Nihil sub sole novum, recita un antico passo biblico, nulla di nuovo sotto il sole. In prossimità del Natale, e precisamente il 21 dicembre, il cantiere sospeso del Monumento che si vuole edificare a San Lidano spegne le sue prime 7 candeline. Sette mesi di impasse politico e amministrativo, sette mesi di attesa nella speranza che il buonsenso prevalesse su logiche ad oggi ancora incomprensibili. Sette mesi di impegni disattesi, nonostante ci sia stata ampia volontà a trovare un compromesso per condividere una scelta che, di fatto, ha diviso l’opinione pubblica. Tutto inutile ad oggi, come il cantiere fermo sul Belvedere, diventato ricettacolo di immondizia, degrado, fotografica a colori di una politica che non c'è e, soprattutto, muro di scontro tra correnti politiche, partitiche e addirittura personali. In tempi in cui si festeggia la caduta dei muri e si auspica la costruzione di ponti come non si stanca di dire Papa Francesco, a Sezze si va controcorrente e le divisioni, le lacerazioni vanno oltre la politica, passando per le sacrestie e sconfinando in ambiti famigliari e personali. Fatto sta che tra sondaggi farlocchi, polemiche social, messaggini e post boriosi e autoreferenziali, la comunità di Sezze da 198 giorni non gode più di un’area meravigliosa, di un luogo magico, uno spazio storico e favoloso qual è il Muro della Tèra di Sezze. La battaglia pacifica e trasparente del comitato spontaneo ha acceso i riflettori su un nuovo scempio perpetrato ai danni della nostra città, su un modo di amministrare la città che allunga le distanze con i cittadini e li piega alle sole scelte di palazzo. Evidentemente si vuole così, si vuole educare al brutto, alla non partecipazione, all’assenza di comunità. A proposito di assenza, delude molto una certa politica e alti rappresentanti istituzionali per la loro clamorosa assenza nel dialogo e nella compartecipazione nella vicenda del Belvedere. Come se non fossero di Sezze, costoro, si sono eclissati dietro ruoli apparentemente super-partes, offendendo una città.