Il Vangelo aperto e la bandiera della pace poggiati sulla bara, due simboli potenti che riassumono la vita di Mons. Luigi Bettazzi, profeta di pace e di dialogo, uomo del coraggio, protagonista della Chiesa in uscita in comunione con Papa Francesco.
Luigi Bettazzi, nato a Treviso il 26 novembre 1923, è tornato nella Casa del Padre il 16 luglio 2023. Ordinato sacerdote a ventitré anni, si laureò in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e in Filosofia all'Università degli Studi Alma Mater di Bologna, dove per alcuni anni fu vescovo ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro, uno dei quattro moderatori e figura chiave del Concilio Vaticano II, accanto al quale partecipò a tre sessioni. Il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio, celebrò l'Eucarestia nelle Catacombe di Domitilla, al termine della quale, in radicale adesione allo spirito evangelico, firmò con 42 padri conciliari, soprattutto latinoamericani, il famoso Patto con cui si esortavano i “ fratelli nell'Episcopato ” a condurre una “ vita di povertà” ea realizzare una Chiesa “ serva e povera ”, come suggerito da Giovanni XXIII. Luigi Bettazzi fu l'unico presule italiano presente. In seguito al Patto aderirono Paolo VI° e altri 500 vescovi. Gli elementi fondamentali del documento erano l'attenzione ai poveri, la necessità che i pastori della Chiesa vivessero in semplicità e povertà e fossero vicini agli ultimi e ai lavoratori manuali, a quanti soffrono e sono in difficoltà, invertendo la tendenza consolidata di una vicinanza invece ai ricchi e ai potenti.
Nel 1966, al termine del Concilio, Paolo VI° lo nominò Vescovo della Diocesi di Ivrea, dove rimase fino al 1999 come titolare e, dopo la rinuncia per raggiunti limiti di età, come emerito. Nel 1968 venne eletto presidente della sezione italiana e nel 1978 presidente internazionale del movimento Pax Christi, distinguendosi per le prese di posizione e per le iniziative contro la guerra. Nel 1992 partecipò alla marcia della pace, camminando con don Tonino Bello e ad altri 500 aderenti ai Beati i costruttori di Pace e Pax Christi, per le strade di una Sarajevo semidistrutta dalla guerra civile che stava tormentando la Bosnia ed Erzegovina. Il coraggio e la radicalità evangelica che lo animavano emerse in particolare nel 1978 quando si offrì con altri due vescovi, Clemente Riva e Alberto Ablondi,
Sostenitore convinto del Concilio Vaticano II ebbe ad affermare: “ Ho sempre ripetuto, anche in tempi di difficoltà, che indietro non si tornava. Oggi è venuto il momento di realizzare pienamente la rivoluzione copernicana contenuta nella Gaudium et spes (non l'umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l'umanità) e quella della Lumen gentium (non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli)…… Costituzioni che ancora oggi stentano ad affermarsi. Mentre le altre due: il primato della Parola di Dio, esplicitato nella Dei Verbum, e la riforma liturgica, che, grazie alla Sacrosanctum concilium, è più partecipata di un tempo, sono riuscite” . Interrogato se ritenuto necessario per la Chiesa un Concilio Vaticano III rispondeva: “No. Credo semmai che vada attuato pienamente il Vaticano II. Non vorrei che un Vaticano III finisse con l'essere programmato per chiudere le aperture fin qui fatte ”.
La fede grande e profonda lo faceva essere un uomo aperto al dialogo e al confronto con le diverse realtà sociali, culturali e politiche, dall'allora segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini al segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer. A quest'ultimo indirizzò una lettera aperta, ripresa dai principali quotidiani dell'epoca in cui scriveva: “Le sembrerà forse singolare, tanto più dopo le ripetute dichiarazioni dei Vescovi italiani, che uno di loro scriva una lettera, sia pure aperta, al Segretario di un partito, come il Suo, che professa pubblicizza l'ideologia marxista, evidentemente inconciliabile con la fede cristiana. Eppure, mi sembra che anche questa lettera non si discosti dalla comune preoccupazione per un avvenire dell'Italia più cristiano e più umano…… È per amore di dialogo che ora mi rivolgo a Lei, e in Lei a tutti coloro che hanno responsabilità nel Suo partito, e in generale a tutti coloro che vi hanno dato adesione, soprattutto col voto. Forse non ci si domanda abbastanza, nel «mondo borghese» e in molta parte del nostro «mondo cattolico», il perché di questo vostro successo, preoccupati, come siamo naturalmente, di ricordare la vostra ispirazione marxista, che da una parte si collega con il materialismo e l'ateismo e dall'altra si è troppo spesso aperta a dittature ea violenze, anche antireligiose……. Eppure, mi sembra essere e doveroso, per un Vescovo, aprirsi al dialogo, interessandosi in qualche modo perché si realizzi la giustizia e cresca una più autentica solidarietà tra gli uomini. Il Vangelo, che il Vescovo è chiamato ad annunciare, non costituisce un'alternativa, tanto meno una contrapposizione alla «liberazione» dell'uomo, ma ne dovrebbe avere l'ispirazione e l'anima. Gesù stesso, quando si presentò ai suoi contemporanei, lo fece con le parole dell'antico profeta, affermando di essere mandato «ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,”. Venne aspramente critico per questo scambio di idee, rimasto però un passaggio importante per la cultura politica italiana, segno concreto della possibilità, anzi della necessità di ascoltarsi e comprendersi nonostante le diversità di valori e riferimenti culturali.
Luigi Bettazzi è stato un uomo di Dio, il quale non ha parlato solo di pace, ma ha cercato di promuoverla. Lo scorso 3 ottobre 2022 ha tenuto uno straordinario discorso alla Veglia per la pace a Bologna sulla tragedia in Ucraina, proponendo una analisi e una riflessione sulla guerra in contrasto col mainstream dei media e di grandissima parte della politica italiana ed europea, a sostegno delle posizioni pacifiste che accomunano tanta parte dei laici e dei cattolici del nostro Paese.
L'attenzione incessante ai “ segni dei tempi ” e l'impegno infaticabile per il disarmo, i diritti dei popoli oppressi, la nonviolenza, scaturivano dalla personalità che una spiritualità, per essere “ umana ”, deve realizzarsi nel concreto della vita, incarnarsi nella storia. Con Luigi Bettazzi se ne va non solo l'ultimo vescovo italiano che partecipò al Concilio Vaticano II, ma soprattutto un testimone straordinario di una Chiesa radicalmente e autenticamente evangelica.