Ventun anni fa, il 5 AGOSTO 1999, moriva Alessandro Di Trapano, familiarmente detto Sandrino Bufalotto. Sindaco di Sezze per diversi anni, ininterrottamente dal 1970 al 1990. Chi ha avuto, come me, la fortuna di conoscerlo e di collaborare con lui, non può dimenticarlo. La buona politica è stata la sua passione e il Partito Comunista Italiano la sua casa. Il sindaco "contadino”, era da tutti stimato e rispettato. Orgoglioso di coltivare la terra, aveva frequentato solo la Quinta elementare ma possedeva una cultura e una conoscenza degli uomini e delle cose eccezionale. Non era un marxista ortodosso, seppure in carcere aveva letto e studiato le teorie marxiste, ma sapeva coniugare la lotta di classe agli ideali democratici e progressisti della Nazione. Mai sovversivo e anarchico, sempre rispettoso delle regole e del confronto politico. Mai con il cappello in mano, fiero di rappresentare gli interessi legittimi di una città e di inculcare, con il suo esempio, una coscienza civile e democratica. La sua testimonianza è stata fondamentale per la crescita di migliaia di cittadini e per i giovani della mia generazione. Il suo unico obiettivo era quello di risollevare le condizioni materiali e spirituali dei contadini e degli operai, di insegnare loro come si governa una Comunità. Ed essi lo ricambiavano con affetto e con una valanga di voti e di preferenze. Negli ultimi anni della sua vita la realtà sembrava andare contro la sua storia personale. Se ne rammaricava ma allo stesso tempo non si disperava e cercava nuove strade per non far disperdere i valori e gli ideali ai quali era abbarbicato. Ascoltava i giovani dirigenti e gli intellettuali, con i quali discuteva animatamente ma senza fare passi indietro. Non fu mai disponibile ad allargare la maggioranza del governo della città di Sezze: lo riteneva un brutto compromesso di potere e di poltrone. Voleva mantenere "l'innocenza della sua diversità", quella di essere comunista e con le mani pulite. Considerava effimero e illusorio il consumismo degli ultimi anni della sua vita, convinto che il vero progresso consisteva nello sviluppo dell'agricoltura, nella tutela dell'ambiente, nel miglioramento materiale della povera gente e non tanto nella diffusione dei beni voluttuari. Era un rigido assertore del rigore morale e della austerità, del risparmio, dell'attaccamento alla famiglia. Con il crollo del muro di Berlino e dell'URSS (1989), crollano alcune sue certezze ma aderisce convintamente al nuovo partito di Achille Occhetto, il PDS, in ragione della sua appartenenza a una parte della società. Improvvisamente, nell'Agosto del 1999, muore. Non so cosa avrebbe pensato dei turbolenti tempi presenti, del cambio di casacche di tanti politici, della nascita di nuovi partiti e movimenti. Sono certo, però, che non si sarebbe messo da parte e che non avrebbe cambiato cavallo perché la sua adesione all'idea comunista non è stata una scelta opportunistica e accademica. Ha saputo sempre da che parte stare. I partiti possono cambiare e anche morire, ma le ingiustizie e le diseguaglianze no! E Sandrino Bufalotto sarebbe stato sempre dalla stessa parte, quella dei più deboli e dei più poveri!