Sono stati affidati ad una ditta locale con procedura MEPA - richiesta di offerta (RDO) – i lavori di ripristino al Belvedere di Santa Maria. La ditta che si è aggiudicata la gara dovrà demolire il manufatto realizzato entro 15 giorni dalla firma del contratto avvenuta nei giorni scorsi. Già dai prossimi giorni i lavori potrebbero iniziare e concludersi molto rapidamente. Dopo quasi due anni finalmente il Belvedere di Santa Maria di Sezze tornerà libero, epilogo di una vicenda che ha diviso la città e la politica locale. Quella della statua di San Lidano resterà negli annali della storia di Sezze quale vicenda molto rappresentativa di come il pressappochismo possa creare danni ad una comunità. La battaglia del comitato murodelletéra e di una parte della politica locale questa volta è riuscita ad evitare un nuovo mostro di cemento nel cuore del paese e in uno dei luoghi più affascinati della nostra Sezze.
Anche Sezze ha la sua panchina gialla per ricordare Giulio Regeni, il ricercatore italiano dell’Università di Cambridge che tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 venne rapito, torturato e atrocemente ucciso in Egitto. In molte città italiane una panchina tinteggiata di giallo è diventata simbolo di libertà e giustizia ed è associata al giovane barbaramente ucciso. A Sezze l'iniziativa è stata pensata e proposta da Daniele Piccinella, un giovane napoletano trapiantato a Sezze da venti anni. La sua lettera aperta e indirizzata all'ex sindaco Sergio Di Raimo aveva avuto un forte impatto emotivo in tutti i componenti dell'amministrazione comunale e della Giunta al punto da spingere l'ex sindaco a dare il via ai lavori per realizzare un angolo in memoria di Regeni. La panchina gialla con la targa che ricorda il giovane è stata allestita davanti la scuola elementare di Piagge Marine, in modo che gli alunni possano capire e riflettere anche su questa triste vicenda che ha fatto il giro del mondo.
Il 10 aprile 2021 alle 11:00 in videoconferenza si è tenuta la presentazione dell’Associazione ERGA. Il tutto è avvenuto alla presenza di giornalisti che hanno risposto all’invito e a una platea di oltre 40 persone, uomini e donne, interessati all'evento. Erga nasce sotto una buona stella giacché proprio il 10 Aprile 2021 cade il centenario della nascita di Nilde Iotti, che ha contribuito, insieme alle madri costituenti, a cambiare la storia dell’Italia. ERGA nasce dalla necessità di voler portare un contributo sul territorio in modo esplicito e concreto rispetto a bisogni sociali di cui siamo spesso soggetti ed oggetti. Un modo costruttivo per imprimere un'impronta femminile alla cura del territorio e della società, fuori dalle mura domestiche. La presentazione è stata moderata Michela Sagnelli, dirigente scolastica in una scuola di Nettuno e componente dell'associazione. Roberta Filigenzi, psicologa e psicoterapeuta, sensibile ed esperta di temi sociali, ha spiegato come “ERGA vuole proporre ai cittadini la riconquista di parola e responsabilità rispetto al territorio e alla sua gestione, responsabilizzando il senso civico del singolo per la costruzione di una coscienza civica collettiva” e in un passaggio conclusivo del suo intervento, ha spiegato come “il gruppo si presenta eterogeneo per competenze e idee, fondato da donne che non senza fatica ed ostracismi hanno comunque raggiunto gli obiettivi personali e professionali desiderati, mantenendo sempre uno sguardo attento alla collettività, ma proprio perché consapevoli delle difficoltà di riconoscimento delle competenze al femminile intendono impegnarsi in modo concreto a supporto delle altre donne e di qualunque altro genere, nel senso più ampio del termine.” La parola è passata poi a Isabella De Renzi, docente, che ha spiegato come non possiamo continuare a ritenere le donne semplicemente brave nell’esercitare l’arte della resilienza, ma dobbiamo procedere a un cambio di paradigma perché in Italia sono mancate politiche sistematiche sulla riduzione delle differenze di genere. Erga nasce per operare su base locale, che non vuol dire agire in maniera localistica e in quest'ottica ha richiamato a guardare il Manifesto “Donne per la Salvezza” e gli obiettivi virtuosi dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) per trovare risposte alle tante domande che la realtà ci pone. Chiude il ciclo degli interventi Sofia Zonfrilli, la giovanissima ideatrice del logo, che spiega in modo articolato come il suo sia il frutto di un lavoro lungo e complesso, nato dalla necessità di rappresentare in un'immagine gli obiettivi e il carattere di ERGA. Presenti anche l'Onorevole Sesa Amici che, rispondendo alla domanda della moderatrice, ha colto l'occasione per sottolineare come sia importante agire con un'azione culturale nel nostro paese ed ERGA è un luogo deputato per farlo insieme a quanti e quante vorranno contribuire al progetto. Mentre, Rita Palombi, architetto e già Consigliera Comunale e Provinciale, ha sottolineato come questa associazione formata dalle tante risorse umane del paese, voglia lavorare per dare voce alle fasce più fragili che questa pandemia ha marginalizzato sempre più con il desiderio e la speranza di poter costruire con tutte le realtà associative del territorio un dialogo costante e un lavoro integrato per il raggiungimento di risultati stabili su progetti concreti.
La Turchia, la sedia negata e le colpe dell'Europa
Scritto da Luigi De Angelis
La sedia negata alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, costretta a rimanere in piedi e poi ad accomodarsi su un divano laterale, mentre il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, senza alcuna remora, va a sedersi accanto a Recep Tayyip Erdoğan, racconta molte cose poco piacevoli non solo sulla Turchia e sull’autocrate che la governa, ma anche sulla debolezza e la scarsa credibilità dell’Unione Europea a livello internazionale e non ultimo sulla qualità umana e politica di certi personaggi che la rappresentano e ci rappresentano. Sarebbe sbagliato considerare quanto accaduto nel palazzo presidenziale turco semplicemente uno sgarbo del sultano di Ankara o ridurlo ad una questione di protocollo diplomatico. Si badi bene, non che tali aspetti siano secondari o irrilevanti, ma dobbiamo evitare che finiscano per farci perdere di vista temi decisamente più importanti e sostanziali. Innanzitutto la decisione di Erdoğan di far disporre una sedia accanto alla sua solo per Charles Michel, relegando in un angolo Ursula Von der Leyen ha un significato simbolico evidente, è l’affermazione di una idea maschilista e padronale del potere. Il presidente turco è persona riprovevole, le sue tendenze autoritarie, il suo disprezzo per la democrazia e i diritti delle persone, le persecuzioni contro le minoranze, la negazione dei diritti delle donne, l’uso strumentale delle istituzioni, il perseguimento esclusivo dei più biechi interessi personali e al più del proprio clan rappresentano il tratto distintivo della sua azione politica. Tuttavia, come tutti i sovranisti d’ogni latitudine ed espressione, è molto attento alle immagini e ai gesti simbolici che possono produrre effetti sui sostenitori, solleticarne gli istinti più bassi e la mediocrità, indirizzare il consenso più di mille discorsi e slogan, soprattutto quando i contenuti scarseggiano e i risultati nella gestione della cosa pubblica sono a dir poco deludenti.Il fatto che la scelta del presidente turco sia stata rivolta contro Ursula Von der Leyen in quanto donna non lascia poi spazio a dubbi, anche alla luce di alcune dichiarazioni di membri di primissimo piano del suo governo a commento dell’accaduto. D’altra parte Erdoğan si è sempre contraddistinto per le ripetute affermazioni chiaramente discriminatore e offensive verso le donne, non ultimo quando ha sostenuto che esse devono considerarsi “prima di tutto delle madri”, funzionali a suo giudizio solo alla riproduzione della specie evidentemente. Il problema è che non si è limitato solo a strizzare l’occhio ai settori più tradizionalisti e retrivi della società turca allo scopo di raggranellare consensi, ma è passato direttamente all’azione. Infatti risale ad appena qualche mese fa la decisione del governo turco di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. E questo in un paese che ha una media di due femminicidi al giorno e in cui la pandemia ha sancito in maniera ancor più netta l’esclusione delle donne dal mondo del lavoro e dalla partecipazione attiva alla vita politica.
Deprecabile però è stato anche e soprattutto l’atteggiamento di Charles Michel. Se da Erdoğan non c’era da aspettarsi nulla di diverso, un rappresentante delle istituzioni europee avrebbe dovuto dimostrare ben altro spessore politico e sensibilità umana. È invece rimasto indifferente dinanzi allo sfregio compiuto nei confronti della Von der Leyen, non ha ritenuto di compiere nemmeno un gesto di galateo cedendole il proprio posto, che sarebbe stato un messaggio fortissimo contro il machismo del Presidente turco, e tantomeno si è sentito in dovere di esprimere il proprio disappunto. A sua aggravante c’è inoltre che, stando a quanto si è venuto a sapere, il suo staff pare abbia eseguito un sopralluogo prima dell’incontro e non abbia avuto nulla da ridire circa la scelta del cerimoniale diplomatico turco. Evidentemente certo maschilismo retrivo non è malattia esclusiva di Erdoğan e Charles Michel ha colto l’opportunità importante di dar sfogo alla propria ambizione, al proprio egocentrismo, di far valere la più volte rivendicata sua primazia rispetto alla Presidente della Commissione Europea. E poi vuoi mettere la soddisfazione di avere una donna in posizione ancillare rispetto ai maschi che contano e discutono di argomenti importanti!
Ursula Von der Leyen ha invece fatto la scelta giusta accettando di sedersi sul divano dei “numeri due”. Sotto il profilo politico e diplomatico sarebbe stato un errore andarsene polemicamente e, proprio perché donna, avrebbe prestato il fianco a facili polemiche e perfino ad accuse sessiste.
Ad ogni buon conto ad essere sempre più inquietanti sono i rapporti tra Unione Europea e Turchia. I politici europei si tengono stretto Erdoğan, un dittatore criminale, verso il quale si mostrano accondiscendenti, subalterni e proni, regalando al suo regime sei miliardi l’anno per permettergli di compiere ingerenze militari nei paesi vicini, per assolvere al lavoro sporco che gli hanno appaltato nei diversi teatri di guerra del Mediterraneo, per contenere l’arrivo dei migranti, ricorrendo alla violenza e tenendoli prigionieri in condizioni disumane nei vari campi a cielo aperto lungo la sua frontiera e per ragioni economiche e commerciali. Un conto però è l’inevitabile realismo di dover fare i conti anche con regimi autoritari nelle relazioni tra stati, un conto è aver fatto della Turchia il sicario dell’Europa.
Bene ha fatto il Presidente del Consiglio Italiano Mario Draghi a definire Erdoğan un dittatore, provocando le proteste del regime turco, ma francamente è davvero ancora troppo poco, soprattutto se poi queste parole servono solo a gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica e a non modificare nulla. È invece indispensabile un cambio di passo radicale dell’Italia e dell’intera Europa: basta cedere incondizionatamente ai capricci e ai deliri del sultano turco nel proprio paese e nel Mediterraneo.
Lo dico da incrollabile europeista, questa Unione Europea dei tatticismi esasperati, della diplomazia miope ed attenta esclusivamente agli interessi economici, non è quella in cui possono riconoscersi quanti credono nella democrazia, nei diritti umani e nella libertà.
Ai cittadini di Sezze
Le Associazioni e i singoli cittadini di Sezze firmatari di questo documento si sono riuniti per avviare un confronto sulla possibilità di portare un contributo alla rinascita civile della comunità setina, anche dopo le gravi vicende relative al cimitero di Sezze che hanno portato a provvedimenti giudiziari.
Dalla discussione, sentita e partecipata, sono emersi i seguenti punti che s’intendono offrire a tutti i cittadini, alle altre Associazioni presenti sul territorio setino, alle liste civiche e ai partiti politici che vorranno candidarsi all’amministrazione della città di Sezze.
Dinanzi a eventi di questo genere, dopo l’indignazione e la rabbia, occorre evitare la tentazione di restare alla finestra, di rimanere passivi spettatori o di esprimere soltanto giudizi sui social, spesso parziali che poco apportano al cambiamento.
Da qui l’intenzione di prendersi cura di questa nostra comunità e, soprattutto, di coloro che non hanno voce: i più fragili. Sapendo che, probabilmente, si tratta soltanto di continuare ad agire in questa direzione poiché ognuno, come singolo o come parte di un’Associazione, già se ne prende cura con ciò che ha fatto e continua a fare.
Oltre ciò che ognuno fa, dunque, l’idea è quella di costituire una vera e propria agorà, uno spazio duraturo e condiviso per contaminarsi, anche con un confronto aperto, acceso, critico ma costruttivo. Insomma una ricchezza che a Sezze va riscoperta nella consapevolezza che ascoltare le ragioni dell’altro è la condizione per interpretare la critica come stimolo al miglioramento. Tutto ciò è ancor più necessario proprio perché da tempo mancano nel nostro territorio i momenti e i luoghi di confronto; confronto che non può essere semplicemente finalizzato a redigere l’elenco dei problemi vissuti e sentiti nella nostra città, bensì indirizzato a individuare alcune priorità avvertite come le più importanti e urgenti.
A coloro che vorranno candidarsi al governo della città consigliamo vivamente di prediligere la progettualità politica anziché la ricerca del mero consenso elettorale, poiché un’eventuale maggioranza numerica non costituisce automaticamente la possibilità di un’attività amministrativa capace di affrontare le reali esigenze della comunità, soprattutto oggi, per ricostruire su basi nuove il tessuto sociale; esigiamo che il riscontro fra gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale e la loro effettiva realizzazione possa essere consentito ai cittadini attraverso una reale trasparenza amministrativa; chiediamo che, in attuazione dello Statuto comunale, si predisponga l’organismo previsto per poter costantemente dialogare con tutte le Associazioni operanti sul territorio di Sezze.
Chiediamo infine un luogo fisico in cui incontrarsi, confrontarsi e permettere soprattutto ai giovani di farsi protagonisti e non soltanto destinatari delle iniziative, un luogo dove si possa non soltanto parlare delle nuove generazioni, ma farle parlare e partecipare concretamente ai processi decisionali della loro comunità. E riteniamo che questo luogo possa essere il Centro sociale “Calabresi”, del quale chiediamo la piena restituzione alla sua funzione primaria di spazio d’incontro di tutti e per tutti.
I singoli cittadini e le Associazioni che condivideranno questo documento possono anche loro sottoscriverlo per continuare insieme il percorso avviato. L’obiettivo è che tale percorso possa articolarsi in momenti di riflessione e proposta su problematiche specifiche della città, a partire proprio dai gravi effetti che l’emergenza pandemica ha prodotto in persone particolarmente esposte, come i giovani e gli anziani, per poi proseguire su altre tematiche condivise.
Ecco i firmatari del documento:
ANPI Sezze, Circolo Arcobaleno Pontino Legambiente aps, Azione Cattolica Parrocchia di S. Maria, Compagnia Parsifal, Associazione Araba Fenice, Setia Plena Bonis, Lega Spi Cgil Monti Lepini-Terracina, Movimento Giovanile della Sinistra Sezze, Associazione Le Decarcie, Associazione culturale Le colonne, Annalisa Savelli, Franco Abbenda.
Il movimento civico Sezze Bene Comune è pronto per le amministrative del 2021. In un comunicato stampa il direttivo apre alla società civile.
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I componenti del Movimento Civico SBC si sono riuniti in videoconferenza per confrontarsi ed analizzare i quattro anni di vita amministrativa della Consiliatura da poco tempo conclusa. E’ stata l’occasione per ripercorrere alcune tappe salienti della nascita del movimento di Sezze Bene Comune e delle tante problematiche che sono state trattate sia a livello comunale sia provinciale. Il lavoro svolto dalle consigliere Eleonora Contento e Rita Palombi, e coadiuvato da tutto il gruppo, nelle sedi istituzionali è stato riconosciuto ed apprezzato unanimemente. Dal confronto è emersa la volontà da parte di tutti i partecipanti di continuare il percorso politico anche nella prossima tornata elettorale. Le elezioni del 2017 hanno visto Sezze Bene Comune che si affacciava per la prima volta sulla scena politica ottenendo un buon risultato elettorale con due rappresentanti elette nel Consiglio Comunale, nonostante la presenza di tante liste elettorali e in particolare le due coalizioni rappresentate dal Partito Democratico appoggiato da “cartelli elettorali” e dal Biancoleone espressione di Centro Destra. Il gruppo di Sezze Bene Comune intende candidarsi al governo della città con la consapevolezza delle problematiche emerse in questi anni e che, per il futuro, dovranno essere risolte per uscire dalla profonda crisi economica, sociale, culturale, politica nonché sanitaria che purtroppo è ancora in essere. Oggi, la reale conoscenza della macchina amministrativa, ci pone di fronte ad una scelta di grande responsabilità e maturità che non può essere affrontata solo con slogan di “rinnovamento” ma occorre avere una visione complessiva ed articolata della città che va condivisa con chi vorrà adoperarsi per la difesa del bene comune. Le prossime amministrative necessitano di chiare prese di posizione da parte di chi si candida a rappresentare la comunità, nell'ottica di un lavoro di ricucitura con tutta la società civile per avviare una nuova fase di crescita e di sviluppo per Sezze. Per tali motivazioni, si vuole aprire un confronto con le forze politiche e la società civile con l'obiettivo di condividere un percorso caratterizzato da idee e valori comuni da mettere al servizio della città.
In un comunicato stampa il movimento di Identità Setina parla delle sfide del futuro e dell'occasione di cambiare il modo di governare la città. Ecco la nota del movimento civico di Sezze.
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La vera rivoluzione, nel nostro paese, sarà la riconquista della normalità. Pensiamo, infatti, che la manutenzione ordinaria delle strade, non avere discariche sul territorio, pulire i fossi, avere parchi vivibili e così via, sia normale. Non è normale occuparsi di cose ordinarie e farle passare per straordinarie. Tagliare l’erba, o intitolare una strada, non si possono considerare alla stregua della Rivoluzione Industriale. Riteniamo normale che siano gli uffici preposti a occuparsi della richiesta di un certificato e che non debba essere il politico di turno a fare da filtro per poi far passare quello che è un sacrosanto diritto, pagato con le tasse, come un favore. Il clientelismo si nutre di queste cose, ma è questo andamento che ha prodotto la decadenza della politica. Noi vogliamo costruire una coalizione di forze che ritenga la manutenzione ordinaria come normalissima gestione della cosa pubblica, che non abbia bisogno dell’applauso per aver adempiuto al proprio dovere. Sono valori ai quali non rinunceremo. La sfida non è vincere le elezioni, ma vincerle per governare e cambiare il paese. Ci interessa dialogare e allargare il confronto politico e amministrativo con le altre forze in campo su questi aspetti. Non abbiamo alcun interesse verso il tipico “carrozzone elettorale” impossibilitato, poi, ad amministrare. Eviteremo le accozzaglie politiche: non desideriamo sentirci sotto scacco di chi è convinto che sistemare una buca o riparare un semaforo meritino la stessa risonanza dello sbarco dell’uomo su Marte.
Il Presidente della SPL Sezze, Gian Battista Rosella, comunica che a seguito di una convenzione stipulata tra la società partecipata del Comune di Sezze e la Società Soloil Italia, è partito il servizio di prelievo e recupero degli oli vegetali esausti provenienti delle utenze domestiche, attività commerciali e artigianali di Sezze. Del servizio se ne occuperà direttamente la società Soloil Italia. “Per le utenze domestiche sono stati installate 7 colonnine-contenitori di 120 litri in diverse zone – afferma Rosella – in modo da coprire l’intero territorio comunale. Mentre per le utenze commerciali e artigianali sarà cura della Soloil Italia distribuire in comodato d’uso appositi bidono-fustini di capacità variabile in relazione alle esigenze dell’utente”. Il servizio sarà effettuato in maniera gratuito. Per l’avvocato Rosella “l’importanza di tale servizio è rilevante poiché attraverso lo stesso si elimina una pericolosità che viene spesso ignorata o sottovalutata in quanto se disperso nell’ambiente l’olio esausto è inquinante per la flora, per i laghi e per i fiumi. Inoltre – conclude Rosella – la raccolta dell’olio esausto contribuisce alla riduzione di emissione CO2”. La SPL invita alla collaborazione tutti i cittadini. Esiste una planimetria concordata con l'ufficio tecnico e con la Polizia Locale. Tra le colonnine installate, ad esempio, una è presente a Porta Pascibella di fronte la Farmacia, un'altra ai Colli e una a Melogrosso nei pressi della rotonda.
È notte. Le strade e i vicoli di Gerusalemme sono deserti. Il richiamo di un animale notturno lacera il silenzio che avvolge la città, per poi smorire in lontananza. Giuda mi ha dato appuntamento in uno slargo male illuminato, delimitato da edifici vetusti e malandati, a pochi passi dalla porta di Damasco. Un blindato di soldati israeliani percorre lento la strada principale e poi sparisce dalla vista. Mille pensieri affollano la mia mente, le molte domande che vorrei rivolgergli. Improvvisamente in una delle stradine laterali un’ombra si materializza, prende corpo e si avvicina a passi rapidi verso di me. È Giuda. I lineamenti del suo viso si confondono nella penombra, non riesco a distinguerli con nettezza.
- Non amo farmi vedere in giro – dice a giustificarsi per quest’incontro nel cuore della notte - Giuda è per tutti sinonimo di tradimento, un insulto –. Mi scruta con i suoi occhi scuri per qualche istante e poi mi domanda: - Perché mi hai cercato?-.
- Vorrei che mi parlassi di Gesù – rispondo prontamente – del tuo rapporto con lui e delle ragioni del tuo abbandono –.
– E’ complicato….– . La sua voce è poco più di un sussurro. – Gesù sapeva toccare il cuore delle persone e i suoi insegnamenti erano rivoluzionari. Ne rimasi anch’io affascinato e, quando mi propose di seguirlo, lasciai tutto e mi unii agli altri. Credevo fosse il Messia, colui che ci avrebbe guidati nella rivolta contro i romani e che sarebbe salito sul trono di Davide, restaurando il regno di Israele e invece fu solo una grande illusione -.
- Pensavi fosse un Messia politico quindi….-.
- Era il sogno di tanti, di Pietro, Giacomo, Giovanni e anche il mio. Fantasticavamo spesso tra noi sull’insurrezione, sul ruolo che avremmo avuto nel nuovo regno e anche su come ridimensionare il potere dei sommi sacerdoti -.
- Gesù lo aveva ripetuto molte volte e in modo chiaro che il suo Regno non era di questo mondo e che non avrebbe guidato nessun esercito contro i romani -.
- Pensavamo lo dicesse per tenerci buoni, in attesa che i tempi fossero maturi per la rivolta, ma lui continuava a parlare solamente di amore e di perdono. Dopo un po’ capii che effettivamente il regno di cui vagheggiava non era quello che credevamo e non avrebbe portato né gloria né potenza a nessuno di noi che lo seguivamo -.
- Avresti potuto semplicemente andartene, senza vendere Gesù ai sommi sacerdoti -.
- I suoi insegnamenti li infastidivano e, pur temendo la reazione della folla, da tempo cercavano una scusa per arrestarlo. Rimuginai a lungo sul da farsi e alla fine decisi di giocare un azzardo. In città c’erano moltissime persone arrivate per la festa di Pesach, il suo arresto poteva essere la scintilla per scatenare la rivolta, considerato anche come era stato accolto dalla folla al suo arrivo a Gerusalemme -.
- Volevi usare il suo arresto per raggiungere i tuoi obiettivi rivoluzionari -.
- Esatto. La cosa più importante era cacciare i romani dalla nostra terra -.
- I sommi sacerdoti ti dissero che avevano intenzione di ucciderlo?–.
– Eravamo d’accordo che si sarebbero limitati ad arrestarlo e che non gli avrebbero torto un capello. Sbagliai a fidarmi. Io non volevo la morte di Gesù –.
– E i soldi? Te li offrirono loro o fosti tu a stabilire il prezzo del tradimento?–.
– Che importanza ha? Dovevano servire per la rivolta. Se poi le cose non fossero andate bene, sarei tornato a casa, al lavoro che avevo lasciato per seguirlo e li avrei usati per me – scuote la testa – Beati i poveri in spirito…. Belle parole, ma la vita di ogni giorno è un’altra cosa -.
- Banalizzi gli insegnamenti di Gesù per giustificare il tuo tradimento - sottolineo.
- Mi sembra che i suoi seguaci, a iniziare dai capi, non hanno imparato molto da lui. Non vorrai negarlo?-.
- Il punto non è questo. Tutti commettiamo errori, anche…..-.
– Beh, meno male! Allora non sono l’unico traditore!– mi interrompe, mentre un sorriso sarcastico si disegna sul suo viso.
- E’ vero che rubavi dalla cassa comune?-.
– Pensi che Gesù mi avrebbe consentito di continuare a tenerla sapendo che rubavo? Gli altri mi hanno sempre guardato con sospetto, disprezzato e hanno cercato di screditarmi. Lui invece è sempre stato buono con me ed io credevo in lui. Durante la cena di Pesach diede a me il primo boccone intinto nel piatto comune. Mi riservò un gesto di grande amicizia e intimità, anche se sapeva che lo avevo tradito -.
- Tu comunque non avesti ripensamenti -.
- Ero offuscato dalla rabbia e dal risentimento. Tutto era perduto ormai. Quella sera, prima di metterci a tavola, Gesù ci lavò addirittura i piedi come l’ultimo dei servi. Diventare il re di Israele non rientrava nei suoi progetti e non aveva senso continuare a stare con lui. Scappai via dal cenacolo e raggiunsi i sommi sacerdoti per farmi consegnare il denaro e concordare gli ultimi dettagli del piano, compreso il bacio con cui, nel buio del Getsemani, avrei indicato alle guardie del Tempio la persona da arrestare -.
- Gesù si lasciò catturare senza opporre resistenza. Non considerasti che i discepoli avrebbero potuto reagire?-.
- Ero sicuro che Gesù li avrebbe fermati, ma se fosse accaduto tanto meglio. Tuttavia vedendolo così inerme, attorniato dalle guardie e incatenato, mi resi conto che avevo commesso un errore grandissimo. I sommi sacerdoti poi aizzarono la folla, la istigarono ad ottenere da Pilato la liberazione di Barabba e la condanna a morte di Gesù. Corsi allora al Tempio, gettai le monete ricevute nella cassa delle offerte e usci fuori città per farla finita. Non potevo sopportare il peso di quella colpa -.
- Se per te contavano solo la rivolta e i soldi, cosa te ne importava di Gesù?-
- Lo amavo, anche se in me c’è qualcosa di oscuro che non riesco a controllare -.
- Hai mai pensato di essere stato solo una pedina nella mani di altri?-.
- Una pedina?- sorride – Non ho mai avuto padroni e mai li avrò -.
- Gesù avrebbe potuto perdonarti come fece con Pietro -.
- Non ci può essere pentimento e perdono per uno come me – ribatte e poi soggiunge perentorio: - Il nostro incontro finisce qui e non cercarmi mai più -. Senza aggiungere altro si allontana e la sua ombra torna a dissolversi nell’oscurità della notte.
Nello slargo silenzioso e mal illuminato vicino alla Porta di Damasco restano a farmi compagnia il senso di vuoto e il silenzio di tante parole non pronunciate.
Seppur ancora stordita dagli eventi del cimitero, la città di Sezze, inevitabilmente, dovrà fare i conti con le prossime e probabilmente imminenti elezioni comunali. Sei mesi dal voto sono pochi, un lasso di tempo concentrato che richiederà agli aspiranti candidati uno sforzo maggiore ma necessario per ridare al più presto un governo alla città. Se alcune liste civiche hanno già avviato la campagna elettorale in solitaria, dopo il fallito tentativo di creare una grande coalizione alternativa al centro sinistra, i partiti del centro destra tacciono strategicamente in attesa delle mosse del Partito Democratico di Sezze, nell’occhio del ciclone dopo le dimissioni e lo scioglimento del consiglio comunale. Proprio ai dem il compito di ricucire un tessuto sociale e politico sfilacciato, il compito di contenere avanguardie strumentali dei fatti accaduti e mire ambiziose e fanatiche che potrebbero trovare terreno fertile nelle debolezze di una comunità ferita nel profondo. E’ sicuramente inevitabile che questa volta a scegliere il candidato sindaco dovrà essere la comunità. E lo strumento più democratico che abbiamo a disposizione sono le primarie, previste anche da statuto del Pd. Gli aspiranti candidati della coalizione di centrosinistra dovranno necessariamente passare per questa strada, ai cittadini dovrà essere data la possibilità di scegliersi il candidato sindaco attraverso questa competizione aperta a tutti i partecipanti di coalizione. Solo da questa manifestazione democratica il paese può ripartire e scommettere sul futuro della città.
Altro...
Una rissa tra rumeni si è verificata ieri mattina a Sezze in località Porta Sant’Andrea. Un gruppo di ragazzi, per motivi in fase di accertamento da parte delle forze dell’ordine, se la sono data di santa ragione. Ad avere la peggio un giovane che pare abbia sbattuto violentemente la testa a terra. Rimasto per molti minuti privo di sensi è stato necessario l’intervento dell’ambulanza. Il giovane è stato ricoverato presso l’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina e tutt’ora si trova in prognosi riservata per le ferite riportate. Ieri sera la squadra mobile e i Carabinieri del Ris sono tornati a Sezze e hanno svolto rilievi sul posto per capire la dinamica di quanto successo, la scientifica con il supporto degli agenti della polizia locale di Sezze ha acquisito le immagini e sono in corso indagini a 360 gradi. Non è la prima volta che accadano fatti del genere. L’ingresso del paese, Porta Sant’Andrea, è spesso teatro di episodi simili e luogo di degrado.
Si è tenuto ieri, 27 marzo, il Congresso comunale del Partito Democratico di Priverno.
Un momento unitario, una rinascita attesa e voluta dal Segretario Provinciale Claudio Moscardelli e dagli esponenti del partito provinciale Salvatore La Penna ed Enrico Forte, dall’assessore regionale Enrica Onorati, di intesa con la Sindaca Bilancia. Perché la politica e la buona amministrazione vanno raccontate, poste al centro dell’agorà democratica, messe in circolo per non lasciare spazio a sentimenti populisti e sovranisti ma rispondervi contrapponendo i sentimenti di comunione, solidarietà, fiducia, passione e condivisione.
Si è svolto in forma virtuale, nel pieno rispetto delle misure anticovid, il congresso del centro lepino accompagnato da un momento di confronto e di interventi da parte del Segretario Moscardelli, dell’Assessora regionale Onorati, della Sindaca Bilancia, del consigliere regionale La Penna,e dal candidato Giulio Federici insieme ad altri componenti della sua squadra.
Presenti in collegamento, tra glia altri, anche il garante Andrea Ferro della segreteria regionale, i segretari dei comuni limitrofi Francesco Scacchetti, Stefano Sperduti e Giacomo Bernardini.
Nei saluti iniziali è emersa una volontà, unanime e trasversale, di voler sostenere e promuovere la rinascita del luogo delle democratiche e dei democratici di Priverno, è stata sottolineata l’importante esperienza amministrativa di governo della città, sulla quale è necessario continuare a lavorare per il sostegno alla riconferma della Sindaca Bilancia e della squadra.
Una comunità forte delle sue radici, ricca di patrimonio artistico, culturale, naturale e umano a cui in tanti guardano come modello e laboratorio di idee, azioni e iniziative. Una sfida quella del noi contro individualismi e antagonismi resa ancora più necessaria nel momento storico così difficile.
La relazione proposta da Giulio Federici, decisamente appassionata e generosa, come lui ne racchiude intenti e visioni: “…questo è il tempo di ritrovarsi con slancio e fiducia nella ricostruzione di una comunità politica, sociale e culturale. Ma per fare questo c’è bisogno di un partito forte e unito, fatto di donne e uomini che sappiano, con intelligenza e generosità, mettere da parte le incomprensioni del passato ed impegnarsi, ognuno facendo la propria parte, per un futuro comune. Serve un partito che migliori la sua logica interna dando spazio ad una naturale transizione generazionale e si elevi ad una condizione culturale in cui contano più le funzioni che i ruoli. A noi interessa riprendere le redini di questo Pd e rilanciarlo, ma per farlo dobbiamo cambiare e questo cambiamento di cui parlo, ci riguarda tutti. Questi lunghi e duri mesi di pandemia, hanno messo in evidenza la crisi del sistema di welfare, che non è solo di tipo economico. Quello che rischia di andare in crisi è il legame sociale della solidarietà ed il principio etico della reciprocità che sta alla base delle relazioni sociali. Il territorio necessita di un protagonismo nuovo nella capacità di prendersi cura dei disagi e di prendere in carico i più fragili dal punto di vista socio-sanitario nel suo senso più ampio. Come candidato alla segreteria del circolo del Partito Democratico di Priverno sono ben consapevole delle responsabilità e delle difficoltà politiche che eredito ma sono anche consapevole di poter assumere questo ruolo in una città che negli ultimi 5 anni ha conosciuto, grazie ad un’ amministrazione da noi guidata, una rinascita civile sotto tutti i punti di vista. Un lavoro condotto con passione, competenza, generosità che ha risollevato il nostro comune rimettendolo, come merita per storia e condizione, al centro del dibattito politico comprensoriale e provinciale. Il mio impegno non è finalizzato solo a dare una nuova struttura organizzativa al Partito ma è teso ad immaginare attraverso un nuovo PD una nuova idea e visione di comunità e di futuro per il nostro Paese. Abbiamo di fronte il tempo e le condizioni giuste per lavorare e favorire una transizione generazionale che ci consenta di liberare quelle energie utili a contribuire alla crescita ed al benessere del nostro amato comune. Stare nel Partito, sostenerlo, è fondamentale per sostenere l’amministrazione e continuare a lavorare per migliorare la nostra città. Riorganizzare il Partito non è solo una questione di organismi ma è principalmente allevare e costruire una classe dirigente capace di qualificare i propri obiettivi. Dobbiamo lanciare nuove sfide. Dobbiamo essere in grado di parlare al futuro proiettando la nostra azione al domani senza paura e con la convinzione di cambiarerealmente le cose. Oltre alla segreteria daremo vita ad un esecutivo basato su deleghe d’impegno e di lavoro e soprattutto cercheremo di attivare, da subito, una grande campagna di ascolto e confronto con forze politiche, associative e cittadini. La nostra è una società fortemente individuale e il primo sforzo sarà proprio nel riaffermare il noi al posto dell’io, la comunità al posto dell’individuo. Organizzare eventi sui temi più sentiti dai cittadini, essere presenti e partecipi nell’associazionismo, farsi carico dei bisogni della città. Produrre documenti contenenti le linee politiche che possano aiutare e sostenere i nostri amministratori e per questo attivare dei focus group tematici per trasmettere la nostra visione, la nostra capacità di proposta. Il Partito al centro delle alleanze. Noi siamo impegnati in una comune missione per un comune destino che in questo caso passa indiscutibilmente per la riconferma della nostra maggioranza nelle amministrative 2021”.
Eletto per acclamazione Giulio Federici verrà affiancato nel suo compito da Luisella Fanelli, Fabio Guadagnoli, Dolores Capodilupo, Emilio Rossi, Federica Avvisati, Girolamo Paniccia, Silvia Campoli, Gianluca Aversa, Nicoletta D’amici, Manno Palluzzi, Luigia Piccirilli e Antonio Brusca.
Sezze. Le responsabilità e il riscatto possibile
Scritto da Luigi De Angelis
In una comunità come la nostra la conoscenza e le relazioni personali costituiscono l’ordito del vivere quotidiano, rendono inutili certe maschere che amiamo indossare e ci costringono a fare i conti con noi stessi e gli altri, senza scuse e in autenticità.
Una riflessione seria che ci aiuti a metabolizzare lo sgomento per la terribile vicenda del cimitero cittadino richiede l’onestà di farci carico di indifferenze, manchevolezze, errori e omissioni che hanno costituito il brodo di coltura, il terreno fertile in cui hanno proliferato il bubbone dell’illegalità e del sopruso, la speculazione sul dolore per la morte di una persona cara, la mala pianta di condotte eticamente e moralmente riprovevoli. Siamo turbati e scossi e dobbiamo ringraziare inquirenti e magistratura che hanno fatto emergere questa realtà scomoda e amara, questa turpitudine desolante che infestava Sezze.
Lungi da me difendere, giustificare o assolvere alcuno, ma nemmeno intendo unirmi al coro di quanti gridano allo scandalo, si strappano le vesti e fanno dei politici il solo capro espiatorio, accusandoli tutti indiscriminatamente di sapere del mercimonio all’interno del cimitero, di essere conniventi o comunque di essersi voltati dall’altra parte, perché questo significa fare un pessimo servizio all’accertamento della verità, oltre a rappresentare una comoda ipocrisia. Se tutti sapevano, come si sente ripetere ormai da giorni, non possiamo autoassolverci, non riconoscere che quantomeno allora abbiamo dimostrato uno scarso senso civico e un inesistente amore per Sezze.
Mi indigna profondamente che la nostra città sia stata dipinta come un covo di fuorilegge e finanche di mafiosi nel corso di una trasmissione televisiva su una rete locale, usando toni scandalistici e finalizzati solo all’audience. Le responsabilità individuali saranno stabilite dai giudici, comprese le eventuali omissioni, inerzie e complicità di cui hanno goduto gli accusati, ma certi giudizi e certe valutazioni lasciamole alla magistratura. Per parte mia rivendico con orgoglio che la gran parte dei miei concittadini, politici compresi, sono persone perbene, che hanno fatto e fanno il proprio dovere, rispettano la legge, assolvono ai compiti loro demandati con dignità, onore e trasparenza e si adoperano per il bene comune.
A riprova poi che di questa vicenda alcuni ne stanno facendo un uso strumentale sta il fatto che costoro non hanno speso finora una parola per stigmatizzare la condotta di quanti in questi anni hanno cercato di ottenere e spesso hanno ottenuto quanto loro non spettava, calpestando leggi, regolamenti e diritti altrui. Non tutti sono stati vittime, costretti o ricattati, tanti hanno scelto le scorciatoie, la strada dell’illegalità, del favoritismo e della convenienza e perciò sono stati complici, dimenticando i propri doveri civici e disdegnando l’onestà. Questi non hanno responsabilità e nulla da rimproverarsi? Vanno assolti? Il moralismo da arruffa popolo, il dire solo quello che fa comodo e liscia il pelo al populismo e alla demagogia sono inaccettabili.
È questa la verità scomoda che dobbiamo dirci se insieme vogliamo ricostruire, con ruoli e responsabilità diverse, il tessuto sociale della nostra città. Altrimenti passata la burrasca della momentanea indignazione, quanto accaduto sarà solo una spiacevole parentesi che non avrà innescato processi virtuosi di cambiamento e torneremo bellamente ai soliti giochi, a ricercare unicamente l’interesse personale.
In tanti, in troppi in questi giorni si sono poi elevati a censori e castigatori di costumi, si sono cimentati nell’arduo compito di emettere sentenze, di giudicare quanti sono rimasti impigliati nella rete della giustizia e saranno chiamati a rispondere di accuse penalmente gravi, senza peraltro conoscere i fatti e preoccuparsi che le responsabilità vanno accertate concretamente, non si fondano su interpretazioni personali, scriteriate e distorte dei pochi atti delle indagini resi noti dalle autorità inquirenti e sul sentito dire. Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, che la vicenda sia dipanata dalla magistratura, unica legittimata per competenza e ruolo ad accertare le colpe e ad infliggere le pene a quanti nei processi saranno riconosciuti colpevoli. La macchina della giustizia ha i suoi tempi e le sue regole ed è essenziale non solo non ostacolarla ma anche aiutarla. Nessuno dei suoi automatismi è superfluo, inutile o stravagante, ma ognuno concorre ad evitare che all’ingiustizia si aggiunga il sopruso, all’illegalità si sommi l’abuso, alle vittime sia associato l’innocente condannato. A noi cittadini è richiesto l’esercizio delle virtù della prudenza e della pazienza, l’intelligenza di non cedere al giustizialismo, di non cadere nella trappola delle illazioni e dell’infamia del non detto, altrimenti prevarrà il qualunquismo, l’alleato migliore dei colpevoli, il nemico più acerrimo della verità, lo strumento più utile a intorbidire e confondere le acque, a coprire e nascondere, a far sì che tutto cambi in apparenza e invero nulla muti per davvero e ad assicurare l’impunità.
Quanto avvenuto può e deve rappresentare poi uno spartiacque sotto il profilo politico. Le dimissioni del sindaco e dei consiglieri comunali non sono l’ammissione di una correità rispetto a quanto accaduto, ma segnano la fine di un modo di intendere e di fare politica nella nostra città. Un’epoca si è chiusa e si apre una opportunità preziosa e nuova, un tempo di riflessione, di ascolto e di riconnessione con il sentire profondo dei cittadini, di ricerca insieme di risposte alle domande che salgono dal corpo vivo della società setina, avviando un cammino alla riscoperta dell’identità appannata e dei valori fondativi della nostra comunità, del senso del nostro essere e andare. In questa manciata di mesi che ci separano dal passaggio elettorale, occorre elaborare e mettere in campo progettualità politico-amministrative coerenti e coese, innovative e radicali, sostenute da gruppi politicamente affini ed omogenei che abbiano a cuore lo sviluppo sociale, culturale ed economico di Sezze partendo dalle sue grandi risorse e potenzialità, coniugare esperienza e innovazione, favorire l’emergere di una nuova classe dirigente aperta, dotata di visione politica e competenza. L’individualismo esasperato, l’utilizzo delle liste elettorali come carrozzoni su cui salire per farsi eleggere e da abbandonare appena occupato lo scranno, facendo un uso spregiudicato dei consensi raccolti, hanno provocato danni gravissimi alla credibilità delle istituzioni, ne hanno impedito il pieno funzionamento ed è necessario archiviarli definitivamente.
Se ripartiremo dal rispetto della funzione pubblica, dalle idealità e da un rapporto sano tra politica e cittadini, Sezze avrà sicuramente un futuro degno della sua storia straordinaria e della sua grande tradizione democratica.