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Undici arresti e quindici indagati. Questi i numeri dell'operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Latina denominata «Omnia 2». Le accuse: reati a vario titolo contro la pubblica amministrazione, la pietà dei defunti e contro la persona. Le indagini sarebbero collegate ad un’altra inchiesta, quella per prostituzione minorile all'interno del cimitero di Sezze. 

 

Il comune di Sezze ha accolto la richiesta di donazione di un impianto di illuminazione e il rifacimento della fioriera del monumento Statua a S. Carlo a carico di Paolo Di Capua. Il Monumento dedicato al Santo Patrono collocato in piazza Margherita, poco distante dalla chiesa di San Pietro, è stato inaugurato il 24 agosto 2002 e realizzato da un comitato cittadino di cui faceva parte anche Paolo Di Capua. Adesso nel monumento verrà installato un impianto di illuminazione e verranno risistemate le fioriere. Il sindaco di Sezze ed il responsabile dell'ufficio tecnico hanno dato l'ok all'intervento che verrà eseguito nei prossimi giorni. "Una piccola donazione, una grande azione quale stimolo a far ri-partire il senso civico della comunità, ricucire la società - afferma Paolo Di Capua - che per tanti motivi si era ed é sfilacciata. Un angolo della città si abbellisce, prende luce, si qualifica. Una promessa che a fine lavori si dirà "mantenuta, realizzata." In voga una protezione dai Santi Patroni, S. Carlo e S. Lidano sull'intera comunità".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due milioni e mezzo di euro per la messa in sicurezza del territorio di Sezze perduti. Interviene sulla querelle sui mancati finanziamenti ministeriali al Comune di Sezze per le opere di messa in sicurezza di edifici scolastici, per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle strade comunali, l’ex consigliere comunale Vittorio Accapezzato. “I motivi dell’esclusione riguardano il non aver trasmesso alla data di presentazione della richiesta di finanziamento un semplice ma indispensabile documento contabile alla BDAP (Banca Dati Amministrazione Pubblica). Perdere un qualsiasi finanziamento – afferma - significa abbandonare un’opportunità di riqualificare il patrimonio culturale e di portare giovamento economico e strutturale al territorio. Come accennano i consiglieri di minoranza, ancora una volta le buone intenzioni si sono perse per strada e le motivazioni riguardano solo un'incapacità di porre in essere tutti gli adempimenti che i singoli bandi richiedono. E’ da chiedersi come mai la macchina amministrativa ha spesso difficoltà a centrare obiettivo? Certamente richiedere accesso a un finanziamento non è un'operazione semplice ma complessa e seguita con attenzione. Operazioni di questo genere richiedono la collaborazione di diversi settori della pubblica amministrazione che sappiano intercettare le possibilità di finanziamento, coinvolgere i settori della macchina amministrativa di volta in volta interessati all'intervento. Sono progetti intersettoriali che chiamano in causa l'area tecnica, quella amministrativa e ancora quella finanziaria. Una saggia amministrazione oltre a dare indirizzi politici detta le linee guida sul come giungere a un risultato concreto, fornendo risorse umane e strumenti adeguati”. Per Accapezzato, sempre al lavoro per ricostruire il centrodestra di Sezze, “l’amministrazione dovrebbe collaborare in armonia e in corresponsabilità con gli addetti ai lavori per raggiungere traguardo prefissato. I Consiglieri Comunali di minoranza di Sezze hanno richiesto la convocazione del consiglio comunale per discutere le ragioni e le responsabilità politiche dell’esclusione del finanziamento da destinare alla messa in sicurezza di opere pubbliche. Non è accettabile, che il mancato impegno e la poca passione di qualcuno possa danneggiare così la nostra Sezze, che difficilmente dopo questo mancato contributo, di 5 miliardi di vecchie lire si possa risollevare e affrontare con le proprie forze i mali che la travagliano. L’amministrazione  - chiude la nota - ha il dovere di chiarire alla cittadinanza questa incresciosa vicenda. La situazione che si è venuta, a creare, a tal proposito, appare indiscutibilmente grave, perché il contributo richiesto avrebbe garantito la messa in sicurezza degli edifici scolastici arginare il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle strade centrali e periferiche”.

nella foto Vittorio Accapezzato

 

 

Come annunciato nei giorni scorsi dal sindaco Sergio Di Raimo, i lavori nella chiesa di Santa Paresceve sono iniziati ieri. Per la messa in sicurezza dell'ex edificio di culto sono stati intercettati 500 mila euro e nelle scorse settimane vi era stato un sopralluogo da parte dei tecnici della sovrintendenza. Una delle più antiche chiese di Sezze che si affaccia sulla pianura pontina e fa da ingresso al Guglietto si trova in uno stato di abbandono dalla fine degli anni Settanta. Si tratta di una piccola chiesa ad una sola navata che insiste sopra le mura poligonali dell’antica Setia. Fu costruita nel XI secolo con il diffondersi del culto della santa romana Parasceve. Sul finire dell’Ottocento la chiesa fu interamente ristrutturata, perdendo così ogni importanza architettonica. Molto bella è la pala d’altare settecentesca raffigurante il martirio di santa Parasceve. La comunità setina è molto legata a questa chiesa dove fino alla fine degli anni ’60 il compianto don Titta Zarra celebrava messe e ogni sacramento. Si spera che i lavori siano veloci e che vengano portati a termine e che ci sia un concorso di idee che possa ridare vita ed importanza ad un luogo che rappresenta sicuramente la storia della città di Sezze. L'ex chiesa potrebbe essere trasformata ad esempio in un centro culturale. 

 

 

 

La lista civica Identità Setina, pronta a scendere in campo per le amministrative 2022, lancia una proposta per rilanciare la città. Si tratta di una condivisione di idee e progetti tra pubblico e privato, tra imprese e scuola, tra formazione ed esperienza professionale. "Può il solo ente comunale con le sue sole forze reggere l’impatto della crisi in corso? Secondo il nostro punto di vista, no e questo non solo per limiti soggettivi ma anche oggettivi. I debiti si pagano e lo Stato, per reggere l’urto della pandemia, si è indebitato moltissimo e dovrà far fronte a tutto questo o tagliando la spesa o aumentando le tasse. Molto probabilmente, nei prossimi anni ci sarà un taglio ai trasferimenti per gli enti locali che saranno chiamati, con minori risorse, a soddisfare più bisogni. Proprio per questo, la nostra azione amministrativa - continua la nota di IS -  metterà al centro le imprese e le associazioni che saranno invitate a far parte di un tavolo permanente di progettazione per rilanciare il paese. A questo tavolo parteciperà anche la scuola, motore formativo e culturale del territorio. Può, per esempio, l’istituto alberghiero restare fuori dai progetti sul turismo enogastronomico? Sarebbe da folli non coinvolgerlo. Può la scuola non essere coinvolta nella programmazione culturale del territorio? Si parla solo ed esclusivamente di finanziamenti presi o persi dal Comune, ma quanti finanziamenti possono essere intercettati dai privati con lo scopo di offrire servizi ai cittadini? Pensiamo al sociale, alla formazione, alla cultura, allo sport, all’innovazione tecnologica o al nuovo piano europeo per l’ambiente, “Green Deal”. Noi vogliamo mettere in rete privato e pubblico così da intercettare queste risorse che saranno poi messe a disposizione del territorio. Se un’impresa, o un ente del terzo settore, intercettano un finanziamento e investono sul territorio avremmo due vantaggi: in primo luogo la comunità avrà dei servizi in più, in secondo luogo si creeranno dei posti di lavoro. Il mondo sta cambiando e anche il modo di amministrare deve cambiare rapidamente. Pubblico e privato - si legge ancora nella proposta -  devono marciare insieme, avere un progetto comune per evitare di disperdere energie e risorse. Se ci sono bandi a cui può rispondere solo il Comune è altrettanto vero che ci sono bandi dove può rispondere solo il privato. E allora perché non favorire una progettazione comune se si ha lo stesso obiettivo? Con il tavolo permanete di progettazione da noi proposto daremo sfogo alla libera iniziativa privata e sarà più facile fare rete tra privati e tra pubblico e privato. Tutti alleati, Comune, scuola, imprese e associazioni per il rilancio del paese".

Domenica, 14 Marzo 2021 06:45

Il PD tradito e smarrito

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Era come un liquor suttile e molle,
atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell'uso.
Quella è maggior di tutte, in che del folle
signor d'Anglante era il gran senno infuso;
e fu da l'altre conosciuta, quando
avea scritto di fuor: Senno d'Orlando
”.

(Ludovico Ariosto – Orlando Furioso – Canto XXXIV ottava 83).

Chiedo venia al sommo poeta Ludovico Ariosto per l’impudenza di prender spunto dai versi del suo meraviglioso poema cavalleresco e amoroso, ricco di intrecci, storie e personaggi, per introdurre un tema assai prosaico, una riflessione su presente e futuro del Partito Democratico. La poesia è fonte inesauribile di bellezza, rinfranca l’anima e ci offre anche l’occasione di riflettere sul nostro quotidiano.

All’ombra del governo di Mario Draghi, approfittando di una conflittualità politica sospesa o comunque sopita, il P.D. avrebbe potuto far tesoro di questo prezioso tempo per scrollarsi di dosso l’appannamento ideale e culturale, l’appagamento da incarichi di governo e farsi novello Cavaliere Astolfo, intraprendendo il suo viaggio verso la Luna, dove andare a ricercare la propria identità smarrita e il dismesso senso di se stesso. Purtroppo gli avvenimenti di questi giorni raccontano che nel partito invece hanno prevalso il narcisismo autoreferenziale, il cannibalismo interno, la sindrome del Conte Ugolino che lo porta a divorare i propri leader uno ad uno.

Le dimissioni del segretario Nicola Zingaretti sono conseguenza sicuramente di quel demone perenne e invisibile che periodicamente divora la sinistra e i suoi leader, ma soprattutto in questo frangente del fatto che il PD è divenuto un coacervo di correnti ingestibili, prive di politica, senza ideali e legami sociali, impegnate a occupare il potere e a dilaniarsi, lobby e camarille che mirano a veder garantito ai propri affiliati un seggio alle prossime elezioni o uno sgabello da sottosegretario e che se ne  infischiano bellamente di rispettare le regole minime di convivenza alla base di una comunità-partito. Ai notabili che tirano le fila non interessa di rischiare così di provocare il cupio dissolvi di una prospettiva politica fondamentale per la qualità della nostra democrazia, che per essere sana e funzionante deve offrire ai cittadini risposte alternative e specificamente uno spazio di rappresentanza progressista e riformista. Le polemiche incomprensibili tra cacicchi, l’invocato cambio di passo del partito o la celebrazione del congresso, pandemia permettendo, come se le primarie costituissero una palingenesi rigenerante e i gazebo una ripartenza salvifica a prescindere da valori, idee e contenuti, la battaglia per le poltrone senza esclusione di colpi sono stati comportamenti irresponsabili, prova evidente dell’inadeguatezza di politici che non hanno a cuore le istituzioni, la democrazia e il PD. Non si tratta di difendere Nicola Zingaretti o avversarlo aprioristicamente, ma di prendere atto che la politica seria è altro. Cambiare leader ad ogni piè sospinto, puntare a conquistare la plancia di comando a costo di ridurre tutto in macerie e senza alcuna progettualità raccontano una irresponsabilità e una miopia inaudite, sono una illusione di cambiamento che per essere autentico deve invece cancellare metodi indecenti e prassi incancrenite, una selezione della classe dirigente improntata alla promozione dei sodali che garantiscono fedeltà assoluta al capo di turno, anziché di quanti, a partire dai territori, hanno intelligenza, credibilità e competenze per governare la complessità del nostro tempo. La responsabilità della crisi in cui il PD si dibatte è di tutti i suoi dirigenti, nessuno escluso, per aver smarrito appunto come Orlando il “senno”, cioè gli ideali, la matrice e lo spirito originario di quanti il partito lo hanno pensato e fondato affinché fosse il luogo di incontro e sintesi di culture diverse, il fecondo crogiuolo di un moderno riformismo.

Ha ragione Mario Tronti quando afferma: “C’è un indifferibile problema di identità di quella formazione politica. Spero che, passata l’emergenza in cui siamo immersi, ci si avvii ad un congresso vero, di stampo tradizionale, a ripensamento ed elaborazione di una visione strategica complessiva riguardo alla propria presenza in Italia e in Europa. Il Pd ha bisogno, a mio parere, di trasformarsi in una forza di sinistra autenticamente popolare, perno centrale di un più vasto campo di alleanze in grado di battere sul campo una destra che riesce immeritatamente a rappresentare istanze, paure, difficoltà esistenziali, bisogni di protezione e di sicurezza, che non sono come tali di destra. Bisogna lavorare, con impegno quotidiano sul territorio, per spostare consenso da una parte all’altra. Per questo ci vuole un ritorno di partito, di forza organizzata, a tutela dei più deboli, dei disagiati, dei dimenticati”. 

Enrico Letta non ha fatto in tempo ad accettare la proposta di fare il segretario del partito che già è ripresa la battaglia in maschera delle correnti per strappare garanzie su posti e fette di potere, minacciando altrimenti di riprendere il tiro al bersaglio anche con lui. L’assurdo è che i vestali di questa pseudo politica invocano a propria giustificazione il pluralismo e la democrazia come elementi essenziali all’interno del partito, quando invece quanto da loro praticato ne è solo una caricatura. D’altra parte non è democratica e pluralista la regola d’oro che guida le correnti: la cooptazione. I nuovi dirigenti vengono scelti dai vecchi con un reclutamento su base correntizia e l’effetto è il servilismo verso i capicorrente, la continuità dei gruppi di comando, l’obbedienza anziché la competenza nella distribuzione di ruoli politici e di governo. Per rompere questo circolo vizioso, occorre ripartire dalla Costituzione, dalla moralità e dall’etica politica, dai contenuti e da una nuova classe dirigente seria. Il PD deve riconnettersi con il suo popolo, con i cittadini, definirsi e reinventarsi in termini di cultura e progettualità politica, farsi rete di una comunità con sensibilità diverse. C’è un patrimonio di intelligenze, spesso giovani, del mondo della cultura, del lavoro, del terzo settore e dell’impresa da coinvolgere, con cui mettere a punto programmi orientati alla crescita, allo sviluppo, a un serio ambientalismo, al solidarismo che non lasci spazio ai populisti nella difesa e nella rappresentanza di quanti sono rimasti indietro. Servono studio, fatica, proposte e aprirsi a quanti vorrebbero dare il proprio contributo, ma sono frenati dall’idea di entrare in un partito dove la prima cosa richiesta è scegliersi la corrente di appartenenza e non di condividere sogni e speranze. 

 

Uova di Pasqua per tutti i bambini di Sezze della scuola dell’infanzia e primaria. Per il secondo anno consecutivo l’amministrazione comunale di Sezze ha deciso di regalare a tutti i bambini setini un uovo al cioccolato per il giorno di Pasqua. L’iniziativa è stata voluta fortemente dal sindaco Sergio Di Raimo. “È innegabile che tanti bambini in questo anno, a causa dell'emergenza epidemiologica, abbiano avuto disagi sul piano psicologico, relazionale e formativo e hanno dovuto tirar fuori tutta la loro forza e il loro coraggio.  È anche per questo che l'amministrazione comunale ,come già fatto nel 2020 – afferma - il primo cittadino -  ha ritenuto regalare un momento di gioia e felicità ai bambini frequentanti la scuola d'infanzia e primaria consegnando un UOVO DI PASQUA”. Questa mattina è iniziata la consegna (anticipata in vista di una possibile chiusura) e sono arrivate le prime loro manifestazioni di felicità.

 

 

Lo scorso 19 febbraio ai consiglieri di minoranza di Sezze è stata sottratta la stanza a loro assegnata all’interno del Palazzo Comunale. I consiglieri comunali Eleonora Contento, Serafino Di Palma, Paride Martella e Rita  Palombi hanno inviato una lettera di risposta al sindaco per chiedere ulteriori delucidazioni in merito. La stanza dei consiglieri è stata assegnata all’Ufficio scuola. Ecco parte della lettera inviata al sindaco Di Raimo.

 

“Abbiamo rinvenuto nel protocollo comunale al n. prot. 6325 una comunicazione indirizzata a tutti i 2 consiglieri in cui richiedeva il loro consenso (sic!) ad assegnare la stanza delle minoranze all’ufficio scuola. Tale richiesta è proditoria e non rispetta i principi del procedimento amministrativo ed essendo una grave violazione dei principi posti a tutela delle minoranze non trova il nostro consenso e ci spinge sempre di più a ricercare la tutela dei nostri diritti nell’autorità giudiziaria. Invero da quando il legislatore dei primi anni '90 ha scelto di disciplinare la vita degli enti locali rafforzando il ruolo di Sindaci ed esecutivi, il lavoro dei Consigli comunali ha subito una trasformazione significativa che, naturalmente con le dovute eccezioni, ha spesso coinciso con un indebolimento del ruolo dell'organo collegiale e dei suoi componenti. Soprattutto nei Comuni come il nostro, la perdita di centralità del Consiglio nei processi decisionali ha talvolta comportato una radicalizzazione stereotipata dei comportamenti dei Consiglieri: quelli di maggioranza ridotti ad avallare con il proprio voto orientamenti e scelte alla cui definizione non hanno partecipato ne contribuito, quelli di minoranza ridotti a contrastare tali scelte. I primi vincolati da un rapporto di fiducia con l'esecutivo che si considererebbe 'tradito' se venissero espressi dubbi, proposte alternative o voti negativi, i secondi condannati ad essere sempre "contro"... malgrado la loro capacità e senso istituzionale della loro azione amministrativa. Se le maggioranze riescono a trovare modalità di maggior coinvolgimento e di maggior partecipazione dei Consiglieri ai percorsi di formazione delle decisioni amministrative, individuando luoghi e occasioni di scambio di informazioni e di condivisione delle conoscenze, le minoranze si trovano spesso ingabbiate non solo in una (spesso voluta) asimmetria informativa che ne limita significativamente le possibilità di lavoro, ma anche in una marginalità istituzionale che ne mortifica il senso profondo. All'inizio degli anni '50 Piero Calamandrei scriveva: "Tutti sanno che l'opposizione e' la forza animatrice delle democrazie". Senza una "dialettica di ragionati contrasti" una 3 democrazia non vive ne agisce come tale. Dunque, il ruolo delle minoranze consigliari e' fondamentale per la vita delle amministrazioni locali: mortificare ed esacerbare chi questo ruolo concretamente riveste significa escludere una componente fondamentale del sistema rappresentativo, con il conseguente indebolimento (se non proprio perdita) di valore del senso stesso della democrazia”.

I firmatari della lettera chiedono: quale e quanto personale deve essere trasferito nella stanza tanto “desiderata”; Il carico di lavoro di detti dipendenti ed le assenze medie dal lavoro; Il numero delle stanze non impegnate o impegnate poco dagli assessori; Quando metterà a norma il patrimonio edilizio del Comune per essere fruito dalla propria struttura e dai cittadini.

Venerdì, 12 Marzo 2021 08:07

Il covid e il polo farmaceutico pontino

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L’operazione per produrre i vaccini in Italia è partita. C’è una lista di aziende farmaceutiche in grado di partecipare alle varie fasi che portano alla realizzazione dei medicinali antivirali e che hanno dato la loro disponibilità. Alcune si occupano solo di infialamento (mettere in fiala il prodotto), altre dispongono dei bioreattori che producono la sostanza del vaccino. Ci vorranno almeno sei mesi, ha dichiarato il presidente dell’EMA, per avere i primi vaccini made in Italy.  Alcune di queste grandi aziende (Pfizer, Jansen Johnson&Johnson etc.) da tempo operano nella provincia pontina. Si può (si deve), dunque, pensare a realizzare in tempi brevissimi una filiera produttiva e un polo pontino per la ricerca di farmaci e di vaccini che ci permettano (in collaborazione con il frusinate) di avere un ruolo centrale e indipendente dall’estero, contro le numerose varianti e contro i nuovi tipi di malattie virali pandemiche che, quasi ineluttabilmente, infesteranno sempre di più il nostro Pianeta. È un’occasione di rilancio e di sviluppo da non sottovalutare e da non sprecare. La nostra provincia, insieme a quella di Frosinone, da molti anni si è distinta sul piano nazionale e internazionale in questo settore strategico e cruciale. Le statistiche parlano chiaro. Uno dei pilastri su cui si è sviluppata la provincia di Latina è il settore industriale e in particolare quello farmaceutico, con una ventina circa di imprese. L’industria farmaceutica è ancora oggi, nonostante la crisi in corso, elemento di connotazione del nostro territorio. Un legame solido e consolidato che occupa circa 5 mila addetti. È il settore con più occupati e, dopo Milano e Roma, è il terzo polo farmaceutico italiano: una vera eccellenza! Dal 2008 è in continuo aumento sia la produzione che l’export di circa il 18% annuo. Ciò è dovuto alla presenza di strutture innovative e di personale altamente qualificato, all’ampliamento e al miglioramento del sistema produttivo. Le istituzioni locali, con a capo i sindaci, il sindacato, le forze politiche (attraverso i loro rappresentanti regionali e nazionali), non devono farsi sfuggire questa circostanza. Quando è in gioco il lavoro, l’occupazione e lo sviluppo del territorio tutti sono chiamati a collaborare. Ma la scommessa investe anche le Comunità locali, le sezioni di partito, le associazioni e i movimenti e, soprattutto, il sindacato per affrontare tutti insieme una sfida strategica e   lungimirante. Il territorio è il nostro capitale, il volano principale della nostra economia che può contare su   un ambiente collinare, pianeggiante e marino straordinario e invidiabile. Occorre però riposizionare la nostra realtà produttiva e, allo stesso tempo, sociale e culturale, ripensando le politiche industriali e ambientali in seno a un scenario profondamente mutato e, spesso, devastato. Nulla sarà più come prima, dopo la pandemia. I flussi e gli scambi finanziari, commerciali, di import ed export, ci costringono a nuove e più moderne forme di produzione e a relazionarci   con le imprese multinazionali, adeguando e velocizzando le infrastrutture, i nodi stradali e ferroviari, le reti hard e soft. Il Polo pontino non può più sottostare alle logiche di devastazione e di saccheggio degli anni passati. Non abbiamo bisogno di nuove forme di colonialismo economico e industriale. Ma, nel contempo, dobbiamo superare la logica nostalgica dei campanilismi e dei localismi. Occorre una conoscenza globale e la capacità di inserirsi in questa logica su base distrettuale e territoriale. Siamo entrati nel “sistema mondo”, le forme di lavoro cambiano velocemente: non possiamo restare abbarbicati a vecchie forme produttive, pur mantenendo fermamente la nostra identità e le nostre tradizioni. Si tratta di un’operazione culturale che prepara e consolida un nuovo modello di sviluppo e che si basa sulla transizione ecologica. Il nostro territorio è diventato irriconoscibile, obsoleto e invivibile, con i risultati ambientali ed epidemici che sono sotto gli occhi di tutti. Per attraversare questo deserto e non perdere questa preziosa occasione non è sufficiente la delega agli esperti e agli specialisti. Bisogna investire sulla scuola, sulla formazione, sui giovani. La conoscenza e la formazione scolastica e professionale sono  la vera spina dorsale per costruire un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente, tra natura e sviluppo, tra territorio e benessere.

 

Ci sono stati più incontri, considerati più o meno interessanti dai partecipanti. Incontri tra nascenti liste civiche che stanno lavorando per costruire una alternativa all’attuale amministrazione comunale. Incontri per programmare progetti concreti per la città e per evitare che il sindaco uscente sia riconfermato. A questi incontri hanno partecipato esponenti della società civile impegnati direttamente o indirettamente nella politica, rappresentanti di liste civiche che puntano a governare la città. Altre realtà viaggiano solo sui social, come in passato evaporavano quei discorsi di piazza che nulla di concreto hanno mai prodotto. Manca poco più di un anno alle elezioni amministrative, tante le idee pochi i fatti. La stessa coalizione uscente, ed in primis il Partito Democratico, stanno ragionando su un percorso collegiale e di confronto serio che possa o meno riconfermare il sindaco uscente e altri rappresentanti dem. Si sta ragionando se basti vincere o se sia necessario, urgente e doveroso governare la città, cosa ben diversa. Stare al governo senza ricatti alcuni, risolvere i tanti problemi senza crearne dei nuovi. Insomma, la nebulosa è sparsa e densa da ogni prospettiva la si osservi. Nessuno ha la certezza di conferme sulle candidature di lista e di coalizione. Per il momento il sindaco Di Raimo punta tutte le sue forze alla chiusura del suo primo mandato, cercando di portare a casa più risultati possibili e per recuperare una fetta di elettorato persa con gli abbandoni di maggioranza.

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