A Verona, domenica 3 novembre, durante la partita di calcio contro il Brescia, Mario Balotelli è diventato ancora una volta il bersaglio dei tifosi ultras veronesi. Ululati, fischi, insulti xenofobi, versi da scimmia contro di lui. Il giocatore ha reagito in modo rabbioso e un pò estroverso, scagliando il pallone in tribuna. Un gesto impulsivo che ha riaperto una ferita sanguinante, che lo ha riportato a quando era bambino. Il capo ultrà del Verona, Luca castellini, ha gettato benzina sul fuoco dichiarando che Balotelli ha fatto una "pagliacciata" e che "non potrà mai essere del tutto italiano" dimenticando, forse, quando Balotelli gioca e segna i gol con la Nazionale italiana. Né si può minimizzare il fenomeno del razzismo negli stadi, come ha fatto il Presidente del Verona affermando che "i nostri tifosi sono ironici". Purtroppo, ormai, sono all'ordine del giorno gli sfottò e gli insulti razzisti contro i giocatori di colore delle squadre avversarie. Ci si è quasi abituati, purtroppo. Siamo arrivati a un bivio pericoloso. In ballo, ogni domenica, non c'è più soltanto la chiusura di settori degli stadi, ma il futuro e l'immagine di tutto il calcio, lo sport più bello del mondo. Negli stadi si amplificano i segni del deterioramento e dell'imbarbarimento della società. Chi sottovaluta il problema, sostenendo che lo stadio è solo uno sfogatoio innocuo, non ha capito la gravità del fenomeno. Aumentano sempre di più i pregiudizi legati al colore della pelle, alla cultura, al sesso, alla religione. L'altro viene considerato un diverso, un nemico da combattere ed escludere. Una folle strategia che innalzai muri e fili spinati. Il fenomeno della discriminazione e dell'odio è talmente in crescita che riesplode anche per motivi territoriali: nord contro sud, città contro periferie. Negli stadi, poi, è alimentato dal fattore "branco" che sprigiona gli istinti primordiali innati in ogni essere umano. Purtroppo, troppo spesso, i casi di razzismo si risolvono in vuoti proclami e paccate sulle spalle, in richiami verbali tendenti alla ironia e alla assoluzione, in reazioni di buonismo e di paternalismo. Basta! Occorre identificare questi tifosi che non hanno a che vedere con il calcio. Le società sportive devono collaborare attivamente con le Forze dell'Ordine per individuare i responsabili. Altrimenti devono pagare perché non rispettano le regole stabilite dalla Federazione italiana del calcio. I colpevoli devono essere stanati e schedati. E poi denunciati. Nome e cognome dei delinquenti. Non è più sopportabile che uno Stato che ha debellato il terrorismo rosso e nero non sia capace di arrestare e punire i razzisti da stadio! Ma la repressione da sola non basta. Occorre una svolta culturale basata sulla prevenzione e sull'educazione. Occorre educare a una maggiore apertura verso l'altro, promuovendo l'inclusione e l'integrazione. Il razzismo nasce dalla ignoranza, dalla paura del diverso. Le diversità, invece, vanno considerate una ricchezza e non una barriera. Sarebbe auspicabile vedere gli stadi pieni di famiglie, di genitori con i loro figli, di nonni con i loro nipotini. Per queste ragioni Mario Balotelli merita la nostra solidarietà, la solidarietà di tutti.