La Chiesa non è immune da conflitti personali, carrierismi, interessi materiali e scandali. È questa una constatazione certamente amara perché investe un’istituzione millenaria, a cui il fondatore, Gesù Cristo, ha affidato la missione di essere veicolo di salvezza per l’umanità, considerata da quanti hanno fede non un consorzio meramente umano, ma una realtà spirituale e trascendente. L’emergere di malefatte e corruzione ha creato sconcerto e disorientamento soprattutto tra i fedeli. Tuttavia non si tratta di fatti inediti, effetto di un decadimento di costumi legato all’inquietudine e all’incertezza valoriale che attanaglia i nostri tempi, quanto di fenomeni purtroppo ricorrenti, a causa dei quali in passato si sono consumati scontri dolorosi e divisioni devastanti. Luce e tenebre, vizi e virtù, disonestà e rettitudine abitano la Chiesa al pari di tutte le altre esperienze umane calate nella concretezza della storia, di fronte a cui sarebbe errato chiudere gli occhi, disonesto ed ipocrita imboccare la strada del sopire, celare e coprire errori e malversazioni di cui taluni si sono resi responsabili, e con le quali invece è indispensabile misurarsi e fare i conti fino in fondo.
Il clamoroso allontanamento del Cardinale Giovanni Angelo Becciu è solo l’ultima puntata di una vicenda di più ampia portata, un caso personale ma emblematico che racconta il persistere di un nodo ancora irrisolto del pontificato di Papa Francesco, costituito dalla sfida di restituire credibilità alla Curia e alle finanze del Vaticano.
Alla vigilia del Conclave che elevò Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro nel marzo del 2013, la situazione all’interno della Chiesa era grave. Pedofilia, documenti riservati trafugati e dati alla stampa, scandali finanziari, indagini sullo IOR e sulla gestione dei beni della Santa Sede e di Propaganda Fide, malversazioni nelle strutture sanitarie cattoliche avevano contrassegnato gli ultimi anni di pontificato di Benedetto XVI°. Dopo l’epocale rinuncia del Papa tedesco, nelle discussioni tra i cardinali durante le Congregazioni venne approntata un’agenda riformatrice e nel Conclave fu eletto Papa un estraneo alla Curia Romana con il compito di affrontare gli scandali, rilanciare l’azione della Chiesa e mettere ordine nelle finanze. Era evidente a tutti che l’impresa non sarebbe stata facile, avrebbe richiesto tempi lunghi e un lavoro tenace, ci sarebbero state fortissime resistenze e il cammino sarebbe stato disseminato di ostacoli e tentativi di screditare l’azione riformatrice e la persona stessa del Pontefice. Infatti si trattava di scardinare un sistema di potere consolidato, fatto di sacche di privilegi e rendite di posizione, di posti ricoperti senza meriti e spesso sottratti a qualunque controllo, di meccanismi opachi e autentici saccheggi delle casse vaticane, di silenzi e coperture di scandali gravissimi come la pedofilia.
Papa Francesco, persona intelligente, carismatica e dotata di visione strategica non comune, però non ha ridotto il proprio pontificato nel ristretto ambito della lotta agli scandali ed è stato capace di imporsi nella Chiesa e a livello internazionale con una agenda spirituale, culturale e politica di notevole spessore, che va dall’ecologia ad una rinnovata pastorale familiare, dal ruolo dei laici nella Chiesa all’emigrazione e allo sviluppo economico equo e solidale. Al contempo ha cercato di mettere in campo una riforma seria della Curia Vaticana. Gli scandali emersi sono effetto da una parte della sua azione di contrasto e riformatrice, intessuta anche di inevitabili errori, e dall’altra della scelta della trasparenza come criterio guida del suo operare.
Un primo tentativo di riforma è stato condotto dal Cardinale George Pell, australiano, il cui obiettivo era fare pulizia nella Curia, sgomberando il campo da prelati, broker, avvocati d’affari e personaggi discussi che affollavano i dicasteri pontifici, influenzavano e condizionavano le scelte dei responsabili per lucrarne personalmente e perseguire interessi estranei alla Chiesa, soprattutto centralizzare la gestione delle risorse finanziarie e patrimoniali per evitare il ripetersi di scandali. George Pell si è fatto parecchi nemici in particolare tra i presuli italiani (tra cui proprio Becciu), per i modi spicci e perché riteneva si dovesse unicamente puntare su competenza e integrità nell’attribuzione di ruoli e responsabilità. E pazienza se gli italiani sarebbero stati pochi. Peraltro se è vero che non tutti i prelati italiani sono coinvolti negli scandali, è altrettanto vero che non c’è stato scandalo in cui non è stato coinvolto un italiano. Il tentativo di Pell non è andato in porto anche perché è dovuto tornare in Australia per rispondere in tribunale delle accuse di pedofilia, dalle quali dopo 400 giorni di carcere però è stato scagionato.
Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato, ovvero numero tre nella catena di comando vaticana, Prefetto delle Cause dei Santi, ha dovuto dimettersi e Papa Francesco gli ha tolto tutti i diritti connessi al cardinalato. Una misura estrema che lascia intendere la gravità delle accuse mossegli e la consistenza delle prove raccolte contro di lui. Al termine delle indagini vedremo quali reati gli verranno contestati dall’autorità giudiziaria vaticana e da quella italiana, le quali entrambe lo stanno indagando insieme ad altri per peculato e favoreggiamento, speculazioni e ruberie. Tutto lascia presagire che le sue responsabilità siano gravi.
Il dato rilevante è la severità di Papa Francesco nel perseguire i responsabili di tali condotte riprovevoli e illecite, senza fare sconti di sorta e garantire coperture ad alcuno e la risolutezza di proseguire nelle riforme.
È mia ferma convinzione però che si debba intervenire radicalmente su un aspetto che sta a monte dei vari scandali e riguarda la selezione di quanti entrano a far parte delle gerarchie ecclesiastiche con compiti pastorali e responsabilità di amministrazione della Chiesa. Occorre un vaglio attento e approfondito della sincerità della vocazione, delle ragioni ultime che spingono le persone ad una simile scelta. In tanti, in troppi, per la superficialità o per il complice favoritismo di quanti sono investiti di compiti di discernimento e vigilanza, hanno fatto della Chiesa un ridotto delle proprie ambizioni e un’occasione di realizzazione personale, dimenticando che la chiamata a vivere il Vangelo è radicale e in particolare la vocazione sacerdotale è esattamente l’opposto di comodità e sicurezze materiali. Il Vangelo va annunciato non solo con la bocca ma soprattutto con i comportamenti e le scelte quotidiane di uomini e donne credibili.
Papa Francesco possiede visione pastorale e carisma per perseguire con forza anche questa riforma fondamentale e ormai indifferibile.