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Quando muore un carabiniere…

Feb 24, 2021 Scritto da 
Vittorio Iacovacci

 

 

Un altro carabiniere è morto,  ucciso in una imboscata. Aveva solo   trenta anni. E’ Vittorio Iacovacci, di Sonnino (LT), in missione di pace, nella Repubblica Democratica del Congo, insieme all’ambasciatore Luca Attanasio, di cui era la scorta, e al loro autista. Vittorio Iacovacci si sarebbe dovuto sposare a giugno. Un bravo ragazzo, entrato giovanissimo nell’Arma, per servire la Patria e per avere un lavoro sicuro. “Era orgoglioso della divisa che indossava”, dicono i suoi amici e compaesani, addolorati e ammutoliti. Unanime la commozione e le condoglianze da parte delle Autorità, ma non sufficienti a colmare il dolore dei genitori e della sua fidanzata domenica. Sonnino è in lutto, l’Italia tutta è in lutto. Sonnino piange il suo eroe ma la ferita ricevuta non si rimarginerà facilmente. Ebbene: mentre vedevo sgomento in TV le immagini del vile agguato in Congo, mi son tornate alla memoria le riflessioni di Pier Paolo Pasolini che, dopo l’assalto del Collettivo di estrema sinistra a Roma, in valle Giulia, esclamò:” io sto con i poliziotti che per 40mila lire al mese; essi sono senza più sorriso, esclusi, derisi, emarginati perché difendono lo Stato e l’ordine pubblico!”. E scriveva ancora:” io sto con i poliziotti perché sono i figli dei poveri e vengono dalle periferie urbane e contadine”. Un grido controcorrente da parte del grande poeta e regista, più volte denunciato e vilipeso, come del resto era abituato a fare. Una dichiarazione polemica contro i figli della borghesia benestante e ipocrita di quegli anni (1968) quando alcuni studenti sognavano la rivoluzione senza una conoscenza reale delle condizioni soggettive e oggettive della stragrande maggioranza della società.  Era il 1 marzo 1968.  Il corteo degli studenti, guidato del Collettivo di estrema sinistra si diresse verso la Facoltà di architettura, con l’intenzione di rioccuparla, essendo stata sgomberata dalla Polizia qualche giorno prima. Lancio di sassi e di oggetti contundenti. 148 feriti e 200 denunce. Pasolini non ebbe alcuna remora a schierarsi apertamente e aspramente contro i” figli di papà” e a difendere animatamente i poliziotti, definiti servi del sistema e sbirri. In loro Pasolini vedeva l’Italia autentica, innocente, contadina e operaia, schierata contro il conformismo, contro il consumismo, contro il ribellismo velleitario di chi lancia il sasso e vigliaccamente fugge e nasconde la mano. Che c’entra tutto ciò, in questa triste vicenda di Vittorio Iacovacci? Adesso, come allora, i carabinieri e i poliziotti sono quasi sempre figli della povera gente e, anche per questo, meritano dignità e rispetto. Tante volte la violenza di chi, a parole, vuole fare la rivoluzione, si manifesta contro i poveri servitori dello Stato e della democrazia. In Italia come in Francia, come in America! La rivoluzione si pratica in maniera pacifica e graduale perché la violenza produce solo altra violenza. Compiangere e commemorare Il carabiniere Vittorio Iacovacci è un dovere morale e ci ricorda di stare sempre dalla parte giusta perché questo è l’unico modo per modificare e migliora la realtà esistente, ancora troppo ingiusta e diseguale.

Pubblicato in La Terza Pagina
Ultima modifica il Mercoledì, 03 Marzo 2021 11:40 Letto 1004 volte
Vincenzo Mattei

 

Dirigente scolastico e pubblica amministrazione

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