Mi ribello quando sento in giro affermare che Sezze ormai è un paese alla deriva, un paese dove regna la mafia. Mi ribello non per l'orgoglio ferito come sezzese, ma perché non è assolutamente vero. E' vera invece un'altra cosa: la piovra si sta diffondendo in tutto il territorio nazionale e locale. Sezze è stata sempre una città operosa, tranquilla, tradizionalmente progressista e, spesso, all'avanguardia nei servizi alla persona. Come si può, allora, minimamente insinuare il sospetto che improvvisamente il sentire comune dei sezzesi abbia subìto un tale tracollo morale, al punto di consentire tentativi di penetrazione malavitosa? Le parole fanno più male dei sassi. Certo: bisogna mettere in conto il clima avvelenato che precede ogni consultazione elettorale ma non fino al punto di ferire la storia millenaria e la tradizione democratica di una intera città, a causa di due episodi gravi e riprovevoli. E' la solita tecnica del "tanto peggio tanto meglio "di chi sciaguratamente vuole pescare nel torbido per convenienze personali. Le gravi vicende delle ultime settimane (lo scandalo del cimitero e l'aggressione alla vigilessa) meritano una attenta analisi e vanno doverosamente circoscritte per consentire agli Organi di Polizia e ai Carabinieri una indagine meticolosa e puntuale così da offrire alla Magistratura la possibilità di emettere la giusta sentenza. Sono fatti gravi e deplorevoli ma che hanno poco a che fare con il coinvolgimento della stragrande maggioranza della popolazione. Chi ha violato la legge ne deve rispondere davanti alla giustizia. A noi preme capire le cause di questo logoramento sociale, porvi rimedio e stroncarlo sul nascere. Il disagio giovanile, il senso ampiamente diffuso di farsi spazio e di arricchirsi ad ogni costo non conosce confini geografici. Perciò occorre una nuova resistenza e una diffusa e capillare educazione alla legalità pubblica e privata. Un taglio netto, una riscossa morale. Non servono, anzi sono dannose, le notizie sbandierate ai quattro venti che stuzzicano e sollevano sospetti generici e incontrollati. Occorre un grande sussulto di popolo e una rivolta da parte della società civile contro il degrado, contro l'indifferenza, contro la rassegnazione e il mutismo. Non servono eroi ma cittadini onesti e responsabili. Sezze, come tutte le altre città, sta vivendo una crisi di passaggio e di transizione verso un futuro incerto e indecifrabile. Non si può attraversare il mare in tempesta senza sicure e sperimentate scialuppe di salvataggio. La città deve ripartire dalla solidarietà, dalla onestà e laboriosità dei cittadini. Dal sentimento profondo verso l'accoglienza e l'inclusione del diverso. Dalla intelligenza e cultura dei propri cittadini. Col passare degli anni l'ondata liberista del fai da te, dell'individualismo e della sopraffazione, unite alla cronica scarsità delle risorse finanziarie hanno costretto le Amministrazioni Comunali a una riduzione della spesa, non riuscendo così a soddisfare le nuove esigenze della cittadinanza e, in particolare, dei ragazzi e dei giovani. Proprio adesso occorre la programmazione, la comprensorialità negli interventi, i giusti collegamenti con gli Enti regionali e ministeriali. Occorre competenza, saggezza, avvedutezza. Non si può affidare la città a politici improvvisati. La Sinistra ha governato sempre grazie al voto libero e convinto del corpo elettorale. Nessuno si scandalizzerebbe se le liste e le coalizioni di Destra dovessero vincere le prossime elezioni. Sarebbero contenti la Meloni e Salvini. Ma questo è il bello della democrazia, che consente l'alternativa . La Sinistra ha una storia da raccontare e un futuro da ricostruire. Per tanti anni siamo stati la città del buon governo in Provincia. Gli altri, chi sono? Cosa vogliono fare, al di là delle solite miracolistiche promesse elettorali? Come, con chi, per fare cosa vogliono governare questa città?