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In nome della Costituzione

Ott 17, 2021 Scritto da 

 

 

 

L’assalto alla sede nazionale della CGIL è un’azione quadrista contro la democrazia, un atto sovversivo diretto a distruggere le basi della nostra identità nazionale antifascista, una gravissima violazione dei principi su cui si fonda la Repubblica.
 
Il tempo della tolleranza è finito. I limiti posti dalla Costituzione democratica e antifascista sono stati ampiamente superati. In discussione non è il diritto di manifestare il proprio pensiero e il proprio dissenso, anche in maniera forte, rispetto alle scelte politiche del governo. La guerriglia di Roma non è una protesta degenerata in comportamenti inaccettabili, ma il tentativo di attuare un disegno eversivo, preordinato e pianificato, di gruppi neofascisti, che dall’inizio della pandemia hanno infiltrato un movimento reale di cittadini, spontaneo e mosso dai meccanismi propri della mobilitazione via social, al cui interno si sono mescolati e confusi paura della globalizzazione, rabbia, egoismi, teorie complottistiche e antiscientifiche e malessere sociale, lo hanno strumentalizzato per creare il caos e colpire le istituzioni. Progettare e tentare l’assalto al palazzo del Governo e l’occupazione del Parlamento, attaccare la sede della CGIL e aggredire con violenza inaudita la polizia dispiegata a tutela di ordine pubblico e sicurezza, picchiare cittadini inermi e assaltare il Pronto Soccorso di un Ospedale sono atti eversivi che pongono i responsabili, capi e gregari, gruppi spontanei e movimenti strutturati fuori dalla legalità democratica.
 
La premeditazione nella scelta degli obiettivi e il metodo scientifico impiegato nella devastazione e nel saccheggio hanno trovato conferma nei messaggi, scambiati tra promotori e partecipanti alla manifestazione, nelle chat dei telefoni sequestrati agli arrestati. Spetterà alla magistratura accertare le responsabilità dei capi di Forza Nuova e degli altri estremisti di destra che hanno guidato l’assalto, come dimostrano le immagini registrate, ma è innegabile la matrice fascista dell’azione portata contro le istituzioni e nello specifico il sindacato, strumento di tutela dei diritti dei lavoratori, di realizzazione ed emancipazione, di autocoscienza e di cittadinanza. Le pulsioni antidemocratiche dei neofascisti e la rabbia dei facinorosi novax, che trovano sponda nell’ambiguità di alcune forze politiche, si sono riversate su bersagli simbolici con l’obiettivo di colpire l’opinione pubblica, di spingerla dalla propria parte ricorrendo all’intimidazione e alla violenza.
 
Finalmente le forze politiche democratiche hanno preso coscienza che il neofascismo militante è andato oltre la dimensione del reducismo folkloristico, della rievocazione macchiettistica del passato regime, ha compiuto un innegabile e pericoloso salto di qualità e sta inquinando gravemente il tessuto sociale e politico e non è più tempo di superficialità e accondiscendenza. Occorre intervenire applicando la Costituzione della Repubblica e le leggi, procedere allo scioglimento delle formazioni neofasciste e fermare il loro disegno oggettivamente e visibilmente pericoloso. Sussistono tutti i presupposti normativi affinché il governo provveda per decreto allo scioglimento di Forza Nuova, Casapound e Lealtà e Azione per ricostituzione del partito fascista.
 
La legge Scelba, in attuazione della XII° Disposizione transitoria e finale della Costituzione, contempla due soluzioni. La prima prevede lo scioglimento con decreto del Ministro dell’Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, per effetto di una sentenza della magistratura che abbia accertato la ricostituzione del partito nazionale fascista. È accaduto negli anni ’70 del secolo scorso quando furono sciolti Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale e nel 2000 con il Fronte Nazionale. La seconda è prevista nell’ultima parte dell’art. 3 che attribuisce al Governo il potere, senza necessità di una sentenza della magistratura, di sciogliere con decreto “nei casi di necessità e urgenza”, in situazioni cioè di pericolo imminente, i movimenti che perseguono finalità antidemocratiche proprie del partito fascista e usino quale metodo di lotta politica la violenza. I fatti avvenuti sabato 9 ottobre dimostrano che siamo in presenza di organizzazioni neofasciste che la Costituzione, alla XII° Disposizione transitoria e finale, vieta di costituire in qualsiasi forma. Forza Nuova e le altre formazioni di estrema destra poi, oltre a proclamare la propria ispirazione e adesione al fascismo, hanno diversi dirigenti sottoposti a processo e condannati per violenze: quindi non c’è nessun dubbio sulla legittimità costituzionale di una simile decisione. Peraltro la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della legge Scelba, nel presupposto che limitasse la libertà d’opinione, ha deliberato che la previsione è diretta non ad impedire di manifestare opinioni inneggianti al ventennio, ma la riorganizzazione del partito fascista, mediante atti concreti in grado di mettere in pericolo la democrazia. Pertanto decretare lo scioglimento di Forza Nuova e degli altri gruppi neofascisti costituisce un dovere democratico e una scelta di autodifesa delle istituzioni.            
 
È motivo di rammarico constatare come la destra italiana si limiti a condannare le violenze, ma non riconosca e prenda le distanze dalla loro matrice fascista, ancora una volta allontanandosi politicamente e culturalmente dalla tradizione delle forze conservatrici democratiche europee. Il tentativo poi di accumunare nello stesso calderone tutti gli estremismi e deviare la discussione sulla generica condanna di ogni violenza politica è buttare fumo negli occhi, è non considerare un valore condiviso il giudizio su un regime liberticida, razzista e sanguinario, che ha trascinato l’Italia in guerra complice orgoglioso di Hitler, è continuare ad ammiccare ad un bacino di voti irricevibili, soprattutto è una occasione persa per Giorgia Meloni di affrancarsi dalla tradizione postfascista, che nulla ha a che fare con i valori della destra, di sposare i principi della Costituzione e accreditarsi come un leader democratico europeo. Analogo discorso vale per Matteo Salvini, anch’egli piuttosto refrattario a prendere nettamente le distanze dall’estremismo di destra che sta inquinando la Lega.
 
La destra o è antifascista o è fuori del perimetro costituzionale.
 
Non c’è più spazio per le ambiguità.
Pubblicato in Riflessioni

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