Chi ricopre un ruolo istituzionale non dovrebbe cavalcare l’onda del malcontento per inquinare ulteriormente le acque del dialogo e della democrazia. Chi rappresenta il cittadino e la città, al contrario, dovrebbe, per senso di responsabilità, tentarle tutte per arginare fenomeni di esasperazione e indignazione generale dovute solo ed esclusivamente ad una serie di fallimenti e a un susseguirsi di gaffe istituzionali e politiche senza precedenti. Condannare la pubblica opinione è condannare comunque se stessi perché siamo tutti parte di un insieme che si chiama comunità. Offendere e denigrare pubblicamente gruppi di genitori che temono per la sicurezza dei loro bimbi è sintomo di debolezza e scarsa sensibilità, condannare liberi cittadini che denunciano reati o procedimenti sbagliati dimostra scarso attaccamento al bene comune, ignorare problemi evidenti e rischi per la pubblica sicurezza è traccia di mancanza di coraggio e rettitudine, avvalorare tesi sbagliate confutandole ad arte significa essere compiacenti di un sistema che tarderà a venire a galla ma che presto mostrerà tutte le sue lacune e vizi, portandosi dietro tutti, nessuno escluso. I toni politici in questi giorni sono esacerbati da commenti sui social gratuiti e da uno strumento che se serve per colpire qualcuno o qualcosa è efficace, se invece diventa specchio rotto delle mie brame è da ostacolare con ogni mezzo e censura. Stiamo assistendo ad un periodo di veleni senza precedenti, o almeno nell’era digitale, dove la clava utilizzata è la stessa forza ottenuta del consenso avuto dai cittadini. Una stagione al vetriolo che sconfessa il ritmo asmatico di un governuccio alle ultime battute, disperato perché fallimentare e senza un obiettivo raggiunto. Siamo alle solite, siamo alle offese personali, ai ricatti e alle becere maniere dettate dalla disperazione di chi ha in canna le ultime cartucce. Non ci saranno veli ma solo contezza dei disastri lasciati e delle parole, tante parole, al vento. Sono veleni che non lasceranno le nostre acque così facilmente.