Improvvisazione ed approssimazione caratterizzano l’amministrazione comunale.
Non è il pregiudizio dell’oppositore, piuttosto la constatazione di quanto accaduto in questi mesi, carichi di aspettative e magri di obiettivi raggiunti.
Amministrare una città come Sezze, ricca di potenzialità e risorse, ma anche di criticità connesse ai profondi cambiamenti sociali ed economici di questi anni richiede visione politica, un’idea di sviluppo complessivo e non interventi estemporanei. Duole constatare che gli atti dell’amministrazione in carica vanno in direzione opposta e suscitano molte perplessità. L’impressione è che la maggioranza consiliare non sia ancora uscita dalla campagna elettorale, non si sia accorta che ha l’onere di governare Sezze e i suoi esponenti continuano ad intrattenerci in annunci spot sui social in cui disegnano un futuro radioso, cantano le magnifiche sorti e progressive della città ora che ne hanno preso le redini e addirittura prefigurano di essere il volano di una nuova politica proiettata ben oltre i confini comunali, a livello provinciale ed oltre. Avere grandi idee è buona cosa, ma anche il senso della misura è indispensabile, unito alla necessità di affrontare e risolvere i problemi.
In democrazia il voto dei cittadini si rispetta sempre, comunque e a prescindere. Vincere e perdere, ovviamente nel rispetto delle regole, è parte del gioco democratico e partiti, movimenti e candidati devono svolgere con generosità, serietà e impegno il ruolo loro assegnato dal corpo elettorale. Se prevalgono alcuni a scapito di altri è perché la proposta dei primi è risultata più credibile, è stata ritenuta migliore in quel momento, anche se magari non è vero, e agli altri spetta il compito di interrogarsi, di mettersi in discussione, di prendere coscienza dei propri errori, di attrezzarsi per costruire una alternativa valida su cui far convergere il consenso dei cittadini alla prossima tornata elettorale e al contempo, nella distinzione delle posizioni di maggioranza ed opposizione, lavorare dentro e fuori le istituzioni per contribuire a realizzare il bene comune. Quando si ricopre un ruolo amministrativo e di governo non si dismettono le proprie convinzioni, ma certo non ci si può limitare a fare il capo tifoseria. Confronto e ragionamento devono essere la stella polare e ciò vale per tutti senza distinzioni, anche se troppo spesso si dimentica.
La lunga scia di figuracce seguite a roboanti annunci di idee strabilianti da portare a realizzazione, di retromarce che sanno di precipitose capitolazioni, le insofferenze per le critiche, vissute come lesa maestà, raccontano molto di più delle specifiche vicende. Certamente la questione politicamente più eclatante è la precipitosa ritirata del progetto dell’impianto di compostaggio a Sezze Scalo. Una trovata estemporanea, frutto non di una idea complessiva di sviluppo del territorio, ma del semplice tentare di intercettare possibili finanziamenti, proposta al di fuori di un minimo di coordinamento con i comuni della provincia, senza una analisi del problema della gestione dei rifiuti nel nostro territorio e dell’impatto prodotto a livello economico e sociale a partire dalla localizzazione, non ultimo redatta in maniera approssimata, lacunosa e dilettantesca e finanche al di fuori del minimo rispetto delle competenze delle istituzioni cittadine. Un progetto nato morto e irrealizzabile, su cui ci si è impuntati e rispetto al quale non si sono volute sentire ragioni, avanzato all’insaputa e subito da tanti esponenti della stessa maggioranza. Bisogna dire con chiarezza che il problema di questa scelta affrettata ed insensata era sia di merito che di metodo. Nessuna persona sensata mette in discussione la necessità di affrontare il tema dei rifiuti, anche compiendo scelte difficili politicamente e socialmente. Se ci si propone come amministratori si devono avere il coraggio di governare senza rincorrere gli esiti fluttuanti dei sondaggi e i malumori inevitabili che porta con sé ogni scelta, altrimenti è l’immobilismo. Inaccettabile è che non si parta dall’analisi concreta dei problemi, nello specifico da una differenziata che langue a livelli troppo bassi e che occorrerebbe implementare con progetti seri, piuttosto che rincorrere un impianto di compostaggio che, nella situazione data, era solo uno specchietto per le allodole, che avrebbe provocato un danno irreparabile al nostro territorio. A tal proposito una amministrazione seria prima di avanzare una proposta così invasiva avrebbe dovuto preoccuparsi di conoscere il proprio territorio, aprire un confronto con le aziende, le forze sociali ed economiche e i cittadini e non farlo a posteriori, accorgendosi che nell’area prescelta c’erano aziende agricole che rappresentano un eccellenza da anni. Benedetta la retromarcia, motivata dalla presa di coscienza che si trattava di un progetto divisivo (non era poi così difficile prevederlo invero), ma che figuraccia! Ad ogni buon conto però assume maggiore rilevanza il metodo adottato, l’aver fatto strame delle regole amministrative e delle competenze del Consiglio Comunale, della Giunta e degli uffici preposti ed aver tradito gli impegni assunti in campagna elettorale circa la trasparenza e la partecipazione dei cittadini. Certe idee non basta sbandierarle per far incetta di voti e poi dimenticarle alla prima occasione. Dettagli? Mica tanto! La democrazia è forma e la forma è sostanza. Se non si rispettano le regole gli atti amministrativi sono nulli o annullabili. Senza parlare delle risorse spese per un progetto poi ritirato e dell’opportunità persa di individuare altri possibili progetti, come la rigenerazione urbana o le infrastrutture anche sportive, che avrebbero potuto rilanciare lo sviluppo di Sezze in modo serio e duraturo con ricadute importanti anche nel campo dell’occupazione.
L’annuncio del ritiro del progetto è avvenuto tramite una testata giornalistica online, dimenticando che certe decisioni non si prendono via social ma con atti amministrativi e nel rispetto delle regole e delle funzioni delle istituzioni democratiche. L’ennesima sgrammaticatura istituzionale…..
Il dato vero è che siamo in presenza di un’amministrazione autoreferenziale, che si relaziona in maniera errata alle forze politiche, alle strutture amministrative del comune e nei confronti degli stessi cittadini e ricorre alla lamentazione delle colpe di quelli che li hanno preceduti, senza considerare che certi disastri cittadini sono responsabilità di alcuni attuali autorevoli esponenti della maggioranza. Il dialogo e il confronto serve in campagna elettorale, ma soprattutto dopo quando bisogna spiegare e condividere le scelte. L’annullamento del primo appuntamento della Sagra del carciofo del 10 aprile a Sezze Scalo è l’ulteriore prova di una approssimazione che rischia di fare danni notevoli alla nostra città.