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Mancano molti insegnanti di sostegno

Ott 13, 2020 Scritto da 
 
 
Giungono ancora, in questi giorni, molte segnalazioni sulla mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole. La ripresa delle lezioni ha mostrato ritardi e lacune. C’era da aspettarselo, considerata la situazione eccezionale che si è venuta a creare a causa del covid-19. La pandemia ha costretto le Istituzioni e i Presidi a un tour de force defatigante, stravolgendo vecchie abitudini e norme consolidate negli anni. Aule da ristrutturare, banchi monoposto da recuperare, mascherine, distanziamenti: era tutto prevedibile ma incerto e da reperire in tempi veloci. Alla fine, in qualche modo, la scuola è ripartita. Ma la lacuna a cui è sembrato impossibile rimediare è stata la cronica assenza di insegnanti, il balletto e il girotondo a cui sono sottoposti, il disagio di lasciare gli alunni e i colleghi dell'anno precedente e ricominciare a ristrutturare il proprio lavoro, in assenza di una continuità didattica. Ma anche questa "consuetudine" era in qualche modo prevedibile, c’è sempre stata. Ciò che invece è imperdonabile è tuttora l’assenza di moltissimi insegnanti di sostegno. Gli studenti disabili, quelli più bisognosi, che hanno lo stesso diritto di frequenza scolastica degli altri, sono a casa per mancanza dell’insegnante di sostegno. Sembra che la tutela di questi ragazzi /e  non sia una priorità per il Ministero e per i sindacati. Ritardi enormi nelle nomine, difficoltà ancora maggiori nel reperirne di qualificati. Eppure, fin dagli anni '70, in molte scuole d'Italia si provvide alla eliminazione delle classi speciali e all'inserimento dei disabili nelle cosiddette scuole "normali" di ogni ordine e grado. Ancora oggi dobbiamo andare fieri e orgogliosi per l'attività svolta a loro favore dalla Amministrazione Comunale di Sezze che fu all'avanguardia! L'emanazione, poi, della legge 1o4/1992 rese il modello di inclusione scolastica italiana  modello ed esempio  per tutto l'Occidente. Quindi le leggi e i princìpi  ci sono, e sono buoni, anzi ottimi: ciò che manca è la pratica. Vige l'abitudine radicata a delegare al solo insegnante di sostegno (quando c'è!) la responsabilità dell'alunno quasi che il suo solo e vero compito sia di togliere un impaccio alla famiglia e ai colleghi delle altre materie. E' frequente e triste vedere i docenti di sostegno uscire fuori dalla classe con il proprio allievo! Le famiglie si sono assuefatte all'idea che il sostegno così fatto sia l'unica ciambella a cui aggrapparsi. Ma ormai questo meccanismo si è inceppato. Le certificazioni delle disabilità sono cresciute: sono aumentati i posti di sostegno. Si è arrivati a quota 170 mila, circa un quinto dell'intero corpo docente. La crescita del numero, a lungo andare, può diventare insostenibile e non produrre qualità. Occorrono alcuni rimedi, a parer mio: una specifica formazione degli insegnanti di sostegno e il completo coinvolgimento di tutti i docenti della classe. Potrebbe bastare così, anche con lo stesso numero di docenti attuali ma tutti altamente qualificati, che sappiano guidare e coinvolgere in pratiche inclusive i colleghi curricolari, a loro volta adeguatamente formati e incentivati, per ottenere buoni risultati ! E' obbligatorio avere  l'insegnante di sostegno, ma , quando c'è, da solo non basta più.
Pubblicato in La Terza Pagina
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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