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Mani sporche e pretesa impunità

Apr 06, 2025 Scritto da 

 

 

Marine Le Pen è stata riconosciuta colpevole da un Tribunale di Parigi di primo grado del reato di appropriazione indebita di fondi europei con conseguente dichiarazione di ineleggibilità per cinque anni, come prevede la legge francese.
 
Mani pulite e testa alta” è stato lo slogan sbandierato fino a poco tempo fa dalla leader dell’estrema destra francese, la quale si è sempre contraddistinta per le parole di fuoco pronunciate per esecrare i comportamenti degli avversari e chiamare a raccolta i cittadini onesti sotto la propria bandiera in una crociata contro la corruzione politica. Oggi, in una sorta di contrappasso, proprio lei che aveva fatto dell’onestà la propria cifra caratterizzante è stata condannata in primo grado per avere le mani sporche, per aver preso i soldi dei cittadini europei ed averli usati anziché per pagare gli assistenti degli europarlamentari del proprio gruppo per una finalità del tutto estranea alla ragione per cui venivano elargiti. Dopo una indagine durata diversi anni, peraltro sollecitata dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, un organismo investigativo indipendente dell’Ue, finalmente è stato celebrato il processo e si è arrivati alla sentenza, che ha certificato l’esistenza di un “sistema” di appropriazione indebita che, fin dal 2009, ha avuto al centro proprio Marine Le Pen, riguardante i contratti sottoscritti dagli eurodeputati del suo partito, il Rassemblement National, con dodici assistenti parlamentari, contratti risultati fittizi in quanto in realtà questi ultimi lavoravano per il partito in Francia. Infatti gli eurodeputati di riferimento non avevano affidato a quelli che formalmente risultavano essere i propri assistenti nessun compito, alcuni di loro per giunta in tutti questi anni non avevano nemmeno mai messo piede nel Parlamento Europeo. Lo scopo del meccanismo escogitato era di aggirare la legge e appropriarsi delle risorse economiche distraendole per la gestione del partito.
 
Contrariamente a quanto si è cercato e si cerca di far credere dalla propaganda martellante dell’internazionale sovranista, Marine Le Pen e i suoi amici di partito non sono stati processati e condannati per l’attività politica svolta, men che meno i magistrati francesi si sono prestati ad essere la longa manus degli avversari politici dell’estrema destra francese, al solo scopo di colpire Marine Le Pen e intralciarne l’ascesa, impedirle di essere eletta alla presidenza della repubblica alla scadenza del mandato di Emmanuel Macron, ma si sono limitati ad amministrare la giustizia, senza sconti e favoritismi, senza riservare trattamenti di favore ai politici e prescindendo totalmente dagli schieramenti di appartenenza e dalla popolarità personale degli stessi.  
 
La sentenza di condanna di Marine Le Pen e degli altri coimputati ha suscitato la reazione irata dei sovranisti delle diverse declinazioni e così Salvini e Bolsonaro, Orban e Santiago Abascal Conde, Putin e Trump hanno tutti gridato al complotto e al furto di democrazia, hanno ululato che siccome gli avversari politici non riescono a sconfiggerli nelle urne, ci provano con la giustizia. Il paradosso (ma nemmeno tanto a ben vedere) è che gli alfieri del motto “legge ed ordine”, da censori inflessibili di ogni abuso si sono trasformati in paladini dell’illegalità certificata. In realtà gli esponenti di questa destra estremista ed ipocrita, fatta di autocrati o aspiranti tali, intolleranti verso gli altri e cultori di un impressionante lassismo etico verso se stessi e i propri sodali, sono accumunati tutti indistintamente dal sostanziale rifiuto dei principi dello stato di diritto e della separazione dei poteri, fondamenta essenziali del moderno costituzionalismo liberaldemocratico, per cui all’interno dello stato non possono esserci poteri non limitati e la legittimazione popolare non può dar vita a poteri sciolti dall’obbligo che li vincola alla legge e non perdono occasione per manifestare la propria radicale insofferenza nei confronti della magistratura ordinaria e contabile, del dibattito parlamentare, delle Corti Costituzionali, dei Presidenti della Repubblica in caso di repubbliche parlamentari, delle legislazioni sovrannazionali, della libera stampa e così via dicendo. Il loro obiettivo è avere le mani libere, sterilizzare e rimuovere ogni contrappeso istituzionale in forza della legittimazione popolare che, secondo la loro visione distorta della democrazia, li collocherebbe oltre e sopra la legge. Il consenso popolare insomma costituirebbe una consacrazione che renderebbe “legibus soluti” e insindacabili quanti ricoprono cariche elettive.
 
Il punto vero di cui dovremmo prendere finalmente coscienza è che in gioco c’è il futuro delle nostre democrazie e forse persino la loro stessa sopravvivenza, l’equità morale e la giustizia, l’essere considerati veramente tutti uguali innanzi alla legge e il rifiuto categorico di ogni pretesa impunità di singoli esponenti politici e dei partiti e movimenti che guidano e rappresentano. 
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