“Resistenza e Repubblica democratica fanno tutt’uno, altrettanto fanno tutt’uno fascismo e negazione radicale di ogni principio di democrazia” (Norberto Bobbio).
La scelta tra dittatura e democrazia, tra civiltà e barbarie, tra gli ideali di libertà, giustizia e pace e i cupi comandamenti del “credere, obbedire, combattere” sta alla base della lotta partigiana.
Celebrare la Resistenza non è semplicemente ricordare il passato, riconoscere il senso e il valore insostituibile della memoria, ma compiere un dovere civico e morale, aprirci ad un incessante esame di coscienza laico sul nostro presente e sul nostro futuro e scongiurare il rischio di assecondare la tendenza pericolosissima di quanti vorrebbero mettere una bella pietra sul passato e rompere la continuità tra le battaglie di ieri e di oggi per la libertà, la giustizia, la pace, la difesa insomma dei principi della convivenza civile e politica scolpiti nella Costituzione della Repubblica.
Viviamo tempi bui nei quali spesso la memoria della Resistenza è offesa da rigurgiti neo – fascisti e assistiamo all’emergere di silenzi, zone d’ombra, vuoti che investono la memoria di quello che è stato l’avvenimento fondamentale nella storia d’Italia.
È richiesto a ciascuno di noi un impegno continuo ed inderogabile per impedire che i cascami di un così orribile passato possano riproporsi e tornare a mettere in discussione quanto è stato conquistato con le lotte e il sangue dei partigiani, fino a recidere le radici che alimentano la nostra democrazia.
Il fascismo non è morto, vive tra noi nei comportamenti improntati all’egoismo, all’individualismo esasperato, alla ricerca della sopraffazione, all’inganno quotidiano di una politica ridotta a pura lotta per il potere, alla esaltazione e giustificazione delle tante guerre che dilaniano interi popoli, rischiano di incendiare il mondo e di farlo precipitare nel baratro della distruzione totale.
Il tentativo di deformare la Costituzione, di alterare l’equilibrio tra i diritti e i doveri dei cittadini, di restringere l’esercizio delle libertà e gli spazi della rappresentanza va fermato, ricorrendo agli strumenti insostituibili ed essenziali della partecipazione e della comprensione, senza compromessi. In gioco è il futuro della nostra democrazia, che rischia di essere ridotta ad un vuoto simulacro.
Occorre il coraggio e la determinazione di ricordare senza cedere alle mode correnti del revisionismo e del qualunquismo. La liberazione dell’Italia dal nazifascismo fu possibile grazie al sacrificio di uomini e donne di ogni età e gruppo sociale, che si riconoscevano in tutti gli schieramenti politici. Erano cattolici, socialisti, azionisti, liberali, monarchici e comunisti e tutti si chiamavano con un solo nome: Partigiani.
Lottarono fianco a fianco, uniti dal medesimo intento e dalla medesima volontà di conseguire un grande traguardo comune, il riscatto dell’Italia dal nazifascismo e la costruzione di un diverso avvenire.
Ricordare questi passaggi fondamentali che portarono alla nascita della nostra democrazia non è affatto un esercizio retorico, non possiede alcuna artificiosa ritualità, non è l’adempimento formalistico di uno stanco cerimoniale. Parlare della Resistenza non è approfondire semplicemente la ricostruzione storiografica di determinati avvenimenti, ma raccogliere il testimone dalle mani di quelle donne e di quegli uomini che dopo aver lottato e conseguito la vittoria sul nazifascismo si accinsero da subito a concorrere alla costruzione della nuova Italia, carichi di impegno, dedizione, fiducia e speranza.
Nel corso degli anni ci sono state contraddizioni, difficoltà, pagine brutte e belle, ma mai nei più è mancato l’impegno serio e generoso contro ogni forma di sopraffazione mascherata, i tentativi golpisti, le azioni terroriste e stragiste, le iniziative finalizzate a colpire e restringere ruolo e funzioni delle istituzioni nate dalla Resistenza e fissate nella Carta Costituzionale.
La riflessione sulla Resistenza deve aiutarci a mettere al centro del nostro impegno la difesa dei valori, delle idee, delle prospettive culturali e sociali che hanno animato i suoi artefici, impedendo che possa prendere ulteriormente campo l’antipolitica, che prevalgano il disegno oscuro della sopraffazione democratica, l’esaltazione delle diseguaglianze sociali, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e del lavoro umano, l’autoritarismo, l’intolleranza e il razzismo.
Non possiamo permettere che tornino a prendere corpo i fantasmi di un passato che non deve mai più affacciarsi sulla scena della storia.