La democrazia è un complesso e delicatissimo equilibrio tra elementi potenzialmente contrastanti. Il potere appartiene al popolo, il quale lo esercita mediante l’elezione dei propri rappresentanti, cui affida il compito di governare per un periodo determinato preventivamente e nel rispetto dei principi stabiliti nella Costituzione. Il popolo è un’entità differente sia quantitativamente rispetto ad altre forme di unione tra persone basate su legami parentali e affettivi o aventi finalità specifiche, sia qualitativamente perché nessuna rilevanza hanno l’origine etnica, la lingua, il sesso, la religione e le convinzioni personali. Nei sistemi democratici moderni, almeno in teoria, i cittadini godono di uguali diritti e dignità e al contempo è garantito loro il pieno esercizio della libertà individuale, che segna un confine insuperabile e intangibile ed è uno dei fini fondamentali dell’esercizio del potere. L’azione politica in democrazia deve avere come valore specifico non promettere la salvezza, pretendere di indicare le vie per raggiungere il bene (caratteristiche queste proprie dei regimi autoritari e dittatoriali), ma nemmeno ingenerare atteggiamenti rassegnati e fatalistici rispetto alla possibilità di migliorare l’esistente. L’accettazione dell’imperfezione come aspetto irriducibile dell’esistenza deve essere accompagnata da un incessante sforzo per il progresso della collettività e l’eliminazione degli ostacoli al pieno godimento dei diritti, tutelando e garantendo la diversità di idee e progettualità attraverso la divisione dei poteri, l’informazione libera e la reciproca autonomia tra potere economico e politico.
“Il popolo, la libertà e il progresso sono il fondamento della democrazia, ma se uno di essi si emancipa dai propri rapporti con gli altri – sfuggendo così a ogni tentativo di limitazione ed ergendosi a unico principio –, si trasforma in pericolo: populismo, ultraliberalismo, messianismo sono i nemici profondi della democrazia”. (Tzvetan Todorov – I nemici intimi della democrazia). I movimenti populisti e di estrema destra che negli ultimi anni hanno raccolto ampi consensi e hanno assunto anche ruoli di governo, come è avvenuto con l’elezione di Donald Trump quattro anni fa alla presidenza degli USA, sono la manifestazione della rottura di questo fondamentale equilibrio. La concezione strumentale delle istituzioni da occupare e non da governare, il richiamo alla Costituzione funzionale solo alla conquista del potere ma da calpestare e rigettare se diviene un ostacolo al mantenimento dello stesso, l’alterità sostanziale rispetto ai principi dello stato di diritto, la radicalizzazione della contrapposizione con l’avversario politico, la rivendicazione del leader di essere la voce autentica e l’interprete esclusivo della volontà del popolo per cui è inconcepibile anche la remota possibilità di una perdita di consenso, la sconfitta elettorale considerata unicamente effetto di brogli, un furto, un attentato alla nazione e un oltraggio al popolo, la rimozione della realtà in favore di una narrazione falsata costituiscono i tratti caratterizzanti dell’estremismo di destra, nazional-populista, che oggi anziché rovesciare la democrazia e sostituirla con la dittatura, mira a snaturarla dall’interno, a neutralizzarne gli istituti, a preservarli solo nella forma e a svuotarli della sostanza.
L’abuso del ruolo di presidente per perseguire i propri interessi personali e del proprio clan, il ricorso sistematico alla menzogna per accreditare una narrazione assolutamente falsa e fuorviante ma funzionale al mantenimento del potere, l’uso dei social finalizzato a manipolare l’opinione pubblica e far leva sulla credulità, particolarmente di quella parte della popolazione meno istruita e dotata di capacità critica, l’ammirazione e la vicinanza politica espressa a più riprese nei confronti di leader estremisti e antidemocratici come Putin, Erdogan e Bolsonaro sono stati la cifra caratterizzante i quattro anni di presidenza di Donald Trump. Pertanto il suo disprezzo per la democrazia, il voler sovvertire l’esito a lui sfavorevole del voto alle presidenziali ricorrendo all’accusa, totalmente infondata, di brogli elettorali contro gli avversari politici e anche i suoi stessi compagni di partito, indisponibili a piegarsi ai suoi diktat, l’aver ispirato nei fatti un vero e proprio tentativo di colpo di stato pur di non lasciare il potere, istigando i suoi sostenitori alla violenza per intimidire i rappresentanti del popolo e indurli a ribaltare i risultati elettorali e sfociata il 6 gennaio nella gravissima irruzione di un manipolo di facinorosi armati nell’aula del Congresso, dove deputati e senatori erano riuniti in seduta comune per certificare l’elezione a presidente di Joe Biden, il quale ha prevalso sia nel voto popolare sia nel complesso meccanismo di attribuzione dei delegati dei singoli stati, non meravigliano affatto. Ha pienamente ragione l’ex presidente USA Barack Obama quando afferma: “La storia ricorderà a ragione la violenza di oggi al Campidoglio, incitata da un presidente in carica che ha continuato a mentire senza fondamento sul risultato di un’elezione legittima, come un momento di grande disonore e vergogna per la nostra nazione. Ma ci staremmo prendendo in giro se la considerassimo una totale sorpresa”.
Quanto avvenuto a Washington è uno sfregio gravissimo alla democrazia americana, la più antica del mondo, che ha dimostrato comunque di possedere la solidità necessaria per arginare e neutralizzare un attacco devastante, ma è anche e soprattutto un monito rivolto a tutti noi, un invito ad abbandonare cautele e titubanze e ad opporci risolutamente ai partiti e movimenti nazional-populisti, ai tanti emuli ed ammiratori di Donald Trump, che occupano la scena politica anche nel nostro paese, i quali si ergono a paladini e interpreti esclusivi di un popolo che invero disprezzano e vogliono semplicemente ridurre a finzione teatrale, asservendolo ai propri disegni. La democrazia non è affatto una conquista definitiva, ma è fragile, esposta a pericoli continui, necessita il nostro contributo, deve essere incessantemente costruita, alimentata e difesa.