carico della crisi alimentare e della tutela della salute dei ricchi. Dimostrino un minimo di senso di appartenenza alla comunità e sostengano questa scelta politica, indispensabile per prevenire il rischio dell’innescarsi di uno scontro sociale feroce e senza precedenti. Briatore, Ferrero, Armani e gli eredi Berlusconi che fanno irruzione in una mensa della Caritas al grido “A noi il buon cibo!”, armati di coltello e forchetta o che scendono in piazza e si ribellano al bieco destino, pretendendo anche loro una spesa alimentare proletaria di qualità da fare direttamente dal produttore, sono eventualità concrete, scene per niente immaginifiche a cui nessuno vuole assistere nel prossimo futuro.
Ad maiora semper, Ministro Francesco Lollobrigida.