Agli albori della storia ( inizio età eneolitica ) il Lazio meridionale ci appare abitato da popoli autoctoni del paese, ritenutisi tali perché stanziatisi da tempi remotissimi. Una tradizione, peraltro non ritenuta molto antica dal De Sanctis, li faceva chiamare Aborigeni e ad essi, dal re Latino, sarebbe derivato il nome di Latini. Il popolo latino, già agli albori della storiografia greca, ci appare distinto da quello etrusco abitante sulla riva destra del Tevere. Tutte queste vicende molto tempo prima che dal cuore dell'appennino partissero le grandi emigrazioni dei popoli italici, che avrebbero occupato progressivamente tutta l'Italia centrale e meridionale. I Latini, seppur dagli scarsi reperti archeologici, ci appaiono nettamente distinti, per quanto ad essi affini, dai popoli umbri e sabini che si vennero ad impiantare in tante zone delle pianure tirreniche. Tale popolo, stabilitosi in epoca remotissima nella regione pontina, in genere pose i propri villaggi su alture forti per la loro posizione e difese anzitutto con argini di terra e di pietra. E' logico quindi supporre che i Latini abbiano intrapreso la grandiosa opera di costruzione di alcuni grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino, attraverso la realizzazione di una estesa trama di cunicoli : la supposizione è avvalorata anche dal fatto che costoro siano stati spinti a tale opere sia dalla necessità di respingere gli abitatori dei monti ma anche dal bisogno di organizzare l'opera idraulica nei terreni in cui vivevano. Resta il dubbio se i Latini siano stati gli inventori del sistema di drenaggio sotterraneo o se lo abbiano appreso dai vicini Etruschi. Non è neanche accertato se i Latini abbiano costruito i citati cunicoli di loro iniziativa e in regime di piena libertà politica o se invece essi siano stati costretti a costruire tale opera dal predominio degli Etruschi, nell'epoca in cui costoro possedevano, direttamente o meno, tutto il Lazio. La ricostruzione, seppure generica e parziale, della storia di questa parte del Lazio, prima che esso cadesse sotto il dominio degli Etruschi e di quello successivo dei Volsci è possibile solo partendo da qualche raro reperto preistorico ed archeologico (epolcreti di Caracupa di Satrico e di Velletri). Altri indizi storici si intravvedono dalle notizie dei più antichi scrittori greci attinte dai primi navigatori delle coste laziali ( i Focesi ed i Calcidesi ). Infine un altro contributo di ricerca ci è stato tramandato dalla tradizione di leggende antichissime elaborate prima del periodo greco. Una seconda opinione contrastante alla prima è quella di alcuni scrittori moderni che affermano che i primi abitatori dell'Agro Pontino siano stati i Volsci per cui hanno pensato che ad essi fossero da attribuire alcuni grandiosi lavori di drenaggio rinvenuti nel territorio pontino. I Volsci in realtà scesero nella pianura pontina in tempi relativamente recenti e quasi in epoca storica, circa agli inizi del V secolo a.C. In tale periodo costoro, sboccando dalla grande valle dell'Amaseno, spinti dal bisogno dei pascoli invernali e dalla sete di conquista dei ricchi territori dei Latini Pometii si affacciarono alle nostre distese pianeggianti, forse anche incalzati da altri popoli nomadi. Subito dopo la venuta dei Volsci succede un periodo di guerre accanite tra loro e la lega romano-latina. E' illogico pensare che in tale periodo bellico i Volsci dedicassero le loro energie a compiere la poderosa impresa della costruzione dei cunicoli di drenaggio. I Volsci, in realtà, alla loro discesa nella pianura pontina erano dediti principalmente alla pastorizia, come in origine i popoli montanari, e come anche la maggior parte degli Italici. E' cosa troppo meravigliosa che essi, d'un colpo, potessero diventare esperti idraulici e grandiosi bonificatori senza un lungo periodo di tirocinio e di un'assidua pratica. Esclusi quindi, una volta per sempre, i Volsci, restano gli abitanti che prima di essi occupavano la regione, cioè i Latini. L'opinione oggi più diffusa concorda nel ritenere che i Latini, gli Ausoni (o meglio Aurunci), gli Opici gli Itali e i Sicani dello Stretto, facciano parte della prima ondata di popoli italici che vennero ad abitare nei territori tirrenici. All'epoca dello storico greco Ecateo esisteva, sul territorio circostante la sua sponda sinistra del Tevere, il popolo dei Prisci o Casci Latini, in perenne lotta con quello abitante la riva destra dello stesso fiume. I limiti del Lazio, verso l'ottavo secolo a.C., all'epoca della fondazione di Roma, erano così definiti: a Nord il Tevere, a Nord-Est l'Aniene (Che forse , all'inizio, divideva i Sabini dai Latini ), a Sud e Sud - Ovest , con limiti più indefiniti e sfumati, il territorio dei Latini che verso Est e Nord-Est veniva a contatto con le terre degli Ernici , mentre a Sud confinava con gli Aurunci. Tornando, in conclusione, alla narrazione del periodo bellico tra la lega Romano-Latina ed i Volsci invasori ricordiamo che dopo circa un secolo e mezzo ( tra il V e il III secolo a. C.) di alterne vittorie e sconfitte la vittoria finale arride ai Romani che, tra l'altro, avevano eliminati i Latini. I Romani dunque divennero da allora i padroni assoluti di tutta la regione.