Gli italiani, in questi giorni drammatici di coronavirus, sembra siano diventati improvvisamente tuttologi: massimi esperti di epidemie, di clima, di futuro e persino di etimologia. Mi fanno venire in mente le disquisizioni dei vecchi sofisti che discutevano incessantemente del sesso degli angeli. Ciò si spiega in parte per la cattiva abitudine che abbiamo noi italiani di commentare e di criticare comunque, e in parte per la necessità di dover ammazzare il tempo per renderlo meno noioso e meno pesante. Mi soffermo brevemente su due casi per dimostrare questo assunto. Il primo riguarda le più disparate interpretazioni attribuite al termine "congiunti", termine usato nell'ultima conferenza stampa del 26 aprile dal Presidente del Consiglio Antonio Conte. Ha fatto discutere molto quanto da lui detto a tal proposito. Si tratta di parenti di primo o secondo grado? Di fidanzati, di affetti stabili, di nonni, di zii? Di coppie di fatto? Quale è il confine tra la famiglia ufficiale e quella di fatto? Perché si può incontrare la zia e non la fidanzata? Quali sono le distanze giuste tra due fidanzati? Un metro o un metro e mezzo? In tal caso, si devono utilizzare le mascherine o no? E chi controlla le distanze? Si mandano i droni o si spia dietro le finestre? Come si può autocertificare uno status tra due fidanzati che per sua natura è del tutto personale e segreto? Si rischia di essere multati da una coppia di vigili urbani o di essere inseguititi da motociclisti della polizia? Quante persone si possono incontrare in casa dei parenti? Uno alla volta o tre per volta? Insomma: una serie interminabile di quesiti, una casistica ridicola di opzioni e di domande, un rincorrere di ipotesi, una grottesca cernita degli affetti visitabili e non! Basta! Non si può scherzare troppo con la vita e con la peste. Ci vuole solo tanto buon senso e tanta responsabilità! Nessun governo, nessun Comitato scientifico ci può salvare da una seconda ondata del virus senza il nostro impegno e la nostra collaborazione. Analogo discorso, ma un pò più serio e impegnativo, vale per la decisione di rinviare l'apertura delle chiese: apertura richiesta a gran voce dalla CEI (conferenza Episcopale Italiana). Devo dire che ho trovato fuori luogo ed esagerate le proteste ufficiali dei Vescovi italiani. Attendere altri pochi giorni per la riapertura ai fedeli delle chiese non è un sacrilegio e non c'entra niente con la discriminazione dei cattolici, con l'anticlericalismo e con l'ateismo. Ben altri sono i sacrilegi compiuti da noi uomini! Dio è in ogni luogo, là dove c'è misericordia, lì c'è dio! Non conosco ovviamente le ragioni che fanno indotto il Governo ad assumere questa dolorosa decisione. Si tratta forse di tutelare le tante vecchiette che frequentano maggiormente le chiese? Ma! Per fortuna che c'è Papa Francesco che ha esortato i cardinali e i vescovi alla prudenza e alla obbedienza delle norme in vigore, a cercare un dialogo costruttivo, a concordare con le autorità statali un percorso comune per procedere a piccoli passi, attraverso modalità che consentano di celebrare le Messe e gli altri riti religiosi in totale sicurezza. Un richiamo solenne, da parte di Papa Francesco, alla moderazione e alla distinzione dei ruoli tra Stato e Chiesa. Ricordandoci che "chi va piano va sano e va lontano, mentre chi va forte va incontro......alla morte."