Il sole tiepido della primavera accarezza Gerusalemme. Strade e slarghi sono animati da turisti e pellegrini. Ponzio Pilato mi ha dato appuntamento alla fortezza Antonia, i cui resti si trovano nel lato settentrionale della spianata del Tempio.
- La città è molto cambiata – esordisce con tono piatto vedendomi arrivare.
- Sei stato prefetto della Palestina tantissimi anni fa – gli faccio notare.
Una smorfia si disegna sul suo volto. – Detestavo questa terra e i suoi abitanti -.
- Il tuo mandato di prefetto della Palestina durò dieci anni, mentre solitamente non andava mai oltre i tre -.
- L’Imperatore Tiberio pensava fossi la persona giusta per governare la Palestina -.
- Dicono che sei stato un amministratore competente, ma intransigente e spietato -.
- Mio compito era far rispettare le leggi di Roma e la volontà dell’Imperatore – ribatte – Peraltro gli ebrei non facevano altro che lamentarsi di tutto -.
- Avresti potuto sforzarti di capire la loro religione e le loro tradizioni -.
- Cosa avrei dovuto capire?- sorride sarcastico.
- La gente si lamentava delle tue continue vessazioni, delle esecuzioni di prigionieri senza condanna né processo e della tua crudeltà -.
Scuote la testa: – La tolleranza è segno di debolezza -.
- La legge ebraica proibiva le rappresentazioni umane, anche quella dell’Imperatore, che si proclamava dio e così offendeva Yahweh. Tu provocavi continuamente gli ebrei, come quando ordinasti ai soldati di portare in città le insegne con l’effigie dell’imperatore e le facesti appendere sulle mura del palazzo di Erode?-.
- Non c’era motivo di trattare gli ebrei in modo diverso rispetto a tutti gli altri popoli assoggettati a Roma. E poi a me non importava nulla della loro assurda religione -.
- Come avvenne l’incontro con Gesù di Nazareth?-.
- Cosa vuoi sapere esattamente?-.
- I farisei e i capi del popolo decisero di rivolgersi a te per sbarazzarsi di lui -.
- I suoi insegnamenti, il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, il tentativo di espellere mercanti e cambiavalute dal Tempio e tanti altri suoi gesti eclatanti avevano suscitato scalpore in città e potevano innescare una rivolta contro di loro -.
- Si servirono di te per risolvere un loro problema dunque -.
- In quanto rappresentante dell’Imperatore, ero l’unico legittimato a far rispettare la legge e ad imporre eventualmente la pena capitale. Le autorità ebraiche lo accusarono di aver sobillato la folla, di essersi opposto al pagamento dei tributi all’imperatore e di aver affermato di essere il Messia. Le loro diatribe religiose non mi interessavano, per me contava mantenere soltanto l’ordine nella provincia -.
- L’impressione è che tu fossi convinto dell’innocenza di Gesù e cercasti di salvarlo -.
- Avevo raccolto informazioni sul suo conto. Tanti lo seguivano, ma era innocuo e non mi risultava che stesse organizzando una rivolta contro Roma -.
- Ordinasti l’arresto di Gesù, cedendo alle loro pressioni -.
- Cercai di evitare l’ennesimo scontro -.
- Se il potere di decidere era solo tuo, perché spedisti Gesù da Erode con la scusa che era Galileo?-.
- Erode era un re da burla, non contava nulla – sorride divertito – Cercavo di prendere tempo per vedere se le acque si calmavano -.
- Processasti Gesù in modo sbrigativo, con una cognitio extra ordinem, un giudizio abbreviato che prevedeva la presentazione delle accuse, la replica dell’imputato e la sentenza immediata -.
- Conosci bene le leggi di Roma – osserva – A me interessava evitare una rivolta e possibilmente infliggere uno smacco alle autorità ebraiche -.
- Gli domandasti in modo beffardo se era il re dei Giudei -.
- Quell’uomo dall’aria mite e dignitosa mi incuriosiva. Era diverso da tutti gli altri con cui avevo avuto a che fare. Si definì, re ma non di questo mondo - si ferma e poi riprende – Ricordo ancora il suo sguardo penetrante e la sua voce calma, pacata -.
- Cosa vuoi dire?-.
- Ebbi l’impressione che volesse rivelarmi qualcosa che andava al di là delle mie conoscenze. Comunque la sua regalità non costituiva una minaccia per Roma, non parlava e agiva contro qualcosa o qualcuno, ma si poneva al di sopra delle miserie umane, come l’amore lo è sull’odio, la libertà sulla schiavitù, la verità sulle bugie –.
- Lo incalzasti con le domande -.
- Volevo capire. La mia formazione culturale mi porta a respingere ciò che la ragione non riesce a dimostrare, a considerarlo superstizione, ma Gesù cercava di metterlo in discussione, mi sollecitava a compiere un passo verso qualcosa che ignoravo -.
- Gli domandasti cosa fosse la Verità. Era davanti a te e non la riconoscesti?-.
- La verità. Cos’è la verità? Dovevo governare quella provincia e non avevo tempo certo di mettermi a filosofeggiare -.
- Avevi veramente intenzione di liberare Gesù?-.
- Mi appellai alla folla e chiedendo di scegliere tra lui e Barabba, un assassino. Preso atto che non avevo alternative, ordinai di eseguire la condanna -.
- Prima lo facesti fustigare. Perché?-.
- Speravo che la folla si accontentasse di quella punizione esemplare -.
- Ti sei sempre fatto vanto di non cedere a pressioni, ma la scelta di mettere a morte Gesù è stata tutt’altro che tua -.
- Ho fatto la cosa più giusta nell’interesse di Roma e nel mio interesse -.
- Mandare a morte un innocente….-.
- Non è stato il primo e non sarà l’ultimo ad essere sacrificato -.
- I farisei e i capi del popolo ti chiesero di mettere sotto sorveglianza perfino il sepolcro di Gesù e tu acconsentisti -.
- Avevano paura di lui anche da morto – scuote la testa.
- I discepoli credono che Gesù sia risorto. Tu che ne pensi?-.
- Credo soltanto a quello che vedo – risponde lapidario Pilato.
- Dicono che ti sei convertito al cristianesimo?-.
- Sono state scritte e dette molte cose su di me – sorride.
Senza aggiungere altro Ponzio Pilato mi rivolge appena un cenno di saluto e si allontana con passo veloce, sparendo rapidamente dalla vista, inghiottito nel dedalo di viuzze del cuore antico di Gerusalemme.