“La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”. (Luigi Sturzo, Discorso, 1957)
Le parole di don Luigi Sturzo sono di un’attualità straordinaria, sembrano essere state scritte proprio per questo nostro tempo in cui la sfiducia verso una politica troppo spesso irresoluta e fragile, incapace di incarnare valori forti e riconoscibili e di una progettualità seria, sta allontanando sempre più i cittadini dalla partecipazione e rischia di mettere in discussione la stessa democrazia, lasciando ampi spazi all’affermazione di progetti di riforma delle istituzioni che minano i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica.
L’analisi delle condizioni della nostra democrazia deve partire dal confronto tra la Repubblica reale e la Repubblica ideale, quella cioè disegnata nella Costituzione, la quale si richiama ai grandi valori universali della libertà, della giustizia e della pace.
La Repubblica è figlia della lotta contro il fascismo delle donne e degli uomini della Resistenza. Purtroppo dopo oltre cento anni dalle sue origini non abbiamo ancora fatto i conti con il fascismo storico e dobbiamo prendere atto che il suo spettro non è affatto scomparso. L’autoritarismo esercita ancora il suo fascino e il pericolo di un regime ultra-autoritario, xenofobo e razzista è sempre più presente. Il fascismo si è modificato come un virus, rappresenta una malattia cronica della democrazia, non si sconfigge una volta per tutte e, se si abbassano le difese immunitarie, riprende vita e tende a diffondersi.
La Repubblica è intrinsecamente antifascista e la Costituzione rappresenta l’argine più efficace contro possibili derive autoritarie e limitative degli spazi dei diritti e delle libertà individuali e collettive. In ragione di questa sua ispirazione la Costituzione è un progetto aperto, proiettato verso il futuro, verso la realizzazione di una democrazia compiuta, la quale non può limitarsi solamente all’esercizio del suffragio universale, del diritto di voto da parte dei cittadini, ma mira a realizzare una società fondata sulla giustizia, sulla lotta ai privilegi economici e sociali, una democrazia insomma non soltanto formale ma sostanziale.
Purtroppo tra la Repubblica disegnata dalla Costituzione e la Repubblica reale lo scarto è forte ed è andato aumentando negli ultimi anni. È per questa ragione che la sua grande portata storica, culturale e profetica non può fermarsi alla celebrazione del passato, ma deve vestirsi di presente. Partendo dal ricordo di una storia comune di sofferenza e di distruzione dobbiamo avere lo sguardo rivolto ad un futuro in libertà e in democrazia. Come lo fu allora, questo è tempo di costruire il domani. Dobbiamo ripartire dall’esempio delle donne e degli uomini della Resistenza, dalla loro lungimiranza, dal coraggio con cui cercarono e trovarono i punti di sintesi e idearono nell’Assemblea Costituente non solo l’edificio comune rappresentato dalle strutture democratiche della Repubblica, ma soprattutto gettarono le basi per il formarsi e il crescere di una comunità che si riconoscesse in valori universali e condivisi. A precedere il ruolo e il significato, pur fondamentali, degli ordinamenti sono la vita delle persone, i loro valori e i loro sentimenti, il loro impegno quotidiano e la loro laboriosità, il loro contributo, grande o piccolo, alla storia comune.
L’idea fondante della Repubblica è una Costituzione che si incarna e si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità di tutti i cittadini, a tutti i livelli e qualunque ruolo siano chiamati ad esercitare. La democrazia non è solamente un insieme di regole, ma un continuo processo nel quale ricercare la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi di ognuno.
Tocca a noi raccogliere il testimone di quanti ci hanno preceduto e impegnarci a scrivere i nuovi capitoli della storia della Repubblica, ad esserne i protagonisti, avendo come orizzonte l’Europa, una costruzione faticosa, sviluppatasi in modo non sempre lineare, talvolta minacciata da regressioni ma, nei momenti più critici, capace anche di grandi slanci.
Con il filo tenace dei valori della Resistenza dobbiamo tessere la tela di una civiltà democratica che sappia parlare al mondo e guardare al futuro