Queste fredde giornate d'inverno mi hanno fatto tornare in mente il lungo letargo di molti animali che ritornano a vivere non appena inizia la primavera. L'emergenza del coronavirus, il servizio streaming delle sedute del Consiglio Comunale (guai ad avvicinarsi alla sala dedicata ad A. Di Trapano, cuore della democrazia della città!!), ma soprattutto lo scoppio della guerra di invasione dell'Ucraina, ad opera del dittatore Putin, hanno steso una coltre di silenzio sulla politica della città. Una città in silenzio, ammutolita, dopo i fuochi di artificio e i clamori delle elezioni amministrative del trascorso Ottobre. Si sono spenti i fari elettorali e i partiti sono scomparsi. Una sola manifestazione lodevole dell'ANPI setina ci ha ricordato dell'immane tragedia e delle atroci sofferenze di migliaia di bambini ucraini. Sezze appare, così, una comunità spenta, senza "qualità", direbbe Robert Musil. Purtroppo bisogna ammettere che si tratta della naturale conseguenza del logorio dei partiti negli ultimi decenni (almeno a partire dagli anni Novanta!) e del lento ma progressivo distacco e disaffezione dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni. La narrazione politica, cuore pulsante della partecipazione, è rimasta uno sbiadito ricordo degli anni che ci vedevano protagonisti delle vicende locali, attraverso risultati lodevoli nella sanità, nei servizi sociali, nella scuola, nello sviluppo dell'agricoltura e dell'artigianato, ma anche modello ed esempio per tutti i monti Lepini, e protagonisti nella attiva partecipazione alle vicende internazionali, attraverso lunghi e appassionati dibattiti nelle piazze e nel Consiglio comunale. Cosa, dunque, non ha funzionato in questi ultimi anni? Cosa si è interrotto? E' riduttivo e fuorviante osservare che "i tempi sono cambiati!". Ci sarebbero mille altri modi e mezzi per promuovere la partecipazione. La vera questione è che manca la passione civica e le ragioni per un impegno. Le elezioni amministrative di Ottobre, da questo punto di vista, non hanno né un vincitore né un vinto. Il risultato elettorale appare un fuoco di paglia che, a lungo andare, non lascia alcun segno tangibile e si spegne. Le liste civiche, che hanno vinto, sono ancora alla ricerca della loro "identità". Il PD appare frastornato e confuso dopo la batosta. La Destra di Serafino Di Palma, persona rispettabile perché coerente e onesto, non riesce ancora a metabolizzare e a comprendere il risultato ottenuto al di sotto delle sue aspettative. Dunque, il vero sconfitto è la politica e la partecipazione delle città intera, (solo la metà degli aventi diritto ha votato!). La posta in gioco, (qualcuno lo diceva) non era la conta delle preferenze, spesso conquistate per ragioni familiari e personali, ma la rinascita di una coscienza civica. Non ha vinto la speranza di ricostruire sul passato e sul patrimonio ideale e valoriale. Ha vinto la semplificazione e la leggerezza della politica, affidata alla quotidianità e alla improvvisazione. Così la storia di Sezze ha subìto un trauma, si è spezzato un racconto che sembrava acquisito e condiviso per sempre dalla stragrande maggioranza della popolazione. Ognuno, in questo stato di confusione e di attesa, si sente in diritto di rivendicare la propria lettura degli eventi, senza fare i conti con il passato da cui bisogna sempre ripartire per non rischiare di improvvisare e di costruire sulla sabbia. Spesso si procede attraverso sentenze non suffragate e attraverso interpretazioni prive di fondamento e decontestualizzate. Il patto con la città e con le istituzioni, tacitamente condiviso nel corso degli anni grazie a lunghe battaglie civili e sociali, sono state travisate e sbeffeggiate. La democrazie si conquista ogni giorno e non una volta per sempre: così come i valori e i vincoli di amicizia e di solidarietà. Oggi in politica prevale l'individualismo e il conformismo, l'opportunismo e la convenienza. Le elezioni comunali costituiscono un campanello di allarme per tutti i partiti, per tutti gli schieramenti. Ma occorre uscire al più presto dal letargo politico e far rinascere una nuova stagione di speranza, di passione civica, di impegno concreto. Nulla dovrà essere più come prima. Al di là delle appartenenze e delle distinzioni è necessario un patto istituzionale che sappia offrire alla città un nuovo orizzonte.