Lo stop al monologo sul 25 Aprile di Antonio Scurati rappresenta un grave attacco alla libertà di stampa e di opinione della destra al potere.
Lo scrittore, Premio Strega, autore di una trilogia su Mussolini, era stato invitato a tenere un monologo sulla Festa della Liberazione nella trasmissione Che sarà di Serena Bortone. La sua partecipazione è stata improvvisamente annullata. Quanto affermato da Giorgia Meloni per cui la causa della esclusione di Scurati sarebbe la richiesta del compenso esorbitante di € 1.800,00, è stato smentito dall'email dei vertici RAI, pubblicata da diversi giornali, in cui si fa riferimento a imprecisati motivi editoriali e soprattutto è un bieco tentativo di screditarlo utilizzando l'arma del compenso come un manganello mediatico. La verità è che il monologo è stato cancellato per i suoi contenuti, sgraditi alla premier e alla sua maggioranza.
La vicenda pone due temi enormi su cui riflettere: il rifiuto di Fratelli d'Italia di disconoscere il proprio ingombrante passato, che affonda le sue radici nell'eredità fascista e neofascista, e la censura messa in atto dai vertici della RAI.
Il testo di Scurati, letto durante la trasmissione dalla conduttrice Serena Bortone, partiva dal delitto Matteotti, di cui a giugno ricorre il centenario dell'assassinio ad opera di Amerigo Dumini e degli altri scherani della "Ceka fascista", riconducibile a Rossi, capo ufficio stampa del Duce, e a Marinelli, segretario del partito fascista, mandanti dell'omicidio per conto di Mussolini, il quale in Parlamento rivendicò la responsabilità morale del delitto. Venivano poi citate le stragi nazifasciste del 1944, compiute dai tedeschi con la complicità dei fascisti, dalle Fosse Ardeatine e Sant'Anna di Stazzema a Marzabotto, le quali dimostrano insieme a tutte le altre che il fascismo è stato dall'inizio alla fine un regime che ha usato in modo sistematico la violenza politica omicida e stragista.
Il problema è che gli eredi di quella storia non riescono a riconoscerne le colpe e a prenderne le distanze. Gianfranco Fini nel 2003 si recò al museo Yad Vashem e condannò l'orrore della persecuzione nazista, ed egli fa parte della storia di Fratelli d'Italia, che si rifà ad Alleanza Nazionale e ai postfascisti del Movimento Sociale. Tuttavia gli esponenti Fratelli d'Italia, a partire dalla stessa premier, hanno sempre dimostrato una certa irritazione quando si tratta di fare i conti pubblicamente con il proprio passato. La Meloni ha sempre scaricato la responsabilità della Shoah sul nazismo e non ha mai riconosciuto il coinvolgimento del fascismo, a partire dalle leggi razziali del 1938. La colpa di Antonio Scurati è stata di voler parlare di antifascismo, di aver puntato il dito contro questo silenzio e questa reticenza su un tema dirimente per la nostra democrazia, nata dalla lotta partigiana.
La premier, per tentare di placare le polemiche, ha pubblicato il testo di Scurati sul proprio profilo social. Una scelta propagandistica che non cancella l'errore enorme compiuto, la censura dei vertici della RAI, che ricorda l'editto bulgaro di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi e quello di Renzi quando Floris, Gabbanelli, Giannini e altri lasciarono il servizio pubblico.
La censura non è mai una scelta saggia perché intossica la democrazia, la forma di Stato alla base della Costituzione nata dalla Resistenza, la quale si nutre di critiche e dissenso. Evidentemente in RAI qualcuno la pensa diversamente.
In molti hanno evidenziato che il testo di Scurati così ha avuto molta più risonanza. Si voleva censurarlo ed è finito su tutti i media e i social. Un boomerang. L'osservazione non coglie un punto nodale, evidenziato paradossalmente nel commento della premier che ha accompagnato la pubblicazione del monologo sul proprio profilo social. "1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto". Al di là della infondatezza del passato lamentato ostracismo verso la sua parte politica, quella di Scurati era per la Meloni solo propaganda antigovernativa. Inoltre, le parole della premier di fatto sono un'approvazione dell'operato dei vertici RAI e un avvertimento a chi avesse intenzione di usare il servizio pubblico per esprimere liberamente il proprio pensiero. Le idee che non combaciano con quelle del governo sono giudicate propaganda antigovernativa e in RAI non si può fare. Chiunque dissente non avrà vita facile ed otterrà una platea solo per gentile concessione della premier.
Se questa è democrazia...