L’indecenza attira l’attenzione, prevarica il bello e il buono, si fa credere totalizzante e tenta di trascinare tutto e tutti nel gorgo dell’indistinto. Il degrado nel linguaggio e nei comportamenti dei politici è innegabile, ma sarebbe ingiusto non discernere e distinguere. Le persone per bene, i bravi amministratori della cosa pubblica sono la grande maggioranza, ma a far notizia è la strumentalizzazione di ruoli e funzioni pubbliche da parte di una minoranza. L’aspetto più allarmante non è tanto il ricorso al linguaggio greve, volgare, a parolacce e insulti, quanto piuttosto i contenuti e le scelte dei leader nazionali e soprattutto dei sottopancia, di cacicchi e luogotenenti locali, di candidati ed eletti nelle assemblee rappresentative ad ogni livello, nei consigli comunali in particolare, i quali persuasi di poter fare tutto, compreso dare sfogo impunemente alle bassezze più becere in forza della sacra investitura popolare, fanno di barbarie e turpitudine il loro stile e la loro regola. Senza contare poi che ha preso sempre più piede la convinzione che sottrarsi alla sarabanda del cinismo e delle affermazioni scioccanti, gratuite, insensate e senza fondamento, equivalga a rinunciare ad avere ruolo e rilevanza di fronte alla pubblica opinione, ad essere cancellati dal teatrino imperante e finire per non contare niente.
In questi giorni comportamenti estremamente gravi, di cui si sono resi responsabili i consiglieri comunali di alcune città, hanno guadagnato l’onore della cronaca. Tuttavia i media li hanno accantonati rapidamente, stimandoli evidentemente trascurabili, irrilevanti e non una occasione da cogliere per approntare una seria riflessione. L’interesse è stato indirizzato altrove in ossequio all’incessante rincorsa alla novità e al sensazionalismo che spesso purtroppo caratterizza l’informazione, tralasciando così di cogliere i segnali allarmanti di degrado valoriale e senso civico che vanno ripetendosi nella società, che indeboliscono fino a distruggere il substrato sostanziale che sta alla base del vivere comunitario e impediscono di fronteggiare efficacemente i colpi micidiali inferti ai principi e ai diritti irrinunciabili delle persone sanciti dalla Costituzione Repubblicana, alla sacralità delle istituzioni democratiche che devono essere preservate da qualunque abuso o sfregio. Nessuna storia di ruberie, approfittamenti e tangenti, ma qualcosa di assai più pericoloso, in grado di disonorare le istituzioni ed emblematico di una classe politica nella migliori delle ipotesi raffazzonata, grottesca e inadeguata sotto il profilo culturale e democratico.
Il consigliere comunale di Bagno a Ripoli, Gregorio Martinelli Da Silva, della Lega, ex capogruppo in consiglio per il Carroccio, ha presentato un’interrogazione in cui chiede al sindaco di istituire una giornata per i cattolici eterosessuali in quanto vittime di discriminazioni, così motivando la richiesta: “La società con la complicità delle istituzioni e di politici incapaci sta commettendo nel nome della lotta alla discriminazione la peggiore delle discriminazioni possibili, quella contro i suoi valori e le sue origini. Con l’avanzamento di proposte come quelle della mozione della commissione pace, o come la legge Zan, si puniscono e discriminano le persone che seguono la Dottrina Cattolica. Con l’avanzamento di questa ideologia arriveremo anche al punto di penalizzare tutta la categoria degli eterosessuali, soprattutto maschi”. Il consigliere leghista ha sostenuto che la proposta di legge contro omo e transfobia ha come “unico scopo quello di incentivare e favorire l’omosessualità”, che le relazioni omosessuali sono “gravi depravazioni”, ha definito l’omosessualità “atteggiamenti” da “condannare”, precisando (bontà sua!) che “condannare non vuol dire punire” e ha concluso dicendo che l’omofobia è qualcosa “che in realtà non esiste”. Un rappresentante eletto nelle istituzioni definisce discriminatoria una proposta di legge che ha il solo scopo di tutelare i più deboli e punire quanti rivendicano la libertà di aggredire altre persone semplicemente per quello che sono e per chi amano. Parole che fanno inorridire, da non confondersi assolutamente con la libertà di opinione che non è mai libertà di umiliare gli altri e giustificazione della violenza.
Nicolò Fraschini, consigliere della maggioranza di centrodestra di Pavia, presidente della Commissione Bilancio, ha scritto sul proprio profilo Facebook come commento ad una discussione da lui stesso avviata sulle problematiche legate alla pandemia: "Ormai questo piagnisteo sulle vittime penso che abbia stufato tanti italiani, per salvare poche migliaia di vecchietti stiamo rovinando la vita, nel lungo termine, a un sacco di giovani…..Tutta questa vicenda ha dimostrato ancora una volta che l’Italia dà la precedenza sempre e solo agli anziani. Adesso è tempo di cambiare il passo, di sacrifici ne abbiamo già fatti fin troppi, abbiamo già fatto due tentativi, direi che Conte e i suoi sgherri hanno la coscienza pulita, adesso si può riaprire". E per rimarcare meglio il suo pensiero ha concluso: "e poi, ripeto, viva Darwin!". Insomma evviva la selezione naturale: sopravvivano i più forti e i più deboli soccombano!
Priamo Bocchi, coordinatore di Fratelli d’Italia di Parma e consigliere comunale, mentre si svolgeva in streaming il Consiglio Comunale, convocato sul tema della violenza sulle donne, ha postato su Facebook la foto “senza veli” di un sedere maschile, accostata a quella dei consiglieri comunali. Un gesto derisorio, un modo per dire che della violenza e delle discriminazioni sessuali se ne frega, si cala le braghe e mostra il sedere. Scoppiata la bufera per questo suo gesto squallido e vomitevole, ha cercato di giustificarsi dicendo che un hacker avrebbe fatto irruzione nel sistema informatico del Consiglio Comunale a distanza di Parma.
È giusto dare atto che i partiti di appartenenza di questi personaggi beceri e inqualificabili sono intervenuti censurandoli e prendendo le distanze da parole e comportamenti dei propri eletti.
Tuttavia questa sequenza di deliri, luoghi comuni violenti, linguaggi aberranti e pericolosi, che vanno oltre i limiti della ragione, raccontano la deriva di una certa parte della politica senza distinzioni di partiti e schieramenti, che da troppo tempo opera una selezione alla rovescia, promuove i peggiori purché fedeli al capo, discrimina e allontana quanti possiedono un profilo culturale e umano rimarchevole, oltre a competenze, capacità e autonomia di giudizio. Il dramma vero è questo e come cittadini ne portiamo la nostra parte di responsabilità ogni qual volta lo accettiamo supinamente, non ci ribelliamo all’indecenza e non usiamo in modo intelligente l’arma democratica più potente che possediamo: il nostro voto!